LA “MONACA DI SAN NICOLA” SI TINGE DI GIALLO

Dal 30 marzo al 2 aprile la quinta, e forse ultima, edizione dello spettacolo ideato da Callipo. Dopo i “voti”, i nascondigli e le guerre, ora un vero e proprio “horror”: la monaca di San Nicola somiglia sempre di più ad una creatura di Dario Argento. L’autore ne spiega i motivi.


Dopo la pomposa cerimonia di battesimo, avvenuta a suon di fantomatici “piatti tipici borbonici” (taralli, gelatina di verdure, salmì freddo, salsiccia napoletana, mozzarella locale, timballo di tagliatelle, stufato di magro, quaglie con patate, babà, sfogliatelle e pastiera... -ma i sudditi di Re Ferdinando mangiavano veramente tutto questo?), via ufficiale alla quinta edizione di “Cecilia delle Grazie”, la tradizionale “azione teatrale itinerante” scritta dallo storico e regista Angelo Callipo.

Giovedì 30 marzo, alle ore 20.30, ci sarà lo spettacolo inaugurale, mentre, dal 31 marzo al 2 aprile sono stati programmati due appuntamenti quotidiani, rispettivamente alle 19 e alle 20.30. 

Il tema dell’edizione 2006 sarà, come noto, “Il segreto rivelato”, che rappresenta, in un certo senso, la naturale conclusione di un serial-show che negli anni ha assunto contorni sempre più misteriosi e travolgenti, sino a diluire, forse involontariamente, il vero fine per cui il lavoro era stato commissionato ed eseguito, ovverossia la ...visita turistica dell’unico complesso storico-architettonico di una certa importanza di cui la nostra città, seppellita dai parchi di cemento armato, è ancora dotata.

Virtù artistiche e conoscenze storiche si sono fusi nel genio creativo di Angelo Callipo, che ha così spiegato i motivi della sua scelta: “Un segreto custodito per diciassette anni dalla Madre Superiore del Convitto Madonna delle Grazie e rivelato solo sul letto di morte ad un frate domenicano accorso al suo capezzale per impartirle l'estrema benedizione: è questo l'incipit delle vicende che quest'anno vedranno protagonista Cecilia delle Grazie e che la trascineranno in un vero e proprio giallo dai risvolti imprevedibili. Dopo l'ultima edizione, tutta ispirata alle vicende storiche che segnarono la Battaglia del Volturno del 1 ottobre 1860, si ritorna ad una dimensione più intima che, lungi dal trasformare il Convitto in un campo di battaglia tra borbonici e garibaldini come fu per il passato, condurrà gli spettatori nelle parti più interne e segrete dell'edificio, lì dove l'atmosfera dell'intrigo e del mistero trova una sua quasi naturale collocazione. L'idea di costruire un giallo, per quanto possibile sia un'operazione di tal genere nell'ambito di uno spettacolo itinerante, che girasse intorno alla figura di Cecilia, mi è sembrata  l'occasione giusta per riportare gli spettatori ad un contatto più diretto con il Convitto stesso, facendoli penetrare attraverso stanze e corridoi nelle pieghe di una storia che, per quanto frutto di pura invenzione, mi auguro li terrà con il fiato sospeso fino all'epilogo.