"Giovani e Chiesa a confronto: quale religione?" PARTE III e ultima
In esclusiva sul “Corriere di San Nicola” il quarto libro del saggista sannicolese ANTONIO SERINO: “Viaggio nelle difficoltà, nelle possibilità di dialogo e nelle prospettive di confronto tra due realtà complementari ma fondamentali per la società”.
-PARTE TERZA e ultima (UN PONTE TRA CHIESA E GIOVANI)-
Nell’aprile del 2021, Antonio Serino ci autorizzò, in esclusiva, a pubblicare, a puntate, “WORKING PROGRESS”, il suo primo lavoro letterario (una “raccolta di riflessioni che non costituiscono e né vogliono auto valutarsi in alcun modo quale strumento su cui basarsi per eseguire analisi sociologiche, psicologiche o, per di più psico-religiose, ma hanno il solo scopo di contribuire o, se si vuole, di dar forza a far meglio comprendere come meditazioni e riflessioni, basate su concetti e principi fondamentali, in questo caso quelli cristiani, possano contribuire a trasformare la propria vita, migliorandola e, contemporaneamente, a portare benefici all’intera società".
Il 30 dicembre 2022, in occasione dell'incontro "Cara famiglia, ti amo" promosso ed organizzato dal giornalista Nicola Ciaramella (direttore del “Corriere di San Nicola”) nell'ambito delle manifestazioni relative all'XI Presepe Vivente dell'Associazione Cattolica N. S. di Lourdes, fu la volta della presentazione ufficiale del secondo libro del saggista sannicolese, dal titolo “CARA FAMIGLIA”, che dice tutto, spiega tutto e coinvolge tutti in un appassionante excursus sulla storia, sui valori e sullo “status” attuale della cellula primaria e vitale della società.
A luglio 2023, la sintesi delle lezioni e degli incontri tenuti da Serino nell’ambito delle attività del gruppo “FAMIGLIA BETANIA” di Santa Maria degli Angeli nel primo semestre dell’anno.
Settembre 2023. Glielo abbiamo sempre detto, sin dal primo momento, e glielo abbiamo ripetuto: “Caro Antonio, tu hai avuto da Qualcuno il dono prezioso di saper contribuire a diffondere le parole più belle, gli ideali più belli, quelli che sono stati creati per fare il mondo più bello. Hai l’obbligo, il dovere di non fermarti e di regalarlo agli altri”.
Siamo gioiosi, dunque, che il “Corriere di San Nicola” può pregiarsi di pubblicare, dopo i primi tre di cui abbiamo detto, il quarto libro di Antonio Serino. La nostra platea di lettori è vasta, possiamo anche noi contribuire a diffondere qualcosa di cosi bello.
Sì. Bello. Perché altri aggettivi non esistono. I paroloni d’occasione che spesso si usano quando non si sente dentro ciò che si dona, ci spaventano. Scegliamo l’umiltà. La semplicità. L’ amore. Bastano queste tre parole che sono stampate nel cuore e nell’animo di chi ha scritto questi libri per capire cosa può esserci dentro.
Lo abbiamo letto. Ora lo porgiamo a chi vorrà seguirci. Abbiamo chiesto all’autore, e subito ottenuto, di pubblicare sul nostro giornale “GIOVANI E CHIESA A CONFRONTO: QUALE RELIGIONE?” in diverse puntate. Non molte. Quante ne bastano per accendere l’animo dei …curiosi. Sì, perché, in fondo, se andiamo bene a vedere e a pensare, molti cristiani sono ancora tutti un po’ curiosi… La strada per raggiungere la certezza è per molti ancora lunga… Serino e noi, tutti granellini piccoli piccoli e quasi insignificanti della sabbia della fede, ci proviamo. La speranza che ci anima è tantissima. Non possiamo tenercela dentro. Non possiamo assolutamente permettere che si possa disperdere. Ciascuno di noi (Serino che scrive, il "Corriere di San Nicola" che diffonde) ha l’obbligo di dare il proprio contributo per far conoscere una cosa bella. Affinché essa possa assurgere ad alimento utile per tutti coloro che se ne vorranno cibare.
Serino ci ha anche promesso che prossimamente ne parleremo in video conferenza. Per accorciare ancora di più la distanza tra il "narratore" ed il lettore. Proveremo anche a fare questo. Sperando di essere tutti all'altezza di questo delicato compito che appartiene ai volontari del dialogo.
(Nicola Ciaramella)
ANTONIO SERINO è nato a San Nicola la Strada, dove tuttora vive. E’ laureato in Scienze dell'Economia e Gestione delle Imprese. La sua esperienza formativa ha naturalmente matrice cattolica perché fin da piccolo la sua famiglia era composta da persone cattoliche, particolarmente attive nella parrocchia. Per questo motivo ha partecipato alle varie associazioni cattoliche presenti.
Ha mosso i primi passi nell’Azione Cattolica per poi passare alla vita della Parrocchia fino al Movimento Giovanile Missionario, promosso e curato dal carissimo Direttore Diocesano Don Antonio Pasquariello. In questo Movimento, unitamente a tanti altri amici, ha contribuito all’animazione locale mediante raccolte fondi, mostre di oggetti di artigianato africano, nonché attività oratoriali per bambini.
Ha fatto parte ed ancora annovera la sua presenza in associazioni culturali e religiose, in quanto fermo assertore che la coesione sia uno strumento basilare per la crescita sociale e solidale.
Da circa trent’anni è componente del Consiglio degli Affari Economici della Parrocchia, di cui conosce la difficile gestione economico patrimoniale.
Dal 2019 coordina il gruppo Famiglia Betania, fortemente voluto dal già parroco di Santa Maria degli Angeli, Don Franco Catrame, un insieme di famiglie che studia le esortazioni apostoliche firmate da Papa Francesco, necessarie alla famiglia di oggi per comprendere e vivere in un modo più consapevole la vita odierna.
Dal 2020 collabora con il "Corriere di San Nicola".
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Leggi PARTE PRIMA
https://www.corrieredisannicola.it/arte-cultura-e-spettacoli/notizie/arte-cultura-e-spettacoli/giovani-e-chiesa-a-confronto-quale-religione
Leggi PARTE SECONDA
https://www.corrieredisannicola.it/arte-cultura-e-spettacoli/notizie/arte-cultura-e-spettacoli/giovani-e-chiesa-a-confronto-quale-religione-b-2
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PARTE TERZA
UN PONTE TRA CHIESA E GIOVANI: LE PROSPETTIVE
- IL MAGISTERO DI PAPA FRANCESCO
- IL PATTO EDUCATIVO GLOBALE
- IL SINODO
- LE PASTORALI
- GLI OPERATORI ECCLESIALI
- I GRUPPI DI FAMIGLIA
- I CENTRI DI ASCOLTO
IL MAGISTERO DI PAPA FRANCESCO
Nel panorama delle difficoltà e problematiche da cui emergono le crisi adolescenziali che conducono al ritiro dei giovani dalla vita comunitaria e religiosa possiamo senza dubbio evidenziare che la vera debàcle lo subisce proprio il rapporto con la fede. La necessità di far fronte a tali avvenimenti è tale che sarebbe più opportuno mettere da parte discussioni e dibattiti su scandali e anomalie strutturali religiose per convergere invece l’attenzione sugli errori commessi nei confronti delle nuove leve generazionali, per offrire spunti di riflessione e di correzione allo scopo di riparare alle omissioni e carenze causate nel corso degli anni. Già nel 2016 Papa Francesco ebbe a dire che «La Chiesa oggi ha bisogno di crescere e far crescere i propri fedeli nella capacità di discernimento spirituale». Alla luce di questa affermazione egli ritenne indispensabile indire la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi innescandola sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” avente come punto focale il tema che lo sguardo che Dio pone sui suoi figli non è rivolto solo a qualcuno in particolare ma all’intero Suo popolo, perché la Sua chiamata è d’interesse globale e non settario e la risposta che va data non deve essere necessariamente di consacrazione, semmai rivolta ad animi più attenti e più desiderosi di “votarsi per quella causa”, ma anche di più umile e semplice vocazione per poter dedicarsi al servizio per gli altri: ma ciò lo si può evincere solo mediante la pratica del discernimento spirituale. Per questo motivo gli adulti dovrebbero capire bene che Dio non guarda l’età del suo interlocutore (ne è prova la presenza di tantissimi giovani santi e beati che hanno prestato orecchio e cuore alla chiamata di Dio!) e perciò potrebbero realmente poter investire il proprio interesse sui giovani ma più in generale sulle nuove generazioni su di loro. Il Signore, come si nota, non si è mai mostrato titubante nel momento in cui ha affidato ai suoi giovani eroi biblici che, prelevati dalle loro attività pastorali sono stati portati a regnare su interi popoli pur non avendo dimestichezza di nessun genere: loro stessi si erano fidati ed affidati al loro Signore Dio. Il piccolo risponde alla chiamata del suo Dio col cuore ed il suo Dio lo gratifica con il proprio amore e la Sua misericordia. L’interessamento, o specificatamente, l’innovazione che Papa Francesco ha posto nel proprio magistero è una forma di rinnovamento che va al di là di preposti schemi programmatici. Infatti, la considerazione che Egli espone frequentemente nei propri commenti riguarda la necessità di creare o porre in essere un sistema di aggregazione di formazione sociale che, tenendo in debita valutazione i molteplici cambiamenti cui siamo sottoposti oggigiorno dalle mode, dai coinvolgimenti sociali o dalle proposte di movimenti di élite, riesca a soddisfare le necessità o veri e propri bisogni esposti da categorie di soggetti relegati ai margini delle concezioni più preponderanti. E fra questi, ovviamente, ritroviamo la gioventù che rappresenta il ceto sociale che è continuamente bistrattato e che