"Il corruttore", un diario per amico

Alberto Di Nardi, imprenditore, reo confesso e pentito, ha presentato il suo libro ("il racconto di un uomo che ha sbagliato e vuole pagare") scritto durante la detenzione.
Grazie alla
sua collaborazione, la giustizia ha fatto luce sul sistema di tangenti esteso in diverse amministrazioni comunali del casertano.


«Stanza 21, piano terra, padiglione Danubio, carcere Francesco Uccella, Santa Maria Capua Vetere, 7 marzo 2016.
Mi chiamo Alberto Di Nardi e sono sotto custodia cautelare, indagato per il reato previsto e punito dagli artt. 319 e 321 Cp: corruzione.
Io sono il “corruttore” e vi racconto la mia storia. La storia di un giovane manager del Sud, piena di sogni, successi, sconfitte, ma anche segnata da errori e trappole in cui sono rovinosamente caduto.
Scrivo queste pagine perché me lo impone la coscienza, troppo stanca per sopportare il peso di scelte imprenditoriali operate nel periodo in cui sono stato presidente del Consiglio di amministrazione e amministratore delegato della Dhi (Di Nardi holding industriale).
Scelte quasi sempre contrarie alla mia etica, ma necessarie - oppure le credevo tali - per la sopravvivenza stessa della mia azienda e la sussistenza per i miei “ragazzi” - collaboratori e dipendenti - che altrimenti non avrebbero più avuto un lavoro e una collocazione sociale.
Scrivo queste pagine soprattutto per loro: mia moglie, mio figlio di due anni e il suo futuro.
E sempre per loro, la stessa notte in cui sono stato arrestato ho deciso di collaborare con l’autorità giudiziaria inquirente.
La mia storia è quella di una persona che si è ritrovata a corrompere, è il racconto di un uomo che ha sbagliato e vuole pagare.
Sono un pentito e voglio offrire il mio contributo per provare a rendere l’Italia un posto migliore. Forse un giorno, quando le nuove generazioni leggeranno i miei errori e le ragioni fallaci che mi hanno spinto a seguire modalità extra legem, magari comprenderanno che non ne vale la pena e che occorre, invece, impegnarsi per cambiare il nostro Paese.
Mentre scrivo, un evento di cronaca affolla i notiziari e i talk show: la morte di sette ragazze - definite giustamente la “meglio gioventù” italiana – durante l’Erasmus.
Anch’io sono figlio dell’Erasmus. Nel 2002, ho studiato per nove mesi in Spagna, all’Universidad de Almeria.
Anch’io provengo dalla “meglio gioventù”, ma lo stato e la Pubblica amministrazione mi hanno fagocitato in questa “eterna vecchiaia”.»

Comincia così il libro “Il Corruttore” di Alberto Di Nardi (edito da Luigi Pellegrini) presentato mercoledi 8 novembre presso la biblioteca diocesana di Caserta alla presenza di un folto pubblico e della stampa (tra cui il Corriere di San Nicola).
Al tavolo dei relatori, moderati dalla giornalista Maria Beatrice Crisci, l’autore stesso, il Dr. Pasquale Iorio, presidente dell’Associazione promotrice “Le Piazze del Sapere”, e l’ex sindaco di Maddaloni Avv. Antonio Cerreto.

Il libro nasce nella cella numero 21 del carcere di Santa Maria. Nonostante sia diventato un prodotto editoriale, esso resta come è nato, cioè il mio diario, un po’ come …Le mie prigioni di Silvio Pellico”: ha rotto subito gli indugi il giovane imprenditore di Vitulazio (agli arresti domiciliari per corruzione e collaboratore di giustizia), che ha scelto di raccontare l’esteso sistema di “mazzette” che vede al centro imprenditori, sindaci, amministratori e funzionari comunali in diverse città della provincia di Caserta.

