Il punto sui vaccini anti-Covid19 con il Dr. Pietro Schettino

L’eminente chirurgo ricercatore, presidente della Fondazione La Casa della Speranza, spiega i risultati sinora raggiunti: “Dopo un anno di incredibili progressi scientifici è più che legittimo essere carichi di speranza, ma c'è ancora molto da imparare e molti ostacoli da superare”.

 

In molti si chiedono se la vita ritornerà come l’avevamo lasciata a febbraio 2020. E soprattutto se tutto questo può accadere entro la primavera del prossimo anno.
È la domanda più frequente posta all’attenzione degli scienziati.

“Sì. Si": questa è stata la risposta di John Bell, Regius Professor di Medicina presso l'Università di Oxford, quando è stato intervistato dalla BBC poco dopo l'annuncio, nella scorsa settimana, da parte di Pfizer e BioNTech che il loro candidato vaccino COVID-19 aveva un'efficacia del 90% negli studi clinici.
Annunci simili sui vaccini russi Sputnik V e Moderna sono seguiti subito dopo.

La prospettiva di prevenire malattie e morte, limitare la povertà figlia di estese restrizioni è motivo di ottimismo. Ma sebbene sia giusto essere fiduciosi e incoraggiati, siamo lontani dal porre fine a COVID-19 come problema di salute pubblica.
Il titolo dell’editoriale dice, appunto, “COVID-19 vaccines: no time for complacency” (“Non c’è tempo per compiacersi”).

Mentre le notizie sui vaccini COVID-19 sono "incoraggianti", il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha detto, il 16 novembre: "Non è il momento di compiacersi".
L’OMS rimane "cautamente ottimista sul potenziale dei nuovi strumenti per combattere la pandemia, ma in questo momento si è estremamente preoccupati per l'aumento dei casi che si osservano in alcuni paesi”, in particolare in Europa e nelle Americhe, dove "operatori sanitari e sistemi sanitari sono allo stremo”.

Anthony Fauci, immunologo statunitense, a capo della task force contro il coronavirus degli USA, pochi giorni prima dell’ annuncio della Pfizer si è espresso in questi termini: "la cavalleria sta arrivando".
Il 14 novembre, cinque giorni dopo l'annuncio, sono stati registrati 663.772 nuovi casi di COVID-19, il maggior numero in un solo giorno.

Bisogna essere ottimisti, tuttavia. Ma è un momento pericoloso per compiacersi.

Sfortunatamente, i risultati degli studi sono stati annunciati tramite comunicati stampa, lasciando molte incertezze scientifiche in merito a come i vaccini influenzeranno il corso della pandemia. Sono disponibili pochi dati sulla sicurezza. Non è ancora chiaro quanto bene i vaccini agiscano nelle persone anziane o in quelli con condizioni di base e la loro efficacia nel prevenire malattie gravi.

Altre preoccupazioni sono relate alla completa disponibilità del vaccino.
Lasciando da parte le enormi sfide logistiche della produzione e del lancio (inclusi gli onerosi requisiti della catena del freddo per alcuni dei vaccini candidati), il nazionalismo vaccinale rimane una grave minaccia ad un accesso equo.
COVAX, il programma guidato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), punta ad acquisire due miliardi di dosi di qualsiasi potenziale vaccino da diversi produttori entro la fine del 2021 per poterlo rendere disponibile a tutti i paesi del mondo.
COVAX, il meccanismo di finanziamento guidato da GAVI (alleanza mondiale per i vaccini ed immunizzazione) che è una cooperazione di soggetti pubblici e privati con lo scopo di fornire vaccini COVID a basso reddito a paesi a reddito medio, ha raccolto 2 miliardi di dollari USA, ma ha bisogno di 5 miliardi di dollari in più per il 2021.
Pfizer e Moderna non hanno ancora raggiunto accordi con COVAX per la fornitura dei vaccini; Pfizer ha rilasciato una manifestazione di interesse. Al contrario, una piccola quota di paesi ad alto reddito si è già assicurata la possibilità di acquistare centinaia di milioni di dosi.
Sebbene alcuni sviluppatori di vaccini abbiano promesso di limitare i profitti dalla pandemia COVID-19, Pfizer e Moderna non hanno assunto tali impegni.

Quali risvolti avrà a lungo termine questa condizione?
SARS-CoV-2 diventa endemico, in una fase post-pandemica? È probabile, ma è troppo presto per esserne sicuri di quale forma questa endemicità prenderà.
I vaccini saranno solo uno dei fattori determinanti.

Le reinfezioni rappresentano un altro problema: finora sono rare, ma sono trascorsi solo nove mesi dall’inizio della pandemia. La natura e la durata delle risposte immunitarie e anche le caratteristiche del virus e dell'infezione giocano un ruolo fondamentale.
Con quale rapidità diminuisce l'immunità protettiva? Quanto potrebbero essere gravi le reinfezioni? In che modo l'immunità varia in base al sesso, all'etnia e all'età? Avremo focolai stagionali ogni anno? O periodi più lunghi di quiescenza seguiti da picchi di riemergenza? E come si adatteranno i sistemi sanitari?
Questi e molti altri problemi determineranno l’impatto del COVID-19 sulla salute e tutti sono ancora poco conosciuti.

Quindi, speriamo che gli studi clinici continueranno a raccogliere dati perché sarà davvero importante per noi avere la conoscenza a lungo termine dei risultati del vaccino e non vediamo l'ora di ottenere ulteriori risultati nelle prossime settimane dalle altre sperimentazioni sui vaccini, che sono attualmente in corso.

La direttrice dell'OMS per le vaccinazioni, i vaccini e i prodotti biologici, la dottoressa Katherine O'Brien, ha dichiarato: "arrivare all'efficacia dei vaccini è come costruire un campo base sull'Everest. Ma la scalata alla vetta riguarda davvero la consegna dei vaccini“.

Il 2020 è stato un anno di incredibili risultati scientifici. In meno di 12 mesi, i ricercatori hanno caratterizzato una nuova malattia, sequenziato il genoma di un nuovo virus, sviluppato la diagnostica, prodotto protocolli di trattamento e stabilito l'efficacia di farmaci e vaccini in studi randomizzati controllati.
Ci sentiamo tutti pieni di speranza per la prima volta da molto tempo.
Ma c'è ancora molto da imparare e molti ostacoli superare.

Dr. Pietro Schettino 
(Medico Chirurgo PhD specialista in chirurgia dell’apparato digerente ed endoscopia digestiva chirurgica e Dottore in Ricerca in Terapie Avanzate Biomediche e Chirurgiche. Cittadino di San Nicola la Strada, svolge la sua attività presso il Policlinico/Seconda Università degli Studi di Napoli e altri istituti privati. E’ presidente dell’organizzazione di volontariato medico Fondazione La Casa della Speranza Onlus di Caserta)

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