non riesce ad affermarsi nelle proprie idee, non riesce a inserirsi nel tessuto sociale perché prevaricato e oscurato dalla mentalità dominante degli adulti. Questo pensiero, peraltro già espresso in forma conciliare da Papa Giovanni XXIII, ma rimasto in forma embrionale a causa degli ostacoli interposti da schiere di cattolici tradizionalisti, è stato ripreso da Papa Francesco che, invece, l’ha posto al centro del proprio magistero, attribuendogli importanza vitale per un reale rinnovamento ecclesiale. Potremmo affermare che il Santo Padre abbia una visione globale reale, in quanto propone un aspetto gioioso e certamente positivo della vita corrente condotta con la consapevolezza delle grandi mutazioni concettuali imperversanti. La “sua” Chiesa in uscita, dunque, tocca allo stesso modo la sensibilità del mondo religioso e l’interesse dei media che rincorrono ogni forma di innovazione dettata nelle omelie e nei discorsi del Papa. Si tratta certamente di una operazione che manifesterà i propri effetti nel lungo termine al pari di quanto si è già verificato tra il 1850 ed il 1940 allorquando la Chiesa, invitata ad uscire dai canoni tradizionali per affiancare lo stato bisognoso della classe operaia, arrancò posizioni diverse fino a quando a metà del ‘900 la Chiesa dovette affrontare l’interrogativo avanzato dai frati francesi circa l’effettivo ruolo da assumere in Francia: era la prima volta che veniva messo in discussione l’aspetto religioso della società dell’epoca, evidenziandone la crisi dei rapporti. Dobbiamo arrivare a Papa Giovanni Paolo II per assistere ad una piccola rivoluzione, anche nella terminologia di “evangelizzazione”, nel senso che egli ritenne opportuno dar vigore alla partecipazione fattiva e sostanziale dei cattolici in tutti gli strati sociali, richiamandosi alla storia di grande fede espressa nei secoli per cultura o tradizione. Questo nuovo genere di evangelizzazione ha prodotto una serie di capovolgimenti di idee sia nel contesto culturale che politico ed economico, con fondamentale apporto di positività nel mondo. Ripercorrendo questa idea, Papa Francesco ha voluto dirigere la sua attenzione principalmente a questioni riguardanti la gioventù e l’immigrazione, in quanto rileva una vistosa frammentazione della società a causa dei continui apporti di mode e innovazioni da un lato e dai flussi migratori di diversa etnia dall’altro che irrompono nella sfera sociale e necessitano di adeguata regolamentazione. “La presenza di Dio accompagna la ricerca sincera che persone e gruppi compiono per trovare appoggio e senso alla loro vita”. Non deve essere quindi spersonalizzata la pastorale, ma impostata una forma di evangelizzazione che si fa da “persona a persona” in modo che chi si presta all’evangelizzazione dev’essere consapevole che deve entrare nell’intimo della persona che ha davanti, nelle sue preoccupazioni, nelle sue ansie, nelle sue pene: solo così potrà essere veramente ascoltata e resa partecipe della propria vita e delle proprie necessità. Ma Papa Francesco è intervenuto anche nell’assetto amministrativo dell’intera istituzione ecclesiale, ponendo in essere riforme dando ampio respiro a soggetti giuridici e istituendo uffici e direzioni ministeriali volte ad assistere, tutelare e garantire la dignità di quanti si trovano nel bisogno di aiuti e protezioni varie. Queste “indirette forme di evangelizzazione” esprimono la concezione di sinodalità del Papa in cui l’azione evangelizzatrice si manifesta mediante la divulgazione della Parola di Dio con l’accompagnamento del fedele e della sua famiglia. Il pensiero di Papa Francesco sui giovani e sul mondo giovanile in generale e, in particolare, della forza naturale che proviene da questo “universo” ancora sconosciuto ai grandi è sempre stato chiaro: la sua grande determinazione nell’affermare che senza i giovani la Chiesa si mummifica e non lascia spazio ad alcuna possibilità di speranza di vita rinnovata è continuamente contemplata dai discorsi e dalle omelie che in giro per il mondo caratterizzano i suoi viaggi all’insegna dell’evangelizzazione come da lui interpretata. Oggi, più che mai, egli stesso ha rivelato come sia indispensabile riservare ai laici ed in modo particolare ai giovani specializzati, la gestione e la cura di quei settori in cui i consacrati hanno bisogno di aiuto, collaborazione, coordinazione, assistenza, perché tante volte essi non hanno tanta dimestichezza con alcune materie per cui necessitano una valida sostituzione o magari una collaborazione piena ed efficace, per rispondere alle esigenze che la Chiesa di oggi richiede. Ed in vista della prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà ad agosto 2023 a Lisbona, Papa Francesco invita i giovani a rispondere all’appello di Gesù, che viene ancora una volta tra la sua gente, a partecipare nelle sfide che la vita ci propone ogni giorno ed a combattere quella titubanza in cui i giovani riversano indecisioni e difficoltà. I grandi eventi che purtroppo stanno caratterizzando in negativo il nostro tempo necessitano della massima partecipazione di ogni individuo ed a maggior ragione dei giovani che sempre, apertamente e senza alcuna limitazione, mostrano con vigore i propri disappunti verso quelle cose ritenute antisociali, antiumanitarie e nocive per l’umanità. Lisbona, dunque si presta a diventare il luogo in cui far rinascere una nuova umanità consapevole delle aspettative che l’attendono, e divenire ispiratore di una nuova civiltà fatta di passione e partecipazione. Ovviamente in tutto questo discorso è racchiusa anche la possibilità di “mezzi risultati” nel senso che gli esiti che scaturiranno da questo grande evento non dovranno essere certamente imputati direttamente a loro, quindi la responsabilità non deve ricadere su di loro in quanto non è certo che sarà la partecipazione dei giovani ad eliminare tutti i problemi del mondo ma almeno con la loro presenza e la vivace testimonianza potranno dare il via all’azione innovatrice. Comunque, a sottolineare l’importanza di tale invito è il contenuto di alcune omelie in cui Papa Francesco spiega che” le relazioni personali e sul lavoro diventano sterili perché non ci si mette la testa e tanto meno il cuore. Vivere l’incontro con Gesù diventa totalizzante perché è “rispetto, assenza di pregiudizi e di condanne, sguardo di misericordia che non avevamo mai incontrato negli altri”. I giovani dunque devono rendersi sempre disponibili e interessarsi, costantemente e sempre di più alla realtà che è stravolta da continui capovolgimenti sociali. Devono intervenire sempre, per prendere parte alla cura di ogni forza o risorsa debole, in virtù del concetto che il cristiano risponde sempre con il proprio e diretto interesse e non con menefreghismo. Ma per giungere a simili risultati è necessario che i giovani avviino la propria “storia spirituale” iniziando proprio dl discernimento ovvero da quella fase di autocritica che da un lato produce allontanamento dalle pratiche abituali in cui era meno presente la ragione religiosa, dall’altro provoca gioie interne difficilmente da comunicare. E’ in questa fase che il giovane dev’essere aiutato a comprendere cosa, quando, chi, dove. E’ il primo passo verso l’autodeterminazione concettuale che lo esporrà ad una vita di rasserenamento interiore in cui sarà accompagnato non solo dai risultati positivi della ricerca ma anche dalla presenza divina che non ha mai potuto assaggiare per.... mancanza di tempo. Talvolta questa procedura mette paura, paura dell’ignoto che si va a ricercare o che potrebbe stravolgere il proprio modus operandi, o che lo distoglierebbe dalla realtà quotidiana dei soliti contatti sterili e qualche volta addirittura puerili. A questa paura risponde proprio Papa Francesco ricordando che "l’ostacolo alla fede non sia l’incredulità, ma la paura. Il lavoro di discernimento, dopo aver identificato le nostre paure, deve aiutarci a superarle aprendoci alla vita e affrontando con serenità le sfide che essa ci presenta. Per noi cristiani, in particolare, la paura non deve mai avere l’ultima parola. Se invece alimentiamo le paure, tenderemo a chiuderci in noi stessi, a barricarci per difenderci da tutto e da tutti, rimanendo come paralizzati. Bisogna reagire! Mai chiudersi!". Ma da sé il discernimento non è fertile se non accompagnato da un vero e sano confronto e dialogo con gli altri, che aiutano a comprendere ed a scegliere meglio, per cui è sempre bene godere dell’incontro, dell’amicizia, il gusto di sognare insieme, di camminare con gli altri. I cristiani autentici non hanno paura di aprirsi agli altri, di condividere i loro spazi vitali trasformandoli in spazi di fraternità. Non lasciate, cari giovani, che i bagliori della gioventù si spengano nel buio di una stanza chiusa in cui l’unica finestra per guardare il mondo è quella del computer e dello smartphone". In questo processo di cambiamento delle procedure, peraltro innovative e straordinarie, avviene il flash che determina l’apertura, dapprima parziale e poi totale alla vera gioia. E’ l’incontro con Gesù, con la Sua Parola, fatta di parabole, racconti e miracoli ma specialmente con Colui che è intervenuto nella storia, rompendo gli schemi tradizionali ed introducendo concetti del tutto impensabili in quell’epoca e le religioni allora operanti.
