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“Acqua malata” a Caserta: il coraggio della denuncia

 Grande partecipazione di cittadini alla presentazione del libro di Nicola Santagata.
L’accorato appello di Mons. Nogaro (“Dobbiamo lottare con la disobbedienza civile organizzata”).
L’amarezza di Padre Zanotelli (“C’è troppo silenzio, per questo le cose non cambiano”), che lancia la nascita di un comitato casertano per la difesa del bene più prezioso (“E’ una vergogna che non ci sia. Non è possibile che qui sia morto tutto!”).


Il coraggio di denunciare politicanti e camorristi che hanno avvelenato le nostre acque destinate ad uso alimentare ed agricolo e la necessità di richiamare le istituzioni ad intervenire con assoluta urgenza perché domani potrebbe essere già troppo tardi: queste le linee guida che hanno ispirato “Acqua malata”, il libro di Nicola Santagata, la cui conferenza di presentazione si è tenuta lunedi 3 dicembre nella Biblioteca diocesana di Caserta, partecipata da un folto pubblico costituito da cittadini e rappresentanti di associazioni e movimenti.
Numerose anche le presenze accorse da San Nicola la Strada, dove l’autore risiede da anni, tra le quali il sindaco Marotta, presidenti e soci di alcuni sodalizi locali e, immancabile come sempre, il Corriere di San Nicola, una delle pochissime testate impegnate attivamente nelle battaglie per la difesa dell’ambiente nostrano, che fa del giornalismo un impegno volontario, libero e partecipato, senza nomi da leccare e senza bandiere da sventolare, se non quelle della giustizia sociale e del rispetto verso i lettori.

“Acqua malata” in corso di chemioterapia, verrebbe da dire.
Si tratta di un lavoro di eccezionale importanza sullo stato di malattia delle “nostre” acque riguardanti, in special modo, il territorio casertano, supportato da documentazioni ed esperienze personalmente vissute dall’autore, di cui è nota la profonda conoscenza in materia: Nicola Santagata, medico microbiologo, infatti, ha lavorato per lungo tempo
nell’ARPAC (Agenzia Regionale per l’Ambiente della Campania), del cui Dipartimento Tecnico cui è stato anche direttore, dopo essere stato responsabile del reparto medico presso il Laboratorio di Igiene e Profilassi di Caserta.
Inquinamento dell’acqua, ciclo dei rifiuti, mistificazioni alimentari, inquinamento atmosferico sono stati per Santagata pane quotidiano per decenni di attività (ricordiamo, tra l’altro, ai tempi della protesta popolare contro la megadiscarica Lo Uttaro, le sue precise e dettagliate relazioni scientifiche ... sistematicamente disattenzionate dai decisori dell’epoca), per continuare ad esserlo anche da quando egli è andato in pensione, mettendo volontariamente a disposizione la sua ultramaturata esperienza professionale a favore di associazioni ambientaliste del territorio (a tal proposito ricordiamo, tra le tantissime altre, la sua carica di consigliere del Comitato Cittadino San Nicola la Strada – Città Partecipata).
Tutti i passi del libro costituiscono, insomma, una denuncia lucida e documentata delle gravissime ferite inferte alle acque sotterranee, di pozzo, in superficie e di balneazione da politicanti (azzeccatissima la definizione, perché i politici, se in questo caso esistono, dovrebbero essere tutt’altra cosa) e camorristi che hanno imperversato ed imperversano sul territorio della vecchia romantica terra felix. Il tutto scritto con una carica di determinazione elogiabile sotto qualsiasi punto di vista: una qualità inconfutabile, patrimonio congenito dell’autore, spesso derisa e bistrattata dalla politica di turno di tutti i più variopinti colori.
Un libro, di grande attualità alla luce anche delle più recenti vicende giudiziarie, che è, per la rilevanza scientifica delle testimonianze documentali riportate,
un potente strumento da impiegare nella lotta per “costringere” le istituzioni pubbliche campane a risanare il nostro ambiente disastrosamente compromesso a causa di scelte scellerate e di atavica inesistenza di controlli da parte di quegli organismi statali che avrebbero dovuto tutelare la salute pubblica.
"Il diffondersi di gravissime patologie in alcuni territori della regione", dice Santagata, "dipende soprattutto dall’inquinamento delle falde, mentre i fiumi sono ormai morti e il mare per decine di chilometri di costa è ormai diventato non balneabile, anche se per motivi turistici e di immagine nessuno lo vuol riconoscere".
Ma a Nicola Santagata, da sempre abituato a bruttissime sconfortanti notizie provenienti dal fronte, non manca, però, nonostante la inesorabile, quasi implacabile disamina effettuata, la fiducia nel futuro: condurre con volontà e forza questa dura battaglia potrà senz’altro portare a risultati positivi; a patto, però, che nell’animo di tutti a prevalere sia sempre l’obiettivo di preservare e difendere le generazioni che stanno maturando e che verranno, la salute del cittadino e il risanamento del nostro martoriato ambiente casertano.

