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Onorato di essere il giornalista più titolato a parlare di questa grandissima squadra. 
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Un magnifico pomeriggio in Santa Maria degli Angeli all’insegna della fraternità, della fede e dell’amicizia nel nome della Santa Vergine, in attesa del 163.mo anniversario dell’Apparizione.Un magnifico pomeriggio in Santa Maria degli Angeli all’insegna della fraternità, della fede e dell’amicizia nel nome della Santa Vergine, in attesa del 163.mo anniversario dell’Apparizione. 1

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San Nicola la Strada SEMPRE nel cuore
...Una bellissima iniziativa per tutti i sannicolesi...

PERCORSO QUARESIMALE CON LA SANTA SINDONE 
I VIDEO dei cinque incontri del programma promosso da Don Antimo Vigliotta e dal Prof. Luciano Lanotte

Il gioco più bello del mondo: la sua storia a San Nicola la Strada

-Il calcio quando non è un calcio alla miseria-

-di Luigi Russo e Nicola Ciaramella-


(da un'idea di Nicola Ciaramella)



'40-'45, anni di disperazione e di sconforto.
Nicola Grieco, protagonista grintoso e determinato dell'U.S.Sannicolese, parte volontario per una guerra dalla quale non farà più ritorno. Un ordigno gli scoppia tra le mani mentre è impegnato a disinnescarlo. La sua vita finisce in un lampo, come i suoi sogni ed il suo enorme amore per il calcio...
(composizione grafica di Renato Ciaramella)



Da una semplice idea ad una grande opera


“Ora che hai creato un giornale tutto per San Nicola, non dimenticare di metterci dentro anche i ricordi, prima che, un giorno, nessuno potrà più raccontarteli...Il calcio, ad esempio. Lo sai che, tanti anni fa, ci ammalò tutti di passione? Hai mai sentito parlare di uno scoiattolo che correva con il pallone tra i piedi?...Fammi compagnia, te lo racconto io...”
E, da lì a due ore, seppi tutto delle sfide contro il Casagiove, dei pellegrinaggi in bicicletta a San Leucio, dell’agitatissimo dottor Pinto che invitava i tifosi a non emozionarsi troppo..., del campo recintato con fili di ferro, alla Rotonda, di fronte alla chiesetta...ma soprattutto di uno “scoiattolo”...: sì, lo chiamavano proprio così...Per la gente comune, piena stracolma di mille problemi, resa sempre più magra dalla fame, era nato il suo primo eroe...Giovanni Gazzillo, lo scatto nelle gambe e l’ardore nel sangue.
Con lui cominciò la favola di un ameno paesetto di campagna dietro ad una sfera di cuoio...
Mio padre mi coinvolse talmente, che mi partorì subito l’idea.
Il Ponte era nato da pochi mesi; un giornale “di San Nicola per San Nicola” non poteva trascurare una parte importante di quei sentimenti che hanno contribuito a fare di una ristretta ed aristocratica manciata di famiglie una comunità civile degna di questo nome, con un proprio volto, con una propria identità.
Decisi, quella sera di primavera dell’88, che bisognava assolutamente scrivere la storia del calcio a San Nicola, perché un fenomeno del genere non è semplice cronaca, non è curiosità, e neanche diletto, cose che ben si prestano a cuori leggeri e che, proprio per questo, ho sempre detestato: raccontarne le vicende, immergendole nei vari mutamenti sociali in cui si erano prodotte, era un preciso dovere per chi, come me, cominciava anch’egli a disegnare il suo primo eroe...l’amore. Quell’amore che sempre mi ha spinto, e mi spinge, da quando sono diventato grande, a respirare il profumo della mia terra natìa, a viverne le ansie, a goderne le gioie.
Espedito Ciaramella, con la sua incredibile semplicità e animato dalla purezza del suo spirito, mi disse pure che dovevo far presto...C’era il rischio che tanti ricordi potessero svanire nelle menti stanche ed affannate di chi li aveva vissuti. E poi, me lo disse francamente, non poteva più sopportare che “tante altre storie meno belle della nostra” avessero già varcato la soglia di una tipografia.
“Devi scrivere la storia del calcio a San Nicola!”, mi ordinò.
Era l’unico modo per tenermi buono il mio primo -e per anni unico- lettore. Di mie poesie ne aveva letto tante, come, furtivamente, tanti passi dei miei diari. I miei romanzi li conosceva a memoria...Lui e solo lui. Non ho mai voluto pubblicarli, perché non sono un romanziere, né un poeta.
E, purtroppo per lui, non ero neanche un cronista di sport...ammesso che ci volesse proprio uno di questi a raccontare qualcosa che di sport ha solo il filo conduttore...ma che è soprattutto storia di sentimenti e di emozioni che, forse, solo un romanziere poteva scrivere.
L’idea di dedicarmi anima e corpo ad una storia che non avrei mai potuto scrivere, impegnato, come mi sentivo, nella costruzione di un giornale incentrato sul presente per contribuire ad aprire il futuro, mi ossessionò per diversi giorni.
Ci voleva qualcuno che sapesse coniugare tempo, maestrìa e competenza specifica. Qualcuno che prendesse da me soltanto l’idea e che poi la sviluppasse in perfetta autonomia. Qualcuno che non fosse soltanto un cronista sportivo...qualcuno che respirasse come me il vento della passione. Qualcuno che mi somigliasse...
Pensai a tanti nomi di storici, di giornalisti, di esperti del settore, di uomini di cultura...Scelsi di proporlo al primo a cui avevo pensato: Luigi Russo! Sì, solo lui poteva scrivere la Storia del Calcio a San Nicola. Nessun altro! Ed oggi, che il sito del Corriere di San Nicola ha deciso di ospitarla e che l’idea di pubblicarla in un libro è ormai un programma già definito, ne sono più che mai convinto. Come di essere io a somigliargli.
“Solo che devi aiutarmi, Nicola. Da solo non potrei mai farcela, sono troppe le notizie, troppi gli episodi da raccontare, troppe le tele da cucire ed assemblare...”: mi chiese una mano, che non potevo negargli e che, comunque e certamente, ha ben pochi meriti in un’opera d’arte che appartiene solo alla genialità di Luigi Russo, alla sua originalità, alla sua brillantezza espressiva. Luigi Russo si è dimostrato un maestro: bisogna dirgli bravo. Ma soprattutto grazie!

(Nicola Ciaramella, settembre 2005)


La Storia del Calcio a San Nicola, scritta da Luigi Russo e Nicola Ciaramella, è stata pubblicata sul periodico Il Ponte, diretto da Nicola Ciaramella, in dieci puntate tra l’ottobre del 1988 e il settembre dell’89. 



San Nicola Football Story


Quelle che vi presentiamo sono pagine esclusive per il nostro giornale, oltre che ine­dite. Sono frutto di una ap­passionata ricerca effettuata dall'autore attraverso docu­menti e testimonianze, forni­te da cittadini, ai quali vanno i nostri più calorosi ringrazia­menti.

Luigi Russo ha il merito di aver trasformato una mia sempli­ce idea in una grande opera. Questa storia del calcio non è solo cronaca sportiva; l'aver inquadrato mirabilmen­te gli eventi legati ad una sfe­ra di cuoio nel contesto storico-sociale in cui si sono svolti è un pregio che dobbia­mo riconoscere all'autore.

Se è vero - non può essere stato un miraggio! - che set­te decenni fa un paese di po­che migliaia di anime si racco­glieva intorno ad una rudi­mentale squadra di calcio per incontrarsi, per gioire, per sof­frire, per sentirsi sannicolese, allora è proprio un disastro che ciò più non avvenga.

E allora godiamoci almeno il ricordo, laddove forse nemmeno questo è abbastanza vivo.

(Nicola Ciaramella, ottobre 1988)

 

Esiste un mondo la cui princi­pale caratteristica è quella di ge­nerare interesse, attirare intorno a sé l'attenzione di milioni di per­sone con prepotenza, non di rado addirittura con violenza. È un mondo affascinante, talvolta crudele, fonte di grosse gioie, ma anche di grandi delusioni.

Il mondo di cui parliamo è quello del calcio, non il mondo delle favole o, almeno, non solo. Eh si, per­ché nel calcio le favole nascono, basta pensare a tutte le sue cene­rentole per rendersene conto...Maradona, Gullit, Giordano, solo per citare qualcuno, sarebbero, senza il cal­cio, ugualmente principi azzurri? Solo che nel calcio, molte volte, nascono anche racconti dell'orro­re, con tanto di morti, feriti e fi­nali a sorpresa. Ed allora come de­finirlo questo mondo? Prima di dare una risposta, è nostro desiderio guardarlo un po' piú da vicino e, possibilmente, guardarlo là dove è piú chiaro, meno torbido, piú puro. Ed ecco che ci ritorna alla mente il Verga, e con lui il Verismo, la corrente letteraria di cui egli fu massimo esponente. Lo scrittore siciliano sosteneva che compito dei veristi era quello di fotografare la realtà e, quindi, la verità.

Questo doveva, però, avvenire ne­gli strati più bassi della società, perché li c'era meno contamina­zione e, perciò, maggiori possibi­lità che la verità emergesse. Ed al­lora in queste pagine si parlerà di calcio attenendosi fedelmente a ta­le principio, ricostruendo cioè lo sviluppo del calcio in una comu­nità, quella sannicolese, dove que­sto sport è sempre rimasto ad un livello di non contaminazione. Ignoreremo, perciò, quasi del tutto, le grandi società ed i miliardi, troppi, che molti giocatori porta­no a casa ogni anno. Ignoreremo le montagne di miliardi pagati per accaparrarsi questo o quel calcia­tore, i continui schiaffi alla mise­ria che, momento dopo momen­to, arrivano da questa parte del mondo calcistico.

Parleremo, invece, di una storia cominciata molti anni fa, una sto­ria i cui protagonisti, spinti solo dall'amore per il calcio, hanno spesso affrontato ogni sorta di sa­crificio pur di giocare nella squa­dra della propria città o, addirit­tura, del proprio quartiere. Una storia fatta di piccole cose, certo, ma in cui non mancano episodi affascinanti, curiosi, suggestivi. E non manca nemmeno qualche pic­cola, piccola favola, una di quel­le il cui protagonista non si sco­pre, alla fine, figlio del Re, ma che ti prende fortemente e ti fa pen­sare e, forse, condividere che esi­stono cose, nella vita di un uomo, che nessuna moneta può sostituire.

(Luigi Russo, ottobre 1988)







Comincia la storia..