Gesù ha camminato molto fra le genti, ha attraversato città per giorni e giorni solo allo scopo di incontrare nuovi popoli e nuove anime disposte ad accogliere la Sua Parola, la Sua dolcezza, la Sua disponibilità: Egli non aspettava che fossero gli altri ad andare da Lui ma, al contrario, si recava in tutti gli ambienti possibili per estendere a tutti il concetto dell’amore misericordioso di Dio Padre. L’incontro apre le porte al dialogo con se stessi, al confronto con la propria anima e di tutto ciò non bisogna aver paura, non dobbiamo porci limiti di nessun genere all’incontro con Dio. Potrebbe capitare di allontanarci da questa possibilità solo perché ci riteniamo non in grado di affrontare un paragone del genere, un simile faccia a faccia con i mostri che ci portiamo dentro, con le nostre paure, difficoltà, resistenze e sollecitazioni varie che potrebbero impedire di andare verso una nuova vita. La forza per reagire in questo contesto sta nell’umanità che Gesù stesso ci presenta: Dio ci ha fatti a Sua immagine e somiglianza e Cristo si è assimilato all’uomo per cui siamo fatti quindi dello stesso amore e dello stesso spirito. Proprio per ovviare a queste possibili contrarietà, la chiesa doveva intervenire e fare in modo che l’impatto dei giovani con i propri esami di coscienza risultassero meno drammatici di come si sono manifestati nel corso degli anni e da cui sono state originate poi incomprensioni e contrasti con il mondo ecclesiale. Anche Papa Francesco riconosce che la realtà in cui si intercalano i giovani è mutata nel tempo per cui anche la Chiesa doveva, deve e dovrà ancora provvedere ad adeguare il proprio interesse alle necessità del proprio popolo e maggiormente del mondo giovanile. Nel formulare le opportunità e i provvedimenti ritenuti necessari per salvaguardare sia gli interessi che l’etica stesse della famiglia la Chiesa sta rispondendo con profonda partecipazione e fervore alle proposte che possano rivitalizzare il tessuto primario della famiglia, da sempre considerato pilastro della società. Ritenendo quindi di dover intervenire con urgenza e radicalmente questa problematica, già Papa Giovanni Paolo II prima e Papa Francesco poi hanno messo in campo correttivi e provvedimenti innovativi con l’auspicio di ottenere risultati ovviamente positivi.
Innanzitutto la Pastorale, che andava rivista e quasi rifondata, ponendo alla base concettuale la necessità di far fronte continuamente e parallelamente al cambiamento antropologico e culturale che caratterizza da decenni la società, perché la realtà dev’essere considerata con spirito di adeguamento alle variate esigenze che emergono quotidianamente dato che la famiglia o meglio, i vari componenti e le varie risorse della famiglia, vanno considerate in base al vasto raggio di libertà assunte con le tante conquiste sociali e con le molteplici responsabilità che oggi sovraccaricano i membri della casa. Inoltre è tener presente che l’aspetto quotidiano della famiglia deve includere anche la visione refrattaria della partecipazione attiva nel sociale, con la naturale caduta nell’isolamento e nella chiusura verso i terzi. Per far fronte a queste criticità sono state elaborate vere e proprie politiche per le famiglie in cui ogni componente possa essere seguito e valorizzato per la funzione che attiene nel nucleo di provenienza. Allora partendo dal presupposto che ogni composizione familiare è una piccola chiesa domestica in cui l’anima della famiglia deve prendere corpo ed uscire allo scoperto Papa Francesco da qualche anno a questa parte sollecita il continuo interesse per un vero e proprio cammino catecumenale, una rifondazione dei principi di accompagnamento della famiglia verso il suo naturale peregrinare. Ma chi, ci chiediamo, può essere in grado di “gestire” queste emergenze che vede impegnato il soccorritore a 360°? E’ lo stesso Papa Francesco che, nell’ambito delle periodiche rivisitazioni programmatiche ha provveduto in tal senso, predisponendo seminari, corsi di abilitazione, aggiornamento di studi pertinenti, partendo dalla base, non dalla famiglia, ma da quella coppia che in futuro l’andrà a costituire: i fidanzati. Per questo il Santo Padre ha elaborato un programma pastorale per i fidanzati che, opportunamente istruiti, informati ed aggiornati, in ogni Diocesi potranno trovare una chiave di risposta alle future domande che dovessero presentarsi. Fidanzati che, una volta divenuti coniugi potranno trovare accoglienza in altre conurbazioni sociali come i gruppi di famiglia ove insieme a tante altre composizione familiari potranno condividere problemi, soluzioni, attraverso le proprie esperienze maturate in precedenza. Una metodologia coinvolgente che favorisce la formazione di un gruppo accogliente in cui si incontrano persone che si confrontano e che si pongono come “compagni di viaggio”. Infatti, lo scopo di ogni singola mossa è quello di mettere in relazione se stessi con il circondario, in modo da trovare ogni soluzione in modo unitario e comunitario. Al pari della Pastorale opportunamente organizzata per la famiglia, utile a ripristinare lo status originario della famiglia, così anche il modo giovanile è diventato oggetto di apposite valutazioni da parte degli organi ecclesiastici. Le grandi masse di giovani che da una parte all’altra del mondo si spostano in occasione dei Meeting dei movimenti cattolici, o delle Giornate della Gioventù che registrano sempre più adesioni, oggi riportano un lento disamoramento verso le partecipazioni alle cerimonie o attività religiose. Se ne sono accorti anche gli organi deputati al ministero giovanile che già da qualche anno stanno ricorrendo ai ripari. Da tempo, infatti, il ceto giovanile è tenuto sotto stretta sorveglianza, seguito passo dopo passo in tutte le direzioni volga il proprio interesse e la sua partecipazione. Innanzitutto è da tener presente che per seguire passo il giovane nel suo iter dinamico è indispensabile programmare una vita formativa basata sulla fede, sulla cognizione reale del proprio “io” nel contesto religioso, laddove il ragazzo lascia il posto alla prospettica giovinezza in cui deve elaborare teorie e concezioni in modo sensato e responsabile allo scopo di far morire in sé il vecchio ed intraprendere la strada nuova. Questo percorso “catecumenale” quindi, dovrebbe rafforzare il proprio io fino al punto che da semplice ragazzo si diventi uomo cosciente delle proprie forze. Per far sì che il pedinamento di cui stavamo trattando abbia i risultati sperati, anche la Chiesa ha predisposto un proprio piano d’azione: un vero e proprio affiancamento continuo ai giovani per sorreggerli nelle direzioni che intraprenderanno a seguito delle decisioni adottate, o per sostenerli nelle imprese che li vedranno agire in primo piano.
IL PATTO EDUCATIVO GLOBALE
Papa Francesco nel 2019 ha espresso il proprio desiderio di aprire un nuovo tipo di dialogo incentrato sul modo in cui la società odierna sta proseguendo nella costruzione del futuro del pianeta e, quindi, sulla necessità di coinvolgere ed investire le risorse di tutti gli abitanti della Terra perché ogni cambiamento ha bisogno di un percorso educativo per far maturare un nuovo concetto e, di conseguenza una nuova solidarietà per una società più accogliente». Per questo scopo ha promosso l’iniziativa di un Patto Educativo Globale «per ravvivare l’impegno per e con le nuove generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta e inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione». Si tratta di «unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna». La base di partenza di questa iniziativa è la continua evoluzione che sta avvolgendo il mondo contemporaneo: da una parte assistiamo al cambiamento culturale e dall’altra parte l’innovazione anche tecnologica in cui nuovi linguaggi e metodologie caratterizzano il vivere quotidiano, facendo a meno della trascendenza storica che ha accompagnato anche l’evoluzione durante i secoli. Quindi in questo cammino collettivo ognuno, nella propria diversità e diseguaglianza deve apportare l’energia delle proprie relazioni, per migliorare l’interesse di chi è posto al centro di tutto: l’uomo. Per poter pervenire a questo risultato occorre che tutti gli istituti ed enti deputati all’assistenza sociale si prodighino per tralasciare i vecchi concetti inerenti politica, economia, assistenzialismo ecc. ed avventurarsi in un nuovo genere di mentalità in cui approcciarsi alla globalizzazione, alla connessione planetaria, a fattori che esprimono la propria validità per ottenere un risultato di prestigio che è quello del progresso comunitario, dotato di una anima complessiva che riflette quella di ogni singolo individuo che ne faccia parte. Quindi, tutte le nazioni e tutti i popoli convergano le proprie risorse per una progettualità di lunga durata, caratterizzata da aperture all’ascolto, al dialogo, al confronto anche tra generazioni diverse. Mettersi a disposizione della collettività, allora, diventa la prima mossa da porre in essere ed è anche quella che deve permanere nel corso dei cambiamenti, in quanto solo la presenza continua di validi operatori e di strutture sane ed efficaci possono dare certezza di risultati. A tal proposito Papa Francesco riporta come chinarsi su chi ha bisogno e tendergli la mano, senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione, come Gesù si è chinato a lavare i piedi agli Apostoli. Significa lavorare a fianco dei più bisognosi, stabilire con loro prima di tutto relazioni umane, di vicinanza, legami di solidarietà. Perciò invito tutti a promuovere ed attivare, mediante un patto educativo, quelle dinamiche che danno un senso alla storia e la trasformano in modo positivo. Insieme a voi, faccio appello a personalità pubbliche che, responsabili a livello mondiale hanno a cuore il futuro delle nuove generazioni. Cerchiamo insieme di trovare soluzioni, avviare processi di trasformazione senza paura e guardare al futuro con speranza. Invito ciascuno ad essere protagonista di questa alleanza, facendosi carico di un impegno personale e comunitario per coltivare insieme il sogno di un umanesimo solidale, rispondente alle attese dell’uomo e al disegno di Dio”.
