Quaresima 2018, il messaggio di Don Franco

“Un pellegrinaggio, in compagnia di Gesù, attraverso il deserto della nostra povertà”


La Quaresima è il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia. È un pellegrinaggio in cui Lui stesso ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua.
La Quaresima ci vuole condurre alla vittoria con Cristo su ogni male che opprime l’uomo. Essere nel deserto non vuol dire sradicarsi dal mondo, ma più che mai portare le sofferenze e le contraddizioni del nostro tempo nel proprio cuore per presentarle al Signore.

La Quaresima ci invita ad entrare in uno stato di conversione costante, perché continuamente possiamo ridire al Signore il nostro Sì, e crescere nella relazione con Lui. In questo tempo di silenzio e preghiera mettiamoci davanti a Lui con il cuore aperto e disponibile ad incontrarlo e soprattutto lasciarsi amare da Lui.

La quaresima è un tempo in cui la Parola ci invita a riportare la nostra attenzione su ciò che è essenziale nella nostra vita, cercando di eliminare ciò che la contrasta o la svuota.Rivedere, rinnovare, purificare la nostra fede e la nostra vita vuol dire sforzarsi di abbandonare piano piano tutto ciò che è alienazione dell’umano, che impedisce all’espandersi della vita di Cristo in noi.

Nella tradizione biblica, il deserto è un’immagine fondamentale e rappresenta il luogo della prova, della scelta, della rottura con un mondo fatto di egoismo e di orgoglio, di oppressioni e di violenza.

Lo Spirito di Dio spinge Gesù a fare la scelta messianica, a liberare cioè il mondo dalle sue schiavitù attraverso la fede nel progetto di Dio, che comporterà anche una vita umile e una terribile passione e morte.

Il demonio invece lo spinge a "salvare" il mondo attraverso la ricchezza, il potere, il successo.

Il Vangelo ci presenta, sintetizzate in un racconto simbolico, tre situazioni reali:

-           le più grosse tentazioni che Gesù ebbe durante tutto il corso della Sua vita;

-           le più grandi tentazioni che avrebbe avuto la Chiesa nel corso della sua storia;

-           le più forti tentazioni che avremmo incontrato anche noi come cristiani, nel corso della nostra esistenza.

La quaresima è l’occasione per vivere la realtà di un incontro, di una conoscenza, di una accoglienza più vera di Gesù Cristo e del suo Vangelo.

É l’occasione di lasciarsi educare, consolare, trasformareda una Parola che salva, da un Crocifisso Risorto.Al centro della Quaresima deve stare Dio, Dio che è Padre, Dio che ama e veglia su di noi.

Tutto questo può spalancare ogni speranza, illuminare le tenebre più oscure.

Noi cristiani, portiamo sulle spalle una grande e grave responsabilità: quella di credere e di far conoscere il Dio vero, il Dio giusto, non un Dio sbagliato.

Ha scritto padre Turoldo:

«Credere in un Dio sbagliato è il grande disastro che possa capitare.

Non vi è altro Dio se non il Dio perdutamente appassionato dell’uomo, anche di un solo uomo, com’è il nostro Dio.E lo ama fino alla follia della croce.

Dio si mette alla ricerca dell’uomo come un mendicante:un mendicante di amore».

E’ in un Dio come Padre che dobbiamo ricredere.

E’ a questo volto di Dio che dobbiamo convertirci.

E’ questo volto di Dio che dobbiamo annunciare, raccontare, rendere visibile.

E’ da questo Dio che, ogni giorno ci dobbiamo lasciare amare.

E’ lo stupore e la gioia di essere suoi figli che dobbiamo provare.

Tutta la storia di Gesù è per comunicarci con forza che siamo figli di questo Padre e insieme fratelli.La quaresima deve diventare il tempo dello stupore per le parole di Gesù, per i gesti di Gesù, per la Pasqua di Gesù, per la sua morte, per la sua risurrezione.

