Hanno vinto loro...



...i tre "mostri" che hanno creato l’Ecomostro...

Ma ad essere sconfitti sono stati soprattutto i politici. Quelli lì che nella tragica notte tra il 23 e 24 aprile 2007 stavano beatamente dormendo. Come sempre. Come soltanto loro sanno fare. Quelli lì che ora, più che mai, senza perdere tempo, bisogna assolutamente scaricare.




Eran cinquanta, eran giovani (ed anche anziani), belli e forti, e non sono ancora morti... Eran valorosi, ma pochi. Quelli che il presidio lo hanno respirato con i propri polmoni... Serre è stata un’altra cosa, bisogna ammetterlo. Da queste parti, lo sappiamo, si dorme. C’è un grandissimo albergo, chiamato San Nicola la Strada, in cui migliaia di ospiti vengono, lavorano (nei dintorni), mangiano, spesso non pagano e poi vanno via. I pochi turisti veramente affezionati ed innamorati sono quelli che già c’erano o che hanno deciso di restarci, per morirci. Purtroppo, ciò avverrà molto presto. Hanno vinto loro, i tre "mostri" che hanno creato l’Ecomostro. Ma ad essere sconfitti sono stati soprattutto i politici. Quelli lì che nella tragica notte tra il 23 e 24 aprile 2007 stavano beatamente dormendo. Come sempre. Come soltanto loro sanno fare. Quelli lì che ora, più che mai, senza perdere tempo, bisogna assolutamente scaricare.

Ecco il racconto delle ultime amarezze dal fronte Lo Uttaro attraverso i resoconti di altri valorosi eroi, quei pochissimi coraggiosi giornalisti (tanti sono rimasti alla finestra, forse per paura di sparlare dei loro padroni) che per sei mesi hanno buttato inchiostro e sangue per sostenere, con spiccato senso democratico e di partecipazione civile, una lotta finalizzata a dissuadere tre irremovibili rappresentanti delle istituzioni e a favore dei duecentomila abitanti del comprensorio più "discaricato" della penisola.


Uttaro, blitz all’alba. I manifestanti spostati di peso

-di Nunzio de Pinto-


Una cinquantina di persone ha presidiato per tutta la notte e sino all'alba la discarica “Lo Uttaro”, cercando di impedire lo sversamento dei rifiuti. L'area è stata però sgomberata alle prime luci del giorno dalle forze dell'ordine che, per consentire le manovre stabilite con il protocollo di intesa firmato nel novembre scorso dal Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti Guido Bertolaso, dal presidente della Provincia Sandro De Franciscis e dal sindaco di Caserta Nicodemo Petteruti, hanno spostato le persone prendendole di peso.
Sul posto ci sono tuttora polizia, carabinieri e Guardia di Finanza che, a partire dalle cinque di stamattina, hanno piantonato le due strade d'accesso alla discarica per consentire ai camion di sversare i rifiuti provenienti dal Cdr di Santa Maria Capua Vetere.
Fra i manifestanti che hanno tentato di opporsi, i comitati contro la discarica, costituiti nei quattro comuni che confinano con la discarica (Caserta, Maddaloni, San Marco Evangelista e San Nicola la Strada), esponenti di associazioni ambientaliste e semplici cittadini che hanno manifestato contro l'entrata in funzione dell'impianto, impedendo, con una catena umana davanti al cancello, l'accesso ai camion. Fra coloro che si sono maggiormente esposti, vanno citati Nicola Piscione, ex sindaco di San Nicola la Strada, che è stato letteralmente trasportato di peso, Giuseppe Messina, ex assessore del comune di Caserta ed esponente di Legambiente, Pasquale Costagliola di Terra Nostra, il giornalista Giulio Finotti, fatto oggetto delle “attenzioni” della polizia che non gli ha consentito di girare alcuna immagine e di scattare fotografie, Giovanna Maietta, paladina dei diritti di chi non ha voce, don Oreste Farina, il prete “guerriero” sempre al fianco della gente che soffre, Nicola Caputo, Franco Bernieri del Comitato Emergenza rifiuti di Caserta, Giosué Bove di Rifondazione comunista, esponenti napoletani della Rete Campania Salute ed Ambiente.
“Abbiamo tentato di convincere i manifestanti a lasciar libero il cancello d'ingresso, ma visto vano ogni tentativo” - ha spiegato il vice questore, Gigi Botte – “siamo stati costretti a spostare di peso numerose persone ed a sgomberare il presidio”. 
In una nota firmata “No global”, si denuncia “l'ennesimo sopruso ai danni delle comunità locali che stanno tentando disperatamente di resistere allo scempio”.
Contro l'apertura della discarica “Lo Uttaro” si sono espressi anche i vescovi di Caserta, monsignor Raffaele Nogaro, e di Capua, monsignor Bruno Schettino. In una lettera agli amministratori dei Comuni interessati e della Provincia, Nogaro aveva chiesto “opposizione fino all'autosospensione dagli enti di rappresentanza locale, se la salute dei cittadini e la legalità democratica vengono sacrificate sull'altare degli interessi di bottega e di partito”. Per tutta risposta è venuta invece solidarietà dai vertici della CEI a Bertolaso che aveva denunciato che numerosi prelati si erano schierati dall’altra parte (e meno male che ancora esistono tali persone che si oppongono ai poteri forti).