IL SINODO: PIÙ ASCOLTO E PIU’ ACCOGLIENZA
Era giustamente già nell’aria, se ne avvertiva la necessità e lo Spirito Santo ha realizzato ciò che in questo momento storico occorreva predisporre. L’impellenza di convocare il popolo di Dio ad una rivisitazione dell’andamento ecclesiastico quindi è divenuta realtà perché Papa Francesco, con i suoi messaggi e le regole dettate aveva già previsto l’importanza di convocare un Sinodo, fatto apposta per rivitalizzare o meglio per dare unione e solidarietà a tutti i fedeli mediante un cammino che coinvolga tutte le membra della Chiesa. Ha quindi impartito le dovute norme affinché in tutte le parrocchie si potesse concretizzare l’incamminamento del popolo di Dio. Ovviamente tutti si saranno domandati perché questa necessità, perché proprio ora un simile provvedimento? A distanza di tempo forse non ci siamo resi conto di cosa voglia significhi tutto questo, perché la nostra attenzione è rivolta più ai problemi giornalieri mentre tralasciamo tutto ciò che riguarda il vero senso della nostra vita che, invece, passa in secondo piano. Questo è l’elemento che ha causato nel corso dei decenni un disinteressamento da ciò che è più importante per la nostra vita e che ha provocando un continuo spopolamento delle Chiese mentre le stesse attività in esse praticate sono diventate sempre più difficili da realizzare a causa sia della mancanza di “addetti” che degli stessi utilizzatori. Papa Francesco, sempre attento a questo genere di difficoltà ha posto l’argomento famiglia al centro del suo pontificato, agganciandolo a tante altre argomentazioni, come appunto quella del mondo giovanile, che considerano l’operato della famiglia e della Chiesa al centro di tutta la società moderna. Dopo l’enciclica GAUDETE ED EXSULTATE, infatti, Papa Francesco ha proposto di prendere in considerazione la nuova enciclica AMORIS LAETITIA (anno 2016) dove è stata evidenziata l’importanza che il cammino che la famiglia cristiana deve intraprendere. Con essa il Santo Padre intende raggiungere l’animo di tutto il popolo che egli guida con proposte pastorali, spirituali e culturali attraverso le parrocchie di tutto il mondo per cui è necessario comunicare il contenuto di questa Enciclica, per la quale il Vangelo va portato al centro dell’attenzione della famiglia “nella quale colma il cuore e la vita intera”. Per dare sempre più incisività all’azione di ricognizione dello stato di salute della religiosità espressa dai propri fedeli, quindi, Papa Francesco ha indetto il Sinodo o meglio il CAMMINO SINODALE, della durata quinquennale e che ha la base di partenza fondata su tre concetti chiave: ASCOLTO – RICERCA – PROPOSTA:
- •ASCOLTARE la situazione in cui versa la Chiesa di oggi,
- •RICERCARE le linee guida da seguire nell’impegno evangelico
- •PROPORRE opzioni e scelte necessarie che ogni chiesa locale può avanzare.
Scopo di tutta l’operazione è l’ascolto e l’attenzione che la Chiesa deve prestare ai fedeli e per adempiere questa funzione occorre che ci sia prima una conversione della mentalità e poi una riorganizzazione delle strutture ecclesiali già esistenti. In sintesi, Papa Francesco intende dare un maggiore impatto di quanto previsto dal concilio ecumenico Vaticano II. Per realizzare dunque questo processo, sono stati previsti tempi relativamente brevi perché siano interpellati quante più persone possibili, senza far distinzioni di sesso, razza, religione o condizione sociale. In passato si impartivano le disposizioni a tutta la gerarchia vaticana, poi queste indicazioni venivano filtrate e trasmesse al popolo che, però restava escluso in sede di valutazione. Con questo Sinodo Papa Francesco modifica il sistema. Infatti, nella prima fase la Chiesa interroga e prende coscienza del pensiero del suo popolo circa alcuni temi posti a base della analisi al fine di individuare le misure correttive da attuare per una migliore efficienza della vita religiosa; nella seconda fase ha inizio il processo cioè il CAMMINO SINODALE parte dalla base, dal popolo, cioè l’elemento che costituisce le membra della Chiesa e che rappresenta le sue necessità ed esprime i suoi pareri al fine di migliorare la qualità dei servizi o di dare i propri consigli su come o cosa poter fare per ripristinare lo stato di salute che ha accusato nei decenni precedenti valori e criteri diversi. Nella terza fase la responsabilità che investe il popolo parrocchiale è di enorme importanza perché sulle sue risposte che dà in sede di colloquio saranno elaborati i documenti su cui far lavorare gli esperti che stileranno le bozze per le nuove norme o i nuovi criteri che accompagneranno la Chiesa nel futuro. Non dimentichiamo che i laici sono sempre stati considerati soggetti passivi, cioè quella parte di soggetti che doveva solo mettere in atto ciò che gli organi della Chiesa disponevano. Se oggi, quindi, si nota che la Chiesa dovrà basarsi sul lavoro fatto dal suo popolo, significa che si vuole mettere in atto una inversione di tendenza che implica una conversione di tutta la stessa mentalità della Chiesa. Come mai fatto o visto finora, tutte le fasi -organizzative ed esplicative del Sinodo si baseranno sulla fattiva e necessaria attività di operatori ed esperti laici che, prima in sede elaborativa e poi nel concreto svolgimento locale prestano la propria opera per presentare, coordinare e sintetizzare i concetti esposti e le risoluzioni da proporre. Come abbiamo modo di osservare si tratta di un ripensamento globale che non cerca soluzioni affrettate o d’immediata esecuzione, ma cerca nel tempo la ricerca delle giuste e opportune misure di pubblica utilità. Una cosa è certa: mediante il Sinodo Papa Francesco auspica un notevole incremento delle attività cruciali nella Chiesa fra cui:
- •Diffusione della Parola, mediante varie modalità
- •Celebrazioni sacramentali
- •Forme rituali all’interno delle famiglie
- •Catechesi in luoghi e modalità variegate
- •Azione educativa verso i ragazzi
- •Alleanze familiari per una nuova stagione di solidarietà e carità
- •Impegno civile sempre più importante
LE PASTORALI
L’educazione impartita in famiglia è sempre considerata come fondamentale per la “costruzione” della personalità civica della propria prole. I concetti ed i valori inculcati dai genitori renderanno i figli, prossimi dominatori della vita e, perciò, devono possedere tante qualità e doti necessarie non solo per sé stessi ma anche e, forse, per la collettività. Ma nel contesto educativo i genitori non possono distogliere l’importanza dell’azione educativa religiosa, intendendo per tale sia l’insegnamento dei valori religiosi che la vera e propria evangelizzazione, dando luogo alla realizzazione del vero scopo missionario che essa riveste. Ma si sa anche che nonostante sia imprescindibile questo tipo di educazione, dall’altra parte si possa trovare un incomprensibile allontanamento dovuto proprio alla libera scelta da parte dei giovani: le mode del momento, la possibilissima influenza esercitata dal rapporto con gli stessi coetanei, l’incapacità di dire no alla massa contestataria, possono provocare quello strappo cui nessun genitore vorrebbe mai assistere e mai poter ricucire. Quindi per quei poveri genitori che dovranno affrontare simili scene non resta altro che affidarsi alla volontà divina, presso cui si rifugiano per trovare sollievo e speranza in un intervento risolutore. Ma se da un lato vi è chi si dedica con assoluta abnegazione all’insegnamento ai propri figli, con l’aspettativa di poterne irrobustire la coscienza secondo i dettami della religione, dall’altra vi è chi contesta ampiamente l’intervento dei genitori nell’educazione religiosa, asserendo che non è giusto né necessario voler a tutti i costi impregnare la mente dei propri figli con concezioni religiose del tutto irrituali. Secondo questi beniamini dell’animo libero la Fede è un qualcosa di puramente personale e come tale non può e non dev’essere inculcata né tantomeno proposta perché non deve influenzare né sottoporre la volontà del singolo a vessazioni da parte di terzi, per cui va rispettato il parere personale di tutti, specie del proprio credo religioso. Verrebbe da puntualizzare a tali soggetti che la Fede non è mai assegnata e per quanto se ne possa parlare all’infinito l’aspetto coercitivo non produce mai i suoi effetti. Al contrario è ampiamente dimostrato che una pura spiritualità, presentata nella forma aggraziante dei veri credenti, produce in chi recepisce il messaggio religioso un senso di felicità, di serenità, e di pazienza. Ciò vuol dire che qualsiasi religione che abbia posto alle proprie basi concetti altruistici e sociali non potrà far altro che bene all’intera società, in quanto tenderebbe ad eliminare gli effetti di disturbo a favore di quelli certamente