"Terra dei Fuochi", “sversamenti” continui …

Rifiuti abbandonati pronti per essere incendiati: oltre ad una “operazione verità”, che suona più come uno slogan, ci sarebbe bisogno di una "operazione chiarezza”…


Continuano le azioni di contrasto al fenomeno dei roghi e degli sversamenti nel territorio campano; è di questi giorni la notizia del sequestro di attività abusive, edifici, terreni per il trattamento illegale di rifiuti speciali. L’operazione ha coinvolto 90 uomini delle forze armate nella zona di Mondragone, Giugliano, Afragola, Marcianise. A Mondragone sono state sequestrate quattro imprese che smaltivano rifiuti speciali illegalmente. A Castel Volturno sono state scoperte villette piene di rifiuti pericolosi, molti dei quali venivano incendiati. 150 chili di rame sono stati sequestrati a Giugliano in casa di un camorrista, dieci persone sono state denunciate per reati ambientali.

A dicembre scorso il governatore della regione De Luca dichiarava che la Campania è la terra più monitorata e controllata d’Italia; in questo modo veniva avviata l’ “operazione verità”. Attraverso comunicati e titoli di giornali è stata così innescata una campagna per tranquillizzare i cittadini fino ad arrivare a definire la “Terra dei Fuochi” una fake news. Dall’altro canto Legambiente afferma che le bonifiche nella terra dei fuochi sono ferme all’1% e che Giugliano è pronta ad esplodere, per la forte presenza di discariche a cielo aperto.

Dell’ ”operazione verità” restano dati allarmanti di una “realtà” che non si può più nascondere: terreni devastati dai roghi, smaltimento di rifiuti illegale, discariche fuori controllo, costruzioni abusive.

Tali azioni avvengono ancora oggi e sono talmente diffusi i reati ambientali che solo una parte viene scoperta dagli organi preposti ai controlli. L’arrivo della bella stagione è alle porte e non vi è dubbio che Giugliano e la terra dei fuochi sono una bomba ad orologeria e non c’è tempo da perdere.

L’operazione verità, così battezzata dallo stesso De Luca, non è tale se alcune realtà sono nascoste, anche con la complicità di molti mass media e soprattutto se si tenta di rimpicciolire il problema.

Il direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mediterraneo, Angelo Limone, ha presentato i risultati di una ricerca iniziata tre anni fa sulla contaminazione dei prodotti agricoli nella terra dei fuochi. Su 30 mila campioni sono emersi solo sei casi di contaminazione; sono 33 ettari ad essere interdetti alla coltivazione, perché contaminati da metalli pesanti. Sono anni che i prodotti agricoli campani sono stati oggetto di trasmissioni televisive, perfino di articoli del New York Times che hanno contribuito ad una campagna di paura e terrore; per molto tempo aziende e consumatori specialmente del nord Italia hanno rifiutato di comprare prodotti agricoli campani, costringendo molte aziende a chiudere. Si è tentato per tanto tempo di azzerare l’economia già fragile del mezzogiorno e in parte l’operazione è riuscita; alcune aziende del Nord Italia chiedevano ai contadini campani di certificare a proprie spese frutta e verdura. Senza dati scientifici certi i prodotti campani sono stati considerati contaminati (boicottati) e acquistati a prezzi stracciati; alcuni esperti hanno avanzato l’indegna ipotesi che frutta e verdura campane venissero acquistate sottocosto per poi essere rivendute come prodotti del nord Italia ad aziende e cittadini della terra dei fuochi.
Si rabbrividisce solo a pensare una cosa del genere, non è vero?

Era il 29 gennaio del 2014 quando un articolo del New York Times titolava: “L’eredità della mafia fa tremare la terra nel sud Italia”. Il vero problema è stato ed è ancora oggi il perenne sotterramento di veleni nella terra dei fuochi, i roghi che vengono appiccati sprigionando veleni tossici e causando tumori; il vero dramma è l’aria, il suolo contaminato, il terreno con il quale si viene a contatto. L’altro problema è l’ignoranza, la cattiva informazione o addirittura la totale mancanza di informazione. Di chi è la colpa? Chi dovrebbe risarcire oggi le imprese che hanno dovuto chiudere i battenti?

Oggi la linea di confine fra verità e fake è molto labile; e tutto ciò avviene in un’epoca nella quale a pochi chilometri dall’Italia alcuni giornalisti sono condannati all’ergastolo per aver fatto il proprio lavoro (scrivere articoli e apparizioni in tv). E’ molto difficile stabilire da che parte si trova la verità, anche perché per scrivere e diffondere una bufala ci vogliono meno di dieci secondi; è la verità che ha bisogno di più tempo per emergere. Purtroppo il binomio vero-falso è un crudele gioco nel quale si combatte fra vita e morte.

Oltre ad una operazione verità, che suona più come uno slogan, ci sarebbe bisogno di un’operazione chiarezza; occorrerebbe, prima di ogni cosa fare molta attenzione sull’uso improprio e banale che spesso viene fatto della parola “verità”. E ciò che andrebbe davvero sotterrato è indifferenza, avidità e ignoranza, i veri veleni pericolosi che inquinano la vita di tutti i giorni.

Giovanna Angelino