"Se non fai il bravo/a Babbo Natale non viene! Il ricatto del Natale"

-per la rubrica "silenziosaMente" a cura della D.ssa Graziella Vingelli, psicologa psicoterapeuta-



Gettonatissima dai genitori, dai nonni ma anche da alcuni insegnanti la frase “se non ti comporti bene, Babbo Natale  non ti porta i regali!” è la più usata da Ottobre a Dicembre. Lo scopo è quello di ottenere un miglioramento nel comportamento dei bambini o sedare velocemente un capriccio. Sai perché è scorretto usarla? Perché è una minaccia. Quante volte ce l’hanno detta e quante volte è stata usata per placare un capriccio di un bambino? Tale minaccia fa subito presa sul bambino perché va a toccare un qualcosa di particolarmente e altamente desiderato il “dono” ed il timore di non poterlo ricevere per Natale può far cambiare il loro comportamento. Nessun bambino dovrebbe essere privato del godere della magia del Natale. Le feste contribuiscono ad accrescere l’immaginazione, l’entusiasmo, la gioia, promuovendo atteggiamenti positivi necessari per uno sviluppo soddisfacente della loro emotività. Lasciare un bambino senza regalo a Natale perché “non ha fatto il bravo” è crudele. E’ una punizione così intensa che non permette di capire correttamente quello che ha sbagliato, né lo aiuta a raggiungere l’obiettivo che la punizione avrebbe potuto avere. Ci sono momenti in cui il bambino ha bisogno dell’adulto affinché lo accompagni nel capire quello che è successo, in modo che possa spiegare le ragioni dei suoi comportamenti inappropriati. Queste potrebbero avere origine in un’imitazione di ciò che fa un adulto, dal bisogno di “attirare l’attenzione“, o semplicemente dal non sapere come manifestare qualcosa che gli sta accadendo, e che lui esprime attraverso comportamenti distruttivi. Posto il fatto che la gestione dei capricci non è affatto facile soprattutto dopo una giornata pesante, la cosa migliore è accompagnare il bambino nel trovare comportamenti alternativi più accettabili. La chiave è capire il motivo del capriccio, sintonizzarsi sulla linea d’onda del piccolo e cercare con lui un’alternativa.

Un esempio? “capisco che sei molto arrabbiato perché vorresti le caramelle,  invece di gettare i giocattoli a terra puoi correre in giardino. In ogni caso il modo migliore di educare non è con il senso di colpa o con la minaccia ma con le regole! Dare punizioni è utile soprattutto se sono commisurate a ciò che la determina:  Va anche ricordato che la punizione data, affinché venga percepita come tale, non deve mai influire negativamente sulla vita e sull'istruzione del bambino. Ad esempio, è giusto privare temporaneamente di un giocattolo un bambino ma garantendogli comunque la possibilità di usarne altri e facendo così sperimentare la privazione di qualcosa. La crescita emozionale del bambino, in questo modo, può procedere nella giusta maniera e soprattutto verranno annullati tutti i possibili rancori che, in caso contrario, potrebbero originarsi. Infine, le richieste devono essere coerenti con lo stadio di sviluppo del bambino, così come le punizioni. Per esempio non si può chiedere ad un bambino di 5 anni di avere rispetto per la maestra, quando il concetto di “rispetto” è troppo astratto e inconcepibile per la sua età.
Allo stesso modo la conseguenza deve essere qualcosa che può comprendere, altrimenti non avrà nessun effetto se non minare la relazione.

Capita che manchino adulti disposti a spiegare che delle volte accadono cose che i bambini non capiscono (spesso, tra l’altro, anche agli adulti accadono cose che non sanno gestire).

Capitano anche genitori che si sentono disarmati e sopraffatti nell’educare i propri figli, come se non riuscissero a vedere le proprie reali capacità. Ma la cosa che devi sempre tenere in mente è che puoi cominciare a cambiare la situazione quando vuoi. 

Dott.ssa Graziella Vingelli
Psicologa- Psicoterapeuta in formazione
Esperta in Disturbi Specifici dell'Apprendimento
Iscritta all'albo dell' Ordine degli Psicologi della Regione Campania n°8491 Instagram: @psicologagravingelli
Tel: 3517009985
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

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