Un Covid...imbarazzante


Lo scrive Stefania Salmaso su "Scienza in rete"

 

 

“Un Covid-19 imbarazzante”: potrebbe essere il titolo di una novella di Calvino o di una filastrocca di Rodari, ma è quanto stiamo osservando in questi giorni. L’aumento di frequenza di infezioni da SARS-CoV-2 in diverse aree del mondo, inclusa l’Italia, ha costretto la stampa corrente e i media in generale a occuparsene di nuovo. Però spesso se ne parla con una sorta di imbarazzo e solo per dovere di cronaca, e se si passa a discutere di eventuali contromisure l’imbarazzo è ancora più evidente. Perché? Stefania Salmaso, che ne scrive questa settimana, sottolinea come uno degli aspetti peggiori della comunicazione in corso di pandemia è stato il ricorso a “opinionisti”, tra i quali molti anche qualificati nel settore clinico della cura del malato, ma non necessariamente dotati di esperienza e strumenti di sanità pubblica. Le opinioni sono facilmente strumentalizzabili e la polarizzazione delle posizioni è stata spesso associata a ideologie, politiche e no. Quasi mai c’è stata una spiegazione del processo decisionale e dei criteri che lo avevano guidato, dei motivi della scelta tra diverse alternative, per cui ai più è sembrato che un'opinione valesse quanto un’altra. Quando non si sa bene in base a quali argomenti e dati vengono prese decisioni, allora è evidente che lo spazio per le “opinioni” diventa predominante e la discussione si sposta su piani diversi da quello dell’approccio razionale. 

(da "Scienza in rete", articolo di Stefania Salmaso) 

pubblicato da ©Corriere di San Nicola con citazione della fonte