6 dicembre, San Nicola

Alle ore 18.30, nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli, tradizionale Messa in onore del Santo Patrono celebrata dal Vescovo.
Don Franco Catrame: “L’importanza del Santo nel mondo di oggi”.
Nicola Ciaramella porge ai sannicolesi alcune fonti sul significato della vita e delle opere di San Nicola.


Grande giorno per la comunità religiosa di San Nicola la Strada.
Questa sera, alle ore 18.30, nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli di San Nicola la Strada, guidata dall’amato parroco Don Francesco Catrame, il vescovo di Caserta Mons. Giovanni D’Alise officerà la tradizionale Messa in onore del Santo Patrono, San Nicola di Bari.
Saranno presenti alla cerimonia, in una chiesa che si preannuncia, come ogni anno in questo giorno, molto affollata di fedeli, il sindaco e le principali autorità cittadine, nonché, con i propri vessilli, le rappresentanze di numerose associazioni del territorio sannicolese. L’animazione musicale è affidata alla corale e ai musicisti dell’Accademia Toscanini diretta dal M° Franco Damiano.

Nella foto: a sin., la statua di San Nicola esposta nella cappella dell’Arciconfraternita di San Nicola di Bari e SS. Rosario di San Nicola la Strada in Via Bronzetti: essa è una copia in resina della statua originale esposta nella navata di destra della chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli (a destra) ed è quella che viene portata sulla barca nella processione in onore del Santo Patrono per le vie della città che si tiene in occasione della festa patronale il martedi in Albis. Al centro, in alto, il momento della festa patronale del 2016 in cui la statua di San Nicola, portata sulla barca a spalle dagli accollatori della benemerita associazione, esce dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli per la processione. Al centro, in basso, la copertina di un preziosissimo (e non più in commercio) vecchio volume edito dal grande De Vitto Editore di Scanno (AQ), gioiello che Nicola Ciaramella gelosamente conserva e dal quale sono state tratte alcuni bellissimi passi proposti ai lettori del Corriere di San Nicola e a tutti i sannicolesi.

Nell’occasione della ricorrenza religiosa più attesa in città, Don Francesco Catrame ha fatto pervenire al Corriere di San Nicola una preziosa riflessione, che con piacere e gioia pubblichiamo.
A seguire, alcune fonti importanti ed originali sulla vita di San Nicola e sul significato delle sue opere ricercate e proposte da Nicola Ciaramella. 

L’importanza del Santo nel mondo di oggi

-di Don Francesco Catrame-

"Per fare di un uomo un santo occorre solo la Grazia. Chi dubita di questo non sa cosa sia un santo né cosa sia un uomo", ha osservato con la sua caratteristica lapidarietà Pascal nei Pensieri.
Prendo questa osservazione per accennare alle due prospettive di questa mia riflessione: nel Santo, così come nel nostro Patrono San Nicola, si congiungono la celebrazione di Dio (della sua Grazia appunto) e la celebrazione dell'uomo, nelle sue potenzialità e nei suoi limiti, nelle sue aspirazioni e nelle sue realizzazioni.
Per capire la Chiesa occorre conoscere i Santi che ne sono il segno e il frutto più maturo ed eloquente. Per contemplare il volto di Cristo nelle mutevoli e diversificate situazioni del mondo moderno occorre guardare ai santi che "rappresentano al vivo il volto di Cristo".
"Nella vita di quelli che, sebbene partecipi della nostra natura umana, sono tuttavia trasformati nell'immagine di Cristo (Cfr 2 Cor 3, 18), Dio manifesta vividamente agli uomini la sua presenza e il suo volto. In loro è egli stesso che ci parla e ci mostra il segno del suo regno, verso il quale, avendo davanti a noi un tal nugolo di testimoni (Cfr Ebr 12, 1) e una tale affermazione della verità del Vangelo, siamo potentemente attirati" (LG50). In questo passaggio della Lumen gentium troviamo la ragione profonda del culto di beati e santi.
La Chiesa compie la missione affidatale dal Divin Maestro di essere strumento di santità attraverso le vie dell'evangelizzazione, dei sacramenti e della pratica della carità. Tale missione riceve un notevole contributo di contenuti e di stimoli spirituali anche dalla proclamazione dei beati e santi, perché essi mostrano che la santità è accessibile alle moltitudini, che la santità è imitabile. Con la loro concretezza personale e storica fanno sperimentare che il Vangelo e la vita nuova in Cristo non sono un'utopia o un mero sistema di valori, ma sono "lievito" e "sale" capaci di far vivere la fede cristiana all'interno e dall'interno delle diverse culture, aree geografiche ed epoche storiche. La santità tocca, dunque, con una sua valenza particolare anche la cultura. I santi hanno permesso che si creassero dei nuovi modelli culturali, nuove risposte ai problemi e alle grandi sfide dei popoli, nuovi sviluppi di umanità nel cammino della storia.
I santi sono come dei fari; hanno indicato agli uomini le possibilità di cui l'essere umano dispone. Per questo sono interessanti anche culturalmente, indipendentemente dall'approccio culturale, religioso e di studio con cui li si avvicini. Un grande filosofo francese del XX secolo, Henry Bergson, ha osservato che "i più grandi personaggi della storia non sono i conquistatori ma i santi".
Mentre Jean Delumeau, uno storico del cattolicesimo del Cinquecento ha invitato a verificare come i grandi risvegli nella storia della cristianità siano stati caratterizzati da un ritorno alle fonti, cioè alla santità del Vangelo, provocata dai santi e dai movimenti di santità nella Chiesa.
In tempi più recenti, il Papa emerito, Joseph Ratzinger ha giustamente affermato che "Non sono le maggioranze occasionali che si formano qui o là nella Chiesa a decidere il suo e nostro cammino. Essi, i Santi, sono la vera, determinante maggioranza secondo la quale noi ci orientiamo. Ad essa noi ci atteniamo! Essi traducono il divino nell'umano, l'eterno nel tempo".

