6 dicembre, la “Messa di S. Nicola”

La tradizionale funzione religiosa nella ricorrenza del Santo Protettore di San Nicola la Strada sarà celebrata alle ore 18.30 dal Vescovo Mons. D’Alise. Presenti, in Santa Maria degli Angeli, autorità cittadine e associazioni.
Don Franco Catrame: “
S. Nicola ci incoraggia a non avere paura di andare controcorrente, di essere incompresi o derisi, quando viviamo il Vangelo”.


Il 6 dicembre è il giorno più atteso e sentito
per la comunità religiosa di San Nicola la Strada. Si festeggia la ricorrenza del Santo Patrono della Città.
Come da tradizione, questa sera, con inizio alle ore 18.30, il Vescovo di Caserta, con accanto l’amatissimo parroco Don Franco Catrame, celebrerà una solenne Messa, detta appunto “Messa di S. Nicola”, che vedrà nella chiesa di Santa Maria degli Angeli le principali autorità cittadine e le rappresentanze di molte associazioni locali, tra cui gli Accollatori di San Nicola con un gruppo di bambini che forse un giorno diventeranno i loro eredi.
Ad animare con canti e musiche la solenne cerimonia sarà
il mitico Coro Polifonico di Santa Maria degli Angeli.


Anche quest’anno Don Franco ha voluto far giungere un suo messaggio per la solenne ricorrenza del 6 dicembre.

«La festa del nostro amato Patrono S. Nicola -ha scritto per il Corriere di San Nicola - è un’occasione importante per tre motivi:
1) Comprendere chi è il Santo
Il Santo non è un super uomo, non nasce perfetto, prima di raggiungere la gloria del cielo, ha vissuto una vita normale, con gioie e dolori, fatiche e tentazioni. La differenza sta nel fatto che quando ha conosciuto l’amore di Dio, lo ha seguito con tutto il cuore, senza condizioni o ipocrisia; ha speso la sua vita al servizio degli altri, ha sopportato sofferenze e avversità, senza odiare e rispondendo al male con il bene, diffondendo gioia e pace.

S. Nicola Vescovo e Pastore

-Come Vescovo ha annunciato la Parola del Vangelo con franchezza apostolica, con coraggio e sapienza. Ha difeso la Verità della Fede in modo integrale.

-Ha protetto la Comunità, che il Signore gli aveva affidato, insidiata dai pericoli delle eresie, soprattutto quella ariana (L'arianesimo è il nome con cui è conosciuta una dottrina cristologica elaborata dal presbitero, monaco e teologo cristiano Ario (256-336), condannata al primo Concilio di Nicea (325). Sosteneva che la natura divina del Figlio fosse sostanzialmente inferiore a quella di Dio e che, pertanto, vi fu un tempo in cui il Verbo di Dio non era esistito e che dunque esso fosse stato soltanto creato in seguito)
-Come Pastore ha donato la sua vita, testimoniando l’Amore di Cristo per i poveri, i deboli, gli indifesi, con gesti di carità autentica per i bisognosi e i sofferenti.


Il suo Messaggio
Fidarsi di Gesù, perché Egli non ci abbandona e non ci delude mai.

S. Nicola ci incoraggia a non avere paura di andare controcorrente, di essere incompresi o derisi, quando viviamo il Vangelo.

Inoltre ci esorta a sentirci sempre più Comunità, nella quale la nostra Fede si celebra e si annuncia per testimoniarla con franchezza, convinti che la Fede si rafforza donandola. La testimonianza di vita di S. Nicola ci dice che un cristiano da solo non può esistere- unus christianus, nullus christianus- anche oggi ci ripeterebbe che la vera Fede ha bisogno di essere pienamente condivisa nella Comunità, riunita nell’ascolto della Parola e nella frazione del Pane, l’Eucaristia e nella condivisione fraterna, stando però ciascuno al proprio posto, nel ruolo assegnato dal Pastore che il Signore a messo a capo della Comunità e svolgendo con umiltà e totale disponibilità il servizio che non è per un’affermazione o gratificazione personale, che produrrebbe solo rivendicazioni e sarebbe propagatrice di conflittualità distruttive per la comunione fraterna; ma solo esclusivamente per la crescita e il bene della Comunità. La vita, di S. Nicola, è stato questo annuncio:

«Vi è un grembo in cui il cristiano è generato dallo Spirito Santo; vi è un ambiente in cui il cristiano cresce e diventa maturo; vi è uno spazio in cui il cristiano vive la comunione con Cristo, che si riflette sempre nei fratelli di fede: questo grembo è la chiesa, Comunità dei battezzati».