I

Uno “scoiattolo” in neroverde

Siamo nei primi decenni del novecento: il calcio non è certo il fe­nomeno di massa dei giorni nostri ed i mezzi di informazione, non molto numerosi, dedicano ad esso spazi ben limitati.Eppure è proprio in questo pe­riodo che il “football” getta le basi per diventare, in futuro, il gioco più seguito del mondo.I più grandi club nazionali sono già nati, ma in Campania solo ora qualcosa di calcisticamente importante comincia a prender corpo.Nel 1908, ad opera di alcuni appassionati, comincia a nascere l’idea di formare un club organizzato, che solo alcuni decenni più tardi si ufficializzerà. Nel 1926, il 1°agosto, prende il via l’Associazione Calcio Napoli, che assorbe l’Internaples, nata a sua volta nel 1922 dalla fusione di due società cittadine: il Naples (1904) e l’Internazionale (1912). Sarà poi nel 1929, con l'istituzione del girone unico (in precedenza c'erano sta­ti due gironi, A e B), che il Napoli parteciperà al campionato di se­rie A.
Proprio in questi anni qualco­sa comincia a muoversi anche a San Nicola la Strada. Certo la serie A è lontana, ma il calcio inizia ad es­sere praticato con dedizione. Non vi sono campionati che vedono impegnati il San Nicola, però le sfi­de col Casagiove, col S. Leucio, con la Caivanese si rinnovano con ardore, puntiglio, passione. Na­scono i primi tifosi, i mezzi di tra­sporto sono praticamente nulli, non rimane che la bicicletta. Ed è proprio di essa che i tifosissimi si servono per seguire i nostri “puri” campioni nelle non infrequenti trasferte. La squadra prende il no­me di Unione Sportiva Sannicolese, presidente diventa il dottor Alessandro Pinto. I nostri undici alfieri giocano con maglie a stri­sce verticali nero-verdi su panta­loncini bianchi, la sede è in Piaz­za Parrocchia al n. 16. Il campo di gioco non è propriamente un gioiello di architettura, ma solo un piccolo terreno recintato con filo di ferro, esclusivamente in occasione delle partite, situato alla Rotonda, dal lato della Chiesa di S. Maria della Pietà. Non sono tempi facili e non solo per il calcio. San Nicola è frazione di Caserta,a sua volta provincia di Napoli.La vita degli abitanti, poche migliaia, non è delle più agiate; per molti ,spesso, è un problema mangiare anche una sola volta al giorno. I salari sono da miseria, la popola­zione è dedita prettamente all'a­gricoltura. È in questo contesto che muove i suoi primi passi l'U­nione Sportiva Sannicolese, è in questo scenario che un gruppo di appassionati comincia a tirar cal­ci ad un pallone. Come contropar­tita non ci sono soldi, non c'è nemmeno la gloria che deriva dalle prime pagine dei giornali; questa gente lo fa per amore, solo ed esclusivamente per amore.Solo per questo essa dà vita ad una squadra di calcio, oggi è so­prattutto per questo che essa me­rita di essere ricordata.Tra i pali gioca Raffae­le Rociola  di S. Nicola, aiutato in tale com­pito da Francesco Spaziante di Ca­serta. Vi sono, inoltre, i fratelli Ni­cola e Giovanni Gazzillo, quest’ultimo soprannominato “lo scoiattolo” per la sua fulminea rapidità. Nato a Casagiove il 1 gennaio del 1911, trasferitosi a San Nicola all’età di cinque anni, futuro maggiore generale del Corpo Commissariato dell’Aeronautica Militare durante la guerra, egli fu soprattutto il primo “eroe” calcistico della nostra storia. Lo “scoiattolo” giocò anche nella Casertana e nel Gladiator, con cui disputò memorabili partite: per ricordarlo, a Santa Maria Capua Vetere gli fu intitolato un vicolo, dove, ancor oggi, leggiamo “Gazzillo, eroe del Gladiator”. Nel 1930 provò, con esito positivo, con il Napoli, ma fu costretto a rifiutare l’ingaggio, giudicando eccessiva la distanza che lo avrebbe separato dalla casa paterna...I mezzi di trasporto, si sa, a quell’epoca erano molto scarsi e Gazzillo non avrebbe potuto assicurare la sua presenza in terra partenopea...Luigi Stazio, Vincenzo Maiello, Pietro Petrillo fanno anche loro parte della folta pattuglia sannicolese,  completata da Alfonso Tartaglione, Nicola Grieco, Antonio Pierleoni, Nicola Fevola (un ragio­niere emigrato poi a Milano).Questi uomini danno vita a “battaglie” indimenticabili, in qualche occasione rinforzati dal­l'arrivo di alcuni calciatori della Casertana, allo scopo di battere soprattutto Caivanese e Casagio­ve che, in quest’epoca, sono un po' le bestie nere della Sannicolese.La Casertana gioca al  “Piazza d'Armi”, recintato completamen­te con tavole di legno. I calciatori rossoblú, chiamati a rinforzo della compagine sannicolese sono: Ta­lamonte, Pinto, Giordano, Bernardeo, il portiere Pistone e l'ot­timo Antonino Costa. Con il lo­ro arrivo la Caivanese la smette fi­nalmente di dettar legge e, dopo tante batoste, sono i nostri beniamini a ri­portare una limpida vittoria.Ancora meglio nell'incontro col Casagiove, battuto, per 4 a 0, ad­dirittura sul proprio terreno di gio­co. Il campo è quello della scuola sottufficiali di finanza; due dei quattro goal portano la firma del nostro centravanti Giovanni Gaz­zillo.Ormai, però, la seconda guer­ra mondiale è alle porte e il calcio destinato a subire una lunga bat­tuta d'arresto. Ma qualche anno prima che ciò possa avvenire -siamo intorno al 1940- i fra­telli Alessandro e Luigi Gazzillo mettono su una squadra che per un po' continuerà le gesta dell'U­nione Sportiva Sannicolese. Lui­gi smette, però, quasi subito, men­tre Alessandro, oltre che col S. Ni­cola, giocherà con la Maddalone­se, col Gladiator e con la Caser­tana. Poi la lunga pausa per gli eventi bellici. Molti nostri calciatori sono de­stinati alla volta del fronte. I fra­telli Gazzillo partono col grado di ufficiali; Nicola Grieco, protago­nista grintoso e determinato nel­l'U. S. Sannicolese, parte volonta­rio per una guerra da cui non fa­rà più ritorno. L'essere volontari comporta alcuni vantaggi come, ad esempio, una maggior comprensione da parte dei superiori. E poi, almeno, sotto le armi si mangia tutti i giorni oltre a poter man­dare qualche soldo a casa. Nicola Grieco decide quindi di arruolar­si, diventa sergente maggiore con la specializzazione di artificiere. Dice addio alla vita e al calcio mentre si trova a Rodi, un'isola del mar Egeo tenuta dagli italiani dal 1912 al 1943, anno in cui sarà occupata dai tedeschi fino al 1945 (arrivo degli inglesi). Oggi Rodi è territorio greco, e questo grazie al trattato di pace del 10 febbraio 1947. Su quest’isola Nicola Grieco dice addio ai suoi giorni. Un ordigno gli scoppia fra le mani mentre è impegnato a disinnescarlo. La sua vita finisce in un lampo, come i suoi sogni ed il suo enorme amore per il calcio. 

II

Il primo “derby” sannicolese

Quelli che vanno dal '40 al '45, sono, dunque, anni di guerra, disperazione, sconforto. II 10 giugno 1940 l'Italia scende in campo a fianco della Ger­mania, decisamente non c’è più spazio per il calcio. Molti sannicolesi la­sciano le loro case, rag­giungono il fronte, ma an­che per quelli che restano cominciano anni di ango­scia, con gior­nate passate tra umili lavori e l'orecchio sempre attento a non lasciar sfuggi­re il minimo rumore. La sire­na, infatti, suona all'improv­viso e, quando questo avvie­ne, ogni attimo di tentenna­mento può costar la vita. Gli aerei nemici, a questo punto, sono ad un tiro di fionda, le cantine il rifugio abituale.Poi di nuovo la sirena, l’allarme cessa, un sospiro di sollievo e via dalle cantine. Ma quella “maledetta” sirena, quante altre volte suonerà ancora?


Giovanni Gazzillo, detto lo “scoiattolo” per la sua fulminea rapidità. Nato a Casagiove il 12.1.1911, ma trasferitosi con la famiglia a San Nicola all’età di cinque annni, rivestì in guerra il grado di Maggiore Generale del Corpo Commissariale dell’Aeronautica Militare.

 

Il 3 settembre 1943 il Capo del Governo, Badoglio, succeduto a Mussolini, firma l'armistizio con gli al­leati a Cassibile (Siracusa) e pochi giorni dopo i tede­schi occupano l'Italia dalle Alpi a Napoli, mentre l'eser­cito italiano è, ormai, allo sbando. San Nicola non sfugge all'invasione; i soldati entrano nelle case, portando via animali, uova, cercano donne. Si vivono momenti altamente drammatici, la gente é sola, improtetta, praticamente in balìa di una belva ferita.Con la caccia­ta dei tedeschi, da parte degli alleati, la guerra ha, quindi, effettivamente termi­ne. Tra il primo ed il secon­do conflitto mondiale, San Nicola la Strada conta  circa 140 caduti. Nell'ottobre del 1946 il nostro paese riacquista il suo status di Comu­ne, mentre Caserta torna ad es­sere capoluogo di provin­cia.Primo sindaco, mag­gio 1947, è il comunista Vincenzo Feola, che pren­de il posto del Commissario Prefettizio Dr. Ulderico Iser­nia. Successivamente, sia­mo nel ‘49, arriva alla carica di primo cittadino il Comm. Pasquale Centore, che era stato Podestà di Caserta durante il periodo fascista .La guerra diventa dun­que un ricordo, ma c’è da fare i conti con una situa­zione economica disa­strosa e le immense rovine che non risparmiano nes­suna città d'Italia. Insom­ma, la nostra, è una nazione in ginocchio, ma, quel che più conta, pronta a rialzarsi ancora una volta.Anche a San Nicola la Strada c’è una gran voglia di tornare a vivere; è per questo, forse, che ricompare il calcio.E’ il 1946 quando nasce l’ Unione Sportiva “Maria Santissima della Pietà”. Il campo di calcio resta sempre quello degli anni trenta: stesso terreno, stessa recinzione con filo di ferro. Portiere della squadra è Antonio Caccavale (detto Marchetiello, ma era il nome di suo padre...), terzini Carmine Quintavalle e Quintavalle ll da Caserta. A mediano gioca Raucci, stopper è Donato Letizia, ala destra Vincenzo Palumbo. II centravanti è un uomo rapido e scattante, Michele De Martino, so­prannominato “Piola”. Ala sinistra Giuseppe Monteforte. E’ in questo periodo che nasce la sezione sannicolese della Democrazia Cristiana, gra­zie all'iniziativa di alcuni iscritti, tra cui ricordiamo il sig. Arcangelo Letizia e l'avv. Francesco Antonio Ciaramella. Dalla sezione della D.C. viene fuori una grintosa formazione; i cal­ciatori si ritrovano, prima di ogni partita, nella sede del partito sita in via S. Croce. Portieri della squadra sono Domenico Ciavattone e Custode Pascariello, attac­canti Giuseppe Del Monaco, nato a Maddaloni, ma sposato a San Nicola (poi passerà all' U.S. Maria SS. della Pietà) e Nicola Bernardo. Completano la rosa i fratelli Sebastiano e Nicola Veccia, Pasquale Alfieri, Geppino Maienza (media­no) , Antonio Abbate e Luigi Cioffi.Questa formazione, oltre a disputare diverse partite con rappresentative di paesi circostanti, intra­prende, spesso, delle indi­menticabili sfide proprio con I' U.S. Maria Santissi­ma della Pietà. Sovente si gioca alla Rotonda, qual­che volta persino in campo neutro, come quando teatro dell'avvenimento diviene S.Maria Capua Vetere.Sono sfide puntiglio­se, agonisticamente di un livello inimmaginabile.In un’occasione, con tremila lire di posta in palio ed una delle due squadre in vantaggio per 2 a 1, qual­che spettatore scende in campo col fucile per chie­dere all'arbitro spiegazioni sul ritardatis­simo, triplice fischio finale...Altro problema sarà poi convincere i perdenti a sborsare la posta in palio. Per riuscirci deve intervenire addirittura un avvocato...


