La mitologia e l’arte di spiegare l'economia


L’America come il Minotauro…




Francesco Discanno
-
University of Cambridge Examiner
-Respondent per la sezione Eiu del settimanale inglese “The Economist”

 

 

 

Il ministro greco dell’economia, Yanis Varoufakis, è un accademico ateniese con passaporto australiano. Il suo chiarissimo saggio intitolato Il Minotauro Globale - L'America, le vere origini della crisi e il futuro dell'economia globale si sta diffondendo tra chi ha patito un notevole impoverimento a causa della crisi finanziaria ed economica globale e vuole capirne il perché. Ma cosa c’entra il Minotauro?
Secondo il mito, il re della potente isola di Creta, Minosse, pregò il dio del mare Poseidon affinché gli inviasse uno splendido toro bianco in segno di apprezzamento divino per le sue qualità di sovrano. Minosse promise di sacrificare l’animale in onore del dio ma, non appena lo vide, decise invece di tenerlo per fecondare le sue giovenche e sacrificò una bestia di minor pregio. Per punirlo, Poseidon fece in modo che la moglie di Minosse s’invaghisse del toro bianco. La regina poté soddisfare il proprio desiderio nascondendosi dentro una giovenca di legno. A dispetto delle attuali conoscenze della genetica, dall'unione mostruosa nacque il Minotauro, cioè il Toro di Minosse, metà toro e metà uomo. Poiché il mostro si cibava di carne umana, il re di Creta decise che le città-stato dominate avrebbero versato ogni anno un tributo di sangue, cioè avrebbero destinato delle creature sacrificali al Minotauro. Atene, anch’essa sottomessa a Creta, fu costretta ad offrire annualmente in pasto al Toro di Minosse sette fanciulli e sette fanciulle. Infine il re di Atene, Egeo, riuscì ad abbattere e macellare il Minotauro, liberando Atene e le altre città-stato dalla dominazione cretese.
Per Varoufakis il Minotauro rappresenta l’America ed il connesso apparato finanziario-mercantile, che è mostruoso e divoratore. I tributi di sangue pagati agli Stati Uniti non sono altro che i flussi di capitale provenienti dal resto del mondo. Come le città-stato dominate da Creta ogni anno offrivano vittime sacrificali al Toro di Minosse, così tutte altre le nazioni del mondo ogni giorno finanziano e sostengono il predominio americano investendo i propri surplus finanziari oltreoceano (moneta in entrata negli USA a titolo di investimento). Permettendo di conseguenza all’economia degli USA di controbilanciare e nutrire il gigantesco deficit della bilancia commerciale (moneta in uscita dagli USA per pagare la mole di importazioni).
Varoufakis fornisce nel saggio un'eccellente esposizione della genesi della crisi finanziaria ed economica globale: i presupposti, il detonatore ed il meccanismo di propagazione sono da ricercare tutti all’interno dell’organismo mostruoso Minotauro-America. 
I presupposti alla base della crisi possono essere ricondotti alla stagnazione dei salari reali ed all'aumento della disuguaglianza negli Stati Uniti. Sebbene l'economia stesse attraversando una fase di prosperità, i salari reali dei lavoratori rimanevano sostanzialmente invariati da vent’anni, per cui le disparità socio-economiche risultavano di fatto cresciute. I lavoratori, nel tentativo di impedire alla stagnazione dei salari di moderare la loro propensione al consumo, avevano contratto debiti via via maggiori offrendo come garanzia il valore delle loro abitazioni (ecco i famigerati mutui sub-prime, cioè mutui non fondiari). E il sistema bancario fu ben lieto di imprestare moneta. Inoltre il governo americano aveva aumentato le spese per la difesa (leggi missioni in Afghanistan e in Iraq) ed aveva diminuito le tasse a favore dei ricchi, accumulando così notevoli debiti. La contestuale crescita dell’indebitamento di natura privata e pubblica aveva reso l'economia fragile e suscettibile di shock.
Il detonatore della crisi fu il crollo nel 2008 di Lehman Brothers, istituzione finanziaria che non venne salvata dal governo americano (a proposito, avete visto domenica scorsa su Rai 5 Lehman Trilogy, l’ultimo spettacolo teatrale firmato dal compianto Luca Ronconi in onda dal Teatro Grassi di Milano?). 
Il meccanismo di propagazione della crisi fu il rallentamento della domanda di abitazioni, trasmesso di città in città e di stato in stato, che portò ad un crollo del mercato immobiliare e quindi allo scoppio della bolla dei prezzi. Dal mercato immobiliare, con le sue cartolarizzazioni, al mercato finanziario il passo fu breve. E, dalla finanza, la crisi fu trasmessa anche all’economia reale. Il calo dei valori di case e titoli si accompagnò ad un calo dei consumi e quindi delle importazioni americane dal resto del mondo. Persino Cina e Germania, primari esportatori negli Stati Uniti, ricevettero uno scossone al surplus della loro bilancia commerciale. Insomma, un vero e proprio gioco del domino globale: ogni pedina abbattuta faceva cadere la successiva della fila. Questa crisi è stata definita la “madre di tutte le crisi": dagli USA si è diffusa in quasi tutti i paesi sviluppati e persino in diversi paesi in via di sviluppo.
Nel mondo reale può intervenire un omologo del re Egeo per abbattere e macellare il Minotauro-Stati Uniti, cioé il predominio finanziario-mercantile dell’America? Purtroppo no. Per come è strutturato il sistema capitalistico del pianeta, pare che quasi tutti le nazioni siano condannate a vivere questi ricorrenti cicli di crescita-contrazione-crisi, nei quali il Minotauro americano svolge oggi il ruolo di attore principale: prima il mostro vuole placare la sua fame di importazioni ricorrendo ai tributi sacrificali cioè ai flussi finanziari provenienti dall’estero, successivamente il sistema giunge a saturazione e subisce uno shock globale. Per poi ricominciare. 
E così via, con la triste prospettiva di un globo sempre più esposto all’altalena dei cicli economico-finanziari e quindi alle crisi anche sociali, finché non imploderà e dovrà conseguentemente cercare e trovare un equilibrio diverso dall’attuale.

Francesco Discanno
-University of Cambridge Examiner 
-Respondent per la sezione Eiu del settimanale inglese “The Economist”