positivi per lo sviluppo di ogni individuo. In definitiva, col pieno rispetto per le convinzioni mostrate dai propri figli, i genitori dovrebbero mostrare loro gli esiti delle scelte che a suo tempo loro stessi hanno opzionato e che hanno originato nel tempo tanti effetti positivi che adesso si possono riflettere in quelli a loro presentati. Una verità è certa: gli adulti hanno impresso la loro esistenza nel solco della società civile in modo anomalo, stravagante, apatico e sfuggente, lasciando ai giovani un mondo senza speranze, né alternative su cui poter lavorare. Sono così venute a mancare idee, speranze, progetti per la collaborazione a creare un mondo migliore, in altre parole, gli adulti hanno defraudato l’anima dei giovani, tradendoli nello spirito e negli ideali. E’ per questo motivo, significativo, che oggi i giovani rifuggono da ogni e qualsiasi concetto espresso dai “matusa”, sia in politica come in tanti altri settori, ivi compreso quello religioso. Infatti, anche la Chiesa è annoverata fra gli enti imputati di questa “debacle” che ha causato non pochi danni nel mondo giovanile. Da qualche anno a questa parte, infatti, la Chiesa rileva un sempre più accentuato abbandono dei propri figlioli dalle proprie organizzazioni interne, oltre alle stesse attività parrocchiali così come emerge dalle indagini costantemente condotte a tal riguardo. E’ sotto gli occhi di tanti il ritiro – già in fase adolescenziale – dei ragazzi che fin subito dopo la Prima Comunione lasciano le visite in Chiesa per darsi ad una più allegra e spensierata vita sociale. Di conseguenza, quei movimenti e le associazioni che brulicavano di adepti e di euforici ragazzi adesso scontano un vero e proprio smacco. Questa lenta regressione lascia un nodo alla gola anche a quei tanti sacerdoti che contavano sulle nuove leve ed oggi, quasi demotivati, rallentano la propria azione pastorale in questo campo. Cosa capita a questi ragazzi, refrattari alle proposte religiose? Bè dal punto di vista prettamente religioso, potremmo affermare sicuramente che stanno perdendo l’opportunità di valutare con coscienza una esperienza totalitaria, ma ciò non è possibile visto che già da quell’età in poi non arriverà loro alcun messaggio, di nessun genere, né religioso né intellettuale, data la loro possibile impermeabilità agli argomenti di che trattasi. E se da un lato assistiamo a questo regredire sociale, dall’altro annotiamo anche una quasi totale mancanza di intervento genitoriale il cui unico e principale scopo finale diventa solamente quello di garantire ai figli un benessere materiale, un futuro senza problemi ed una vita libera da imprevisti. Dal confronto emerge che è indispensabile offrire speranze ai giovani, nuove prospettive in cui la loro partecipazione sia vitale e fondamentale, con il proprio carico di emozioni, professionalità e desiderio di fare bene. Non è il tempo di piangere sulle proprie lacune, né di leccarsi le proprie profonde ferite. Annotava il grande Peguy : la rivoluzione o sarà morale o non lo sarà proprio, quindi, se non si registrerà una controtendenza atta a riportare la soglia dell’etica e della valenza spirituale ai valori, sentiti e partecipi dei tempi andati si andrà incontro allo sbaraglio. I giovani perciò devono far parte del tessuto sociale in ogni dove ed in ogni tempo. Lo sbaglio, ancora dominate nel mondo degli adulti, è di tener in considerazione che vi sono cose ben più preoccupanti o serie da affrontare, per cui oggi è il caso di interessarsi prima a tali emergenze, ritenute insormontabili e poi, semmai, valutare il caso in questione. Invece, sarebbe proprio ora il momento per iniziare quella rivoluzione concettuale che dovrebbe riportare la mentalità giovanile al centro del mondo. E’ stata proprio questa mancanza di valutazione che ha provocato nella mentalità giovanile un lento e graduale distacco dalla realtà dei matusa di cui la prima causa e motivazione è sempre la stessa: i giovani si sentono esclusi – ma in realtà lo sono davvero - da ogni azione che gli adulti pongono in essere e ciò lo sentiamo spesso sia in piazza che nelle chiese, laddove i presbiteri non sempre, anzi poche volte, aprono le proprie disponibilità ai giovani che, resisi desiderosi di voler apportare qualcosa di innovativo ad un sistema anche datato, si vedono sbarrare le strade: manca, in definitiva, un’apertura educativa che tenga conto di nuove necessità, legate a prospettive di crescita che potrebbero influenzare di molto lo standard di oggi. In questa direzione si imbatte il contenuto della missione papale di Papa Francesco che pone al centro della questione un cammino comune fatto non solo di discussioni di problematiche ma anche di preghiera, lavoro, psicologia e tanto altro. Ma per arrivare a tanto e per non pregiudicare l’operato di chi si presta a questo servizio, è necessario basarsi su diversi elementi, composti principalmente da operatori dotati di intelligenza e di cuore, con cui affrontare, discutere, consigliare ed accompagnare i propri giovani al confronto con le varie realtà che li attende; in altre parole soggetti che invece di apportare il proprio lavoro mediante falsi moralismi devono proporre tale servizio con coscienziosità e spirito fraterno. Ma tali operatori non devono lasciati soli: occorre quindi che vi sia una continua programmazione degli interventi da eseguire nel settore, caratterizzati da una riforma teorica e pratica della pastorale a loro dedicata. In tal modo, da una parte l’operatore dà testimonianza con la propria vita e con la fede come, in altri tempi hanno fatto gli Apostoli, nei quali intravediamo il primo prototipo di operatore religioso visto che nella realtà con la propria testimonianza non sono stato altro che i primi operatori in assoluto, in quanto con la loro Fede hanno condizionato e convertito interi popoli facendosi partecipi dei valori che Cristo avevo loro impartito. Dall’altra parte è auspicabile un nuovo cammino pastorale che coinvolga tutte le risorse che circondano i giovani (v. famiglie e comunità locali) Sottolineiamo ancora una volta che va inteso senza riserva ciò che si intende per proposte di vita: il continuo interessamento alle vicende complesse e tortuose della religiosità non deve sfociare nell’attivismo, che trasforma la Chiesa in una struttura polivalente dedita più al fare che non al pensare. La pastorale dedicata ai giovani deve essere perciò ampia e flessibile; nel senso che deve riguardare non solo ambiti ristretti di interesse ma tutta la variegata tipologia di orientamenti e scelte, tutto basato sulle altrui esperienze e quindi non fossilizzarsi su aspetti preconfezionati, in altre parole una pastorale che resti fedele a Dio ma anche al giovane che sta cercando di rivitalizzarsi. Questo sta a significare che una formazione che viene impartita come da comando, dall’alto, oggi non è più efficiente, ci si deve adeguare ad un tipo di rapporto in cui la Chiesa sia presente nel mondo e per il mondo, nel senso che la Chiesa, mentre cammina insieme a tutta l’umanità deve provvedere anche ad immedesimarsi nelle dinamiche che girano intorno all’intera società, cercando nel contempo di rinnovarsi in una sorte di continua elaborazione della propria istituzione. In questo contesto solitamente si inserisce anche il rapporto tra chiesa e intera società: infatti, l’impegno religioso è simbiotico a quello sociopolitico tant’è che le varie fasi o vicende religiose sono intessute nell'impegno storico come se si trattasse di un momento di speranza a dispetto di coloro che vogliono impegnarsi nella storia contro nuovi idoli. Questo tipo di sistema educativo pone la sua validità nella costruzione di una forte partecipazione comunitaria perché nel momento in cui i giovani sono sostenuti nella loro crescita interiore metabolizzando i concetti della fede tanto più efficace saranno le risposte che potranno dare all’intera collettività. Vi è da rilevare come talvolta non emerga un aspetto esatto della questione in quanto le persistenti e variegate difficoltà rendono difficile il rapporto chiesa-mondo a causa del decadimento significativo della fede o perché impreviste difficoltà costringono a ridisegnare la propria realizzazione tenendo conto solamente della propria autonomia individualistica. Perché allora non creare una entità non più singola, ma collettiva, in cui poter celebrare la propria realizzazione bypassando le conflittualità proprie della quotidianità, dove poter gestire con autonomia la propria partecipazione collettiva ed esprimere il vero senso dell’appartenenza cristiana? Come si nota non sono evidenti ulteriori necessità di apporti contributivi formativi perché è la stessa dinamica collettiva che previene possibili forme di manipolazione. Diviene, dunque, fondamentale