 

Giovanni Gazzillo con la moglie. Lo “scoiattolo” giocò anche nella Casertana e nel Gladiator, con cui disputò memorabili partite. Per ricordarlo, a S. Maria Capua Vetere gli fu intitolato un vicolo, dove, ancora oggi, leggiamo: “Gazzillo, eroe del Gladiator”. Nel 1930 provò addirittura col Napoli; l’esito fu più che positivo, ma Giovanni rifiutò per la lontananza, allora “eccessiva”, in rapporto alla scarsità dei mezzi di trasporto.


A un certo punto la squadra democristiana scompare dalla scena ed alcuni dei suoi calciatori, tra cui Del Monaco, passano fra le fila dell' U.S. Maria SS. Della Pietà. Presidente di questa squadra è il sig. Savino Gallo, vice pre­sidente il sig. Nicola Battaglia, papà di Giuseppe, che in futuro diverrà presi­dente di una delle compagi­ni più forti che San Nicola abbia mai avuto. Anche in questo periodo non vi sono campionati di lega, però la formazione sannicolese riesce a vin­cere un importante torneo provinciale regolando, tra le altre, una rappresentativa della Casertana (due a zero con reti di De Martino e Palumbo), il Progreditur di Marcianise (1-0) ed il Casagiove.
In porta a questa squadra, come abbiamo detto, gioca Antonio Caccavale il quale, una volta arruolatosi nella Guardia di Finanza, entra a far parte della nazionale militare del corpo. In un'oc­casione, a Genova, con la sua Nazionale, affronta la Sampdoria. Presente alla partita è il portiere del gran­de Torino, Valerio Bacigalupo. Questi, colpito dalle parate di Caccavale, a fine partita gli dice che ha sbagliato ad arruolarsi: uno come lui può tranquilla­mente aspirare a soffiargli il posto nel Torino! Qualche tempo dopo Bacigalupo perisce con il suo grande Torino, nella tragedia di Su­perga, quando in quella maledetta sera di nebbia del 4 maggio 1949 se ne vanno, tutti in una volta, tanti grandissimi campioni.

III

Mai più così in alto

L’ U.S. Maria Santissima della Pietà, dopo tante indimenticabili battaglie, arriva al capolinea. Caccavale, come abbiamo detto, si arruola in Finanza; Palumbo, Del Mona­co, Veccia e molti altri, che nel frattempo si sono sposati, pre­feriscono dedicarsi alla fami­glia a tempo pieno. Altri ancora trovano lavoro lontano. Oggi sono dei signori in pensione, l'amore per il calcio è rimasto, un pizzico di ramma­rico anche.Ma, nonostante i tempi, certamente non facili, il calcio a San Nicola non muore; cambia­no i protagonisti, il terreno di gioco, ma esso rimane vivo ed appassionante. Verso la fine del 1953 nasce, infatti, una squadra, il nome è storico, U. S. Sannicolese, che rimane a tutt'oggi una delle formazioni più forti che San Nicola la Strada abbia mai avuto. Presidente è Giuseppe Battaglia, vice presidente Pasquale Raucci, allenatore Ottavio Maienza, direttore tecnico Francesco Manca. Presidente e vice sono due appassionati, il “coach” è stato invece un grosso calciatore: a San Ni­cola, ha giocato poco, la città che ha goduto delle sue gesta per un periodo di tempo abbastanza lungo è Marcianise. Le scarpette al chiodo le appende giovanissimo, appe­na ventenne; la Casertana lo cerca, il Marcianise non lo molla, lui preferisce dire addio al calcio. Un vero peccato, perchè il Maienza è giocatore dalle qualità tecniche non co­muni, forse il più forte che San Nicola abbia mai avuto. II solo Gazzillo proba­bilmente è in grado di mettere in discussione questa “verità”, ma, appartenendo i due calciatori ad epoche diverse, un paragone è quanto meno difficile, se non impossibile. Un grande centravanti il Gazzillo, un grosso centrocampista il Maienza: ricordia­moli così questi due campioni che, con un po' di fortuna in più, avrebbero potuto dare ancora tanto rispetto a quanto, ed è tantissimo, hanno pur dato allo sport sannicolese. Con l'Unione Sportiva Sannicolese, che partecipa al campionato regionale Juniores (lega gio­vanile), comincia il calcio “uffi­ciale” a San Nicola. La squadra disputerà due soli campionati, raggiungendo nel secondo un traguardo eccellente. II primo campionato non riserva grosse soddisfazioni agli uomini del presidente Battaglia, anche se cominciano bene battendo in casa l’Acli Torre, la squadra di Raffaele Antonucci, bravo portiere, futuro uomo di spicco della politica campana, attualmente vice sindaco di Napoli.Alla fine del campionato è però la Pro Italia, la forte compagine casertana dell'Avv. Tassagna, a spuntar­la; per l'U.S. Sannicolese non rimane che sperare nel cam­pionato successivo, quello che prenderà il via nel 1955.




Lo staff dell' U.S.Sannicolese nel primo campionato disputato: a destra, il presidente Battaglia.



A destra l’allenatore dell’U.S. Sannicolese Ottavio Maienza. Appena ventenne, preferì lasciare il calcio, dopo esserne stato uno dei maggiori protagonisti. Gli è accanto Umberto Tabegna, altro grande calciatore sannicolese, il quale, più tardi, seppe trasferire la sua immensa passione in una brillantissima carriera di arbitro.




Ribattezzato-Ianuale-Tabegna, un trio famoso della Sannicolese.

 

La possibilità di fare dì più esiste, arrivano quindi rinforzi, il por­tiere Amato è uno di questi, prende il posto di Albino lan­uale. II terreno di gioco, sin dall'anno precedente, non è più lo stesso: infatti si gioca dall'altra parte della Rotonda. In occasione delle partite, però, per creare una barriera  tra spettatori e calciatori, il metodo rimane lo stesso: un  filo di ferro e via. Gli spogliatoi non esistono, supplisce la  casa del presidente, in via Cairoli, in cui i calciatori si svestono, raggiungendo da lì il rettangolo di gioco, soven­te proteggendosi dal freddo grazie a voluminosi cappotti.Nonostante tutto, questo secondo campionato ha del trionfale: nessuna partita per­sa e conquista del campionato regionale. Un episodio curio­so, uno dei tanti, che merita di essere ricordato, accade du­rante la trasferta di Piedimonte Matese. Presidente dei locali è Dante Cappello; piove e Battaglia trova riparo sotto l'ombrel­lo di quest'ultimo. II presidente del San Nicola però rischia la polmonite quando i suoi rag­giungono il due a zero, dato  che il presidente Cappello si allontana deluso ed infuriato. In quello stesso momento Amato, nostro portiere, festeggia il raddoppio aggrappandosi alla traversa, che cede: la partita è sospesa. Verrà ripetuta di mer­coledì, sarà ancora una volta il San Nicola a trionfare. Col SIS Aversa si gioca invece a Marcianise. La partita viene anticipata di un'ora, dalle 15.30 alle 14,30. Non perviene la comunicazione al San Nicola, che quindi arriva in ritardo. Partita persa, stavolta, ma reclamo dell'Unione sportiva presso la Lega campana. Vie­ne deciso che la partita deve essere ripetuta; si gioca ad Aversa­, si vince per quattro a zero. Durante la gara, si verifica un altro episodio molto curioso. Uno dei nostri non ha le scar­pette, siede perciò in panchina in attesa di reperirne un paio. Ci riesce un po’ dopo, incurante del fatto che sono un tantino più grandi rispetto alla sua misura. Un bravo calciatore è bravo sempre e comunque, ed infatti egli riesce persino a fare goal. L'arbitro, però, annulla la rete non appena si rende conto che nella porta, con il pallone, è entrata anche una delle scar­pette del giocatore che ha tira­to. Ciò nonostante si vince nettamente, come molto spes­so avviene per gli uomini del Maienza. La lega giovanile è divisa in diversi gironi; alla fine i vincitori di ognuno danno vita ad eliminatorie dirette.La finale provinciale si tiene al Pinto, gremito fino all­'inverosimile: di fronte la com­pagine dell'avv.Tassagna, la forte Pro Italia.




L’U.S. Sannicolese in posa con il presidente Battaglia (primo in piedi a destra).  


