Di rifiuti tossici si muore: chi lo dice? Si vive benissimo!

La Procura di Napoli Nord e l’Istituto Superiore della Sanità mappano le zone più esposte ai rilasci dei composti chimici confermando la relazione fra tumori e rifiuti tossici 

Tra lo smaltimento illegale dei rifiuti e l’insorgenza di patologie gravissime c’è una relazione.
È questa la notizia choc che tutti aspettavano e che sta facendo il giro in tv e sul web. Non c’era bisogno che lo decretasse la Procura di Napoli Nord e l’Istituto superiore della Sanità, bastava andare negli ospedali oppure ricordare un po’ di storia, ma a quanto pare la memoria è corta.
Bastava chiederlo al parroco di Caivano, Maurizio Patriciello, che in questi lunghi anni ha dovuto accompagnare al cimitero centinaia di bambini, giovani e adulti e non solo lui. Bastava chiederlo alle mamme che insieme a plotoni di persone hanno manifestato, gridato, lottato per fermare lo scempio dei roghi.

In un recente articolo, pubblicato, proprio sul Corriere di San Nicola, abbiamo fatto un passo a ritroso e raccontato una breve cronistoria sulla Terra dei fuochi. Nonostante il passato sia sotto gli occhi di tutti, ci si dimentica spesso di cose dette e ridette, di cose fatte e rifatte; nella terra dei fuochi si gira a vuoto e ci sembra di ritornare ancora e sempre al punto di partenza. Non basterebbero centinaia di libri o di articoli per elencare tutte le iniziative messe in campo, dai droni alle telecamere, dall’esercito senza poteri alle manifestazioni, alle carte e documenti, agli accordi alle troppe parole spese da Ministri, Governatori, politici e via dicendo.

Abbiamo pubblicato su questo giornale storie, pareri di medici e volontari, eventi e manifestazioni; nell’articolo sopra citato si fa riferimento a ignobili tentativi di negare l’evidenza, di accuse di allarmismo, si è parlato perfino di bufala della Terra dei Fuochi, tanto di tumore si muore ovunque.
Cosa conclude oggi la Procura di Napoli Nord e l’Istituto superiore della Sanità? Quello che da circa trent’anni tutti sanno già.

Lo studio è frutto dell’accordo siglato nel giugno del 2016 fra Iss e Procura di Napoli Nord, con l’obiettivo di condividere dati relativi agli eccessi di mortalità, incidenza tumorale e ospedalizzazione. Il documento è stato presentato pochi giorni fa dal procuratore Francesco Greco, dal presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e dal procuratore generale di Napoli Luigi Riello.

I risultati riportati nel documento frutto dell’indagine

È stata stilata una mappa di rischio in 38 comuni, dove vi sono più sversamenti illeciti. Su quei 426 chilometri quadrati sono stati individuati 2.767 siti di smaltimento illegale. Il 37% dei residenti nei 38 comuni vive ad almeno 100 metri di distanza da un sito illegale, per cui, anche senza studiare troppo, possiamo affermare con un calcolo veloce, che un cittadino e mezzo è considerevolmente esposto (in pratica respira ogni giorno) rilasci di composti chimici pericolosi per la salute umana.  

Lo studio ha diviso in quattro classi i centri abitati in base a fattori di rischio:

-Giugliano e Caivano sono risultati di livello quattro (più esposti a fattori inquinanti);

-Cardito, Casoria, Melito di Napoli, Mugnano e Villaricca livello tre;

-Aversa, Casal di Principe, Sant’Arpino, Casaluce, Gricignano d’Aversa, Lusciano e Orta di Atella, Afragola, Casandrino, Crispano e Qualiano livello due;

I restanti 20 comuni risultano essere di livello uno.

Qual è ...l’ennesima ricetta proposta?

Secondo il presidente dell’Iss Brusaferro sarebbe necessario sviluppare un sistema di sorveglianza epidemiologica integrata con dati ambientali nell’intera Regione e in particolare nelle province di Napoli e Caserta, in modo da individuare appropriati interventi di sanità pubblica, a partire da azioni di bonifica ambientale. La storia ci ha insegnato, anche in altre parti d’Italia, come ad esempio, a Crotone, che le Aziende o gli Enti responsabili di inquinamento e sversamenti illeciti, dopo poco tempo, si propongono di bonificare e di risolvere il problema che essi stessi hanno creato.