Al tavolo dei lavori, nella veste di (eccellente) coordinatore, Don Nicola Lombardi, Direttore dell’istituto Superiore di Scienze religiose “San Pietro” di Caserta e Parroco di Casolla, Mezzano, Piedimonte e Staturano.
Al suo fianco, oltre a Nicola Santagata, altri due personaggi che non hanno certamente bisogno di presentazione: Padre Alex Zanotelli, ispiratore e fondatore di diversi movimenti italiani tesi a creare condizioni di giustizia solidale, giustamente definito da Don Nicola «antesignano di tutte le battaglie a favore dei diritti civili, in primis della pace, a difesa del creato», e Mons. Raffaele Nogaro, Vescovo Emerito di Caserta, «una delle poche voci profetiche tra i vescovi che ha avuto la chiesa in Italia negli ultimi trent’anni, che mi piace ricordare con una felice espressione di Saviano, quando questi afferma che tutto ciò che di umano è stato fatto a Caserta e dintorni anni è stato fatto grazie a Nogaro e che tutto ciò che è stato fatto in tutto il mondo di disumano ha avuto sempre contro Nogaro. Così è stato anche per la salvaguardia delle nostre terre: Nogaro è stato un punto di riferiento nella battaglia contro Lo Uttaro e, ancor prima, l'unico vescovo in Italia a denunciare la privatizzazione in atto dell’acqua».

Prima dei relatori, una applauditissima introduzione musicale sul tema eseguita dagli scout di Caserta.

Stupendo l’esordio del moderatore, che ha declamato, suscitando prima curiosità e poi viva emozione, i versi forse più famosi e toccanti del “Cantico delle Creature" di San Francesco d’Assisi: “Lodato sii mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura”.
Dopo otto secoli -ha detto Don Nicola Lombardi- dovremmo correggere San Francesco. Si, perché l’acqua è sempre utile, umile e preziosa, ma non è più casta, non è più pura; ormai è diventata malata. A dircelo, in modo semplice ma su base scientifica, è l’amico dott. Nicola Santagata, che con questo suo testo spiega come l’acqua bene prezioso sia ormai inquinata sotto tutti i punti di vista. Questa non vuole essere una semplice presentazione di un libro, ma un momento in cui si rifletta tutti insieme sullo stato dell’acqua nella provincia di Caserta e su cosa noi cittadini possiamo fare perché sorella acqua ritorni ad essere pura e casta”.
Magistrale il suo commento all’architettura dell’opera: «Un libro di piacevole lettura, dai toni scorrevoli e dalle argomentazioni mai pesanti e complicate, perché l’autore ha trovato l’espediente letterario della conversazione con un ipotetico turista norvegese di origine indiana che visita la città di Caserta; un libro, insomma, che trasmette tanti dati e verità senza l’appesantimento del linguaggio tecnico; un testo di forte denuncia del sistema che non va, un dito puntato contro gli addetti ai lavori, che Santagata definisce oziosi, superficiali ed immeritevoli. In altri termini, denuncia la mediocrazia, la mediocrità che sta al potere. Ma il testo, infine, è foriero di speranza. L’autore mai sfocia nella rassegnazione e non cede mai alla disperazione, neanche quando certi dati sono davvero allarmanti, come quelli riportati dalla marina militare americana sulle acque di Gricignano ed inseriti nel dossier della rivista L’Espresso dal titolo “Bevi Napoli e poi muori”. Il libro è sostenuto dalla speranza. Ce la possiamo fare, dice Santagata, soprattutto se, insieme alla rabbia e all’indignazione, e anche a tanto coraggio, c’è la movimentazione dei cittadini».