A vincere, stavolta, è il San Nicola. E' l'apoteosi. Si aprono così le porte per le finali regio­nali, finali che l'U.S. Sannicole­se dovrà giocare in campo neutro. Nel campionato prece­dente, infatti, durante una par­tita vinta per 11 a 0 col Castel­ Campagnano, sono scoppiati dei disordini, in risposta alle provocazioni subite nella gara di andata: partita persa per il San Nicola e quattro giornate di squalifica al campo. Da quel momento in lega si comincia a "guardare" con occhio particolare il campo sportivo del San Nicola, e forse anche per questo non viene ritenuto "sicuro" in occasione delle finali regionali.Ed eccoci all’attesissimo evento. L'Amorosi viene battuto per uno a zero (goal di Giulio Farina su calcio di rigo­re), il Castellammare per due a zero. Le vittorie più belle ven­gono, però, dagli incontri con il Rovigliano, battuto per due a uno in trasferta (uno dei goal è segnato da Fulginiti su passaggio di Tabegna) e per ben 5 a 3 sul neutro di Maddaloni, dove alcuni degli autori dei goal sono Barletta ed Esposi­to. Alla Rotonda è festa grande per la premiazione, che avvie­ne nello stesso giorno in cui sta avendo luogo il tradizionale concorso ippico annuale. C'è un mare di gente, quindi, e tantissime personali­tà: l'on. Leonetti, il sindaco Gentile, il vice D'Andrea, tutti presenti per celebrare il trionfo della squadra sannicolese. II presidente del CONI di Caser­ta, Palmieri, tiene un lungo e significativo discorso, nel corso del quale sottolinea la necessità di un nuovo impianto sportivo per la città di San Nicola la Strada. Le autorità presentì recepiscono, ma occorre del tempo. Intanto il calcio si fer­ma ancora una volta, anche se si continuerà a parlare ancora a lungo delle gesta di questi eroi della U. Sportiva Sannico­lese: Amato, Giulio Farina, Carlo Picazio, Antonio Ribattezzato, Cavaliere, Mario San­tonastaso, Umberto Tabegna­, Antimo Farcone, Giovanni Fulginiti, Mario Leone, Ulivo, Franco Esposito, Albino lan­nuale, Peppino Nigro, Giaco­mo Scialla, Izzo (che per un certo periodo ha giocato anche tra i pali).



L' "undici" campione del torneo regionale 1955-56: Amato, Farina, Picazio, Santonastaso, Cavaliere, Di Carlo I, Di Carlo II, Ribattezzato, Fulginiti, Leone, Ulivo.




U.S.Sannicolese: il giorno della finale provinciale al Pinto di Caserta (sconfitta 1-0 dalla Pro Italia). Si riconoscono Picazio, Tabegna, Cavaliere, Di Carlo, Farina, Barletta, Ulivo e Santonastaso.



IV

L’era della Libertas

Dopo il trionfo del 1955-56, l'amore per il calcio rompe tutti gli argini, diffondendosi rapidamente tra i circa cinquemila abitanti del paese.Ma la mancanza di un ido­neo terreno di gioco, oltre ad essere ormai avvertito in maniera sempre più forte dagli sportivi sannicolesi, è anche uno dei motivi che induce i diri­genti dell'U.S. Sannicolese a dire basta. Da questo momento un paio d'anni trascorrono senza rilevanti avvenimenti. La pas­sione per il calcio continua, comunque, a crescere; del resto un amore vero non cono­sce ragione: nasce, cresce, si fa grande e ti resta dentro anche quando non rimane molto a sostenerlo. Le spese da affrontare per mettere su una squadra di cal­cio sono tante in rapporto alle possibilità esistenti; spostarsi, poi, non è per niente agevole, data la scarsità dei mezzi di trasporto. Avere un'auto a disposizione è un sogno: le 600 sono un lusso e le Fiat 500, presentate uffi­cialmente nel luglio del '57, ancora poco diffuse. La televi­sione è per pochi eletti, la Rai trasmette ancora su un solo canale e le trenta lire per un quotidiano sono una spesa che molti non possono permet­tersi.




Lino Santamaria, un eccelso prodotto del vivaio sannicolese. Giocò poi nell’Internapoli.




Ma il calcio resta pur sempre uno dei pochi piaceri gratuiti... Ed è così che alcuni iscritti e frequentatori della locale sezione della Democra­zia Cristiana decidono di inter­pellare i circoli di San Nicola con l'intenzione di costituire una nuova squadra. Dopo il rifiuto dell'U.S. Sannicolese, il segretario della sezione DC Felice D'Andrea, futuro sinda­co, dà il suo pieno assenso e di tasca propria paga l'iscrizione al campionato di Lega Giovani­le. Ai promotori Elviro Nigro, Mario Muavero, Antonio Pa­store, Antimo Corbo e Michele Vespertino si aggiungono pre­sto altri appassionati.
Nasce così, nel 1958, la Libertas. Presidente è Giuseppe Bernardo, allenatore Umberto Tabegna, che si dedicherà, l’anno successivo, alla carriera di arbitro, lasciando il posto a Nazaro Bocchino. Alla guida di quest’ ultimo la Libertas, nel ’60, si aggiudica la fase provinciale del torneo giovanile cedendo, però, nel secondo turno di quello regionale, al Flegrea, compagine napoletana satelli­te del Napoli (1-2 il risultato finale con rete di Ennio Nigro). In questa occasione alcuni osservatori del Napoli sono colpiti dalle parate di Pellegri­no Piscitelli, il nostro portiere-­saracinesca, originario di S. Maria a Vico. II passo è breve: Piscitelli viene acquistato dalla società azzurra, sulla cui pan­china siederà innumerevoli volte, collezionando persino alcune presenze in prima squadra. Per la Libertas, però, i... miliardi non arrivano: un completo di magliette basta a saldare il conto.Della Libertas fanno parte anche tre calciatori non sanni­colesi (Schettino, Castiello e Pelella), poi Mario Muavero, Michele Vespertino, Benedet­to Pasquariello, Pino Letizia, Ennio Nigro, Mattia e Busiello.Col secondo campionato termina l'avventura in lega giovanile ed ha inizio quella in Seconda Divisione (c'era poi la Prima Divisione, la Promozio­ne, la Promozione d'Eccellen­za, la serie D, la C, la B e infine la A), dove la Libertas militerà per diversi anni con alterne fortune.In questo periodo vengono a galla ragazzi dalle doti tecni­che notevoli: è il caso di Lino Santamaria, successivamente passato all’Internapoli, gloriosa squadra partenopea resa famosa dai vari Wilson, Massa e Chinaglia.Ricordiamo poi altri ottimi calciatori sannicolesi che en­trano via via a far parte della Libertas: Franco Esposito e Giulio Farina (presenti anche tra le fila dell'U.S. Sannicole­se), Bruno Farina, Nicola Bot­tone. Tra i pali si avvicendano Luigi lorio, Giuseppe Marra e Gigino Masella, tutti validissimi esponenti di una grande tradizione che San Nicola calcistica ha sempre avuto in materia di "numeri uno”.




La Libertas in una formazione del 1958, anno del suo primo campionato di Lega giovanile. Da sinistra: Umberto Tabegna (allenatore), Castiello, Vespertino, Muavero, Pasquariello, Schettino, il portiere Piscitelli; accosciati: Pelella, Letizia, Nigro, Mattia, Busiello. Il terreno di gioco è quello della Rotonda.  


Qualche apparizione la fa anche il compianto Clemente, olimpionico di bob a Grenoble, perito tragicamente, in giovanissima età, qualche anno dopo. Ricordia­mo poi Frescofiore, un calcia­tore "finissimo", che giocherà prevalentemente nella Boys Caivanese in Promozione d'Eccellenza. Sono dunque davvero tanti i giovani che, grazie alla Libertas, si avvici­nano al calcio trascinati dall’entusiasmo. Inevitabile la fioritura di altre squadre, con altre storie da ricordare... Durante questi anni, infatti, vengono scritte alcune tra le pagine più belle della nostra storia calcistica. Anche il nuovo campo sportivo diventa realtà. E mentre la Libertas consuma la sua avvin­cente storia tra il vecchio cam­po della Rotonda, il neutro di Marcianise e il nuovo terreno di gioco, altre formazioni intrec­ciano le loro vicende con quel­le degli uomini di Bocchino. A cominciare dall'URSS (Unione Ragazzi Sportivi Sannicolesi) e dal Club Anemola, cui segui­rà il Miccione. In queste forma­zioni troviamo anche alcuni futuri protagonisti della scena politica sannicolese, come l'at­tuale sindaco Pascariello e il consigliere del Pci, Nigro.



Una formazione della Libertas del 1958




V

Nuovi germogli all’orizzonte

La storia della Libertas si consuma e giunge quindi al suo epilogo, colpevoli i costi di gestione che diventano di anno in anno sempre più inso­stenibili. Ma, come dicevamo, altre squadre si profilano all'oriz­zonte calcistico.Nel 1962 prende vita l' U.R.S.S. (Unione Ragazzi Sportivi Sannicolesi) allenata da Ermanno Cannoletta. Essa si iscrive al campionato di Lega giovanile (ragazzi dai 12 ai 16 anni) dove, pur navigando sempre nelle zone alte della classifica durante i due tornei a cui partecipa, grandi risultati non riesce ad ottenerli.L'organico è di tutto ri­spetto, grazie all'apporto sia dei nuovi che di giocatori già collaudati nelle altre squadre sannicolesi.Ricordiamo Francesco Nigro, raffinato centrocampi­sta , simbolicamente ricordato come "capitano", oggi brillante politico; Franco (Ciccio) Rauc­ci, oggi impiegato del Comune ed ancora alle prese con i tra­volgimenti passionali derivan­tigli dal doppio amore calcio-ciclismo; Salvatore Landolfi, eclettica ala destra, oggi alto ufficiale di Polizia; Carlo D'Onofrio, detto "Rocchino", un'ala dal tiro potentissimo che, con un pizzico in più di buona sorte, avrebbe potuto vestire la ma­glia blucerchiata della Samp­doria; e poi ancora Bruno Fari­na, terzino come Rauchi, Mi­chele Grillo e Ciavattone, ri­spettivamente stopper e libe­ro, i fratelli Di Vece, abili cen­trocampisti, l’attaccante Lino Santamaria e, in porta, Giovanni Maiello, sostituito poi da Luigi (Gigino) Masella.L' URSS, dopo due cam­pionati, chiude i battenti, pro­prio quando nasce il Club Anemola, altro prodotto prettamente "sentimentale" della storia calcistica di San Nicola. La squadra porta il nome del suo presidente e fondatore, il simpaticissimo Lello Anemola, più noto come Lilluccio”, affiancato nell'occasione da Armando Avezzano, Eugenio Nigro e Andrea Clemente. II Club Anemola disputa un solo campionato di Lega giovanile, dove riesce addirittura ad arri­vare in finale provinciale. La partita si tiene allo stadio Pinto di Caserta, davanti ad un pub­blico da grandi occasioni; la spunta, però, l’ Avezzano, che vince per 2 a 1 (gol sannicolese dell'esperto Ennio Nigro, chiamato per l'oc­casione a rinforzare la compa­gine). Di questa squadra, oltre ai già noti Masella, Lino Santamaria, Franco Nigro, Luigi Miccolo, Nicola Greco e Franco Coppola, fanno parte anche Arcangelo Letizia, Filippo Pascariello, Antonio Ferragino e Felice Terracciano, detto "pizzetto.Sono comunque tempi veramente duri. Di soldi, in giro, come al solito, se ne vedono pochi o niente. Conciliare l'attività di presidente con la passione per il calcio comporta pesanti sa­crifici. Ne sa qualcosa Lello Anemola, il quale, per dotare la sua squadra di un dignitoso "look", non riesce a trovare altra soluzione se non quella di "prelevare" un lenzuolo di "musolino" dal corredo mater­no e di affidarlo ad una sarta che, gratuitamente, ne ricava quindici eleganti pantalonci­ni...Un gesto d'estremo amo­re, molto apprezzato dagli... indossatori, molto meno da mamma Anemola...