Per il procuratore di Napoli Nord, Greco, quella del picco di tumori nella Terra dei fuochi è l’emergenza più importante per Caserta e Napoli dopo il Covid. Siamo sicuri? Prima del Covid allora era la più importante? Per questo se ne parlava H24 in Tv e sui giornali come avviene ora per il virus?

Oggi la notizia dei risultati dell’indagine, viene accolta come qualcosa di eclatante e si parla di monitoraggio della salute e di bonifiche, anziché di altri provvedimenti risolutivi. Si continua a parlare a vuoto e a dire sempre le stesse cose. Molte aziende producono scorie tossiche, che se smaltite attraverso canali legali avrebbero costi elevati. Si decide, dunque, di sversare i rifiuti illegalmente, spesso avvalendosi della complicità di alcuni Rom, che danno fuoco ai cumuli di rifiuti, pneumatici, plastiche ecc.

Le soluzioni? Sono talmente semplici che anche un bambino potrebbe arrivarci: Sequestri a tappeto nei campi rom, sequestro delle auto che servono a trasportare i rifiuti, controlli serrati nelle aziende che producono rifiuti tossici. Arresti, sigilli e sequestri per le aziende colpevoli.

Certo bisogna migliorare la sanità e velocizzare gli screening, mettere in atto più risorse per curare e prevenire i tumori, bonificare i terreni inquinati, ma se non si risolve il problema a monte, questi provvedimenti resteranno dei palliativi, rischieranno di essere una terapia del dolore inutile per un malato in fin di vita.

Oggi si sta parlando del neonato Ministero della Transizione ecologica, che, a quanto si legge, dovrebbe attuare la trasformazione del sistema produttivo verso un modello più sostenibile, che renda meno dannosi per l’ambiente la produzione di energia, la produzione industriale e, lo stile di vita delle persone.
Nei precedenti governi esisteva già un dipartimento per la Transizione ecologica e gli investimenti verdi, facente parte del ministero per l’Ambiente. Infatti, tale dipartimento aveva competenze del ministero in materia di economia circolare, contrasto ai cambiamenti climatici, efficientamento energetico, miglioramento della qualità dell’aria e sviluppo sostenibile, cooperazione internazionale ambientale, valutazione e autorizzazione ambientale e di risanamento ambientale. Cosa ha fatto questo dipartimento per la terra dei fuochi, cosa ha fatto il Ministro dell’Ambiente uscente?

L’ambiente è diventato un tema centrale nella politica di tutti i paesi, e non sappiamo se era necessario inventarsi un nuovo Ministero, forse tutta la politica dovrebbe farsi carico della svolta ambientale.

Di cosa dovrebbe interessarsi e come dovrebbe essere strutturato il neonato Ministero della Transizione ecologica?

Visto che non abbiamo informazioni precise, possiamo provare a immaginare.

Innanzitutto, il Ministero della Transizione ecologica dovrebbe partecipare attivamente (se non essere addirittura incorporato) alle attività del Mise, Ministero dello Sviluppo economico, al Dicastero delle Infrastrutture e Trasporti, con quello dell’Ambiente Tutela del territorio e del mare, con quello delle politiche agricole alimentari e forestali e infine con quello della salute. Il nostro ragionamento (forse troppo complesso per alcuni) ci porta a pensare che il nuovo Dicastero potrebbe rivelarsi un Super Ministero oppure solo un ennesimo restyling di facciata ben congeniato.

Il Ministero dello Sviluppo Economico non ha mai avuto una natura ecologista, anzi ha lavorato sempre a stretto contatto con industrie che in qualche modo hanno distrutto l’ambiente, basti pensare a Eni. Cambierà qualcosa? Ce lo auguriamo! Infrastrutture e Trasporti hanno avuto una svolta green negli ultimi tempi? Non sembra o almeno non tanto evidente. Il Ministero dell’Ambiente, negli ultimi anni è diventato un dicastero minore, di contorno, marginale, quando avrebbe dovuto essere il vero protagonista della politica.

Non ci resta che sperare, anche se il titolo di un noto film afferma ben altro!

Giovanna Angelino
©Corriere di San Nicola

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Immagini: sito web padremaurizio