Questa è la conversione: quando uno diventa così affascinato da Gesù, dalla sua vita, dalla sua vicenda, dalla sue parole che dice: vorrei essere anch’io così, parlare così, agire così, essere libero così verso le cose, verso le persone, capace di amare e di perdonare così.

La quaresima è un cammino verso la libertà, verso la Pasqua, cioè verso il diventare uomini e donne nuovi. È un tempo “forte” per diventare forti nella fede, un tempo “favorevole”, cioè di Grazia, di misericordia, di amore che Dio dona a tutti.Il versetto del canto al Vangelo del mercoledì delle Ceneri dice così: “Non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore”.

Queste poche parole delineano tutto il nostro cammino quaresimale.

Non indurire il cuore, cioè non sclerotizzarlo! Sappiamo tutti come ogni sclerosi porta a paralisi. Qui in particolare si parla di paralisi del cuore che è la più grave di tutte, perché porta la morte. Un cristiano che ha il cuore indurito non è cristiano.Per non indurire il cuore, dice Gesù, è necessario ascoltare la voce del Signore. Si ascolta bene nel silenzio. Il silenzio riconquistato dentro e fuori di noi.Il chiasso che ogni giorno sopportiamo, ci porta lontano, ci disorienta, ci massifica, ci sclerotizza, ci indurisce il cuore appunto.

Imparare ad ascoltare il “suono del silenzio”(1 Re 19,12) significa donare vitalità, elasticità al nostro cuore, significa ritrovare forza e coraggio nel dono e nel servizio.Infatti il silenzio ha la funzione di dare il giusto ritmo al dialogo con Dio, che chiede ascolto attento della sua Parola, e risposte concrete da dire e da dare con la vita.È nel silenzio che troviamo la lucidità per mettere da parte le parole “seconde”, le nostre, rispetto alla Parola “prima” che è solo di Dio.

Tutto questo, suggerisce il Vangelo, va vissuto nel segreto, perché lo veda solo il Padre.Allora prego:

Eccomi inginocchiato davanti al tuo altare.

Io sono polvere e cenere,io sono colpa e peccato...

Come potrò parlare a Te, Signore,accostarmi alla tua mensa,

ricevere la tua divina Presenza in me?

Tu richiedi un cuore puro, umile:io ti porto un cuore superficiale,

pieno di peccati, freddo...

Ma se Tu non vieni in me,che cosa sarà di me?

Vieni, Signore Gesù,non guardare i miei peccati:

perdonami e fammi nuovo.

Mi hai chiamato, tu che sei misericordioso, ad uscire dalla palude del peccato perché volevi che io provassi la gioia luminosa di una prateria, ove è possibile riposare e poi correre e cantare. Mi hai strappato dalla schiavitù antica per farmi vivere nella libertà. Ed io, o Signore, sono un uomo inquieto perché la libertà è una gioia, ma anche un tormento. Ad ogni passo sono costretto a scegliere fra il bene e il male, fra il peccato e la Grazia, fra la tua Parola e quella del maligno, fra il fulgore delle stelle e il fango della terra.

Quanta fatica, o Signore, hai messo nelle mie mani con la libertà!

Tu intanto stai in silenzio a guardare la mia libertà.

Stai a guardare le scelte che compio e i passi che faccio.

Se cado, per una scelta sbagliata, con dolcezza mi rialzi e continui a guardarmi. Se resto in piedi per una scelta giusta sorridi e continui a guardarmi.

Sei un Dio fuori di ogni immaginazione! Vuoi che cammini da me perché non sei né un dittatore o un plagiatore e nemmeno un carceriere che impedisce ogni mio passo, ma un Dio che ama solo e sempre chi è uomo libero e si fa perciò responsabile di sé e degli altri. In Paradiso ci arriverò perché voglio e perché faccio quello che è necessario e non perché ci sono costretto da Te.

La mia libertà di scelta è anche il Dono più bello che mi hai offerto perché mi fa uguale a te, Padre, appassionato amante della libertà.

Don Francesco Catrame