 

Uttaro, l’ex sindaco Tiscione trascinato per terra

-di Nunzio De Pinto-

 

Tra la nebbia che ieri mattina alle 4.30 avvolgeva tutta la zona, quando hanno visto le figure dei poliziotti in tenuta antisommossa hanno subito capito che erano lì per loro, per portarli via dalla discarica. Allora, è scattato l’allarme tra i manifestanti: si sono seduti sull’asfalto e, dopo essersi legati tra di loro con una grossa fune, si sono presi sottobraccio. I poliziotti, una settantina circa, hanno cercato di dissuaderli. ma non ci sono riusciti. Loro, quelli che da sei mesi combattono contro la classe politica provinciale e nazionale che li ha condannati a morte tramite inalazione nociva di escrementi e rifiuti tossici, li hanno accolti con applausi, hanno parlato con loro spiegando le ragioni per le quali da lì non potevano muoversi in alcun modo ed hanno tentato di far leva sui loro sentimenti umani. Ma anche i poliziotti sono dei “comandati” e non possono sottrarsi agli ordini ricevuti. Alcune ragazze hanno anche offerto dei fiori ma nulla è valso a farli desistere.

“E’ una vicenda assurda ed inaudita.” – è quanto riesce a dire Nicola Tiscione che da sabato sera è sul luogo, parte integrante della “resistenza”– “Eravamo lì intorno al fuoco, quando abbiamo avuto notizia che stavano arrivando i camion a sversare. Non ci aspettavamo, dopo le riunioni tenute in prefettura, che facessero intervenire uno schieramento così numeroso e massiccio di forze dell’ordine, manco che fossimo dei camorristi ricercati! Ci siamo seduti per terra e ci siamo legati fra di noi. Io ero aggrappato a Nicola Caputo quando la Polizia ci ha preso e trascinati per alcuni metri sul selciato. Non mi sono mai sentito così male in vita mia. Abbiamo visto entrare decine di camion all’interno della discarica; da essi si vedeva chiaramente che colava il percolato, il tutto in contrasto con quanto previsto dall’accordo sottoscritto a novembre. Non c’era alcun tecnico dell’ARPAC che, secondo l’accordo, avrebbe dovuto controllare i camion uno ad uno. Era talmente tanta la puzza, i fetidi miasmi” – sottolinea Tiscione che era in compagnia anche di don Oreste Farina il parroco della Rotonda, da sempre in prima linea – “che i poliziotti tenevano sulla bocca i fazzoletti che portano al collo. Hanno impedito di fare riprese e fotografie mentre i poliziotti ci hanno ripresi tutti con le loro telecamere. Oggi è una grande sconfitta per la democrazia e per il centrosinistra che noi tutti abbiamo contribuito a far eleggere sia al Comune che alla Provincia. I politici casertani e nazionali hanno profondamente deluso ed illuso tutti”.