Il Nuovo Testamento parla della Comunità cristiana come “Corpo di Cristo”, come “Fraternità”, ne sottolinea la dimensione di comunione di coloro che, essendo battezzati, sonouno” in Cristo. Questa appartenenza relativizza le distinzioni etniche, sociali, culturali e crea una possibilità reale di comunione tra diversi. Una vera Comunità non si stabilisce tanto attorno ad un edificio di pietra, ma è costituita da quelle pietre vive che sono gli stessi credenti (Pt 2,4-5).

Tuttavia, va detto: oggi la Chiesa raramente è amata e sono molti coloro che, di fatto, sono cristiani senza Chiesa; essa, come Madre, li ha generati alla vita divina nel Battesimo, eppurela rifiutano e la rinnegano. Nella cultura dominante, seguita da allergia verso tutto ciò che è Istituzione, servizio e impegno, la Chiesa è sentita come non necessaria, estranea, a volte, addirittura un ostacolo per gli stessi “cristiani”.

Eppure solo la Chiesa dà pieno significato all’essere cristiano, perché in essa sono diventati tali e da essa sono nutriti con il Pane di vita eterna: l’Eucaristia.

Il cristianesimo non può essere ridotto a Movimento, né ad un certo riferimento etico e spirituale a Gesù di Nazaret.

I cristiani hanno bisogno di una casa e sentirsi figli; perciò non possono essere o rimanere a lungo “credenti nomadi” o “credenti pellegrini” che, ad intermittenza, partecipano a qualche celebrazione o frequentano “luoghi spirituali” senza approdare ad una vita di Comunità.

Allora qual è la vera Chiesa?

È quella presente nei cristiani quotidiani che offrono la loro vita spesa per gli altri, che vivono seriamente i Sacramenti, rimanendo nella propria Comunità. Sì, la Chiesa è innanzitutto la Comunità di semplici ed umili cristiani che Dio fa santi con la potenza dello Spirito Santo, rendendoli conformi al Figlio Gesù Cristo.


S. Nicola, benedici la nostra Comunità parrocchiale e la nostra Città
».

                                                                                    

 
* * * 


San Nicola, il santo vescovo di Mira,
è uno dei santi più venerati nel mondo.
Nacque a Patara, un’importante città marittima della Licia nell’Asia Minore, oggi Turchia, terra di lingua e cultura greca, intorno all’anno 260 dopo Cristo. Il suo nome significa “popolo vittorioso”: il popolo avrà uno spazio notevole nella sua vita. Patrono di molte città italiane (tra cui Bari), ma anche della Grecia, della regione francese della Lorena e della Russia, si festeggia di solito il 6 dicembre. Le chiese a lui dedicate in Italia sono più di mille, in Francia e Germania seicento, in Inghilterra quattrocento. Estende il suo patronato ai marinai, ai mercanti, ai viaggiatori, ai pastori, ai bambini e alle ragazze in cerca di marito. E’ una figura proiettata anche nell’immaginario e nel fantastico. Il suo culto è diffuso in tutto il mondo. E’ praticamente impossibile contare le chiese costruite in suo onore. Innumerevoli sono anche i simulacri e le statue che lo raffigurano. Numerose sono le tradizioni che, da secoli, tramandate di generazione in generazione, sono rimaste quasi intatte, come se il tempo si fosse fermato a epoche remote. Della sua infanzia, purtroppo, si conosce ben poco, quasi nulla. Di preciso, alcuni scrittori riferiscono che nacque da nobili genitori: Epifanio e Nonna o, secondo altri, Teofane e Giovanna. Nell’VIII secolo, il primo a parlare dell’infanzia di San Nicola fu un monaco greco, Michele Archimandrita, il quale asseriva che Nicola era destinato a sacrificarsi sin dal grembo materno per raggiungere la perfezione che si raggiunge solo attraverso gli atti di penitenza. 

Una vita particolarmente esemplare dal punto di vista del cristianesimo.
In Nicola, infatti, confluiscono il fondamentale comandamento evangelico della carità (Dante e S. Tommaso lo vedono come la personificazione della carità per antonomasia) e la preoccupazione per la diffusione dell’ortodossia della fede. Non è la prima volta che un narratore parte dalla figura di Santa Claus o di Babbo Natale. Nel Medioevo Nicola aveva un contatto decisamente più diretto col mondo dei bambini, perché in occasione della sua festa sia la chiesa che le autorità civili organizzavano manifestazioni particolari. Anche in tempi recenti in molte nazioni questo rapporto c’è ancora. Molto bella la pagina in cui il bambino Giovanni Paolo II entrava in contatto con S.Nicola. Il Papa si abbandonava ai ricordi di quando era bambino nella sua città di Wadowice, dove era nato il 18 maggio 1920: “A lui si rivolgono con fiducia in particolare i bambini. Quante questioni materiali si possono sistemare se si comincia con una fiduciosa preghiera! Da bambini tutti attendevamo San Nicola per i doni che ci portava. I comunisti vollero privarlo della santità, e per questo inventarono il ‘Nonno Gelo’. Ultimamente, purtroppo, anche in occidente Nicola è diventato popolare in un contesto consumistico. Sembra che oggi si sia dimenticato che la sua bontà e generosità furono prima di tutto la misura della sua santità, poiché si distinse come vescovo premuroso verso i poveri e i bisognosi. Ricordo che da bambino avevo con lui un rapporto personale. Naturalmente, come ogni bambino, aspettavo i regali che mi avrebbe portato il 6 dicembre. Tuttavia, tale attesa aveva anche una dimensione religiosa. Come i miei coetanei, nutrivo venerazione per questo santo che, in modo disinteressato, elargiva regali alla gente e con ciò manifestava loro la sua amorevole sollecitudine”. (Alzatevi, andiamo!, Mondadori, Milano, 2004).

