Giovedi Santo 2024 in Santa Maria degli Angeli

Messa in “coena domini” officiata da Don Antimo, che ha celebrato il rito della lavanda dei piedi.
Pietro Ianniello ha realizzato lo splendido allestimento dell’Altare della Reposizione. 

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La Pasqua 2024 è entrata nella fase liturgica più solenne. Con il Giovedi Santo è iniziato, infatti, il Triduo Pasquale, tre giorni rivolti alla vera e propria celebrazione del mistero pasquale, con la messa “in coena Domini”, la veglia pasquale e la domenica di risurrezione.
Con il Giovedi Santo si ricorda l'ultima cena di Gesù con i suoi discepoli, consumata prima della sua passione, nella quale egli consegnò ai discepoli il comandamento dell'amore ("Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi", Gv 13,34), dopo aver lavato loro i piedi (simbolo dell'amore di Gesù, che si esprimeva nel servizio) ed istituendo il sacramento dell'Eucaristia.

In questo giorno non si celebrano altre messe tranne quella che il vescovo celebra al mattino in cattedrale con tutti i sacerdoti: questa celebrazione eucaristica è detta “crismale” perché il vescovo consacra il Crisma, olio e balsamo, da utilizzare nel battesimo, nella cresima e nell’ordinazione di sacerdoti e vescovi; oltre al Crisma il Vescovo benedice l’olio dei catecumeni, ovvero i battezzandi, che si usa nel battesimo e l’olio degli infermi per il sollievo di coloro che sono provati nel corpo e nello spirito).

In questo stesso giorno si ricorda l’istituzione del sacerdozio da parte di Gesù; e per questo motivo tutti i sacerdoti rinnovano le promesse fatte la prima volta il giorno in cui sono stati ordinati sacerdoti.

Giovedi 28 marzo, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli in San Nicola la Strada, il parroco Don Antimo Vigliotta, assistito dal vice parroco Don Pierino Pepe e dal diacono Don Raffaele Santamaria, ha celebrato la “Messa in cena domini” (messa nella cena del Signore), che ha avuto il suo momento centrale con il rito della lavanda dei piedi a dodici fedeli.

Al termine della celebrazione, come vuole la liturgia cattolica, è iniziata la venerazione dei “Sepolcri” (così molto impropriamente definiti) allestiti sull'Altare della Reposizione, che è, invece, propriamente, il luogo in cui viene riposta e conservata l’Eucaristia, il Pane eucaristico per la comunione del Venerdì Santo. 

La liturgia cattolica prevede che l'altare della reposizione non coincida con l'altare dove è di consueto riporre il SS. Sacramento. È inoltre tradizione che nelle chiese l'altare della reposizione sia addobbato in modo solenne, con composizioni floreali o altri simboli, in omaggio all'Eucaristia, che viene conservata in un'urna, detta tabernacolo, per poter permettere la Comunione nel giorno seguente, il Venerdì santo, ai fedeli che partecipano alla celebrazione della Passione del Signore; infatti il Venerdì santo non si offre il Sacrificio della Messa, e dunque non si consacra l'Eucaristia. Inoltre la reposizione dell'Eucaristia si compie per invitare i fedeli all'adorazione nella sera del Giovedì santo e nella notte tra Giovedì e Venerdì santo, in ricordo dell'istituzione del sacramento dell'Eucaristia e nella meditazione sopra i misteri della Passione di Cristo, soprattutto sopra quello dell'agonia nel Getsemani.

L'altare della reposizione rimane allestito fino al pomeriggio del Venerdì santo, quando, durante la celebrazione della Passione del Signore, l'Eucaristia viene distribuita ai fedeli; se le ostie consacrate non sono state consumate interamente, esse vengono conservate non in chiesa ma in un luogo appartato, e l'altare viene dismesso, per ricordare con austerità la morte di Gesù in croce, fino al giorno seguente, quando durante la Veglia pasquale si celebra la risurrezione di Gesù.

Nell’Altare della reposizione viene riposta l'Eucaristia, ossia le ostie precedentemente consacrate, che la Chiesa cattolica crede essere il segno sacramentale di Gesù Cristo vivo e risorto. L'altare della reposizione non è dunque un sepolcro che simboleggia la morte di Gesù, ma un luogo in cui adorare l'Eucaristia.

Lo splendido Altare della Reposizione di Santa Maria degli Angeli è stato personalmente allestito dal fedele Pietro Ianniello, priore dell'Arciconfraternita di San Nicola di Bari e SS. Rosario.  
Ispirato dal titolo del programma predisposto dal parroco per la Quaresima e la Pasqua 2024 (“Mettiamo in circolo il Suo Amore… per una comunità sinodale” - https://www.youtube.com/watch?v=HWdCHJxSPjc), egli ha voluto realizzare “un grande albero maestoso, pieno di saggezza e di luce”, che raggiunge il cielo.
Comunione, partecipazione, missione: Pietro Ianniello così spiega il significato di una meravigliosa opera, costruita per la maggior parte in legno, e gli ideali che essa rappresenta.
Illustrarne i dettagli è emozionante.
Due sono gli elementi su cui essa si basa: un albero e gente in cammino.
L’albero è segno di profonda vitalità e speranza, esprime la croce di Cristo; porta l’Eucaristia, che brilla come il sole. I rami orizzontali aperti come mani o ali suggeriscono, allo stesso tempo, lo Spirito Santo.
Il Popolo di Dio non è statico: è in movimento, in riferimento diretto all’etimologia della parola “sinodo”, che significa “camminare insieme”. Le persone sono unite dalla stessa dinamica comune, che questo Albero della Vita respira in loro, da cui iniziano il loro cammino.
Le quindici sagome riassumono tutta la nostra umanità nella sua diversità di situazioni di vita, di generazioni e origini.
Questo aspetto è rafforzato dalla molteplicità dei colori brillanti, che sono essi stessi segni di gioia. Non c’è gerarchia tra queste persone, che sono tutte sullo stesso piano: giovani, vecchi, uomini, donne, adolescenti, bambini, laici, religiosi, genitori, coppie, single. Il vescovo e la suora non sono davanti a loro, ma tra di loro. Molto naturalmente, i bambini e poi gli adolescenti aprono loro il cammino, in riferimento a queste parole di Gesù nel Vangelo di Matteo: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”.

Pietro Ianniello, semplicemente un “fedele” prima che il Priore dell'Arciconfraternita, si è dedicato con grande amore alla realizzazione di quest’opera, impiegando tutto il suo pochissimo tempo libero di questi ultimi mesi (egli, si sa, lavora in Toscana e viene a San Nicola la Strada a fine settimana). Il suo è un capolavoro di mani e di pensiero. Soprattutto di devozione.

Nicola Ciaramella
©Corriere di San Nicola