La notizia del nuovo Coronavirus trasmesso dai visoni è forse passata inosservata?

Una nuova forma di Covid è stata isolata nei visoni e sembra che abbia infettato già 200 persone. Si dice che dagli errori si può solo imparare, ma lo stiamo facendo?

 

La prima segnalazione della trasmissione di un coronavirus mutato dal visone all’uomo era arrivata ad aprile scorso, in una regione dei Paesi Bassi, dove fino a poco tempo fa si allevavano visoni da pelliccia. Oggi in Danimarca, paese con la più grande industria di visoni al mondo, sono stati abbattuti 17 milioni di esemplari. Dopo la protesta di migliaia di allevatori, il premier danese, Mette Frederiksen, si è scusato in Parlamento e ha ammesso che non vi era una base legale per l'abbattimento dei visoni dopo che una versione mutata del coronavirus era stata riscontrata in alcuni di loro. Con le leggi attuali, il governo danese può solo chiedere l’abbattimento dei visoni colpiti dalla mutazione. In attesa di una nuova normativa, il ministro dell’Agricoltura ha fatto un appello agli allevatori, affinché procedessero alla distruzione di tutti gli esemplari, in via precauzionale. Una nuova legge che consente l'abbattimento di animali sani doveva essere approvata in Parlamento in modo accelerato, ma la proposta è stata bloccata dall’opposizione. Il disegno di legge sarà quindi sottoposto a tre letture, come prevede la procedura ordinaria danese. La scorsa settimana, Copenhagen aveva avvertito che la mutazione, denominata "Cluster 5", poteva minacciare l'efficacia di qualsiasi futuro vaccino anti Covid. La scienza ci dice che durante un’epidemia sono frequenti le mutazioni del virus, perché la replicazione dell’RNA è più soggetta a errori rispetto alla replicazione del DNA. Spesso, tali mutazioni sono silenziose. In base a quanto a oggi si sa, le mutazioni nel visone danese hanno portato cambiamenti nella proteina Spike del virus, che rappresenta la chiave di accesso per entrare nell’essere umano. I ricercatori danesi hanno dichiarato che una delle varianti del virus del visone non viene abbattuta dagli anticorpi delle persone che hanno contratto il Covid-19. Virus e mutazioni sollevano un grande interrogativo sull’opportunità di continuare sulla strada degli allevamenti intensivi, visto che l’esperienza insegna gli effetti pericolosi delle malattie che si diffondono dagli animali all’uomo. Il morbillo, ad esempio, si è diffuso per la prima volta dal bestiame all’uomo migliaia di anni fa. È anche il caso dell’Ebola, Sars e dei Coronavirus. L’Università di Edimburgo circa vent’anni fa ha scoperto che il 61% dei diversi agenti patogeni di tutte le malattie infettive è in grado di trasmettersi fra animali e uomini. Oggi sono tanti gli allevamenti intensivi pericolosi, dove gli animali sono costretti in ambienti, che facilitano la diffusione di virus. Gli errori dovrebbero insegnare, ma a quanto pare, il buon senso si scontra con le logiche del profitto. Cos’altro dobbiamo aspettare? Stiamo sperimentando sulla nostra pelle il prezzo di una Pandemia, che sembra assumere, ogni giorno, le fattezze di un’enorme catastrofe umana. Bisogna riflettere anche sul nostro stile di vita, perché è quello che condiziona i mercati, le politiche economiche, l’opportunità di allevamenti e di tutte quelle azioni che influiscono negativamente sull’ambiente. Ragioniamo su cosa acquistiamo, su quello che mangiamo e quello che indossiamo; tutto ha un senso e un valore, anche un piccolo gesto che può sembrarci insignificante. C’è, poi, chi pensa alla Danimarca come a una seconda Cina; così il Regno Unito impone la quarantena obbligatoria a chi arriva dalla Danimarca, mentre in Italia gli animalisti chiedono al nostro governo la chiusura immediata di tutti gli allevamenti da pelliccia, luoghi crudeli e pericolosi.

Giovanna Angelino

©Corriere di San Nicola

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