1963. Alcuni giocatori dell’URSS: da sinistra, Carlo D’Onofrio, Michele Grillo, Francesco Nigro, Bruno Farina, Ciccio Raucci. Accosciati, Gigino Masella e Lino Santamaria.




Con l'uscita di scena del club, la situazione si fa alquan­to confusa: nuove squadre sorgono come germogli selva­tici, la passione le accomuna tutte. Ed ecco l' U.S. Terraccia­no, in cui troviamo l'attuale co­mandante dei vigili Franco Corona, il Club Ramolo e fi­nanche la rediviva Libertas, che non resiste...alla tenta­zione. Siamo nel 1964. Gli “scudocrociati" si iscrivono al torneo di lega giovanile con molti "reduci" anemoliani e, in più, Vincenzo Nigro, N. Botto­ne e Giovanni Corona.Ma è l'anno 1963 che è destinato a scava­re una traccia molto profonda ed incancellabile nel cuore di tutti gli sportivi sannicolesi. Da una tristissima vicenda nasce una grandissima squadra. Nessuno avrebbe mai voluto indossare quelle magliette azzurre con strisce rosse e gialle...



VI

La leggenda del “Miccione”

Nessuno avrebbe voluto vestire quelle maglie az­zurre con strisce rosse e gial­le... e nessuno le avrebbe mai vestite se la buona sorte, in un caldo pomeriggio d’estate, si fosse ricordata di un ragazzo di nome Francesco...il 15 luglio del 1963, un giovane calciatore, Francesco Miccione, perde la vita in un tragico incidente stradale; un camion lo travolge uccidendolo sul colpo. Teatro dell'avveni­mento è una delle principali strade di Caserta, via Roma: Francesco vi si trova per motivi di lavoro, invece incontra la morte a 13 anni non ancora compiuti.Accade così che, qualche sera dopo, nello storico Bar Umberto di Piazza Municipio alcuni appassionati lanciano l'idea di dedicargli una squadra di calcio, una squadra il cui nome è già stampato nella mente di tutti: il G.S. "France­sco Miccione", destinata a por­re fine alla confusione esisten­te al momento, che impedisce di mettere su una formazione che non duri il breve spazio di una stagione.La disgrazia occorsa a Francesco fa riflettere profon­damente, ed è per questo che si trova il coraggio di dire "basta" e ricominciare. Viene così interpellato Giosuè Miccione, papà di Francesco, che accetta l'idea, diventando presidente. Da questo momen­to si attacca alla squadra con tutto l'amore di cui è capace, gioisce spesso per essa e, qualche volta, per essa piange. Lo affiancano collaboratori va­lidissimi come il Maresciallo Giuseppe Capuano, Pasquale Anemola, Giuseppe Nigro (cassiere) ed Antonio Raucci (‘Zi Totonno), proprietario del bar Umberto.Ad essi ben presto si aggiungono Mario Micccolo (dirigente tecnico) e Giuseppe Caccavale, quindi Agostino Bottone, Raffaele Callipo, Sebastiano Petrillo e Antimo Corbo.E’ un mattino di fine estate del 1963...Finalmente si parte, i sacrifici sono tanti, la voglia anche, il “Miccione” decolla.



La prima formazione del “Miccione”. Il primo anno la squadra sannicolese giocò sempre, in segno di lutto, con la fascia nera  sul braccio.
Da sinistra: il presidente Giosuè Miccione, Farina, Santamaria, F.Corona, N. Bottone, Terracciano, Antimo Corbo (dirigente accompagnatore).
Accosciati: Nigro, G.Corona, Pastore, Garzillo, Miccolo, Bagni.


La prima sede è in via S. Croce, ma poi si passa definitivamente in via Pilade Bronzetti, dove Bottone, Calli­po, Petrillo, Corbo ed il presi­dente spenderanno tante ore delle loro giornate ad impostare, organizzare e mettere in atto iniziati­ve atte a rafforzare la situazio­ne societaria. I colori sociali diventano il giallo ed il rosso; motivi particolari non ce ne sono, ma è quasi una scelta obbligata. II comitato provin­ciale infatti usa premiare, con un completo di magliette, le squadre che si sono particolar­mente distinte in campionato. Il club Anemola è tra queste, gli tocca quindi un completo di magliette gialle bordate in rosso, che vengono subito donate al G.S. Miccione.
Scompaiono così i vari club Anemola, Terracciano, Ramolo e la formazione di lega giovanile della Libertas, mentre la prima squadra dello scudo crociato si appresta a trasformarsi in G.S. Sannicolese. Intanto, il 12 luglio, grazie ad un atto di compravendita di suolo tra il sindaco Vincenzo Lanzante e tale Barone Francesco, procuratore della famiglia Bar­racca, San Nicola la Strada può finalmente disporre di un campo di calcio. Per completarlo ed abbellirlo concorrono nume­rosi appassionati, fra cui Seba­stiano Petrillo.La stagione 1963/64 non porta a risultati grandissimi, ma il Miccione riesce comunque ad approdare alla semifinale del campionato di Lega Ragazzi. E' l'otto marzo del 1964 e si gioca a S. Prisco contro la rappresentativa del Villaggio dei Ragazzi di MaddaIoni; la partita è combattuta, ma il Miccione ne esce sconfitto (2-­1), nonostante il goal di Nicola Bottone. Anche nella stagione successiva non trova ancora posto la gloria...L’allenatore Gentile trasferisce Nicola Bottone tra i pali, arrivano anche Angelantonio Pascariello, Mario Ferragino, Alessandro, Mario ed Antonio Leone, nonchè Fappiano, Marzaioli, Vuotto, Catapane, Galbagino, Maiello e Vincenzo Giaquinto. Nel 1965 allenatore diviene una vecchia gloria, Elviro Nigro, ed in porta arriva un giovane di Briano, Luigi Tamburro. Il Miccione gioca sia in Lega Ragazzi che in quella Giovanile, ed in entrambi i casi arriva ad un passo dal successo pieno. Si parte con i “Ragazzi”. Subito due trasferte con altret­tante vittorie. La prima a Mar­cianise, tre a uno col Recale, due goal di Bottone, uno di Alessandro Leone. La seconda ad Aversa, contro I'Interclub Aversa, con identico risultato. I tre goal sono tutti di Bottone. Si arriva, così, all'ultima partita del girone di andata, col Miccione che affronta in casa la Tifatina, squadra di S. Angelo in Formis, imbattuta come i sannicolesi.A spuntarla sono gli ospi­ti, che gelano il Comunale di S. Nicola, espugnandolo per una rete a zero. II ritorno tra le due squadre, che coincide con I'ul­tima partita di campionato, ha luogo in una fredda domenica di gennaio. La Tifatina, che non ha mai perso, ha due punti di vantaggio; le basta anche un pareggio.II Miccione deve invece assolutamente vincere per raggiungerla e sperare poi nel­la partita di spareggio. La parti­ta è tiratissima, ma alla fine il Miccione la spunta: 2 a 1 il risultato finale. La gara decisi­va ha luogo a Maddaloni, dove decide un goal di Bottone al 14' del primo tempo. II Miccione è alla fase finale.




Lino Santamaria con la maglia gialla del Miccione



Campionato Lega Ragazzi 1965/66: la formazione che vinse lo spareggio con la Tifatina e fu poi sconfitta nella discussa finale con la Juve Sammaritana. Le magliette sono azzurre. Da quell’anno, infatti, il Miccione dispose di due divise, una completamente azzurra e l’altra, quella classica, azzurra con sul petto strisce gialle e rosse.

Da sinistra: Raffaele Bagni, Francesco Corona, Angelantonio Pascariello, Elviro Nigro (allenatore), Nicola Bottone, Capasso, Leone, Giuseppe D'Andrea, Luigi Nigro, Luigi Tamburro, Giovanni Semprevivo, Giuseppe Esposito.




Una fase di gioco relativa al primo campionato disputato dal Miccione




A regolare il Sales Caserta in semifinale ci pensano poi Bottone e Capas­so (due a zero) e gli uomini di Nigro sono in finale. Teatro dell'avvenimento è, ancora una volta, Maddaloni. Si gioca nell'ultimo giorno di Carnevale: quale occasione migliore per giocare un bello scherzo alla forte Juve Sammaritana? Ma il destino dice no! La squadra di Santa Maria Capua Vetere schiera infatti alcuni calciatori che, nonostante la giovane età, giocano in prima squadra (il portiere D'Orso, lo stopper Quagliara e l'ala sinistra La Cioppa). Come se non bastas­se, il Miccione è costretto a ri­nunciare al portiere Tamburro, infortunatosi ad un dito, ed a tesserare, qualche giorno pri­ma della partita, l'esordiente Di Maio, che non ha nemmeno il tempo di ambientarsi.I ragazzi del Miccione escono sconfitti (2 a 1), ma certamente non umiliati,Il gioco praticato dalla Juve Sammaritana è estrema­mente duro, così come il sapore della sconfitta, sia per i nostri calciatori, pestati e san­guinanti, sia per i tanti tifosi sannicolesi presenti che, con ogni mezzo, dal motorino alla bicicletta, hanno raggiunto lo stadio maddalonese. I dirigen­ti, dal presidente a Callipo, Bottone, Petrillo e Corbo, sono amareggiati, ma non fanno mistero d'esser fieri dei loro ragazzi che, nonostante le tante avversità, sono riusciti a mantenere in campo una con­dotta di gara estremamente dignitosa. In questo giorno di­sputa la sua ultima partita Gio­vanni Semprevivo, che già avverte i primi sintomi di un male crudele che, di lì a poco, lo condurrà alla morte. La trage­dia scuote fortemente dirigenti e calciatori, che non riusciran­no mai più a cancellare dal proprio cuore il ricordo di un compagno esile e generoso, quanto sfortunato.Ma la sto­ria del Miccione prosegue, deve proseguire...