evidenziare la presenza di variegate forme di pastorali finora adottate o in corso di esecuzione, anche se sono quasi tutte difficili da inquadrare a causa della mancanza di elementi particolari e caratterizzanti come ad esempio una presenza di scelte qualificanti. Solitamente il genere di pastorale giovanile ha un aspetto pratico - operativo, perché orientato verso un indirizzo meno complicato e tortuoso e più diretto all’immediatezza, senza alcuna considerazione di una più necessaria profondità dell’azione educativa nei giovani. Questo genere di pastorale giovanile non molto lineare non evidenzia una corretta armonia. L'annuncio così proposto si svuota di importanza e perde l’interessamento di una parte sempre più grande di giovani. Ma tutto ciò risulta evidente se non vi è un diretto coinvolgimento della vita reale nella sua quotidianità. Questo genere di pastorale racchiude un po’ la summa della concezione partecipativa ai bisogni dei giovani, quindi non preclusa a nessun tipo di razionalità né circoscritta da regole sociali, religiose o di altro tipo. Il legame degli operatori può aiutare senz’altro i giovani a liberarsi di tanti preconcetti culturali, religiosi, sociali e razziali perché sono commisurati al proprio essere esistenziale posto nel contesto sociale. In concreto vi è una Chiesa in grado di saper affrontare la secolarizzazione e porsi di fronte al mondo per investirlo con proposte ed interventi mirati a trasformare il rapporto con i propri fedeli, pur consapevole che accettare la presenza di una multiforme specie di rapporti liberali potrebbe essere coinvolta in conflitti di identità cristiana dato che i giovani lasciati in piena autonomia nel contesto liberalizzato delle regole cristiane dando luogo a regole più profane e scostanti dalla realtà. Qui rivediamo, con una sensazione emotiva molto bella, la figura di Cristo che, al vedere la moltitudine di gente che si radunava ai suoi piedi per conoscere le sue parabole intrinseche di morale e tant’altro, si commuoveva perché come “pecore senza pastore” aspettavano da lui un comando, una parola, una fonte di benessere. Questo paragone riporta semplicemente ciò che Cristo ha posto in essere per la prima volta al mondo: l’evangelizzazione globale, riferendosi a tutti i popoli senza far distinzione di ceto sociale, appartenenza religiosa o altro, allo scopo di proporre un modello di vita che potesse soddisfare i bisogni altrui. Questo è il vero modello di pastorale da oggi la Chiesa deve riproporre: chiaro, senza riserve, e coerente con il proprio Credo. La sentita partecipazione dell’animo di Papa Francesco alle necessità dei giovani è talmente proverbiale che ogni loro incontro diventa occasione per sollecitare, stimolare e produrre nuove sensazioni che solo il mondo giovanile sa riuscire a realizzare. Oltre ai convegni, agli incontri, ai sinodi che ha fortemente voluto per accaparrarsi l’attenzione dei giovani per proporre a loro un nuovo modello di vita che ponga al centro della loro vita l’essenza della vita stessa quel Cristo che durante la sua esistenza, noncurante dell’incredulità del suo stesso popolo, ha trasformato gli interessi personali, a partire dai più poveri ed a quelli più bisognosi di un genere di cura finora inesistente. Così anche Papa Francesco oggi si rivolge a loro chiedendogli di trasformare il vecchio mondo in un nuovo mondo il che sarà possibile solo se le nuove generazioni, noncuranti dell’apatia in cui versa il mondo degli anziani, finalmente potranno dare un calcio all’insignificante vita condotta finora. La loro preparazione, lo spirito che li protende verso orizzonti sconosciuti e l’impavida presa di posizione verso gli interrogativi del futuro fanno ben sperare che essi accettino l’invito. Perciò si nutre speranza. Ed a questo rilancia la possibilità di contrapporre al Patto Educativo Globale indetto per gli educatori di tutto il mondo per impartire la fraternità alle nuove generazioni, per far sentire la propria voce, non per presentare i soliti bisogni ma per imporre i propri diritti che agevoleranno il loro futuro.
GLI OPERATORI ECCLESIALILa presenza degli operatori giovanili nella Chiesa è oggi più che mai sentita ed indispensabile visto che le necessità avvertite dai giovani non riguardano solo campi ristretti per cui si potrebbe agevolmente intervenire, ma sono ben più estesi a tal punto che occorre una continua pastorale volta a garantire al popolo giovanile una assidua assistenza per il progresso del suo avvenire. E di fronte a questo genere di coordinamento, gli operatori non possono scoraggiarsi per l’enorme portata dell’incarico, anche se si avverte subito il loro grado di responsabilità. E’ vero che i giovani, pur se dotati di una coscienza trasparente in cui si intravedono spirito combattivo e voglia di realizzarsi sono incupiti dalla visione grigia del proprio futuro, della quasi svanita speranza in un mondo migliore o di una vita progettata all’insegna della spensieratezza ma va segnalato anche che molto spesso è il mondo degli adulti a trasmettere quel senso di inadeguatezza ad affrontare simili eventi per cui si genere automaticamente una apatia ed una sfiducia nei giovani verso il proprio domani, dimenticando che, al contrario, gli adulti sono i principali spettatori di un mercato volto alla globalizzazione, ad un continuo sviluppo delle innovazioni in tutti i settori, quel dinamismo che sempre più investe la società attuale per cui dovrebbero proporre ai giovani schemi più alla portata di un futuro concepibile ed adattabile alle proprie necessità. Per questi motivi la presenza degli operatori diventa indispensabile. Questi tutor che hanno tanto da insegnare ai giovani lasciati in preda delle proprie depressioni e delle proprie angosce, dovranno costituire il faro che trasmette la luce della direzione in cui incamminarsi per seguire una strada lucida, senza imprevisti o intoppi di vario genere. Negli ultimi trent’anni, Papa Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI avevano rimarcato l’attenzione verso la globalizzazione, quel fenomeno che non avrebbe dovuto destare preoccupazioni ma avrebbe dovuto essere il perno di una nuova concezione pluridimensionale, ivi compresa la concezione cristiana. Ciò premesso, però, non abbiamo assistito all’attesa rivoluzione in tal senso, visto che nonostante il lungo decorso di tempo da quelle affermazioni non è che sia mutato tanto nel contesto mondiale, anzi, proprio il concetto di globalizzazione ha introdotto una maggiore differenza nel campo culturale, economico ma, ancor peggio, nelle relazioni tra i popoli. Se, quindi, non si interviene adeguatamente tra i giovani, si corre il rischio di un fallimento generazionale di eccezionale portata. Si arriva presto ad un isolamento individuale che porta l’ansia del giovane in una marea di problematiche.
Obiettivo principale degli operatori è quello di impartire il concetto base: ogni crisi, che sia familiare o direttamente inerente il fenomeno adolescenziale, deve essere istradata nel nucleo familiare o nella propria comunità, laddove le diverse problematiche devono essere presentate e esplorate con l’esposizione da parte dell’interessato ma condivise con l’effettivo interessamento da parte di tutti, perché i giovani non sono soli e né tali devono risultare. Anche Papa Francesco, che elogia spesso i giovani, premia il loro fiuto nel sapere riconoscere quel lato positivo di ogni criticità che non tutti gli adulti annoverano nel proprio DNA e se quel fiuto lo indirizzassero nella ricerca di Dio potrebbero trovare il senso della Verità che porta coraggio ed audacia nelle scelte; si può aver paura della vita e delle aspettative ma non della vita e della bellezza che essa può regalare ad ogni individuo. Di fondamentale importanza, quindi, è la figura dell’operatore pastorale che a mezzo della comunicazione e della sua personale esperienza, dando prova di reale coinvolgimento nella storia di ogni ragazzo, può marcare considerevolmente lo sviluppo interiore di ogni giovane che si è rivolto a lui. L’operatore diventa così il personaggio di punta del giovane, per cui deve risultare integro in ogni suo aspetto professionale, essere vero ed autentico, antitesi del cosiddetto periodo post- verità. L’ascolto da lui prestato non è solo sentire, ma è l’intera partecipazione e col cuore alle vicissitudini del giovane, rendersi parte di ogni singolo evento che lo coinvolge, in sintesi è non farsi prendere dai pregiudizi e lasciarsi libero da tutto per dare spazio ai giovani. Con il suo modo di fare l’operatore contrappone la depressione del giovane ai valori dell’ascolto, della partecipazione, della verità. Ciò serve a eliminare ogni sorta di apatia ed indifferenza verso le relazioni interpersonali.
