Qualità della Vita 2020: la Terra dei Disastri perde un’altra posizione

E’ uscita l’annuale classifica del Sole 24 Ore.
La sconquassata provincia di Caserta è al 94.mo posto su 107 province italiane.

 

Non cominciamo a dire che la colpa è del Covid (che, peraltro, è colpa anche loro), perché il Covid c’è stato per tutti e tutto qui è sempre stato così.

Ci riferiamo ai “politici” -di tutti i colori e a tutti i livelli- che da quando in Italia si è cominciato a parlare di mezzogiorno hanno fatto calare la mezzanotte.
In particolare, stringendo di gradi l’orologio, ci riferiamo precisamente a tutti quelli che “governano” (si fa per dire) e che hanno “governato" (si fa sempre per dire) la cosiddetta Terra di Lavoro, meglio conosciuta come Terra dei Fuochi oppure Terra dei Roghi oppure Terra dei Tumori oppure Terra dei Disastri che è la Provincia di Caserta.

Sono uscite le classifiche 2020 sulla qualità della vita nelle province italiane, la meticolosa indagine annuale -unica ed insuperabile nel suo genere- che il quotidiano “Sole 24 Ore” fa da 31 anni prendendo in esame ben 90 indicatori (quindici per ognuno dei sei settori tematici scelti) tutti certificati da fonti ufficiali, istituzioni e istituti di ricerca (Istat, Inps, Banca d’Italia, Ministeri, Infocamere, Legambiente, Protezione Civile, Prometeia, Agid, Nebo, Agcm e tantissimi altri).

La classifica finale è costruita in base alla media aritmetica semplice dei punteggi assegnati nelle sei graduatorie di settore e cioè: “ricchezza e consumi”, “ambiente e servizi”, “giustizia e sicurezza”, “affari e lavoro”, “demografia e società”, “cultura e tempo libero”.

Per valutare l’impatto della pandemia esplosa a febbraio è stato necessario utilizzare dati il più possibile aggiornati in tempo reale. Così, nell’indagine di quest’anno si contano ben 56 indicatori su 90 riferiti al 2020, aggiornati a metà anno, se non addirittura per alcuni a ottobre-novembre.

Da considerare, inoltre, l’introduzione quest’anno di uno specifico indicatore denominato «casi Covid-19»: i casi di contagio da coronavirus, infatti, registrati in modo differente sul territorio, hanno esercitato un impatto differente sui sistemi sanitari, sulle vite e sulla quotidianità delle persone.

Il disastro casertano, dunque, è totale: 94.mo posto, su 107 province, nella classifica generale. Più giù ancora (di una posizione) dello scorso anno.

Come dire che solo in 13 province dello stivale si vive peggio che qui.

Queste le posizioni ottenute dalla nostra provincia nei...traguardi volanti: 98.ma per “ricchezza e consumi”, 94.ma per “ambiente e servizi”, 70.ma per “giustizia e sicurezza”, 74.ma per “affari e lavoro”, 63.ma per “demografia e società”, 72.ma per “cultura e tempo libero”.
E, come sempre, la sconquassata provincia di Caserta è anche l'ultima della Campania. Anche se per raggiungere questo traguardo non è che ci voleva chissà che cosa.

Caserta, si sa, è abituata da sempre a stare nei bassifondi di questa autorevole indagine, sin dalla sua prima edizione, datata 1990. Da allora, un po’ più giù un po’ più su e più di una volta ultima, la nostra Terra ha rappresentato ininterrottamente lo specchio fedele del perdurante fallimento della nostra mediocre (tanto per essere generosi) “classe politica”, di tutti i colori a tutti i livelli in tutti i campi della vita.
Il trend continua. Neanche il Covid è riuscito ad invertirlo...

Molto interessante la diretta in streaming dell'evento che abbiamo seguito nel pomeriggio di ieri 14 dicembre.
Di grandissima qualità gli interventi dei giornalisti del Sole 24 Ore, a testimonianza dello spessore elevatissimo di questa indagine, che affonda i piedi nelle realtà locali d'Italia, ricavandone, attraverso i dati precisi ed inconfutabili al giornale forniti dagli enti istituzionali, la fotografia della realtà attuale dell' "Italia dei comuni" colpita dal Covid. 

Conferenza di indubbio valore, che la dice tutta sulla eccellenza dei professionisti dell'informazione protagonisti dello studio.

Abbiamo sentito un senso di vomito (ma avevamo il Plasil a portata di mano) quando poi, perché era in programma, ha preso la parola la "politica" con le solite chiacchiere, le solite stronzate, i soliti annunciati programmi volti a creare una nuova qualità di vita, soprattutto alla luce di quello che ha provocato e sta provocando la pandemia.

Nicola Ciaramella
©Corriere di San Nicola