 


La Polizia impedisce ad un giornalista di fare informazione

-di Nunzio De Pinto-



Quella di ieri mattina è stata la sconfitta della democrazia e della libertà. Una data che rimarrà impressa a fuoco sulla pelle dei cittadini che stavano dimostrando pacificamente fuori i cancelli della discarica Lo Uttaro. Anche la libertà di stampa è stata soffocata. Ad un giornalista “freelance”, Giulio Finotti, è stato impedito dai funzionari delle forze dell’ordine di fare il proprio lavoro. Il funzionario apre la portiera dell’auto di Finotti e gli dice a muso duro “Vai a 'fa o'freelance da n'altra parte”. Ma già in precedenza gli era stato vietato di fare riprese televisive sebbene non fosse successo nulla di “eversivo” o di brutale, tranne forse lo “strascino” del professore Nicola Tiscione della Margherita di San Nicola la Strada. Ma, forse, il divieto a filmare o a scattare foto dipendeva dal fatto che non volevano che la stampa pubblicasse le foto delle diverse centinaia di carabinieri e poliziotti fatti intervenire per sgombrare l’area. Resta il fatto, inconfutabile ed incontrovertibile, che alla Uttaro c’erano persone perbene che anche cinque o sei carabinieri avrebbero indotto a spostarsi. Ma c’era anche da mostrare i muscoli affinché non venisse in mente in futuro ad altri di fare altri presidi.


«Uttaro e Macrico: la città è viva, i politici sono morti.

-di Giulio Finotti-


Martedì 24/4/2007 ore 6:31. Sono da poco rientrato a casa. Questo è il primo articolo che potrete leggere su quanto accaduto questa notte sulla questione lo Uttaro. E sicuramente è l'unico articolo scritto da un giornalista che era presente ai fatti.
La giornata appena trascorsa rimarrà nella storia della città di Caserta (e di quella di San Nicola –ndr) e dell'intera provincia.