VII

La “fucina” dei campioni

Il Miccione conti­nua a dare battaglia anche per Francesco e Giovanni, due ragazzi che chissà quanto avrebbero ancora potuto dare al calcio e alla loro stessa vita.Con questo spirito, archi­viato il torneo di Lega Ragazzi, il Miccione si tuffa nel campio­nato Giovanile, fiducioso nei propri mezzi e intenzionato a chiudere con un successo la stagione 1965-66.Molti giocatori sono gli stessi del precedente torneo; qualcuno va via, come Pino D'Andrea (conociutissimo con l'appellativo di "Suarez") ap­prodato alla corte del S. Cle­mente.Si comincia col "Valentino Mazzola" e si vince per 5 a 0. Poi, con il Santos Caserta, arri­va la sconfitta; il Miccione inol­tra però reclamo, poiché gli avversari hanno utilizzato dei calciatori fuori quota.




Francesco "Ciccio" Raucci, terzino del Miccione. Giocava con gli occhiali. In una sola occasione un arbitro gli vietò di farlo: pare successe il finimondo...


I responsabili della Lega, con una decisione a sorpresa, decretano partita persa ad entrambe le squadre.II Mic­cione si rifà prontamente, rifi­lando sei reti al CSI S. Pri­sco, con tre "sigilli" di Bottone, due di F. Corona e uno di G. Esposito. E finalmente giunge il momento tanto atteso: la rivin­cita con la Juve Samaritana...

Lo strascico di polemiche, che aveva consigliato alla forma­zione di S. Maria Capua Vetere di disertare la gara di andata a San Nicola, stavolta non può più frenare gli eventi. La "vendetta” del Miccione è ormai pronta: i sammaritani sono "strapazzati"sul proprio campo da un goal di Nicola Bottone. In porta gioca, nell'occasione, Gigino Masella, uno dei più bravi portieri che il nostro calcio abbia mai avuto; ma qui è costretto ad uscire per infortunio. Gli subentra il goleador Botto­ne, protagonista di interventi a dir poco miracolosi, tanto che l'allenatore Nigro non può fare a meno di rispolverare uno slogan già in precedenza coniato in occasione di una gara con il S. Angelo in Formis quando, con una mezza rove­sciata, liberò la porta da un goal sicuro: "Bottone, segna e salva!!!".

II Miccione accede dunque alla fase finale, dove incrocia il S. Cuore di Cancello Arnone.

L'andata si gioca a San Nicola e si vince...soltanto 2 a 1 con tre pali e tre traverse colpite dai nostri giocatori.II ritorno più che dalle due squadre è deciso dall'arbitro, che annulla diversi goals al Miccione, oltre ad espellere Fappiano. Vince il S. Cuore per due a zero: si gioca in un clima infernale, con oggetti che pio­vono in campo da tutte le parti e spettatori che hanno tra le mani proprio di tutto, persino dei...tetti. L'arbitro segna tutto nel referto, ma misteriosamen­te il risultato non cambia. Anco­ra oggi sono in molti a chiedersi il perché! Si chiude ancora triste­mente l'annata 1965/66.Ma si raggiungono altre soddisfazioni: la bravura di alcuni calciatori del Miccione non sfugge, infatti, agli osser­vatori “forestieri”, e così Bottone e France­sco Corona “emigrano" alla volta di Maddaloni, dove disputeranno diversi splendidi cam­pionati, fino ad approdare in serie D (attuale C2). Nel Mic­cione arrivano nuove leve, come Bruno Albarella, Pa­squale Bottone, Nicola Cavetti, Giovanni Lanzante, Sebastia­no Giaquinto, Giovanni Marse­glia, Pietro Vagliviello, Genna­ro Alfieri, Gennaro lorio e An­tonio Daniele, tutti prodotti dei mini tornei organizzati dalla Società per valorizzare il proprio vivaio. E siamo al penultimo atto del Miccione...



Miccione, Lega Giovanile. La formazione che giocò la p
artita di ritorno con la Juve Sammaritana, disputatasi il giovedì Santo del 1966. Da sinistra: Elviro Nigro (all.), Mario Ferragino, Francesco Corona, Gigino Masella, Giovanni Corona, Alessandro Leone, Antonio Fappiano, Antonio Terraciano, Vincenzo Nigro, Mario Leone, Nicola Bottone (che poi prese il posto di Masella tra i pali) e Luongo. Le magliette sono quelle classiche del Miccione: azzurre con strisce gialle e rosse.   



Campionato di Lega Giovanile 1966-67.

In questo periodo gioca una fortissima squadra di Ca­serta, I'Acquaviva, che anno­vera tra le sue fila anche alcuni calciatori di San Nicola la Strada. Ed è proprio I'Acquaviva che il Miccione batte in semifinale, a Marcia­nise, per 3 a 2, rimontando ai supplementari dallo 0-2: il goal decisivo è messo a segno da Bruno Albarella con una splen­dida mezza rovesciata. In fina­le però, il Miccione viene anco­ra una volta sconfitto, nell'oc­casione dall’ "Olimpia” di Mad­daloni, per una rete a zero.

Anche questa è una partita molto nervosa, tanto che Angelantonio Pascariello esce da uno scontro con la testa sanguinante.

E' questa I'ultima prestazione ad un certo livello del Miccione. Ancora un cam­pionato di seconda divisione (1967-68) senza grandi risulta­ti, poi la fine. II presidente sempre più spesso è visto passeggiare in solitudine all'interno della sede di via Pilade Bronzetti...

Eviden­te che, ormai, la storia del Mic­cione aveva concluso il suo corso.



Il "tesserino" Figc di Sebastiano Giaquinto, approdato al Miccione nel 1966/67. Dotato di tecnica sopraffina, giocò nella Lega Giovanile.



VIII

Sfide stracittadine

Più o meno parallelamente al Miccione, un'altra squadra sannicolese pone fine alla pro­pria attività agonistica, ad ap­pena due anni dalla sua nascita. Si tratta del Gruppo Sportivo Sannicolese, costituitosi in pra­tica dalle ceneri della vecchia Libertas.

D'obbligo un piccolo salto all'indietro.

Anno 1965.

Giuseppe Battaglia, in passato presidente dell' U.S. Sannicolese, si reca al Comitato Regionale della Campania per ottenere l'iscri­zione del G.S. Sannicolese al campionato di seconda cate­goria. Vi è un solo posto dispo­nibile e San Nicola vince la con­correnza di Amorosi in virtù del fatto che, nel 1956, ha vin­to, grazie, appunto, all'U.S. Sannicolese, il titolo provinciale. La federazione pone, però, delle condizioni ben precise: quota di iscrizione, colori sociali, sede amministrativa, disponibi­lità ed omologazione del cam­po sportivo.

La sede nasce in Piazza Municipio, i colori socia­li diventano il rosso ed il blù, i soci si tassano per l'iscrizione. Unico nodo da sciogliere resta l'o­mologazione dello stadio comunale.

I soci, nel frattem­po, si sono organizzati; presi­dente diviene lo stesso Giu­seppe Battaglia, direttore tec­nico Simone Gallo, presidente onorario Vincenzo Cuccaro, dirigenti effettivi Nicola Bernar­do, Sistino Letizia e Vincenzo De Martino.

Tra i calciatori troviamo Giulio Farina, Francesco Fre­scofiore, Di Lella, Picazio, Cic­cio Esposito, Michele Vesperti­no e Greco: insomma, più o meno gli stessi della Libertas, anche se con qualche annetto in più sulle spalle...

Per ottenere l'omologazio­ne del campo occorrono, però, come prima cosa, gli spoglia­toi. Provvedono gli stessi soci, impegnandosi in prima perso­na. Alla fine gli spogliatoi sono pronti; non sono quelli del...S.Paolo, ma almeno i calciatori possono discretamente libe­rarsi dei propri abiti per vestire le divise sociali. La commissio­ne di controllo trova, però, anco­ra qualche imperfezione: rete metal­lica troppo bassa, due metri (per l'omologazione ne occor­rono due e cinquanta); spogliatoi senza pavimentazione e senza lavandini per squadra ospite, arbitro e locali...

Alla prima si rimedia col ce­mento (Ahia!...). Il direttore tecnico Simone­ Gallo fornisce i tre lavandini, ma soldi per alzare la rete proprio non ce ne sono. Essa, oltretutto, deve avere alla sommità del filo spi­nato, e proprio in filo spinato soci e dirigenti del G.S. Sannicolese hanno ormai inve­stito le residue risorse.

Ma la fantasia non man­ca....

Se la montagna non va a Maometto, Maometto andrà alla montagna; così, se non si può alzare la rete, si abbassa il terreno...

E' quanto fanno Battaglia e soci che, procuratosi una pala meccanica, abbassano ester­namente il terreno per più di cinquanta centimetri.

I commissari sono tituban­ti, ma alla fine cedono. Lo Stadio Comunale ottiene l'omologa­zione. Prima partita ufficiale tra le mura amiche contro il S. Agata dei Goti: si pareggia uno ad uno con goal sannicolese di Di Lella, che viene poi espulso, rimediando ben sei giornate di squalifica.

Nel primo campionato i sannicolesi giungono a metà classifica, non sfigurando di fronte a nessuna squadra.

Si lotta ad armi pari con il Gladiator, l’ "Ettore Fieramosca" di Capua, il Marcianise, il Madda­Ioni, l’ Aversa, il S. Agata dei Goti, lo Sparanise, il Teano, il Roccamon­fina e il Mondragone. Le sconfit­te non mancano, ma la squa­dra del presidente Battaglia esce sempre a testa alta dal rettangolo di gioco.

li G.S. Sannicolese tiene per tutto il girone di andata; al ritorno, però, il gio­cattolo comincia a dare i primi segni di logoramento. Qualche calciatore preten­de soldi, forse almeno il rimborso spese, la società non può permetterselo, si creano delle tensioni.

Alcuni dei calciatori, peral­tro, sono dei militari in sevizio a Caserta, la loro disponibilità non é incondizionata. La squa­dra giunge, per questi motivi, con nove titolari alla trasferta di Sparanise: i locali le consen­tono di schierare qualche tifoso, più il direttore tecnico Gallo.

Nel primo tempo i sannicolesi resistono per poi cedere di schianto nella ripresa.

Il risultato finale è disastroso: 11 a 0!

Battaglia a questo punto lascia, ritiene che non ci siano più le condizioni per continuare; gli subentra Vincenzo De Martino ma, ormai, c'è ben poco da fare; il processo di sfaldamento è irreversibilmente innescato: per il G.S. Sannicolese è la fine.

