La bellezza di Napoli ci salverà

…a proposito di arte medica 


 La Locus Iste, nei giorni scorsi, in vista dei tempi allungati dal Coronavirus, ha lanciato una singolare iniziativa, che si chiama “percorsi di parole”, con l’intento di creare viaggi virtuali attraverso le bellezze e le storie che Napoli dopo secoli continua a raccontare. L’invito è rivolto a tutti soci, ai followers vecchi e nuovi, e a tutti quelli che amano nutrirsi di bellezza, unico cibo per l’anima, di luoghi e di memorie antiche.
Dalla pagina facebook l’associazione ha lanciato l’iniziativa alla quale chiunque potrà partecipare inviando una propria storia, con un percorso di parole virtuale a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. con gli hashtag #percorsidiparole #locusiste.
Le istruzioni e i dettagli si possono trovare proprio sulla pagina facebook.

Di seguito proponiamo un percorso di parole recentemente apparso sulla pagina social, che ben si sposa con la passione medica, mai così preziosa come in questo momento storico, a cura di Pamela Palomba.

Il medico e l'Amore

Essere un ebreo a Napoli quando regnavano gli aragonesi non era male, ma presto le cose cambiarono decisamente.
Ce ne era uno, Yehuda Abranavel, nome impronunciabile per un napoletano, che perciò era conosciuto da tutti come Leone, Leone Ebreo.
Era nato in Portogallo, ma a causa delle persecuzioni del re cattolico Ferdinando di Castiglia era stato costretto a scappare.
Scelse il Regno di Napoli, dove sempre spagnoli c'erano, ma aragonesi, che lo avevano voluto nell'Accademia Pontaniana. Era un tempo in cui i cervelli regnicoli ed europei erano chiamati a raccolta dalla casa regnante per costituire il fulcro pensante, il cervello umanistico della classe dirigente.
Ma non si tratta soltanto di cervello qui. Qui dove? Proprio sotto Porta San Gennaro. Era là che operava Leone Ebreo, dove svolgeva il suo presidio. Era infatti tra le altre cose un medico. 
Mai abbastanza celebrato per il suo aiuto portato ai malati con danno della sua stessa persona.
Deputato in Napoli ad andare presso 'Sancto Jennaro' (la Porta e la chiesa di San Gennariello) per curare gli ammorbati di peste «cum salario de ducati 12 lo mese», parte dati in contanti e parti in robbe vecchie che erano quelle che si toglievano ai morti nell'apposito e vicino Vico Spogliamorti, prima di portarli alle fosse comuni, magari al Cimitero delle Fontanelle che era poco lungi, addentrandosi nella Valle del Tufo, appena usciti dalla Porta. Vico che in antico, guarda tu il caso, era anche detto dei 12 pozzi e poi Limoncello, nel '600. 
Ma dicevamo non di sola scienza ci si nutre e il nostro amico, in verità dapprima un filosofo, si era impegnato anche a riflettere sulla natura dell'amore.
Che cos'è l'amore?.. e più che altro l'amore e il desiderio sono la stessa cosa oppure si desidera perché non si ha e quando si possiede l'oggetto del desiderio poi lo si ama certo, ma non lo si desidera più?
Nella sua opera i Dialoghi d'Amore, edita postuma nel 1535, tira in ballo Platone, ma non solo per erudizione. Lo contesta anche. E che cosa risponde Leone? Qual è la risposta alla domanda?
Sembra che alla fine il ragionamento sia stato più o meno questo: l'amore è esso stesso un desiderio, desiderio di unione perfetta, ma non essendo questa possibile se non nella dimensione temporale dell'attimo, è desiderio che si rinnova ...di continuo.

Leone, Yehuda Abranavel, non ebbe una vita tranquilla. Quando il Cattolico conquistò il Regno di Napoli fu costretto a scappare ancora, ma viaggiando il suo pensiero prese arie nuove. Camminare e conoscere, camminare è conoscere. Ecco un connubio importante. Fu spirito forte, conobbe emarginazione e malattia, viaggiò attraverso la sofferenza umana e le tenebre dell'ignoranza. Concluse la sua vita pensando all'Amore, eterno motore di ricerca che anima la natura buona delle cose del mondo.


Pamela Palomba
#percorsidiparole #locusiste
Percorsi di parole. Storie in cammino da leggere

  1. Vico Limoncello copyrightFotonapoli.com; Frontespizio dei Dialoghi d'Amore da InternetArchive.org

Una piccola orchestra continua a suonare sul ponte mentre la nave affonda, è la scena del Titanic, capolavoro cinematografico di Steven Spielberg, ed è forse quella che resta più impressa; Socrate dopo aver preso la cicuta, il veleno per la sua condanna a morte, si intrattiene con i suoi amici, discutendo e ragionando sulle cose della vita fino alla fine, Silvio Pellico ne “Le mie prigioni” dice: Chi più di me era stato dotato di felicità? Perché non ringraziarne Iddio, sebbene ora mi fosse temperata dalla sventura? Talora facendo quell'enumerazione m'inteneriva e piangeva un'istante; ma il coraggio e la letizia tornavano.

Sembrano immagini lontane, talora desolanti, che nonostante tutto evocano con gran forza la vita, come a gettare un fascio di luce su percorsi impervi e bui! Come si celebra la vita se non vivendola fino in fondo? Come la si onora se non ringraziando fino all’ultimo respiro, proprio come Socrate, grande padre dei filosofi greci, come l’orchestra sul ponte del Titanic, come Silvio Pellico dal freddo buio d’una misera prigione!

Giovanna Angelino 
©Corriere di San Nicola

https://www.facebook.com/gangelino1

approfondimenti su https://lifestyleslow.com/2020/03/28/maestro-leone-medico-ebreo/

 

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