TERRA DI PUZZA E TUMORI

Brutte notizie dall’OMS: la nostra provincia cambia nome...
Sentite che cosa dicono, riferendosi alla situazione dello Uttaro, Bertolaso (“I risultati della ricerca delineano un quadro allarmante che dovrebbero indurre i cittadini a scendere in piazza contro chi per anni ha avvelenato con scarichi illegali vaste aree della Campania”) e Bassolino (“Accanto a tante proteste legittime ci sono state anche tante proteste sbagliate, legate a interessi poco trasparenti”)...

«Lo smaltimento illegale dei rifiuti in Campania e soprattutto in provincia di Caserta rappresenta un fattore di rischio rilevante per la salute dei cittadini. È quanto conferma lo studio sanitario (rilevabile sul sito dell’Arpac) commissionato dal Dipartimento della Protezione Civile all’Organizzazione Mondiale della Sanità, a cui hanno partecipato Cnr, Istituto Superiore di Sanità, Arpa Campania, Osservatorio Epidemiologico Regionale e Registro campano delle Malformazioni Congenite. Già nel 2005, dalla prima fase di questo studio, erano emerse per le province di Napoli e Caserta, maggiormente interessate negli ultimi decenni dal fenomeno dello smaltimento abusivo dei rifiuti, criticità sanitarie (incremento di tumori e malformazioni) che si discostano significativamente dalla media regionale.
L’approfondimento che è stato presentato ha permesso di stabilire una correlazione statistica tra la presenza di siti di abbandono incontrollato e un aumento degli effetti negativi sulla salute. Questa correlazione mostra per molte patologie un trend di rischio che cresce progressivamente nei comuni in cui il fenomeno della “gestione” illegale è particolarmente grave, sia per numero di siti sia  per la pericolosità dei materiali abbandonati.
In particolare negli otto comuni classificati nella fascia a maggiore esposizione allo smaltimento abusivo (Acerra, Bacoli, Caivano, Giugliano, Aversa, Castelvolturno, Marcianise e Villa Literno) si rileva un’impennata  dei tassi  di mortalità generale del 12 per cento tra le donne e del 9 per cento  tra gli uomini rispetto a comuni delle medesime province in cui l’incidenza del fenomeno è di minore entità.
Lo stesso gruppo di otto comuni presenta inoltre un aumento del rischio di malformazioni congenite dell’apparato uro-genitale (14%) e del sistema nervoso che supera l’ 8 per cento. (fonte: Ufficio Stampa del Commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Campania – 12 aprile 2007).
Gli interventi che si sono succeduti nel corso del workshop, coordinato da Pietro Comba dell’Istituto Superiore di Sanità, hanno  descritto la metodologia (in alcuni aspetti innovativa) utilizzata e i risultati dello studio. Sono intervenuti l’assessore alle politiche ambientali della Regione Campania, Luigi Nocera,  il direttore generale ARPAC, Luciano Capobianco e il direttore generale del Ministero Ambiente, Gianfranco Mascazzini. Le relazioni tecniche sono state curate da Roberto  Bertollini (OMS), Fabrizio Bianchi (CNR), Loredana Musmeci (ISS), Giovanna Martini (DPC), Marco Martuzzi (OMS), Renato Pizzuti (OER) e Massimo Menegozzo (ARPAC).
Per stimare l'esposizione umana a inquinamento da rifiuti è stato costruito un indice di pressione ambientale, specifico per ogni sito di smaltimento, che ha permesso di integrare tutte le informazioni sull'inquinamento ambientale disponibili, di fonte nazionale (Apat) e regionale (Arpa-Campania)", ha spiegato Fabrizio Bianchi, ricercatore della sezione di epidemiologia dell'Istituto di fisiologia clinica del Cnr, che ha così aggiunto: "I 196 comuni delle province di Napoli e Caserta sono stati ripartiti secondo 5 categorie di rischio e per ogni sito, legale ed illegale, è stato considerato un cerchio di 1 km di raggio come area di maggiore impatto. Per la mortalità generale è stato osservato un eccesso del 9% negli uomini e del 12% nelle donne nei comuni a maggior rischio ambientale da rifiuti rispetto a quelli a rischio più basso (categoria 1). Va notato però che, anche se la situazione é preoccupante e vanno adottate urgenti misure di riduzione del rischio, per molte cause sia di mortalità sia di malformazioni, non sono stati rilevati apprezzabili eccessi".
Massimo Menegozzo, direttore tecnico ARPAC, ha sottolineato la fattiva collaborazione scientifica e istituzionale tra i numerosi enti coinvolti nella ricerca, che ha permesso la messa a punto, in una situazione critica quale quella campana, di un modello metodologico applicabile in altri contesti territoriali.
Il capo del Dipartimento della Protezione civile e Commissario Straordinario Rifiuti, Guido Bertolaso, ha sottolineato come i risultati della ricerca delineino un quadro allarmante che, secondo lui, dovrebbero indurre i cittadini a scendere in piazza contro chi per anni ha avvelenato con scarichi illegali vaste aree della Campania. "Sarebbe ora che si iniziasse a protestare anche contro lo sversamento illegale dei rifiuti in Campania e non contro la decisione dello Stato "di realizzare impianti puliti, sottoposti a vigilanza, a controlli e nel pieno rispetto della legge".
Nel concludere i lavori, il presidente della Giunta regionale della Campania, Antonio Bassolino, ha rilevato quanto la mappa del rischio delineata dalla ricerca si sovrapponga con i territori in cui più forte è l’influenza della criminalità organizzata "Accanto a tante proteste legittime", ha dichiarato, "ci sono state anche tante proteste sbagliate, legate a interessi poco trasparenti".
Bassolino ha poi annunciato che presto partirà il piano di bonifica delle aree a maggiore rischio, auspicando l’impegno del volontariato ambientalista accanto a quello dei lavoratori impegnati.
"Sarebbe un segnale importante", ha affermato, "per far sì che non si abbassi mai la guardia contro l’illegalità".
Vincenzo Russo, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. »