II G.S. Miccione e il G.S. Sannicolese rappresenta­no gli ultimi baluardi di una tradizione sportiva che va ormai, poco, a poco scemando, ca­dendo in una fase di ristagno per almeno sette anni fino a quando, nel 1975, sorgerà l'at­tuale Polisportiva.





Fine anni '60, inizi anni '70: il calcio “ufficiale” è assente a San Nicola la Strada. Si gioca (con dure battaglie agonistiche) solo tra circoli.

Eccone una delle tante formazioni impegnate: si riconoscono, tra gli altri, Ciccio Esposito, Michele Vespertino, Franco Corona, Lino Santamaria, Enrico Nigro, Luigi Miccolo e Gigino Masella, “vecchi” eroi di tante battaglie...




Un'altra formazione delle tante che riempirono accese dispute tra i circoli sannicolesi. Si riconoscono Vincenzo Mastroianni, Elviro Nigro, "Ciccio" Esposito, Angelantonio Pascariello,"Ciccio" Raucci, Luigi Miccolo, Ennio Nigro, Lina Santamaria, Mario Leone, Nicola Caccavale.



Sono comunque anni mol­to importanti e determinanti per il nostro comune. Dai poco più di 7.000 abitanti del '68 la po­polazione va velocemente aumentando fino a raggiunge­re soglie inattese: oltre 10.000 anime nel '75 e ben 13.600 nell '81.

Caserta ha lo strumento urbanistico bloccato; San Ni­cola abbandona definitiva­mente la fisionomia di centro agricolo, diventando in un ba­leno uno dei comuni più indu­striali e densamente abitati della conurbazione campana. Industrie che avanzano come cavallette, l'edilizia che diventa il più grosso business, le immigrazioni che cambiano sostan­zialmente il "look" paesano. Sono gli anni del trapasso: San Nicola cambia faccia, si con­fonde tra migliaia di volti nuovi, la tradizionale "piazza", centro di riunione dei vecchi amici, va scomparendo, soppiantata e spodestata da "glaciali" condomini, usati solo per dormirci, come in un grande albergo.

Ma non c’è tempo per i rimpianti. La vita non può fermarsi; il cosiddetto progresso deve pur fare il suo corso.

In una società in sì forte trasformazione e alla disperata ricerca di una nuova identità, c’è comunque ancora posto per la nostalgia e la purezza.

Ed è ancora il calcio a farlo chiaramente intendere. Finiti i giorni del Miccione e del G.S. Sannicolese, cominciano, infatti, quelli del “pallone amatoriale”. Si gioca tra amici e conoscenti, quasi per voglia di ritrovarsi e di non farsi sopraf­fare dall'indifferenza, che re­gna ormai dappertutto. Di vero e propri agonismo è inutile parlarne.. appartiene ormai alla storia passata.

E così, mentre alcuni co­muni viciniori come Recale, Portico e Macerata si organiz­zano dando vita, grazie a gros­si sacrifici, a squadre altamen­te competitive, San Nicola la Strada vive di tornei amatoriali organizzati da privati cittadini come Felice Aievoli, o di sfide tra i circoli locali. Particolarmente avvi­ncenti gli incontri tra il Circolo Operaio Umberto I ed il Circolo Sociale, ai quali prendono parte molti dei calciatori incontrati du­rante questa storia. Sono le così dette “vecchie glorie”, ed è bello ricordarne alcune: è il caso di Lino Santama­ria, Ciccio Esposito, Francesco Raucci, Angelantonio Pasca­riello, Ennio Nigro, Mario Leo­ne, Luigi Miccolo, Luigi (“Gigino”) Ma­sella, Lello Anemola, France­sco Corona e di Elviro Nigro, allenatore, per diversi anni, del Miccione.

Ma è anche il caso di diver­si giovani che, per un fatto passionale, prendono parte alla sfida tra i due circoli, che col tempo si avvia a diventare una vera e propria tradizione: parliamo di Nicola Caccavale, Michele Tagliafierro e tanti al­tri.

Intanto, lo Stadio Comu­nale, sempre più spesso ab­bandonato a se stesso, viene spinto, malinconicamente, ad imboccare il viale del tramonto; San Nicola è destinato, ancora una volta, a restare senza uno specifico impianto sportivo. Ciò nonostante, però, si gioca, seppure tra amici. II terreno è fatiscente, ma si gioca. E si va avanti così, fino al 1975, anno in cui nasce la Polisportiva San Nicola, che appartiene ancora ai nostri giorni. La So­cietà si contraddistingue con diverse etichette: il calcio non è che semplicemente una delle sue molteplici espressioni. Per i primi anni, infatti, la Polisportiva si occupa, con meriti, soprattutto di atletica, dando vita alla prima Passeg­giata Sannicolese e sfornando dei campioni provinciali, quali Massimo Bassani e Arcangelo Pascariello, rispettivamente nel lancio del peso e nei 3.000 metri.

I soci fondatori provengo­no quasi tutti dal Circolo Boc­ciofilo "Maddalena", vanto sannicolese in questo sport.

Giacomo Pastore, France­sco Raucci, Giuseppe Bove, Pietro Gallo, Giovanni Daniele, Carlo Raucci, Pietro Gentile: questi alcuni nomi. Simone Gallo ne diviene il presidente.

Ma il calcio, ancora una volta, prende inevitabilmente il sopravvento, catalizzando in breve gli interessi dei "polispor­tivi" dirigenti...



IX

Gli anni della Polisportiva

Il primo campionato della Polisportiva prende il via nella stagione 1975-‘76. La prima gara, di lega giovanile, si gioca sul campo del CIAPI di San Nicola. Successivamente la squadra, allenata da Lino Santamaria, disputerà le partite interne sul rettangolo di gioco del Recale.

Un primo anno, comun­que, destinato quasi intera­mente a valorizzare quanto più possibile il vivaio locale: ed in tal senso la Polisportiva coglie un grosso successo, tanti sono i giovani che si avvicinano al calcio. I colori sociali diventano il verde ed il blu, come i colori del comune. Alla fine la squa­dra ottiene un incoraggiante secondo posto, grazie alle prestazioni di Angelo Fusco, Sebastiano Giaquinto, Salva­tore Di Julio, Ciro Batelli, Emid­dio De Filippo, Franco Bernar­do, Gennaro Tripaldella, Do­menico Mastroianni, Giovanni Scognamiglio, Vincenzo Maiello, Salvatore Gallo, Anto­nio Tranquillo e Agostino Rus­so. Non ultimi Sandro Vaccari (che abbandona una promet­tente carriera di pugile) e Mario Santamaria, giunti alla corte del presidente Simone Gallo verso la fine del campionato.

Meritato, quindi, un presti­gioso viaggio a Fiuggi per un'a­michevole con la squadra loca­le, che annovera tra le proprie fila Incocciati, che giocherà negli anni a seguire in serie A con Milan e Pisa. L'accoglien­za avviene in un clima di estre­ma cortesia e calore; il sindaco Felice D'Andrea ricambia invi­tando il Fiuggi a San Nicola per una partita che, chissà perché, non si disputerà mai.




La Polisportiva San Nicola in una formazione del 1981.




Nel 1976-‘77 la Polisporti­va si iscrive al torneo degli “Under 21”, avvalendosi dei nuovi arrivati Pasquale D'Andrea, portiere, Lillo Lo Presti e Rodolfo Mastroianni. Durante il campionato -vale la pena di ricordare- si verifica un episodio di inaudita violenza sul campo del Pigna­taro Maggiore, alla terz’ultima partita del girone di ritorno. La Polisportiva è prima in classifi­ca, con un punto di vantaggio sui locali, e si trova a condurre l'incontro per 2 a 1 (doppietta di Sandro Vaccari, vincitore poi, con Tripaldella, della classifica dei cannonieri). Gli spettatori sono tanti, molti anche i sanni­colesi. Dopo poco giunge il pareggio del Pignataro. Ma la compagine sannicolese si ri­porta in vantaggio grazie ad un calcio di rigore trasformato da Lo Presti. A questo punto è il fini­mondo!!

II portiere locale si scaglia sull'arbitro, i dirigenti e gli spet­tatori locali invadono il campo; il direttore di gara cade a terra proprio all'imbocco degli spo­gliatoi, travolto da una marea di schiaffi. Non basta: anche a terra egli viene scalciato e pic­chiato selvaggiamente. Qual­cuno arriva addirittura a suona­re le campane per raccogliere la popolazione ed invitarla a correre in aiuto al campo...In­tervengono Polizia, Carabinie­ri, Vigili Urbani; per qualche delinquente scattano le manette, ma la folla riesce a liberarli...Un agente è costretto a sparare colpi di pistola in aria nel tenta­tivo di frenare quella follia col­lettiva. I nostri rimangono negli spogliatoi fino alle otto di sera, costretti a salvaguardare in questo modo la propria incolumità fisica.

Inevitabile, per il Pignataro, la sospensione del campo per tre anni e la radiazione di diversi suoi calciatori.

Ma è, comunque, un campionato travolgente, stavolta in senso sportivo, per i nostri colori. La Polisportiva di Lino Santamaria e Simone Gallo vince il torneo e può così effettuare il tanto sospirato salto di categoria..


Polisportiva in allenamento. In primo piano, Ciro Batelli. Dietro, tra gli altri, Vincenzo Maiello e Tripaldella.

Negli anni successivi arrivano altri giovani calciatori, come Tonino Rossi, Agostino Tartaglione e Antonio Corbelli. La squadra continua a ben comportarsi, anche se la vittoria le sfugge in più di un’occasione.

Sfortuna? Forse, ma in verità le possibilità economi­che della società non sono proprio, come suol dirsi, delle più floride. Nel 1978 viene final­mente completata la costruzio­ne del nuovo stadio comunale; del vecchio più nessuna trac­cia, enormi palazzi di cemento lo hanno definitivamente can­cellato.

Nel corso del campionato ‘78-‘79 un nostro calciatore, Ciro Batelli, reo di aver colpito con uno schiaffo l'arbitro, viene dapprima espulso e poi squali­ficato a vita. Nella stessa gara, a S. Prisco, anche Antonio Corbelli prende in anticipo la via degli spogliatoi; la Polispor­tiva termina in nove, ma riesce nell'impresa di non perdere. Uno ad uno il risultato finale.

Nel ‘79-‘80 arriva Vincenzo Mastroian­ni, che nel corso della stagione subisce un serio infortunio alla gamba, durante una partita col S. Marco.

Nel 1980, però, è la seconda squadra della Poli­sportiva, nel settore Allievi, ad ottenere un prestigioso risultato, vincendo il campionato. In finale batte, con una rete di De Lucia, il S. Clemente. La partita decisiva viene giocata allo sta­dio Pinto, alla presenza di molti spettatori, tra cui il sindaco Marco Ursomando.