In un mondo che cambia, i santi non solo non restano spiazzati storicamente o culturalmente, ma stanno diventando un soggetto ancor più interessante e attendibile. In un'epoca di caduta delle utopie collettive, in un'epoca di diffidenza e di inappetenza di quanto è teorico e ideologico sta sorgendo una nuova attenzione verso i santi, figure singolari nelle quali si incontra non una teoria e neanche semplicemente una morale, ma un disegno di vita da narrare, da scoprire con lo studio, da amare con la devozione, da attuare con l’imitazione.
Di questa attenzione verso i santi non c'è che da rallegrarsi perché i santi sono di tutti, sono un patrimonio dell'umanità che si sporge oltre se stessa in uno sviluppo che mentre onora l'uomo rende anche gloria a Dio, perché "la gloria di Dio è l'uomo vivente" (S. Ireneo di Lione).

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San Nicola, il santo vescovo di Mira, è uno dei santi più venerati nel mondo.
Nacque a Patara, un’importante città marittima della Licia nell’Asia Minore, oggi Turchia, terra di lingua e cultura greca, intorno all’anno 260 dopo Cristo.
Il suo nome significa “popolo vittorioso”: il popolo avrà uno spazio notevole nella sua vita. Patrono di molte città italiane (tra cui Bari), ma anche della Grecia, della regione francese della Lorena e della Russia, si festeggia di solito il 6 dicembre. Le chiese a lui dedicate in Italia sono più di mille, in Francia e Germania seicento, in Inghilterra quattrocento. Estende il suo patronato ai marinai, ai mercanti, ai viaggiatori, ai pastori, ai bambini e alle ragazze in cerca di marito. E’ una figura proiettata anche nell’immaginario e nel fantastico. Il suo culto è diffuso in tutto il mondo. E’ praticamente impossibile contare le chiese costruite in suo onore. Innumerevoli sono anche i simulacri e le statue che lo raffigurano. Numerose sono le tradizioni che, da secoli, tramandate di generazione in generazione, sono rimaste quasi intatte, come se il tempo si fosse fermato a epoche remote.
Della sua infanzia, purtroppo, si conosce ben poco, quasi nulla. Di preciso, alcuni scrittori riferiscono che nacque da nobili genitori: Epifanio e Nonna o, secondo altri, Teofane e Giovanna.
Nell’VIII secolo, il primo a parlare dell’infanzia di San Nicola fu un monaco greco, Michele Archimandrita, il quale asseriva che Nicola era destinato a sacrificarsi sin dal grembo materno per raggiungere la perfezione che si raggiunge solo attraverso gli atti di penitenza. 

Una vita particolarmente esemplare dal punto di vista del cristianesimo.
In Nicola, infatti, confluiscono il fondamentale comandamento evangelico della carità (Dante e S. Tommaso lo vedono come la personificazione della carità per antonomasia) e la preoccupazione per la diffusione dell’ortodossia della fede. Non è la prima volta che un narratore parte dalla figura di Santa Claus o di Babbo Natale. Nel Medioevo Nicola aveva un contatto decisamente più diretto col mondo dei bambini, perché in occasione della sua festa sia la chiesa che le autorità civili organizzavano manifestazioni particolari. Anche in tempi recenti in molte nazioni questo rapporto c’è ancora.
Molto bella la pagina in cui il bambino Giovanni Paolo II entrava in contatto con S.Nicola. Il Papa si abbandonava ai ricordi di quando era bambino nella sua città di Wadowice, dove era nato il 18 maggio 1920: “A lui si rivolgono con fiducia in particolare i bambini. Quante questioni materiali si possono sistemare se si comincia con una fiduciosa preghiera! Da bambini tutti attendevamo San Nicola per i doni che ci portava. I comunisti vollero privarlo della santità, e per questo inventarono il ‘Nonno Gelo’. Ultimamente, purtroppo, anche in occidente Nicola è diventato popolare in un contesto consumistico. Sembra che oggi si sia dimenticato che la sua bontà e generosità furono prima di tutto la misura della sua santità, poiché si distinse come vescovo premuroso verso i poveri e i bisognosi. Ricordo che da bambino avevo con lui un rapporto personale. Naturalmente, come ogni bambino, aspettavo i regali che mi avrebbe portato il 6 dicembre. Tuttavia, tale attesa aveva anche una dimensione religiosa. Come i miei coetanei, nutrivo venerazione per questo santo che, in modo disinteressato, elargiva regali alla gente e con ciò manifestava loro la sua amorevole sollecitudine”. (Alzatevi, andiamo!, Mondadori, Milano, 2004).