La movimentazione dei cittadini..., ovvero l’essenza dell’intervento di Mons. Nogaro:
«Ringrazio Don Nicola per aver voluto segnalarmi quale difensore del popolo. L’ho sempre fatto con tanta passione, con tanta dedizione. Ringrazio il Dr. Santagata per aver scritto questo libro e per aver mosso tanta gente qui stasera. C’è ancora la speranza di rinnovare la nostra città e la nostra provincia. L’indignazione e la volontà occorrono perché noi possiamo riformare la società soltanto con il movimento democratico della piazza. Fin quando lasciamo i politici, gli amministratori sulle loro sedie non avremo nessun beneficio per le nostre comunità. Bisogna continuamente prenderli di petto, scuoterli. Dobbiamo combattere le strutture di peccato che oggi noi abbiamo. Pensate alle lobby che rubano continuamente il bene comune; pensate al clientelismo politico, dove ormai esiste solo il favore e non più il merito; pensiamo alla mania di certi politici di occupare un posto senza permettere uno scambio generazionale, che è indispensabile per la vita e per il progresso di un popolo. Noi dobbiamo lottare contro queste strutture di peccato con la disobbedienza civile organizzata, mediante l’esercizio della quale tutti noi possiamo farcela».
Mons. Nogaro non ha potuto trattenersi fino alla fine. La sua uscita dalla sala è stata accompagnata da un’ovazione di tutto il pubblico presente. Egli è un personaggio molto amato a Caserta e provincia. Da sempre. E mai non risponderebbe, anche in precarie condizioni di disponibilità, al richiamo delle grandi lotte per l’affermazione della giustizia sociale che ha combattuto per una vita intera.

Spazio, poi, all’autore del libro, Nicola Santagata, che, dopo aver spiegato i motivi ispiratori della sua opera, è andato un po’ più dentro alle pagine, soffermandosi su alcuni dati rilevati negli anni ’90, nel corso delle sue visite professionali ai margini della zona dei Mazzoni, per confrontarli con quelli di oggi.
«Ho rivisitato quei luoghi -ha detto alla attentissima platea- e ho visto che in tre decenni non è cambiato praticamente niente: rifiuti disseminati ed interrati dappertutto, ad inquinare le falde acquifere».
Una rivelazione agghiacciante: «Sui terreni ci sono anche carcasse di bufali maschi, i quali non servono perché non danno latte».

Di grande intensità emotiva anche l’intervento di Padre Zanotelli, che, memore di tante battaglie ambientali del passato, non riesce ad accettare la situazione che regna in questo momento a Caserta e provincia: «C’è troppo silenzio, troppa connivenza, troppa cultura camorristica. Ecco perché le cose non cambiano. Ci vuole coraggio. Come fa Santagata. E’ fondamentale parlare. La stampa deve avere il suo ruolo che è fondamentale, soprattutto in questo momento. In Campania non si è risolto proprio nulla, c’è un lavoro intenso. Mi domando continuamente: ma come è possibile che siamo arrivati ad una situazione del genere? Come mai tanta gente non ha ancora reagito?».
 

Pervaso da grande amarezza, quasi va in lagrime quando annuncia che ha deciso, proprio questa sera, di farsi fautore di un comitato casertano per la difesa dell’acqua e contro la privatizzazione della vitale risorsa: «Sono arrabbiato con Caserta. Non è possibile che solo a Caserta, dopo tutta la lotta che abbiamo fatto in Campania per la gestione pubblica dell’acqua, non ci sia neanche un comitato. E’ una vergogna, perché questo è un momento proprio grave. Vorrei che questo comitato che nasce qui stasera abbia questo scopo. Non è possibile che a Caserta sia morto tutto. Non lo posso accettare».
Appello grandioso. Come il personaggio. La speranza è che si riesca a fare qualcosa, sperando che a Caserta non sia veramente morto tutto...

In conclusione, l’intervento al tavolo dei relatori di Vittorio Boccia, volontario nel coordinamento della lotta ai rifiuti tossici in Campania, che ha annunciato la nascita di un nuovo gruppo di lavoro a livello regionale, con una dettagliata informativa consultabile a breve sul sito internet in allestimento.

Infine, parola al pubblico, con interessanti domande poste a Santagata e Zanotelli e risposte decisamente all’altezza.
A farla da padroni due argomenti su tutti: la persistente mancata utilizzazione dei fondi stanziati da Europa e Campania per il risanamento di individuate aree inquinate, nonché la scarsa partecipazione all’incontro di giovani e associazioni giovanili (citata dagli organizzatori la presenza solo degli scouts di Caserta2).
Per la verità, non si è visto neanche granché delle istituzioni... nonostante i numerosi inviti inoltrati dal Dr. Santagata. 

