Senza istruzione il mondo è meno giusto: una scuola a distanza più vicina

Ministero dell’istruzione: #lascuolanonsiferma è un falso slogan 


 
La pandemia Covid-19 ha colpito duramente molti settori, ma quello della scuola è quello che ha subito conseguenze più pesanti, per innumerevoli motivazioni. Innanzitutto, andare a scuola, specie per i più piccoli, è un passo importante e decisivo nella crescita, perché aiuta a relazionarsi con gli altri; in aula si imparano le regole, la disciplina e a mettere ordine nei pensieri, è fondamentale per lo sviluppo della personalità. Alcuni studi hanno dimostrato l’importanza di frequentare l’asilo, ad esempio, e la chiusura delle scuole rappresenta un grave problema, perché mina le basi per la formazione delle nuove generazioni. In Italia l’istruzione, purtroppo, riflette la società attuale, con le sue enormi diseguaglianze, con il perenne divario fra nord e sud e fra regione e regione. Il sistema scolastico italiano è profondamente discriminatorio e il Covid-19 ha evidenziato i suoi limiti e i vuoti che genera.

Da un comunicato pubblicato sul sito del Ministero dell’Istruzione il 26 aprile scorso si legge: #LaScuolaNonSiFerma, Azzolina: potenziata alleanza Rai-Ministero. Al via palinsesto dedicato e lezioni in tv per alunni e studenti che sono a casa per l’emergenza coronavirus.

Nel progetto sono state coinvolte Rai Cultura (attraverso Rai Scuola e Rai Storia - Rai 3), Rai Ragazzi, Rai Play e le sue ‘aule’ aperte. 

“Con questa presentazione di oggi, si concretizza un lavoro portato avanti in queste settimane da Ministero dell’Istruzione e Rai. Credo che questa sia un’alleanza che fa bene alla scuola e quindi spero si possa mantenere, d’ora in avanti, in modo permanente”, ha sottolineato la Ministra Azzolina, che intende appunto rendere stabile il lavoro congiunto con la Rai, rafforzandolo e non legandolo alla sola emergenza in atto. Proprio perché, ha spiegato, “il tema scuola possa essere sempre più presente nella Tv pubblica e possa avere una rinnovata attenzione. Oggi, che siamo in emergenza, è importantissimo farlo, ma anche in futuro”.
È di questi giorni, invece, il piano approvato sul digitale. Oltre 400 milioni di euro per potenziare la connettività delle scuole portando negli istituti la banda ultralarga.

Il Ministero dell’Istruzione ha adottato anche altre misure per contenere isolamento e ignoranza, però si tratta di iniziative inadeguate a ciò che sta realmente accadendo in questo periodo nel nostro paese. La fotografia della realtà ci dice che vi sono zone d’Italia nelle quali i ragazzi sono sempre più isolati, dove la didattica a distanza non arriva e non arriverà mai, se non si agisce subito. Inoltre, bisognerebbe monitorare la qualità delle lezioni, evitando di dare attestati e diplomi, recapitati direttamente a casa, a persone non completamente formate e con scarsa istruzione.

Una domanda sorge spontanea: se molte attività sono state riaperte in sicurezza, con piani studiati (nel rispetto delle norme, con il distanziamento e l’uso di dispositivi di sicurezza, talvolta con turni), perché non si potrebbe pensare ad una riapertura in sicurezza anche delle scuole, con entrate scaglionate, con turni stabiliti, fondendo e alternando il digitale con il ritorno fisico sui banchi?  

Se nei prossimi mesi la scuola a distanza continuerà con le lezioni on line, bisognerà fare di più, cercando di mappare studenti non raggiunti dalle lezioni, spendendo meglio le risorse economiche, verificando la qualità dei risultati ottenuti. Nella scuola sarebbe necessario organizzare un team di esperti: formatori, psicologi, sociologi e quanti possano dare un contributo al contenimento dell’ignoranza e ad accorciare la distanza con le fasce più deboli. Molti analisti prevedono tempi difficili per quanto riguarda l’economia del paese, molti pronosticano una lenta ripresa; il dato di fatto è che l’Italia è diventata più fragile, sono stati colpiti settori fondamentali, la sanità ha quasi smesso di curare patologie che non siano il Coronavirus. L’unica e vera speranza era la scuola; spetta al Governo, però, mettere al centro di tutto l’istruzione e vincere là dove sta miseramente fallendo.

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Giovanna Angelino

©Corriere di San Nicola

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