La testimonianza di questo generoso pastore ci invita alla gioia del dono gratuito per la costruzione di una civiltà autenticamente umana e il suo impegno nella difesa della fede ci riporta alla fonte unica di questo donarsi: Cristo, unico Salvatore.

Un santo che unisce la gente.
S.Nicola, santo amato sia dai cattolici che dagli ortodossi, è, senza dubbio, un grande santo del dialogo e dell’incontro, come la sua vita e la sua agiografia ci descrivono. Tutti i racconti sorti intorno alla sua figura parlano di un uomo e di un vescovo sostenuto fin da ragazzo da una fede sincera e salda, mosso da un profondo senso della giustizia, della rettitudine e sempre pronto a vedere il buono che Dio ha messo nell’animo di ogni uomo. Poco importa se le leggende su San Nicola siano storicamente attendibili o documentabili con sicurezza. Alcune lo sono, altre nascono dalla tradizione popolare, ma in ciascuna vi è un importante fondo di verità: San Nicola è una figura che incarna il vero senso della carità cristiana, la charitas di cui parla San Paolo, quell’amore incondizionato verso il prossimo specialmente se bisognoso, riconoscendo in lui il volto di Cristo sofferente. E proprio come San Paolo, “l’apostolo delle genti”, anche San Nicola ha avuto questa straordinaria capacità di unire popoli diversi: basti pensare al suo luogo di origine, una località dell’Asia Minore, una regione che è un ponte fra Asia ed Europa, dove il Cristianesimo ha svolto un ruolo determinante con le Chiese delle origini, con i primi Concili, e, in seguito, con la dolorosa questione dello Scisma.
Ancora oggi, San Nicola è venerato ed è il patrono di Bari, una grande città che si affaccia sul mare e da secoli è il punto di partenza verso il Levante. Per incontrare San Nicola, sia quando era vivo sia dopo la sua morte, le persone hanno viaggiato, si sono mosse, si sono incontrate sempre nello spirito di amore cristiano, che contraddistingue la storia del Santo. San Nicola nacque nel III secolo, epoca di grandi teologi e Padri della Chiesa. In Oriente, inoltre, si erano diffuse ancor prima che in Occidente le pratiche di vita monastica e solitaria. In Asia Minore, moltissimi santi monaci si ritiravano in luoghi deserti per vivere in penitenza, solitudine e per raggiungere un contatto diretto con Dio, lontani dalle tentazioni del mondo. La grandezza di San Nicola consiste invece anche in questo, nell’aver raggiunto un profondo legame con Dio vivendo in mezzo agli uomini, nel mondo insieme a loro, assistendoli (come Vescovo e come uomo) nelle loro difficoltà, difendendoli dalle ingiustizie, aiutandoli nel bisogno con risorse materiali (ad esempio, i tre sacchetti con l’oro, col tempo deformati artisticamente in tre sfere d’oro, serviti come dote per salvare tre giovani dalla prostituzione), ma soprattutto con la forza della fede, con la certezza che Dio assiste i suoi figli e non li abbandona mai.
San Nicola è un santo davvero “trasversale” ed europeo, se così si può definire. Amatissimo tanto nel sud Europa quanto nel nord, dove la tradizione popolare legata al suo affetto per i bambini lo ha trasformato in Santa Claus: è diventato famoso in tutto il mondo proprio per questa sua trasposizione Santa Claus-Babbo Natale. Ciò che conta davvero, comunque, è il messaggio di fede, di pace e di accoglienza verso il prossimo che San Nicola ci comunica ancora oggi a distanza di tanti secoli; un messaggio attualissimo e intenso, che spetta a tutti noi mantenere vivo, sulle orme del suo esempio e della sua storia.

Nicola Ciaramella
(Fonti: San Nicola di Bari (Collana I Gioielli), De Vitto Editore –Scanno AQ); dalle relazioni di: Don Renato D’Amico, S.E. Mons. Francesco Cacucci, Card. Angelo Scola, Padre Gerardo Cioffari O.P., D.ssa Angela Nuovo)