Timeout: 25 novembre

Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Violenza psicologica: come riconoscerla?


Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne: una data non casuale, scelta dall’ONU.
In ricordo dell’assassinio delle sorelle Mirabal, uccise nel 1960 dai sicari per mano del dittatore Trujillo, a Santo Domingo, nella Repubblica Domenicana.
Dopo essere state fermate per strada mentre stavano andando a trovare i mariti in carcere, furono condotte in un campo di canna da zucchero e lì si consuma la tragedia, furono uccise a colpi di bastonate, strangolate ed i corpi straziati riposti nella vettura e gettate in un burrone, per simulare un incidente; ma l’opinione pubblica non credette alla fatalità, e fu subito chiaro che le tre donne erano state assassinate.
Patria, Minerva, Maria Teresa Mirabal erano già note attiviste del “Movimento giugno”, un gruppo clandestino, a causa del regime totalitario che ostruiva qualsiasi forma di libertà d’espressione; la loro militanza politica su immediatamente soppressa, nel gennaio del 1960 erano già state arrestate e incarcerate.
La loro detenzione, però era durata pochi mesi. L’unica sorella sopravvissuta, perché non impegnata attivamente, era Dedè, la quale ha dedicato la sua vita alla cura dei sei nipoti orfani. Di fatti esorcizzerà il rimorso del “sopravvissuto” dandosi il compito di custode della loro memoria. In seguito alle pressioni dell’opinione pubblica che chiedeva giustizia, il dittatore Trujillo venne assassinato da un gruppo di uomini capeggiati dal generale Juan Tomas Diaz il 30 maggio del 1961.

Quando parliamo di violenza contro le donne non intendiamo solo la violenza fisica e sessuale.
Esiste la violenza psicologica (i dati statistici riportano una percentuale di vittime nettamente superiori alle prime due), ha lo stesso potere traumatico ad altri tipi di violenza. E’ una forma di maltrattamento invisibile e silenzioso che colpisce moltissime donne (non solo), spesso inconsapevoli di esserne vittime.

Al pari della violenza fisica, la violenza psicologica ha conseguenze devastanti. Come riconoscerla?
L’aggressore ha lo scopo di minare l’autostima della vittima e si manifesta soprattutto sul piano della comunicazione verbale.
Ad es.
-Usa nomignoli, parole offensive “stupido, perdente, fallito,ecc.”
-Fa generalizzazioni: “Sei sempre in ritardo, sei incapace, ecc.”
-Urla: l’urlare, imprecare hanno lo scopo di intimidire e far sentire la vittima piccola, le urla possono essere accompagnate da pugno a cose o lanci di oggetti.
-Ridicolizza.
-Imbarazza pubblicamente: espone i segreti intimi, mette in piazza le mancanze del partner.
-Fa sarcasmo: quando il partner soffre e minimizza la sua sofferenza.
-Insulta l’aspetto fisico, il modo di vestire, parlare, camminare.
-Sminuisce l’interesse dell’altro.
-Colpisce i punti deboli del partner.
-Cerca di far vergognare l’altro delle sue inadeguatezze e rappresenta soltanto un’altra vira per avere più potere.
-Minaccia: “Se non fai questo, avrai brutte conseguenze, me la pagherai..”
-Tiene l’altro sotto controllo: vuole essere messo al corrente di tutti gli spostamenti, cosa fai, anche attività online e finanziare.

Si instaura una gerarchia nella quale l’uomo è in alto e la donna in basso (up-down).
Una caratteristica è la negazione, nega a prescindere, chi commette violenza psicologica tende a negare anche quando sa bene di cosa l’altro stia parlando. Innesta il senso di colpa nella vittima, tutto ciò che non va dipende da essa. Come dovresti comportarti davanti ad una donna vittima di violenza? Le donne vittime di violenza sono reticenti a parlare della loro situazione, per le ragioni che pocanzi sono state illustrate, soprattutto è la vergogna e il timore di eventuali ripercussioni o per timore di non essere credute o perché pensano che la colpa sia la loro. E’ fondamentale che la donna debba sentirsi al sicuro e soprattutto a suo agio nell’aprirsi, che incontri dall’altra parte un atteggiamento non giudicante e che non si senta forzata a prender decisioni. Mostrare vicinanza e solidarietà sono molto importanti, pertanto è opportuno assicurarsi di avere tutto il tempo per ascoltare il suo racconto (evitando distrazioni come il telefono), mentre parla non interromperla, ma rassicurala con lo sguardo.

Fai domande per capire da quanto tempo avviene la violenza, servirà per capire la gravità della situazione (soprattutto se ci sono eventuali armi in casa) e l’urgenza di una soluzione. Inoltre non bisogna sottovalutare mai le paure di una vittima. Non farle domande del tipo: “perchè non te ne sei andata prima?” Incorreremmo nell’errore del fornire giudizi. Sarà la vittima a dir ciò di chi ha bisogno, non prendere iniziative senza accordarti con la donna stessa. Cosa dobbiamo dire? Non c’è nessuna giustificazione alla violenza, che è una responsabilità di chi la pratica. Spesso chi maltratta sfrutta le paure più grandi ovvero di impedire di vedere i figli e che li perderà in caso di separazione o denuncia. Aiuta la vittima a capire che non è una cattiva madre se cerca di proteggere i suoi figli e che la violenza può provocare conseguenze destabilizzanti anche per loro. Puoi offrire un primo ascolto alla persona vittima di violenza in un primo momento, ma non sei tu che la puoi aiutare ad uscirne, per questo esistono dei servizi specifici che è necessario farle conoscere: Il telefono rosa nazionale 1522, centri antiviolenza sul territorio.

Dott.ssa Graziella Vingelli
psicologa psicoterapeuta 

©Corriere di San Nicola 
diretto da Nicola Ciaramella

L' Associazione L.I.B.A. Italia incontra i giovani studenti napoletani.
Un debate che ha visto protagonisti gli studenti dell'IC Viviani e il Liceo Galileo Galilei di Napoli, i quali hanno partecipato con estremo interesse ed entusiasmo: "La Violenza Psicologica" -La violenza sessuale, Revenge Porn, Sexting, Stalking, Codice Rosso e Cat Calling, la storia delle sorelle Mirabal, e del fenomeno degli abusi sessuali nel mondo dello sport.

Ed ora toccherà agli studenti continuare il debate nelle proprie classi.

Una foto con il logo ufficiale dell'Associazione L. I.B.A Italia con i conduttori del debate: Prof.ssa Annamaria Meterangelis, Dott.ssa Graziella Vingelli Psicologa psicoterapeuta e gli studenti del Liceo Galileo Galilei di Napoli