In realtà è stato uno strumento che mi ha aiutato prima nei giorni in cui sono stato in prigione e poi successivamente anche durante la fase della custodia cautelare. E’ stato un mio compagno, al quale ho sfogato le mie preoccupazioni. Quando l’ho fatto leggere a mia moglie, mi ha suggerito lei di trovare qualche casa editrice a cui potesse piacere”.

L’arresto mi ha liberato dal fardello di una situazione ormai insostenibile, che aveva mutato quello che era il mio carattere, la mia personalità, che mi aveva trasformato, anche se per un tratto della mia vita, in un’altra persona”. 

E qui, a partire dal “battesimo del fuoco” avvenuto con la sindaca De Lucia, il racconto di quegli episodi che lo hanno costretto a sbagliare, a scendere ad accordi illegali, fino alla carcerazione, all’immediato pentimento, alla collaborazione con la giustizia che ha permesso di smascherare numerosi personaggi, amministratori e dirigenti comunali, invischiati nella pratica della corruzione in uso in diversi comuni del casertano.

A susseguirsi, quindi, gli interventi dei relatori.
Il Dr. Pasquale Iorio, dopo aver ricordato la citazione storica di un grande manager come Enrico Mattei (“uso i partiti allo stesso modo di come uso i taxi: salgo, pago la corsa e scendo”) che l’autore fa all’inizio del libro e “che sintetizza tutto quello che l’autore ha attraversato nella sua narrazione”, ha tenuto a sottolineare l’interesse della tematica trattata, peraltro in modo preciso, puntuale e scorrevole. 
Il tutto perfettamente in linea con gli obiettivi che si propone l’associazione da egli presieduta, e cioè mettere in rete i luoghi in cui l’apprendimento, la conoscenza, la cultura si ergono a capisaldi di quella aggregazione e di quella partecipazione civile delle quali la nostra società ha tanto e assolutamente bisogno.

«Di Nardi con il suo libro -ha detto Iorio- ci fa entrare dentro un mondo che chi lo vede dall’esterno non riesce a capire: i rapporti tra chi è chiamato a svolgere un’attività imprenditoriale e la burocrazia nella pubblica amministrazione, che, molto spesso, costringe l’imprenditore ad accettare quei meccanismi perversi che l’autore svela in quest’opera».

L’Avv. Antonio Cerreto, sindaco di Maddaloni prima della De Lucia, pioniere della raccolta differenziata nella sua città, intrapresa grazie anche alle capacità messe in atto dall’azienda di Di Nardi, è il primo a meravigliarsi di quello che poi è successo. Molto apprezzato ed applaudito il suo giudizio: “La responsabilità nell’ambito della corruzione non è degli imprenditori. La responsabilità è dei partiti. I partiti hanno una grande e gravissima responsabilità, quella di non selezionare la classe politica. Perché non la distinguono tra l’onesto ed il disonesto, ma la distinguono tra chi prende voti (e non interessa come li prendono) e chi ha le qualità, invece, per portare avanti discorsi di tipo diverso. E allora se non cambia questa situazione, la corruzione non sarà un’eccezione, ma continuerà ad essere la regola. Il politico onesto, che dovrebbe essere la normalità, in questa nostra provincia è diventata un’eccezione. E non dovrebbe essere così».

Alla fine, via alle domande del pubblico, un momento molto atteso dal Di Nardi, come aveva annunciato alla vigilia dell’incontro: “Voglio incrociare i vostri sguardi, stringere le vostre mani e ascoltare le vostre impressioni”.
Lo aveva sperato e così per lui è stato.
Condividere la sua tremenda esperienza, “le emozioni che mi hanno accompagnato in questi mesi”, si è rivelato, alla fine, un toccasana, una carica di energia in più per affrontare il difficile momento che sta vivendo.
Con la “serenità” che gli deriva dall’essersi liberato, “grazie all’arresto”, da un grandissimo peso e con la piena consapevolezza dei gravissimi errori commessi.
Probabilmente risiede tutta qui la sua forza per poter ricominciare.

Nicola Ciaramella


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