La testimonianza di questo generoso pastore ci invita alla gioia del dono gratuito per la costruzione di una civiltà autenticamente umana e il suo impegno nella difesa della fede ci riporta alla fonte unica di questo donarsi: Cristo, unico Salvatore.

Un santo che unisce la gente.
S.Nicola, santo amato sia dai cattolici che dagli ortodossi, è, senza dubbio, un grande santo del dialogo e dell’incontro, come la sua vita e la sua agiografia ci descrivono. Tutti i racconti sorti intorno alla sua figura parlano di un uomo e di un vescovo sostenuto fin da ragazzo da una fede sincera e salda, mosso da un profondo senso della giustizia, della rettitudine e sempre pronto a vedere il buono che Dio ha messo nell’animo di ogni uomo. Poco importa se le leggende su San Nicola siano storicamente attendibili o documentabili con sicurezza. Alcune lo sono, altre nascono dalla tradizione popolare, ma in ciascuna vi è un importante fondo di verità: San Nicola è una figura che incarna il vero senso della carità cristiana, la charitas di cui parla San Paolo, quell’amore incondizionato verso il prossimo specialmente se bisognoso, riconoscendo in lui il volto di Cristo sofferente. E proprio come San Paolo, “l’apostolo delle genti”, anche San Nicola ha avuto questa straordinaria capacità di unire popoli diversi: basti pensare al suo luogo di origine, una località dell’Asia Minore, una regione che è un ponte fra Asia ed Europa, dove il Cristianesimo ha svolto un ruolo determinante con le Chiese delle origini, con i primi Concili, e, in seguito, con la dolorosa questione dello Scisma. Ancora oggi, San Nicola è venerato ed è il patrono di Bari, una grande città che si affaccia sul mare e da secoli è il punto di partenza verso il Levante. Per incontrare San Nicola, sia quando era vivo sia dopo la sua morte, le persone hanno viaggiato, si sono mosse, si sono incontrate sempre nello spirito di amore cristiano, che contraddistingue la storia del Santo. San Nicola nacque nel III secolo, epoca di grandi teologi e Padri della Chiesa. In Oriente, inoltre, si erano diffuse ancor prima che in Occidente le pratiche di vita monastica e solitaria. In Asia Minore, moltissimi santi monaci si ritiravano in luoghi deserti per vivere in penitenza, solitudine e per raggiungere un contatto diretto con Dio, lontani dalle tentazioni del mondo. La grandezza di San Nicola consiste invece anche in questo, nell’aver raggiunto un profondo legame con Dio vivendo in mezzo agli uomini, nel mondo insieme a loro, assistendoli (come Vescovo e come uomo) nelle loro difficoltà, difendendoli dalle ingiustizie, aiutandoli nel bisogno con risorse materiali (ad esempio, i tre sacchetti con l’oro, col tempo deformati artisticamente in tre sfere d’oro, serviti come dote per salvare tre giovani dalla prostituzione), ma soprattutto con la forza della fede, con la certezza che Dio assiste i suoi figli e non li abbandona mai. San Nicola è un santo davvero “trasversale” ed europeo, se così si può definire. Amatissimo tanto nel sud Europa quanto nel nord, dove la tradizione popolare legata al suo affetto per i bambini lo ha trasformato in Santa Claus: è diventato famoso in tutto il mondo proprio per questa sua trasposizione Santa Claus-Babbo Natale. Ciò che conta davvero, comunque, è il messaggio di fede, di pace e di accoglienza verso il prossimo che San Nicola ci comunica ancora oggi a distanza di tanti secoli; un messaggio attualissimo e intenso, che spetta a tutti noi mantenere vivo, sulle orme del suo esempio e della sua storia.

Nicola Ciaramella
(Fonti: San Nicola di Bari (Collana I Gioielli), De Vitto Editore –Scanno AQ); dalle relazioni di: Don Renato D’Amico, S.E. Mons. Francesco Cacucci, Card. Angelo Scola, Padre Gerardo Cioffari O.P., D.ssa Angela Nuovo)