Tra i nostri calciatori segnaliamo Santo­ro, Pascariello, Domenico Esposito, Ciro Santamaria, De Lucia, Ascione, Sandro Mero­ne. Allenatore è Aldo Morrone. Molti di questi calciatori passe­ranno poi in prima squadra. Nel 1981, per alcuni mesi, la squa­dra è affidata proprio ad Aldo Morrone, al quale subentra nuovamente Lino Santamaria. La Polisportiva non brilla, ma por­ta a termine un campionato dignitoso, grazie anche ai nuo­vi rinforzi Annibale Santacro­ce (arcigno difensore), Nicola Mastroianni, Francesco Lanzante (infortunatosi però seria­mente alla tibia e perone nel corso di una partita a Succivo), Pietro e Giovanni Centore, Saverio Semprevivo, Fabrizio Caiazza, Vincenzo Paccone ed infine Alessandro Russo, che poi passerà alle giovanili della Casertana.




Il "mister" Lino Santamaria segue dalla panchina  le fasi di gioco. Gli è accanto il fido “Feliciello” Aievoli, riconosciuto esempio di incrollabile passione.  




X

L'occasione Cuccaro

Nel 1983 alla guida della Polisportiva arriva il Comm. Cuccaro, mentre vicepresi­dente diviene il figlio Enzo, l'uomo che riuscirà, cinque anni più tardi, a far tornare grande la Casertana.Per due campionati la so­cietà sannicolese vive mo­menti esaltanti: pullman di lus­so, stipendi per tutti, premi partita e ritiri al prestigioso Reggia Palace Hotel. Insom­ma, le difficoltà economiche diventano solo un ricordo. Di­rettore sportivo è Salvatore Tartaglione, allenatori -nel primo anno- Domenico Fioril­lo e -nel secondo- Ciccio Stellato. Avviene la fusione col San Marco, squadra in pos­sesso del titolo di Prima Cate­goria, ed arrivano fior di calcia­tori, dal portiere Luigi Zitano a Vitale, Lieto e Statuto, solo per citarne alcuni. Dei giocatori sannicolesi restano in pochi: Domenico Esposito, Michele Pastore, Sandro Vaccari e Vin­cenzo Paccone. Alcuni di essi disputano il campionato “Un­der 18", che nel 1984-85, guidati dalla vecchia volpe Lino Santamaria, li vedrà vincitori.Ma il sogno non è destinato a durare a lungo. Nonostante gli ottimi piazzamenti nei due tor­nei di prima categoria (en­trambi conclusi al secondo posto ad un punto dalle prime), infatti, nascono dei dissidi in­terni e Cuccaro, stanco e delu­so, decide di lasciare. Alla Polisportiva certamente sfug­ge una grandissima occasione­, ma forse pochi se ne accor­gono... Nei due anni di ge­stione Cuccaro si impiegano, si dice, circa 300 milioni, una cifra molto ragguardevole a questi livelli, primo segno tan­gibile di un agognato salto di qualità per il calcio sannicole­se, che solo un dirigente com­petente e lungimirante come Cuccaro poteva sapientemente programmare. Inesorabile, quindi, con il suo abbandono, il caos che piomba nella Polisportiva.




Gli “Under 18” dell’era Cuccaro.



 

La società vive, a questo punto, momenti di sbandamen­to; si susseguono alcuni presi­denti locali, come Giacomo Pastore, Nicola Motta e Gaeta­no D'Auria. Grandi risultati non arrivano, la società è ad un passo dallo sfascio...

Ed ecco che, a questo punto, ritorna la "dea" trasci­nante della passione, l'unica che può ancora far sopravvivere un giocattolo ormai fatalmente incerottato: due "vecchi" dirigenti, Simone Gal­lo e Gennaro Russo, riescono nell'intento, nonostante le pre­carie finanze in cui la Società versa.

Il calcio a San Nicola oggi

Nel momento in cui concludiamo la nostra storia -è il settembre del 1989- la Polisportiva gioca nel campionato Under 18; allena­tore è Fabrizio Caiazza, presi­dente Lino Santamaria, che, nel 1983, con l'avvento di Cucca­ro, aveva lasciato la squadra per un anno per allenare la neonata Libertas Rotonda, ancora oggi militante nel campionato di seconda cate­goria. II calcio a San Nicola, oggi, è anche calcio per i giova­nissimi. La Scuola Calcio Oratorio San Paolo e la Polisportiva Cedri lo perseguono con parti­colare dedizione ed encomia­bile senso sportivo.

CONCLUSIONE

Eccoci, così, giunti alla fine di questo nostro lungo viaggio. E' stata una corsa senza respiro, che ci ha impegnati per più di un anno: adesso ci sentiamo un po’ stanchi, ma soddisfatti, come alla fine di una dura, ma produttiva giorna­ta di lavoro.lo personalmente ho mes­so in questo lavoro tutta la passione di cui ero capace: non so se ne è venuto fuori un buon lavoro. Ma una cosa è certa: mi sono impegnato con tutto il cuore, superando i non pochi momen­ti di difficoltà grazie alla conta­giosa genuinità e alla travol­gente passione delle tante persone che ho interpellato, e grazie alla cui disponibilità è stato possibile tracciare la sto­ria di 60 anni di calcio e, un po’, di vita sannicolese.L' "idea" è stata di Nicola Ciaramella, che me la prospet­tò nel corso di un nostro incon­tro un anno e mezzo fa circa. Si è rivelata ottima, come, del resto, tante altre che la sua mente continuamente partori­sce. Non era facile, ce ne ren­demmo subito conto, ma ci guardammo negli occhi, quasi come a voler trovare un tacito accordo, serrammo i tempi e decidemmo di partire.E adesso eccoci alla fine del viaggio, come dicevamo, a riproporci ancora la domanda da cui partimmo: ”come definir­lo questo mondo del calcio?"Sinceramente anche dopo averlo guardato tanto da vicino e dal lato meno torbido, trovare una risposta convincente è proprio arduo.E' un mondo contradditto­rio, certamente, dove le pas­sioni trovano la loro espressio­ne più nobile ed alta, ma dove, nel contempo, trovano spazio certi istinti che portano l'uomo tanto in basso quasi a non poterci credere. In fondo, e forse non poteva essere altri­menti, il calcio è un po’ l'espres­sione della vita: cambia il pal­coscenico, non I'attore, e fin­chè non sarà l'uomo a miglio­rare, fondamentalmente assi­steremo sempre ad analoghe rappresentazioni. Però dal cal­cio, o almeno da questa storia del calcio, possiamo cogliere una lezione, un invito a non ar­rendersi mai. II calcio incontra miseria, disperazione, trage­die, ma nonostante tutto va avanti impavido e caparbio. Prova evidente che quando l'uomo è motivato sul serio trova sempre un modo, una possibilità per aggirare gli ostacoli. La nostra capacità, forse, sta tutta qui, nel riuscire a trovare dei valori che ci diano la forza per diventare migliori. E chissà se tra vent'anni non mi capiterà di scrivere ancora una storia di sport sentendomi migliore, e magari di parlare di sport e di vita trovando an­ch’esse migliori.

(Luigi Russo, settembre 1989)

Luigi Russo ha saputo trasformare una mia semplice idea in una grande opera.Questa storia del calcio sannicolese non è stata solo una cronaca sportiva; l’aver saputo inquadrare gli eventi legati ad una sfera di cuoio nel contesto storico-sociale in cuisi sono svolti, è forse il più grande merito di questo splendido giornalista. Senza la sua passione, la sua capacità e il suo smisurato senso della ricerca, la “San Nicola Football Story” non avrebbe mai visto la luce.
Grazie, Luigi, e grazie a tutti gli sportivi che hanno collaborato con le loro testimonianze.

(Nicola Ciaramella, settembre 1989)



-impaginazione telematica a cura di Davide Ciaramella-



IL SEGUITO DELLA STORIA E' IN PREPARAZIONE...

Molte altre vicende, molti altri episodi dal settembre ’89 ad oggi si sono susseguiti nell’ambiente calcistico sannicolese. Certo, forse non ci emozionano come le gesta di uno scoiattolo in neroverde e non ci rattristano come l’addio di un eroe tra le bombe. Ma non per questo non meritano la stessa attenzione e la giusta rilevanza nella storia. Ed è proprio questo che stiamo facendo e che presto tutti potranno leggere.
Mentre, intanto, mettiamo a disposizione dei lettori on line questo documento-capolavoro nato da spontanee sinergie tra autentici innamorati della propria terra natìa, il calcio, a San Nicola, vive una nuova fase di passione. Una passione genuina, semplice, spontanea. Come quella che lasciammo sedici anni fa, e anche questa lontanissima dalle distorsioni e dagli interessi che caratterizzano l’ “altro” calcio, quello fatto di risultati da raggiungere a tutti i costi, con qualsiasi inganno, a qualsiasi condizione, pur di tramutarlo in “affare” per pochi, a sfruttamento delle masse dei veri appassionati.
Giovanni Desiato, il cui nome ed il cui impegno da soli colmano lo spazio tra gli anni ’90 e i giorni nostri, è il nuovo presidente della nuova Virtus Alba San Nicola, nata, a partire dalla stagione 2005/06 che sta per cominciare, dalla fusione tra le due società (Virtus e Alba), alle quali è legata la storia recente del calcio a San Nicola.
No al professionismo o al semiprofessionismo, no a qualsivoglia disegno atto a generare profitti: la Virtus Alba è scuola calcio pura, lo afferma il suo presidente a chiare lettere, iscritta a ben nove campionati giovanili (se non è un record, poco ci manca), con un esercito di 200 miniatleti. Solo gli juniores disputeranno un torneo non “didattico”. L’intento prioritario dei dirigenti è di favorire l’insegnamento dello sport più bello del mondo tra i ragazzi, contribuendo alla loro maturazione e alla loro educazione sociale.
L’altra società calcistica attualmente presente a San Nicola è la “Rinascita Sannicolese” (anch’essa derivante dalla fusione di due precedenti sodalizi), presieduta da un altro grande appassionato, Francesco Maiello, sotto la cui guida si appresta a partecipare al campionato di seconda categoria.
Alle riconosciute capacità di Desiato e Maiello, dunque, nonché all’entusiasmo di tutti gli altri dirigenti che li collaborano, sono affidate le sorti della San Nicola calcistica, per far sì che sia sempre portato più in alto possibile il nome della nostra città.
Lo sport, probabilmente, può riuscirci meglio della politica.

(Nicola Ciaramella, settembre 2005)


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