E’ morto LUIGI FRONZINO, sottufficiale della Guardia di Finanza che fu insignito di Medaglia d’oro di Vittima del terrorismo

Fu tra i feriti del tragico attentato del 1966 alla caserma di Malga Sasso, nel Sudtirolo, che costò la vita a tre suoi colleghi in servizio.

 

Si è spento, martedi 9 gennaio, all’età di 78 anni, LUIGI FRONZINO, stimatissimo personaggio storico sannicolese, sottufficiale pensionato della Guardia di Finanza, Medaglia d’Oro di Vittima del terrorismo.

L’onorificenza gli fu assegnata con decreto emesso il 27/3/2017 dal Presidente della Repubblica, su proposta del Ministero dell’Interno, ed è relativa ai tragici fatti accaduti a Malga Sasso, in provincia di Bolzano, dove, il 9 settembre 1966, in un attentato terroristico (attacco dinamitardo) perpetrato da separatisti sudtirolesi, una caserma della Guardia di Finanza fu completamente distrutta da una esplosione, causando la morte di tre finanzieri italiani e il grave ferimento di altri quattro, tra i quali Luigi Fronzino.

Luigi Fronzino è stato esempio di educazione e di amicizia per tutti. Disponibile, generoso, eccelso interprete dei grandi valori della famiglia, è stato icona di dedizione al dovere, dotato di naturale senso del rispetto del prossimo.

Cittadino sempre attento alla storia della nostra città (è stato un assiduo lettore del nostro giornale), fu sempre pronto a rispondere al richiamo dell’impegno sociale: ci piace, tra l’altro, anche ricordare la partecipazione, nel 2010, al “Comitato Civico per la difesa della gestione pubblica dell’acqua” costituito alla Rotonda, di cui furono membri anche l’ex sindaco Nicola Tiscione e il parroco don Oreste Farina. 

Va altresì ricordato l’impegno di Luigi Fronzino nello sport locale. Egli, infatti, fu grande sostenitore della Polisportiva Cedri Basket negli anni ’90 e successivi non facendo mai mancare il suo apporto in un progetto comune per la crescita e lo sviluppo dello sport a San Nicola la Strada, che lo vide al fianco del presidente Cosimo Zappullo e dell'intero staff direttivo. La sua presenza, sia nelle riunioni, in allenamento e, soprattutto, nelle gare in trasferta, fu molto preziosa: la sua Fiat Multipla era sempre disponibile e puntuale per accompagnare gli atleti sui campi di gara, da quelli dei campionati giovanili fino alla serie C. 

Dopo varie sedi in cui ha lavorato, concluse il suo valoroso servizio presso la caserma Zanzur di Napoli.

I funerali si sono svolti, con gli onori militari, mercoledi 10 gennaio nella Chiesa di Santa Maria della Pietà di San Nicola la Strada.

Il Corriere di San Nicola e Nicola Ciaramella (che è stato sincero amico dello scomparso) si uniscono al dolore della famiglia e porgono sentitissime condoglianze.

©Corriere di San Nicola 



Che cosa successe in quel tragico Venerdi 9 settembre 1966  

(FONTI: Wikipedia, La Voce di Bolzano.it, Primapagina news, Umbriasud.org)

Tra le tante azioni violente ed attentati dinamitardi compiuti dai membri del Befreiungsausschuss Südtirol ("Comitato di Liberazione del sud Tirolo", movimento deciso a staccare l'Alto Adige dall'Italia per ricongiungerlo all'Austria), nei quali vennero colpite case ed abitazioni di cittadini italiani, la strage di Malga Sasso, testimonianza dell’odio terrorista che dilagava in quegli anni in tutto l’Alto Adige, fu un eccidio messo in atto ai danni di una caserma della Guardia di Finanza, nel quale morirono tre finanzieri italiani. Due persero la vita sul colpo, mentre il terzo spirò due settimane dopo.
Altri quattro militari (tra cui Luigi Fronzino di San Nicola la Strada -ndr) rimasero feriti.
Gli autori della strage furono individuati e condannati.
La piccola caserma di Malga Sasso si trovava in cima ai monti, vicino al confine, in luoghi dove la natura la faceva da padrone. Sorgeva sulle pendici del Monte del Sasso, sul fiume Isarco, in un esteso prato circondato da boschi di conifere, poco distante dal passo del Brennero. Era un edificio isolato, a 1800 metri di altezza, raggiungibile solo dopo un’ora di marcia dal Brennero.
L’esplosione avvenne alle 11:30 circa: un boato che riecheggia nella vallata e poi più nulla. Non si sentì più nessuna voce fra gli echi dei monti, soltanto silenzio. Una notevole quantità di esplosivo era stata piazzata nella canna di uno dei quattro camini della caserma: l’esplosione, aggravata da quella di 52 delle sessanta bombe a mano custodite in un ufficio, fu devastante: la caserma fu praticamente disfatta.
La terribile deflagrazione fece crollare il muro maestro, spesso 60 cm, del lato esposto a nord/ovest in corrispondenza dell’ufficio e abbatté una parete interna divisoria fra l’ufficio e la cucina. Il tetto, eretto in lastre d’ardesia, volò via in corrispondenza della cucina, dell’ufficio e di una camerata. La soglia e la mazzetta della finestra dell’ufficio vennero polverizzate, mentre l’inferriata fu scagliata quasi a venti metri di distanza. Le brande della camerata furono deformate e scaraventate via. Alcuni detriti furono rivenuti fino a 50 metri di distanza.