I veleni dell’inceneritore dopo quelli della megadiscarica: un’altra batosta ambientale per la zona più disastrata della provincia. Difficile non evocare i fumaioli più tristi della storia...

«Non possiamo permettere che si perpetrino ulteriori danni al nostro territorio. L'inceneritore è a meno di dieci chilometri da San Nicola e dintorni, ovvero nei pressi del nuovo centro commerciale di Marcianise. Si scorge nettamente venendo a Caserta da Napoli perché è a circa 300 metri dall'autostrada sulla destra; sono quei tre camini d'acciaio con costruzioni sottostanti. Il camino è talmente alto che le sostanze prodotte, come i furani, i pcb, i metalli pesanti e le nanopolveri, a parte il co2, si depositeranno, assieme alla diossina, nei nostri polmoni e sui terreni già avvelenati dalle discariche, abusive e non, nei pressi di casa nostra. E' la nostra ennesima battaglia per la vita».

Con queste parole, dure, drammatiche e annunciatrici di un’altra sfiancante lotta, il leader degli ambientalisti sannicolesi e promotore del comitato contro la discarica, Antonio Roano, ha chiamato i cittadini a raccolta per manifestare la propria protesta contro un altro “mostro” in arrivo dopo la megadiscarica dello Uttaro: l’inceneritore in costruzione nella zona già più disastrata della nostra provincia, quella zona che continua ad essere oggetto di massacro ambientale da parte dell’amministrazione di Corso Trieste.
«In Campania, dopo 14 anni di commissariamento "straordinario" sulla gestione dei rifiuti,    -ricorda il manifesto introduttivo della maximanifestazione nazionale del 13 ottobre ad Acerra indetta dalla “Rete Campana dei Comitati per la difesa della salute e dell'ambiente Rifiuti Zero Campania” -  la "politica dell'emergenza" è diventata una strategia per drenare soldi pubblici, sottraendo le scelte ad ogni espressione di volontà popolare. Da Rastrelli a Bassolino, dal centrodestra al centrosinistra, un accordo trasversale e consociativo ha espropriato ogni luogo democratico per consegnarsi agli interessi di comitati d'affari come il gruppo Romiti-Fibe (oggi sotto inchiesta della magistratura, insieme a Bassolino ed agli altri responsabili della gestione rifiuti di questi anni). Il muro di gomma dei poteri e degli interessi continua così a ostacolare una messa in discussione vera del piano rifiuti, una valutazione autentica delle alternative possibili, nel rispetto di salute ed ambiente, e garantisce invece la riproduzione di gruppi dirigenti delegittimati dalla gente e dai fatti. Eppure gli stessi ora stanno scrivendo il nuovo piano rifiuti tutto incentrato sull'incenerimento dei rifiuti, che ha prodotto finora enormi depositi di ecoballe e megadiscariche, sponsorizzato oggi anche dal ministero dell'ambiente e dal governo Prodi, mentre giorno dopo giorno vengono alla luce nuove informazioni scientifiche sulla estrema nocività degli inceneritori, non solo per la diossina ma anche per l'impatto delle patologie da nanoparticelle e per il difficile smaltimento delle polveri residue (circa un terzo della spazzatura bruciata si trasforma in ceneri altamente tossiche da smaltire in discariche speciali). L'apertura dell'inceneritore di Acerra, il più grande, inquinante e obsoleto d'Europa in una cittadina assurta a simbolo della devastazione ambientale e già riconosciuta "Comune in emergenza diossina" rappresenta il via libera all'ulteriore devastazione della salute e dell'ambiente, il lasciapassare per gli altri due inceneritori previsti in Campania e gli oltre 14 sul piano nazionale. Opere naturalmente finanziate con soldi pubblici (il 7% delle bollette Enel che noi paghiamo) grazie all'utilizzo illegittimo dei fondi per l'energie alternative, i cosiddetti Cip 6. E' questa una condizione emblematica di quello che in diverse forme avviene in tutto il paese: il volere dei poteri forti prevarica sempre quello delle comunità e porta avanti una gestione del territorio fondata esclusivamente sull'utilizzo di inceneritori e discariche, costruzione di centrali termoelettriche a olio combustibile, a carbone, a turbogas, progetti di rigassificatori, basi militari, treni veloci, eccetera, in un contesto in cui corruzione, commissariamento dei poteri democratici, istituto della "concessione" in regime emergenziale diventano altrettante strade per tutelare l'arricchimento privato contro il benessere collettivo».
Alla manifestazione di Acerra hanno aderito centinaia di associazioni nazionali che si battono per la difesa dell’ambiente, tra cui il ComER (Comitato Emergenza Rifiuti di San Nicola la Strada-Caserta-San Marco Evangelista-Maddaloni), che si appresta ad allestire un altro “fronte” per sobbarcarsi un’altra difficilissima “battaglia per la vita” come quella in atto per Lo Uttaro.
«Dopo aver concretizzato le sue “buone” intenzioni per l'ambiente con la creazione della discarica illegale e inquinante ubicata nella cava Mastropietro, in località “Lo Uttaro”, a poche centinaia di metri dalle abitazioni di quattro comuni con una popolazione totale di  ben 200.000 persone  -ha chiosato Antonio Roano-  il presidente della Provincia di Caserta De Franciscis, non contento di averci riempiti di rifiuti pericolosi e di percolato, oltre che di puzza, sta proseguendo imperterrito il suo grande “capolavoro” proponendo di costruire nel territorio della provincia termovalorizzatori, ovvero inceneritori, sempre a poche migliaia di metri da Caserta. L’inceneritore, per chi non lo sapesse, è un impianto che brucia di tutto, riempie l'aria di veleni, di alcuni dei quali non si sa molto se non che fanno male e possono uccidere».

Il “mostro”, insomma, stavolta si chiama “inceneritore” e ci risulta sinceramente difficile non evocare alla mente i fumaioli più tristi della storia dell’umanità...

enneci