A due passi da quello che sarebbe dovuto essere il macello comunale più efficiente (nonchè l'unico pubblico) dell'intera regione, (chiuso perchè a dieci metri fu installata una discarica), una cinquantina di persone hanno presidiato la strada per tentare di impedire lo sversamento di rifiuti.
Nel frattempo, altre decine di cittadini assistevano e partecipavano ad un consiglio comunale fortemente voluto e richiesto dalle associazioni, per decidere le sorti del macrico, ex area militare, di proprietà della Chiesa, rimasta per circostanze storiche l'unico spazio al centro della città preservato da costruzioni per uso abitativo o commerciale.
I cittadini al presidio hanno atteso tutta la notte, fino a quando, verso le 4 del mattino, mentre il fuoco di un falò acceso per riscaldarsi si spegneva, e mentre ci si alzava per andare ormai stanchi ed esausti a casa, ecco comparire in lontananza le luci delle camionette della polizia.
Le trenta persone rimaste decidono che bisogna dare un segnale, nonostante oramai sia chiaro a tutti che in quella cava sverseranno.
Diverse ore prima infatti, dall'incontro in Prefettura è emerso che la scelta non è assolutamente discutibile (
anzi, vista la requisizione di un’altra cava attigua, Lo Uttaro diventerà probabilmente discarica regionale –ndr). 
Si forma una fila umana che copre tutto il lungo cancello di ingresso della discarica.
Da lontano nella folta nebbia di questa notte si vedono le sagome di decine di poliziotti avanzare a passo spedito. La scena sembra presa da un film.
I manifestanti li accolgono con un applauso e parole di sincero apprezzamento. Anche i cartelli affissi sui muri circostanti chiariscono che nessuno ce l'ha con la polizia, e che anzi si chiede il loro aiuto per far rispettare la legalità.
In pochi minuti le forze dell'ordine spostano i manifestanti e formano un cordone che impedisce l'avvicinamento all'ingresso.
I presidianti continuano a manifestare il proprio dissenso spiegando ai poliziotti i perchè del loro no a quella discarica. Sui visi dei poliziotti in assetto antisommossa si legge una vicinanza alle ragioni dei manifestanti, e un senso del dovere che sembra diventare impotenza a poterli aiutare.
I camion arrivano, e uno dopo l'altro entrano nella nuova discarica. Per il comitato di garanti, o di controllo promesso da Prefettura, Presidente della Provincia e Vice di Bertolaso non c'è tempo. A nessuno è concesso avvicinarsi. Solo più tardi Giuseppe Messina (Legambiente-Comitato Emergenza Rifiuti Caserta) e Giosuè Bove (Segretario Provinciale Rifondazione Comunista) potranno dare uno sguardo ai documenti relativi i camion.
C'è tensione, ma non esasperazione. Lo scontro è un'ipotesi che non viene neppure in mente. C'è invece molta amarezza.
Dopo l'ingresso di una decina di camion, le forze dell'ordine consentono ai manifestanti di andare via, facendoli tornare sul lato della strada dove erano parcheggiate le automobili.
Lo scenario è spettrale. Una nebbia davvero inusuale da queste parti avvolge tutto, tanto che la montagna di 15mila mc di rifiuti è a mala pena visibile.
Raggiungendo la fine della strada si scopre che i poliziotti intervenuti erano solo una minima parte delle forze dell'ordine presenti in campo.
Decine e decine di poliziotti, carabinieri e finanzieri in assetto antisommossa sono appostati all'ingresso della strada.
Parcheggio per poter riprendere con la videocamera questo incredibile spiegamento di forze che di certo non si vede tutti i giorni, ma non faccio in tempo ad impugnare la videocamera che un funzionario delle forze dell'ordine non in divisa mi si avvicina e mi invita ad andarmene.
Mi conosce, mi chiama per nome, o meglio per cognome, ci siamo già visti sabato sera, quando già mi disse che non potevo riprendere. Cercando di smorzare i toni cerco di parlare col sorriso sulle labbra, ma non serve.
Il funzionario apre la portiera della mia auto e mi dice "Vai a 'fa o' freelance da n'altra parte".
E così si conclude questa giornata.
Decine di cittadini oggi hanno lottato (Nicola Tiscione, già sindaco di San Nicola, si è addirittura lasciato trascinare dalle forze dell’ordine –ndr), creduto, si sono impegnati, hanno speso il proprio tempo, le proprie forze, i propri soldi, e anche la propria salute perchè credevano in qualcosa. E si tratta di due situazioni che riguardano la collettività ed il bene pubblico.
Due vicende in qualche modo legate. Forse più di quanto sembra.
Presso il Comune si chiedeva di destinare a zona verde e di spazi sociali l'ultima area libera presente nel centro della città, dall'altra parte, si chiedeva di rispettare la legalità, e quindi di non sversare rifiuti in una discarica costruita sopra una discarica abusiva, in una zona fortemente inquinata e compromessa proprio a causa della presenza dei rifiuti e a poche centinaia di metri dalle abitazioni.
Il consiglio comunale, o meglio la maggioranza che governa, ha bocciato l'ordine del giorno, e nei fatti ha rifiutato di discutere della questione.
La stessa maggioranza e lo stesso Sindaco che avevano basato gran parte della propria campagna elettorale sulla promessa di realizzare un Macrico Verde, sottoscrivendo addirittura documenti di intesa con le associazioni.
Presso lo Uttaro la polizia ha sgomberato i manifestanti e decine di camion hanno cominciato una macabra processione.
Due enormi sconfitte sembrerebbe.
Eppure la città è viva, lo ha dimostrato e lo sta dimostrando.
A ben vedere, sembra tanto che a perdere siano proprio i politici, sempre più distanti dagli stessi cittadini che li avevano sostenuti.
Sempre più lontani dalla realtà e dai veri bisogni di questo territorio.