Iniziato il Triduo pasquale

Don Franco Catrame spiega il rito del Giovedì Santo e diffonde su fb una bellissima preghiera: “Nel cammino della vita c’è sempre un orto degli ulivi!


Solenne inizio del Triduo pasquale nelle chiese parrocchiali. Alle ore 19, in Santa Maria degli Angeli stracolma di fedeli (“Spero di vederla così anche tutte le domeniche” -ha detto Don Francesco Catrame durante l’omelia), il parroco con i due diaconi e gli assistenti ha celebrato il Giovedi Santo spiegando che in questa messa si ricorda l'Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli, consumata prima della sua passione, nella quale consegnò ai discepoli il Comandamento dell'amore ("Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi", Gv 13,34), dopo aver lavato loro i piedi ed istituendo il sacramento dell'Eucaristia.

Prima dell’inizio della liturgia, Don Franco ha presentato gli oli benedetti nella S.Messa Crismale officiata in mattinata dal Vescovo nel Duomo di Caserta. Ha poi ricordato il silenzio delle campane fino al Gloria della veglia pasquale, nella notte fra il sabato santo e il giorno di Pasqua.

«Il triduo pasquale si formò nel IV secolo –spiega Don Franco Catrame nella sua rubrica religiosa pubblicata sul Corriere di San Nicola- e da allora le celebrazioni liturgiche di questi tre giorni rappresentano, nel loro insieme, la vera e propria celebrazione annuale del mistero pasquale. Esso ha inizio dalla Messa “in coena Domini”, ha il suo fulcro nella veglia pasquale e termina con i Vespri della Domenica di Risurrezione. La liturgia vespertina del Giovedì Santo è caratterizzata dalla commemorazione dell'ultima Cena, durante la quale Gesù istituì l’Eucaristia; e del rito della lavanda dei piedi, svolto in quella circostanza: simbolo dell'amore di Gesù, che si esprimeva nel servizio. La comunità cristiana comincia a celebrare il nucleo centrale della sua fede: Passione, Morte e Risurrezione di Gesù Cristo. La pellegrina Eteria racconta che nel secolo IV, in Gerusalemme, alla prima ora della notte (vale a dire alle ore 19,00), si celebrava, nella chiesa del Martyrium, dietro la Croce, una messa tutta speciale. La lavanda dei piedi (portata nel VII secolo in Spagna ed in Gallia e, solo nel XII secolo, nella liturgia romana) era il simbolo del servizio, inteso come iniziazione alla sequela totale di Cristo servo, e sia come segno di accoglienza. Concepita come solennità, al canto del Gloria si scioglievano le campane (il loro silenzio, dopo la Messa e fino al Gloria della Veglia pasquale, ebbe inizio nel secolo IX) poi, veniva riposto il Santissimo Sacramento. Al riguardo, è bene precisare che il luogo della reposizione del Santissimo Sacramento non è un sepolcro! E' solamente un luogo ove conservare il Pane eucaristico per la comunione del Venerdì Santo. La confusione al riguardo è nata verso la fine del Medioevo, allorché le celebrazioni del Triduo vennero anticipate al mattino, compresa la veglia Pasquale. Nel Medioevo era sorta la devozione di stare in preghiera per quaranta ore dopo l'adorazione della Croce al Venerdì. Anticipando la Veglia Pasquale al mattino, anche questa adorazione presso il “sepolcro” venne anticipata al Giovedì, dando così origine al malinteso».
 

Bellissima, inoltre, questa preghiera che Don Franco ha diffuso tra i fedeli e pubblicato sul suo profilo facebook:

L’ORTO DEGLI ULIVI

Nel cammino della vita c’è sempre un orto degli ulivi!

Anche il tuo figlio, o Signore, si inoltrò insieme a tre discepoli nell’orto della prova e fu la desolazione.

I suoi amici si assopirono e vissero momenti di oblio:

Gesù fu solo. Solo e nel cuore un dolore.

A che serve soffrire per chi dorme oppure per chi veglia unicamente per far male agli altri?

I tre discepoli, i prediletti si scordano del loro Maestro: non avevano colto il significato di quella veglia notturna.

Gli altri, i nemici, vegliavano, nella notte, per mettere in catene Gesù.

Sentirsi soli, nell’orto degli ulivi, è fare esperienza di morte.

L’uomo rifugge la morte e chiede di vivere.

Se non c’è chi lo ami dispera e muore, prima dell’alba.

Chi sono io, se non ho il coraggio di riconoscere, col Cristo, che morire per gli altri, per gli altri soffrire, è vivere, ma come vuoi tu.

Nell’orto degli ulivi, pregare te, o Padre, significa impegnarsi sul serio a compiere la tua volontà, fino alla fine.

(Corriere di San Nicola)



Qui e in alto, l’Altare della Reposizione allestito nella chiesa di Santa Maria degli Angeli: si notano ai due lati gli splendidi candelabri fatti restaurare recentemente dal parroco Don Franco.

L’Altare della reposizione secondo la liturgia cattolica è il luogo in cui viene riposta e conservata l’Eucaristia al termine della messa serale del Giovedi Santo, denominata “Messa in Coena Domini”, ovvero Messa nella Cena del Signore.

 
L’Altare della Reposizione allestito nella chiesa di Santa Maria della Pietà