La conferenza, come abbiamo detto, è stata partecipata da un folto pubblico composto soprattutto da cittadini e rappresentanti di associazioni e movimenti.
Abbiamo chiesto ed ottenuto alcuni pareri, che ci pregiamo di pubblicare.
«Grazie ad una cittadinanza sempre più consapevole della necessità di porre fine ad un utilizzo senza regole dell’ambiente e ad esperti e già responsabili di istituzioni come il Dott. Nicola Santagata -ha detto la Prof.ssa Rosa Maria Clemente- si stanno moltiplicando le iniziative volte ad una maggiore formazione/informazione sui temi della salvaguardia della salute pubblica. A partire dai beni primari come l’acqua, l’ aria e il territorio. Purtroppo, malgrado la norma costituzionale che pone in capo alla Repubblica, attraverso i suoi organismi statali, l’obbligo di tutelare il diritto alla salute dell’ individuo, anche nell’ interesse della collettività, siamo di fronte a istituzioni assolutamente incapaci di porre in essere un piano complessivo per la corretta gestione dei territori di riferimento, dal Sud al Centro e al Nord del nostro Paese. Uno sfruttamento intensivo e sregolato delle risorse ambientali, con insediamenti industriali restii a considerare e ad applicare le norme e i dispositivi necessari per rendere sostenibili le proprie attività, il ritardo colpevole nella gestione integrata del ciclo dei rifiuti, l’aumento esponenziale dei consumi e della produzione di scarti di ogni genere, hanno portato a livelli di saturazione tali da far temere per la stessa sopravvivenza della specie umana. Da ciò la necessità, per i cittadini tutti, di esigere, dando voce alla propria indignazione, dai politici responsabili del governo del Paese, a prescindere dagli schieramenti di cui fanno parte, che svolgano le loro funzioni con l’efficacia necessaria, nell’ esclusivo interesse pubblico. Fino ad ora, invece, proprio i rappresentanti istituzionali, locali e nazionali, hanno fatto registrare superficialità e pressapochismo, una visione parziale ed emergenziale delle complesse problematiche ambientali e territoriali, dimostrando di essere incapaci persino di garantire la sorveglianza di siti e impianti di elevata pericolosità, che bruciano ormai con inquietante regolarità. Non possiamo più stare a guardare, inerti e inermi, mentre interessi privati e desideri smodati di ricchezza e potere prevalgono sulle nostre necessità primarie di salute e di svolgimento sereno e sostenibile della vita e delle attività umane. Bisogna che, insieme e con decisione, utilizzando ogni strumento democratico e facendo ricorso alla disobbedienza civile, se necessario, scendiamo nelle piazze e facciamo prevalere le nostre sacrosante ragioni. Bisogna svegliarsi e alzarsi, in difesa dei nostri diritti, per la messa in sicurezza e salvaguardia preventiva dei territori, in alternativa al business dell’ emergenza ambientale, nonché per la ripubblicizzazione dell’acqua bene comune, cancellando il modello di gestione attraverso soggetti di diritto privato nel rispetto della volontà popolare espressa nel referendum del 2011».

«Il libro di Santagata -ci ha riferito Mimmo Pennino, presidente del Comitato Cittadino San Nicola la Strada Città Partecipata- è una lucida testimonianza, fondata su basi scientifiche e su una esperienza diretta professionale, del gravissimo danno inflitto alle acque delle falde sotterranee, dei fiumi e del mare del territorio casertano che va dalle aree montane fino al litorale domiziano da anni di interramenti ed abbandoni illegali di rifiuti tossici. È anche una documentata denuncia della inettitudine, negligenza o fraudolenza di una classe dirigente della pubblica Amministrazione che, pur conoscendo la gravità di situazioni specifiche, non ha fatto assolutamente nulla per rimediare. È insomma emerso, ancora una volta chiaramente, che negli ultimi 30 anni lo stato italiano e la comunità europea hanno investito ingenti somme per il risanamento ambientale, ma questo fiume di denaro invece di produrre bonifiche e riqualificazioni della terra, delle acque e dell’aria, ha prodotto quasi esclusivamente grandi spese per indagini, caratterizzazioni, conferenze dei servizi e consulenze varie. In altre parole, ha vinto il sottobosco politico/amministrativo che ha assorbito molte risorse senza produrre nulla a favore della reale soluzione del problema ambientale. Fondamentale è stata anche la testimonianza ed il sostegno portato dal Vescovo emerito di Caserta, monsignor Nogaro e da padre Alex Zanotelli. Nogaro, figura di primissimo piano in tutte le battaglie a difesa dell'ambiente nel territorio casertano, ha concluso il suo intervento invocando la “disobbedienza civile organizzata” come unica efficace forma di contrasto che la cittadinanza può e deve mettere in atto per la difesa della nostra madre terra. Resistenza attiva dal basso e mobilitazione delle giovani generazioni a difesa dell’ambiente è stato l’appello lanciato da padre Alex Zanotelli, che ha anche promosso la costituzione, nel casertano, con tanto di raccolta firme di adesione, di un comitato per la difesa dell’acqua pubblica. La nostra speranza di poter reagire alla spirale distruttiva per l’ambiente in cui viviamo ha tratto nuovo slancio da questo incontro».

Nicola Ciaramella
©Corriere di San Nicola
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