Rinasce il Complesso monumentale Monteverginella

E’ uno dei tanti tesori nascosti nel cuore antico di Napoli

In giro con la Locus Iste, alla scoperta della Napoli che tutti amiamo.

Dopo tanti anni di chiusura, riapre questo complesso monumentale, grazie a un restauro curato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il comune di Napoli. La sua storia inizia da molto lontano e ben rappresenta quella di tutta la città di Napoli, perché parte dall’epoca greca, passando attraverso la cultura rococò e barocco, fino ad arrivare alla storia più recente della seconda guerra mondiale, con lo scoppio della motonave Caterina Costa. Monteverginella ha una lunga storia di abbandoni e rinascite, che si susseguono nei secoli, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Napoli è un incontro di culture, dove la storia si fonde con eterne frontiere, tanto che non si può dire che la città abbia mai reali confini. Qui tutto è contaminazione, fra queste strade s’incontra il mondo. Ogni luogo di Napoli ci parla di storia antica, qui sono arrivati individui di ogni razza, dai paesi asiatici, dall’Africa e dalle Americhe.
Abbiamo incontrato la Locus Iste - Luoghi e Memoria, un’associazione di Napoli, che svolge un importante lavoro di riscoperta di luoghi poco conosciuti, o almeno non abbastanza noti, e lo fa grazie a visite guidate organizzate, alle quali si può partecipare, previa prenotazione. I soci fondatori, o meglio le socie, hanno quasi tutte una laurea in Conservazione dei beni culturali e sono appassionate di storia antica e storia dell’Arte, di Archeologia e di pittura; però, niente paura, seguire la Locus Iste è sempre una piacevole full immersion nelle mille forme di vita della Napoli, che tutti amiamo, ma che conosciamo sempre troppo poco.
Nel mese di Gennaio, insieme a un gruppetto apparentemente eterogeneo di una trentina di persone, guidate da Pamela Palomba, una delle socie della Locus Iste, abbiamo visitato la chiesa di Santa Maria di Monteverginella, di origine medievale. La chiesa si trova esattamente in via Giovanni Paladino, e incamminandosi da piazzetta Nilo s’incontra la Chiesa dei Santi Marco e Andrea a Nilo, poco distante la Chiesa di San Girolamo delle Monache e la Basilica del Gesù Vecchio. Via Giovanni Paladino è una stradina stretta e fatiscente, sui cui muri e portoni chiusi sono immortalati schizzi di una neo street art sui generis. La chiesa di Monteverginella fu riedificata nel 1314, grazie a Bartolomeo Di Capua, il quale per molti anni aveva prestato la sua opera politica presso la corte angioina, e per questo aveva accumulato grandi ricchezze. Sembra che Di Capua avesse ricevuto una grazia (la guarigione di sua figlia) e questo motivo lo aveva spinto anche a donare le sue ricchezze ai verginiani.
La Madonna di Montevergine nel Seicento ebbe numerose offerte, come ringraziamento del popolo per la fine della peste, che decimò in parte la popolazione napoletana (circa 80% di vittime). Nel 1736 un terribile terremoto provocò altri danni alla struttura e i Verginiani furono costretti a restaurare di nuovo la chiesa, cambiando lo stile, trasformandolo questa volta in rococò. Il Monastero diventò ufficio pubblico fino all’anno 1823, quando i Caracciolini (Chierici Regolari Minori, ordine di Francesco Caracciolo) si insediarono fino al 1865. Il complesso monumentale, che comprende il chiostro interno e gli alloggi ha una lunga storia di abbandono e continue rinascite, e all’interno della chiesa stessa, dipinti, statue e particolari artistici raccontano vicende che s’intrecciano fra loro attraverso i secoli.

Fin qui si ferma più o meno la storia antica di Monteverginella, per dare spazio a quella più recente e a quella attuale. Dopo un altro breve periodo di decadenza, dal 1935 le figlie di Maria Ausiliatrice curano la chiesa e la Casa della Giovane, dove ancora oggi universitarie fuori sede alloggiano. Durante la seconda guerra mondiale, a causa dei bombardamenti le suore si trasferiscono a Buonalbergo, e nel 1943 gli americani trasformano l’Istituto in sede per le crocerossine americane, e inizia così un periodo di difficile convivenza, che dura un anno circa.

Il seguito della storia lo racconta l’àncora, posta ai piedi della statua della madonna all’interno del chiostro settecentesco; quel pezzo di ferro arrugginito appartiene alla motonave da carico Caterina Costa, ormeggiata nel porto di Napoli, che il 28 marzo 1943, a distanza di molte ore dallo scoppio di un incendio a bordo, esplose, colpendo tutta la parte antica della città. Il materiale bellico caricato sulla nave, destinato alle forze armate italiane dislocate in Tunisia, fece sprofondare il molo, colpì edifici a Piazza Carlo III, alcune parti raggiunsero il Vomero e piazza Mercato, la facciata est del Maschio Angioino, i vagoni della stazione centrale. La storia parla di tremila feriti e seicento morti; una parte di àncora rovente raggiunse Monteverginella, senza però provocare feriti, e per questo motivo, oggi quel relitto si trova ai piedi della Madonna. Da ottobre 2019, il complesso monumentale ha iniziato un nuovo percorso di rinascita, grazie all’impegno delle suore e dei giovani del Centro aggregazione universitario delle Figlie di Maria Ausiliatrice – Salesiane di Don Bosco. Il complesso ha aperto al pubblico e sono stati avviati importanti lavori di restauro della chiesa e della parte interna. 

Pamela Palomba ha ripercorso la storia attraverso le diverse epoche, che hanno caratterizzato la vita di Monteverginella; in calce all’articolo il sito web dell’associazione, la fan page e gli approfondimenti storico – artistici della visita al Complesso monumentale. 

Giovanna Angelino
©Corriere di San Nicola

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