I GRUPPI DI FAMIGLIAI Gruppi Parrocchiali sono composti da nuclei familiari semplici e sono principalmente dedicati alla formazione della Famiglia per aiutarla e supportarla nello svolgimento della vita quotidiana, sia mediante lo studio delle encicliche e lettere papali che molto spesso Papa Francesco dedica all’argomento “ Famiglia ” sia nelle attività comunitarie in cui tutti gli operatori svolgono interventi a favore delle costituende famiglie, di giovani coppie che necessitano appoggi di varia natura e per finire sostegno all’azione pastorale parrocchiale. Questo tipo di formazione proposta a tutte le famiglie, di qualsiasi estrazione sociale, offre prima momenti di riflessione sul vissuto personale, di coppia e di famiglia, proponendo punti di riferimento sicuri in una società incerta e frammentata e poi si concede momenti di convivialità in cui il legame interpersonale dei gruppi si consolida, rinsaldandosi nelle relazioni soggettive e familiari. Per noi credenti il piano umano e quello di fede sono un tutt’uno, inseparabili, per cui la Parola di Dio è il mezzo che li unisce e consente di poter trascorrere la propria vita in tutta la sua pienezza. E’ per questo che la famiglia necessariamente cerca di unirsi ingruppi perché ha bisogno di confrontarsi con altri coniugi e con altre famiglie, per trovare chiarezza della propria vita e giungere alla condivisione con altri, alla luce della Parola del Signore in contesto di mutuo aiuto nell’approfondimento della Parola e nella solidarietà interna al gruppo. Consideriamo da sempre la famiglia come la cellula fondamentale della società e della Chiesa, perciò esiste un rapporto tra famiglia e collettività. Quindi, se la comunità parrocchiale non contribuisce ad aiutare la coppia e la famiglia, tutta la pastorale rischia di essere paralizzata. L’esperienza dei Gruppi Famiglia è nata perché, partendo da una cultura prevalentemente singola alcune coppie hanno mostrato la necessità di ritrovarsi insieme per:
- • riorganizzare i propri rapporti sia nel contesto familiare che in quello comunitario;
- • riuscire ad ottenere una rivisitazione sia della propria via che in quella familiare, basata sulla semplicità e sulla gioia;
- • fare esperienza di piccola Chiesa domestica, ponendo al centro della vita Cristo Signore, riscoprendo il rapporto con Dio e con gli altri e diventando messaggeri dell’amore di Dio per l’uomo.
Obiettivo principale del Gruppo Famiglia è quello di sostenere e rafforzare la famiglia, coinvolgendola in un nuovo tipo di esperienza, fatta di comunità e chiesa. Gli appartenenti al Gruppo Famiglia condividono le stesse necessità realizzando una moltiplicazione delle relazioni di gruppo. Per questo essi si danno appuntamento con regolarità, ma quotidianamente si aggiornano e si scambiano notizie, si sostengono reciprocamente, condividono le gioia e le pene degli altri partecipanti al gruppo. Gli scopi del Gruppo Famiglia sono:
- • incoraggiare e rafforzare la famiglia fornendo momenti formativi a carattere teologico, magistrale e sociologico, con l’insegnamento di un metodo di preghiera che coinvolga la coppia e la famiglia, con l’organizzazione di esperienze forti e l’incontro con la Parola di Dio;
- • riscoprire e rivitalizzare il ruolo della famiglia al servizio degli altri, conducendola per mano ad abbandonare l’aspetto egoistico per portarla al centro della comunità stessa;
- • far vivere l’esperienza concreta della comunità per sentirsi Chiesa in cammino: attraverso incontri periodici e partecipando alle attività di formazione svolte in gruppi più ampi.
I CENTRI DI ASCOLTO
Il Centro di Ascolto è una iniziativa promossa su larga scala dalla Caritas Italiana, ed è un luogo anzi diremmo IL luogo più prezioso in cui le diverse realtà – quelle operative assistenziali e le altre bisognose di aiuto o coordinamento - s’incontrano per trovare una giusta ed idonea integrazione delle forze vòlte alla risoluzione di problematiche non solo religiose ma anche sociali. Nella costituzione del Centro di Ascolto troviamo la funzione primaria dell’ASCOLTO, cioè la funzione fondamentale occorrente affinché gli operatori preposti agli incarichi affidati possano mettersi in moto per trovare, tra le varie alternative riscontrabili, quella che più si addice o si presta per il problema individuato. L’ascolto in questione è posto con tutta la necessaria disponibilità dell’operatore verso l’interlocutore che, proprio per questo, “si apre” per dichiarare quello che lo affligge. E la risposta che gli si prospetta deve identificare la risultanza di esperienza, consulenza, affidabilità e condivisione: solo in questo modo all’amico richiedente l’intervento si offre la “liberazione” dal problema. Questi Centri che, a titolo di prova furono dapprima istituiti presso le Diocesi hanno poi invaso tante parrocchie che in tal modo si sono fatte vicinanza con il popolo fedele che abbisogna di parole di conforto, di pareri di professionisti ai quali non può rivolgersi perché impossibilitati a sostenerne i costi, ma anche di sostegno economico o materiale per diverse forme di carenze. La funzionalità dei Centri oggi è diventata quasi imprescindibile, anche sotto l’aspetto puramente sociale in quanto presso di essi prestano servizio – sempre a titolo prettamente gratuito, tanti professionisti ed operatori assistenziali grazie ai quali tante funzioni proprie degli uffici comunali e di assistenza sociale sono espletate in modo molto appropriato. Medici, psicologi, pedagogisti, avvocati, ma anche sacerdoti, diaconi e responsabili di gruppi parrocchiali sono presenti per dare ciò per cui sono stati abilitati al servizio. Proprio per questo motivo il Centro di Ascolto deve essere sempre considerato come quel luogo in cui si dà la risposta al bisogno individuato e dove l’attività in esso espletata diventa percorso pastorale di tutto l’insieme comunitario verso il prossimo bisognoso. Per queste molteplici funzionalità il Centro di Ascolto si configura come espressione della comunità cristiana nonché dimostrazione e testimonianza di fede. L’individuazione delle variegate casistiche riscontrate grazie agli elementi caratterizzanti danno l’opportunità di elaborare veri e propri studi e ricerche che si prestano a fornire adeguate misure di intervento. In altri termini l’attività svolta è esaminata nei suoi elementi costituenti, catalogata e predisposta per sviluppare una procedura standardizzata per quelle richieste dì intervento che evidenziano particolari fattori omogenei tra loro. Di fatto, l’attività praticata nel Centro di Ascolto è continuamente schedata, registrata, monitorata, affinché ogni minimo particolare riportato possa servire ad elaborare un risultato certo e trasferibile in altri colloqui. Negli ultimi tempi l’attività di tali Centri ha anche investito il campo dei giovani, un settore particolare dove la problematica principale non è di origine materiale ma principalmente sociale o religiosa. In questa struttura polivalente infatti i giovani possono confrontarsi liberamente non solo con i sacerdoti o affini, ma anche con altri tipi di operatori che interloquiscono in materia spirituale e che comunque sono in grado di dare il massimo aiuto alla necessità richiesta.
CONCLUSIONI
I giovani di oggi, tecnicamente additati come post-adolescenti aspirano a fare il loro ingresso nella vita e nonostante il proprio strano ed a volte errato comportamento derivante da un determinato sradicamento culturale, religioso e morale, tentano di trovare l’accesso attraverso una egoistica incostanza nelle proprie scelte: egoistica, perché presi dalla necessità di optare in base alle proprie convinzioni e non dettate da parametri esistenziali ma solo da opportune conoscenze estemporanee mentre l’incostanza la si incontra nelle varie fasi del loro sviluppo formativo, allorquando incocciano la dura crosta della vita rappresentata dal coraggio e dalle proprie capacità di reagire “al sistema”. Qui abbiamo percorso un po’ la storia delle difficoltà riscontrate da tanti giovani che, pur ammettendo un leggero consenso ad una forma di religiosità, talvolta costruita in base alle proprie necessità, ed altre volte imposte da fattori estranei alla proprie educazione formativa, restano segnati dal proprio vissuto quotidiano e affrontano inadeguatamente le avversità della vita. Per la maggior parte possiamo confermare che si tratta di giovani aspiranti alla creazione di un modello di vita autonoma e responsabile che cercano di trovare in ambienti diversi da quelli sociali o religiosi la soluzione ai propri drammi, spirituali, psicologici o sociali. L’insussistenza di una adeguata formazione del proprio io, un lasso di tempo relativamente breve in cui dover dedicare spazio al proprio intimo ed alle coscienza che deve crescere nell’orizzonte quotidiano, non consentono infatti al giovane di trovare riscontro o confronto con i suoi simili e lo spingono quasi automaticamente nel baratro dell’individualismo. Ecco, quindi, che anche se sono spinti dal desiderio basilare di costruirsi una propria famiglia e dar corso alla naturale composizione di valori intrinsechi alla stressa famiglia, essi si ritrovano a contatto con persone esterne che riversano su di loro solo rapporti svuotati di ogni interesse alla loro personalità ed alla loro educazione. Per quelli che invece, restano saldi nelle proprie convinzioni, riescono a fare battaglie per il loro inserimento nelle politiche decisionali che devono adottarsi in tutti i settori che li vedono coinvolti e forti di questa posizione non si lasciano intimidire da altri. La proposta avanzata dalla Chiesa, che si riflette in una forma di assistenzialismo adeguato alle necessità giovanili è quella di aderire ad un percorso formativo nel quale apposite figure professionali, capaci sotto il punto di vista professionale, etico e affettivo, potranno captare l’interesse di ogni singolo aderente, coinvolgerlo nelle opportune attività che meglio si additeranno a quelle necessità, e sviluppare quelle doti e quelle caratteristiche che gli permetteranno di esprimersi secondo coscienza e logica. I risultati delle tantissime verifiche ed indagini statistiche condotte alla ricerca delle motivazioni che hanno scatenato nei giovani un latente interesse per la materia religiosa hanno avuto il proprio effetto nella possibilità di creare provvedimenti “ad hoc” in cui far convergere le loro risorse per il loro stesso bene futuro. La Chiesa, specie negli ultimi decenni si è affannata nella ricerca di validi strumenti utili allo scopo, creando strutture ricettive, studi di ricerca permanenti, Cammini di condivisione ovvero Sinodi, l’istituzione di un apposito Dicastero per la Famiglia, oltre a quelle figure che spesso adesso vediamo in azione, e molto spesso in attività di volontariato, che intervengono ogni qualvolta si ravvede la necessità di abbracciare qualche causa giovanile e che, nella loro naturale riservatezza apportano quel contributo fatto di competenza, amore e passione. Nel segnalare la necessità di un cambiamento così come auspicato dalle fasce giovanili della corrente società, non possiamo non tener conto di alcuni fattori fra cui la contestazione con cui i giovani si presentano al confronto con la Chiesa, basata sull’accertata valutazione della dignità umana, della valutazione della stretta connessione alla vita quotidiana, la necessità di apportare degne riforme che agevolino la ristrutturazione sia delle strutture che la gerarchia interna. Va debitamente considerato che, tante volte, la sentita esigenza di tali necessità è rappresentata in modo esasperante e rivoluzionario, a causa della notoria intolleranza ed impazienza dei giovani ma il più delle volte ciò si connette all’idea che essi hanno della paura di trovarsi di fronte il pericolo di perdere l’unità della Chiesa. Il richiamo o se vogliamo l’appello che quindi i giovani avanzano alla “loro“ Chiesa è che la loro speranza sia racchiusa nell’azione della Chiesa verso la costruzione di un futuro basato sui valori del passato ma che non preclude l’interessamento alle modernità ed un giusto ed appropriato confronto con le necessità provenienti dalle mentalità extra ecclesiali. Ma l’auspicato rinnovamento, però, non sia inteso rivolto solo alla classe ecclesiale, ma va anche indirizzato al popolo dei laici che, comunque deve considerarsi come forza attiva, come responsabile del procedimento di che trattasi. Ciò serve a infondere una maggiore incisività nel tessuto della Chiesa e maggiore presenza nella Missione della Chiesa al mondo d’oggi: tutti siamo chiamati a rispondere alla chiamata di Dio, in parti uguali e senza riserve.
