Michele Grauso non è andato via !

La storia di un giovane sorridente “basco verde” di San Nicola la Strada, morto nel 2020 in seguito ad un tragico incidente provocato, nel 2017, dalla grave disattenzione di un collega (nei giorni scorsi condannato).
L’inconsolabile dolore dei genitori e l’indegna imprecisione della comunicazione che parla di morte per covid...



Non si può lenire il dolore di una mamma e di un papà che hanno perso il loro unico figlio. E’ un dolore che nessuno può essere in grado di descrivere.
Il vuoto che è dentro di loro da quel lontano 24 novembre 2017 è incolmabile. Niente potrà più ridare a mamma Tina e a papà Lorenzo la gioia, il motivo della loro esistenza.
La sofferenza è atroce, nessuno può capirla.
Ma, quando la senti, la voce di mamma Tina, dalla quale emana grazia, ti prende dentro e non ti lascia più. E cominci a sperare che Tina e Lorenzo possano, un giorno, trovare dentro la forza di credere fortemente che Michele sia ancora vivo, di sentirne la voce in ogni istante del tempo che scorre, di vederne acceso il sorriso folgorante, di accarezzarne il volto gioioso.
La speranza che dalla sofferenza possa arrivare questa forza, che questa grande forza possa avvolgerli in un abbraccio senza fine, è l’unico motivo che Tina e Lorenzo hanno per continuare la loro vita su questa terra.
Preghi e speri anche tu affinché la fiamma ardente del ricordo possa avere il sopravvento sullo sconforto profondo che oggi condiziona ogni attimo di respiro della vita, se ancora così si può chiamare, di mamma Tina e papà Lorenzo.

La storia è quella del caro, indimenticato, indimenticabile MICHELE GRAUSO, di San Nicola la Strada, giovane Agente della Guardia di Finanza, morto a Bologna il 9 maggio 2020 dopo due anni e mezzo di coma in seguito ad un proiettile penetratogli nella testa accidentalmente, partito dall’arma di ordinanza di un collega.

«Il destino di Michele Grauso»  -scriveva il Corriere di San Nicola il 5 giugno 2020- «si è rivelato tragico da quando, poco prima di mezzogiorno del 24 novembre 2017, fu colpito alla testa da un proiettile accidentalmente partito dall’arma di ordinanza di un collega mentre si trovava nella sua camera della scuola di addestramento della Guardia di Finanza a Orvieto, dove stava frequentando l’ultima settimana del “corso scorta”.
Da quel giorno, Michele è sempre stato in coma farmacologico, continuamente assistito dai genitori Lorenzo e Tina, che hanno tentato in tutti i modi di salvarlo, affidandolo di volta in volta, sin dal primo ricovero a Perugia disposto dalla Guardia di Finanza subito dopo l’incidente, a diverse primarie strutture specialistiche di riabilitazione esistenti in Italia (tra cui quelle di Roma e di Parma) ed ipotizzando anche un suo trasferimento presso una notissima clinica in Austria.
Michele Grauso, che avrebbe compiuto 30 anni nel prossimo agosto, dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore presso la Fondazione Villaggio dei Ragazzi di Maddaloni si arruolò nel Corpo della Guardia di Finanza, prestando servizio in varie sedi del territorio nazionale, tra cui Roma e Bari, fino a diventare “basco verde”, cioè operatore specializzato in tecniche di polizia impiegato nei reparti antiterrorismo e pronto impiego.
Michele era buono, allegro, socievole: i social sono pieni di messaggi che ne fanno emergere un’immagine di “ragazzo speciale” che lascia un vuoto incolmabile nel cuore di chi lo ha conosciuto e un sentimento di profondo dolore nella città di San Nicola la Strada».

La salma di Michele Grauso, partita da Bologna alle prime ore di sabato 6 giugno, arrivò a Caserta, nella chiesa del Buon Pastore, dove furono celebrati i funerali (presenziati dal sindaco di San Nicola la Strada Vito Marotta e dal comandante della Polizia Municipale sannicolese Alberto Negro con il suo vice Pierino D’Andrea), per essere poi trasferita e tumulata nel cimitero della sua città, San Nicola la Strada.

Una folla commossa di parenti, amici e conoscenti assisterono a quei tristi momenti di grandissimo dolore per porgere l’ultimo saluto al giovane “basco verde”.
Straziante, soprattutto, il dolore dei genitori, che sin da quel tragico 24 novembre 2017 gli erano stati accanto, tentando in tutti i modi qualsiasi cura possibile, seguendolo nei trasferimenti in diverse strutture di riabilitazione, sperando nel suo risveglio e nel riaccendersi della meravigliosa luce dei suoi occhi.

Sono passati sei anni e due mesi. Non è passato il dolore dei genitori di Michele, che, anzi, continua ad alimentarsi anche di altre amarezze riservate dalla vita.
Nei giorni scorsi, il militare dalla cui pistola partì il proiettile che colpì Michele è stato condannato dal tribunale di Terni ad un anno e sei mesi di reclusione, pena sospesa, per omicidio colposo e violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro.
La legge ha fatto il suo corso.

Si parlava di dolore. Sì. Dolore, ma anche rabbia. Ne viene tantissima nell’animo di chi ha ascoltato la voce di mamma Tina e ne ha colto l’atroce sofferenza.
Dolore e anche rabbia. Perché il mondo è brutto, troppo brutto.
Michele Grauso finì la sua giovane esistenza per un incidente, per un maledetto incidente, mai risvegliandosi dal coma in cui crollò sin dal primo istante della tragedia.
“Sussiste nesso di causalità materiale tra l’evento del 24 novembre 2017 ed il decesso”: così si conclude la relazione medica degli atti del procedimento.
…Purtroppo, qualche comunicatore, senza approfondire ed accertarsi come un comunicatore degno di questo nome dovrebbe fare, scrive che Michele è morto di Covid…
La negazione della verità. Uno squallore che non solo accresce il dolore di due poveri genitori, ma che semina perplessità nel mondo dell’informazione.
Ma Tina e Lorenzo sono abituati al dolore. Sapranno continuare a sperare in un mondo migliore. Essere al loro fianco è vedere Michele che vive. Sì, Michele non è mai andato via. Michele vive!

Nicola Ciaramella
©Corriere di San Nicola 


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