I veri padroni della maglia nera

Trent’anni buttati al vento. La classifica sulla qualità della vita nelle province italiane è perentoria e inesorabile: Caserta di nuovo ultima! Di chi è la colpa?


«Il 1991 è stato per Caserta, secondo un’indagine pubblicata su “Il Sole 24 Ore”, un anno “particolare” che ha visto scivolare la nostra provincia all’ultimo posto nella speciale graduatoria nazionale per quanto riguarda la qualità della vita “misurata” sul benessere economico, l’efficienza dei servizi e la tranquillità sociale».
Così scriveva Gaetano La Marca (che salutiamo) sul periodico “Il Ponte”, diretto da Nicola Ciaramella, nel gennaio del 1992.
«Certamente la prima reazione per quanti vivono in Terra di Lavoro -continuava l’articolo- è stata quella di rifiutare in toto il risultato dell’indagine e, quindi, il fanalino di coda; ma ad un più attento esame dei dati pubblicati bisogna convenire che la situazione è davvero tragica e non resta che prenderne atto. Infatti al di là delle cifre, di pubblico dominio, ora, più che mai, è necessario prendere coscienza di questa situazione di fatto e ripartire per recuperare il tempo perduto».
«L’impresa è ardua, ma non impossibile. Innanzitutto -leggiamo più avanti nell’articolo- bisogna trovare le cause di questa debacle, che chiaramente sono molteplici e con diverse diramazioni, dal momento che una provincia, per antonomasia operosa, tutto ad un tratto decide di regredire fino al punto di dichiarare fallimento. E’ una questione di gestione e, quindi, di uomini, oppure è un problema prettamente di organizzazione? In entrambi i casi la responsabilità maggiore ricade sulla classe politica che è o di per sé incapace o non è in grado assolutamente di coordinare ed incanalare sui giusti binari un sistema che fa acqua da tutte le parti. Patetiche sono le difese del sindaco di Caserta… Troppo facile gettare il peso della sconfitta sull’hinterland provinciale esentando il capoluogo».
«Bisogna dunque iniziare da zero, -è scritto ancora più avanti- con una programmazione seria e capillare, con uomini guida coscienziosi che possano essere di esempio per tutta la collettività con la loro testimonianza fattiva, operando una ricostruzione prima morale e poi organizzativa della macchina provinciale».
Pochi, purtroppo, gli «uomini carismatici» di allora, punto di riferimento «intorno al quale tutti gli uomini di buona volontà possono rimboccarsi le maniche per salvare dal fallimento totale questa nostra comunità, che pur ha tante potenzialità inespresse e compresse da “pesi morti” che hanno determinato l’attuale situazione».

Era il 1992, gennaio.

La classifica sulla qualità della vita (vivibilità) nelle province italiane elaborata dal quotidiano ”Il Sole 24 Ore” era cominciata l’anno precedente (dicembre 1990) con Caserta al 90.mo posto su 95 province che esistevano all’epoca.
L’indagine, come noto, prende in esame una serie significativa di indicatori riguardanti Ricchezza e Consumi, Lavoro e Innovazione, Ambiente e Servizi, Demografia e Società, Giustizia e Sicurezza, Cultura e Tempo libero.
Caserta non si è mai discostata di molto dalle posizioni di coda.
Nel 2016 risultò al 108.mo posto su 110 province.
Ieri l’altro, 27 novembre 2017, con qualche giorno di anticipo rispetto alla tradizione, ha riconquistato, dopo ventisei anni di inutili “rincorse”, il fondo della classifica: 110.ma su 110. Ultima!

Uno smacco, un’ “offesa” immeritata per una comunità operosa, animata da fermenti di cultura, di lavoro, dall’impegno di uomini coraggiosi in tutti i settori di crescita, da iniziative tese alla promozione della giustizia sociale.
La gente comune, insomma, perché a quella e solo a quella ci riferiamo, ce l’ha messa e ce la mette sempre tutta.
Quel poco che è rimasto di una terra ex felice è perché la gente comune non si stanca mai di portare avanti i propri valori.
Quel tantissimo che non c’è più, invece, è perché è sempre mancata una seria programmazione da parte di chi a questa funzione è stato chiamato.
Una barca senza vela di tenchiana memoria, che appena s’alza il vento va irrimediabilmente a fondo.
E’ quello che è avvenuto.

Era il 1992, gennaio, dicevamo.
Praticamente come oggi.
E’ cambiato l’anno. Sono cambiati i nomi. La classifica è andata avanti. Ma non Caserta.
Trent’anni buttati al vento.
Il fallimento di trent’anni di governi di tutti i colori a tutti i livelli.

“Tutti noi saremo alla fine giudicati in base al contributo che avremo dato all’edificazione di una nuova società e alla misura in cui avremo rispettato i nostri ideali e i nostri obiettivi” (John F. Kennedy).
Gli esami sono iniziati. Si facciano avanti i candidati.

Nicola Ciaramella

(Le vignette sono di Franco Di Giorgio, 1992)

Sotto, la copertina del numero storico 47 del periodico Il Ponte, gennaio 1992