B I B L I O G R A F I A
- L’ESPERIENZA RELIGIOSA DEI GIOVANI di M. Pollo
- I NOSTRI GIOVANI TRADITI di G. Savagnone
- MODELLI DI PASTORALE GIOVANILE di R. Tonelli
- TRA I GIOVANI E LA CHIESA UN PONTE DI DOMANDE
di P. Bignardi
- ADOLOESCENTI E FEDE di L Prezzi
- ECCO COSA HA DETTO ALLA CHIESA IL SINODO DEI
ADOLESCENTI CHE VOGLIONO SCAVALCARE LA
PROPRIA OMBRA di M. Pollo
- I GIOVANI NELLA CHIESA, OGGI, di José Ramos-Regidor
- PAPA FRANCESCO E IL PATTO EDUCATIVO GLOBALE di Mons. V .Zani
- YOU LOST ME: WHY YOUNG CHRISTIANS ARE LEAVING THE CHURCH .. AND RETHINKING Faith, di David Kinnaman e Aly Hawkins
Le foto sono tratte da Vaticano News
I N D I C E
INTRODUZIONE ……………………………..……..……….. pag.5
IL PANORAMA ODIERNO
- I fedeli e la Chiesa ………………………………….…pag. 10
- L’argomento Fede …………………………….………pag. 20
- Disperazione e Felicità….…………..………………pag. 31
- Studi & Ricerche…………………………………….. pag. 39
- Le Ragioni del distacco……………………………. Pag. 47
LA CRISI DELLA FAMIGLIA
- Memoria degli insegnamenti ……………………pag. 62
- Il passaggio………………………………......………… pag. 67
- Il rapporto tra giovani e religione….…….…… pag. 71
- I giovani di fronte alla proposta religiosa……pag.75
UN PONTE TRA CHIESA E GIOVANI
- Il Magistero di Papa Francesco…………………… pag. 88
- Il patto educativo globale………………….….….… pag.101
- Il Sinodo ……………………………………… ….……… pag. 104
- Le Pastorali………………………………………………..pag. 109
- Gli operatori ecclesiali…………….………………… pag. 119
- I gruppi di famiglia ………….………..…..…………..pag.122
- I Centri di ascolto …………………….….………….. pag. 125
Conclusioni: ……………………………………..……….. pag. 129
Bibliografia……………………………….……….………. pag. 133
Indice………………………………..…….……….…………pag. 134
Stampato in Caserta nel mese di Settembre 2023Sono riservati all’Autore i diritti di riproduzione,
anche parziale, del testo e delle immagini
NIKIPEDIA
"TuttoSanNicola"
l' Enciclopedia
di San Nicola
la Strada
fondata e diretta
da
Nicola Ciaramella
PROSSIMAMENTE ON LINE
I LIBRI DI ANTONIO SERINO
Tutti gli scritti del saggista cattolico sannicolese
(Tutta la produzione letteraria è pubblicata su ©Corriere di San Nicola)
VIDEOFOTOTECA
Documenti filmati e fotografati per la storia e per l'attualità
-di Biagio Pace-
IL VADEMECUM DELLA RACCOLTA DEI RIFIUTI
Tutto quanto bisogna sapere sulla raccolta dei rifiuti a San Nicola la Strada
VINCENZO SALZILLO, PIANISTA
Tutta la carriera artistica del talento musicale sannicolese
(a cura del ©Corriere di San Nicola)
NAPOLI NEL CUORE
Tutta la storia dell'evento promosso da Alfonso Moccia narrata ed immortalata dal Corriere di San Nicola
LA STORIA DELLA PROTEZIONE CIVILE DI SAN NICOLA LA STRADA
Fiero di averla narrata ed immortalata sin dal primo giorno sulle pagine del Corriere di San Nicola.
Onorato di essere il giornalista più titolato a parlare di questa grandissima squadra.
Nicola Ciaramella
STORIA DEL CORPO DELLA POLIZIA MUNICIPALE DI SAN NICOLA LA STRADA
Fu istituito nel 1990. Le carriere dei sei comandanti che sinora lo hanno guidato.
LA “GIORNATA IN RICORDO DELLE VITTIME SANNICOLESI DEL COVID”
Si celebra ogni anno il 7 Aprile
OGNI CITTADINO PUO' SALVARE UN CITTADINO
Tutti gli articoli del "Corriere di San Nicola" sul progetto
"SAN NICOLA LA STRADA CARDIOPROTETTA"
Come possiamo salvare un bambino con le vie aeree ostruite da corpo estraneo
IMPARIAMO TUTTI QUESTE MANOVRE !
Cosa sapere e cosa fare PRIMA, DURANTE e DOPO un terremoto
-Buone pratiche di protezione civile a cura anche del Nucleo della Protezione Civile di San Nicola la Strada-
IL MIO REGALO ALLA MIA CITTA'
Dipingi on line la "tua" città"
Un “clic" quotidiano cominciato mercoledì 9 febbraio 2005...
Una città, il cuore, la mente...
L'
"Ode alla mia città"
composta da
Nicola Ciaramella
PAOLO CONTE, PILOTA
(TUTTO sulla carriera del piccolo grande fenomeno del motociclismo casertano)
Una LUCE sempre accesa su DON ORESTE
Gruppo Facebook "DON ORESTE NON E’ ANDATO VIA”: continua, senza pause, l’iniziativa creata da Nicola Ciaramella per mantenere sempre vivo il ricordo dello scomparso amatissimo parroco di Santa Maria della Pietà.
29.ma Festa del Tesseramento dell’Associazione N.S. di Lourdes
Un magnifico pomeriggio in Santa Maria degli Angeli all’insegna della fraternità, della fede e dell’amicizia nel nome della Santa Vergine, in attesa del 163.mo anniversario dell’Apparizione.Un magnifico pomeriggio in Santa Maria degli Angeli all’insegna della fraternità, della fede e dell’amicizia nel nome della Santa Vergine, in attesa del 163.mo anniversario dell’Apparizione. 1
GIUSEPPE STABILE,
talento canoro sannicolese
La biografia artistica
FELICI DI OFFRIRE LE NOSTRE FOTO AEREE
Il nostro GRAZIE a quanti hanno scelto le nostre immagini dall'alto di San Nicola la Strada quali icone di siti internet e di gruppi facebook locali
TUTTO IL "DISSESTO FINANZIARIO" MOMENTO X MOMENTO
Come si giunse al giorno più nero della storia amministrativa sannicolese e chi nulla fece per evitarlo
San Nicola la Strada SEMPRE nel cuore
...Una bellissima iniziativa per tutti i sannicolesi...
PERCORSO QUARESIMALE CON LA SANTA SINDONE
I VIDEO dei cinque incontri del programma promosso da Don Antimo Vigliotta e dal Prof. Luciano Lanotte