Carpe diem e Carpe locum, tempi, luoghi e coniugazioni

-di Giovanna Angelino-

 

Enrico Galiano, professore e scrittore, dice che Freud dice che non facciamo poi tanti errori nella nostra vita: facciamo sempre gli stessi, solo ripetuti infinite volte.

La domanda arriva sempre ed è: Ma io, dove ho sbagliato?

Il punto è che, se per la ricerca dell'amore esiste un’educazione sentimentale che comincia fin da quando siamo piccoli, da quando iniziamo ad ascoltare canzoni, guardiamo film, che ci insegnano a trovare, riconoscere e conquistare la nostra persona, non accade lo stesso per quanto riguarda chi vogliamo diventare e cosa vogliamo fare. Qual è il fare che permette al nostro essere di esprimersi nel mondo? (E. Galiano).

Di trovare il nostro posto? aggiungerei.

Così parla e scrive la “versione italiana” del prof. Keating di Carpe diem (celebre film), alias Enrico Galiano in uno dei suoi libri. Ma accanto a cogli l’attimo, esiste un altro concetto, che sembra quasi completarlo, e che ha anch’esso un senso: carpe locum, cogli il luogo.

D’altra parte dal luogo dipende tutto. Dovremmo pensare molto più spesso al locum, e cercare in tutti i modi di rendere il nostro un posto migliore. Con la gentilezza, facendo spazio, gettando via ciò che non serve. Il posto dove viviamo deve essere libero da futilità.

In fondo, quando piantiamo un albero, tutto dipende anche dal tipo di terreno, dall’esposizione al sole, da tutto ciò che lo circonda. Siamo diversi dalle piante? Non abbiamo forse bisogno della terra, e di un ambiente confortevole per fiorire? Di sole, di acqua, di gentilezza, di approvazione?

Lo scrittore Kyle Harper in uno dei suoi libri parla di eruzioni vulcaniche, cicli solari, instabilità climatica e virus e batteri devastanti. Secondo il suo pensiero, non sono state le guerre, i soldati e gli uomini di potere a cambiare il mondo, ma la forza della natura. Quest’ultima trionfa sempre sull’ambizione umana e fa sì che le caratteristiche di un luogo cambino. La natura distrugge e ricrea o modifica.

In alcuni versi (contenuti nella raccolta di poesie “Vertebre sacrali”), Giuseppe Ferrara esprime a modo suo il Carpe locum:

Carpe locum

Ho detto che resterò qui ad amarti

e non che t’amerò per sempre

perché al tempo preferisco lo spazio,

cogliere un posto invece dell’attimo.

Non tanto dunque quanto durerà,

ma dove e come ti sarò vicino:

è più confacente a ingannare il tempo.

In un’epoca difficile da coniugare, oltre al tempo proviamo anche a pensare allo spazio, al luogo, e a tutto ciò che vogliamo metterci dentro. A quello che vogliamo far fiorire, a quello che vogliamo dare, costruire, prendere. E come il poeta, anche noi potremo dire: non quanto ma dove e come.

Giovanna Angelino 
©Corriere di San Nicola

Scrittrice e Copywriter SEO

Editorialista presso meer.com/it

dirige lifestyleslow.com