Villaggio Zaccaria, raso al suolo un pezzo di storia
Demolita una delle più antiche masserie di Giugliano, etichettata come rudere dagli esperti...
Sembra una parodia, un dejavu orrendo del Risanamento a Napoli, quando, dopo la peste, Veneti e Lombardi a colpi di appalti decisero di risanare la città, finendo, però, per risanare solo le loro tasche. Un piccolo dettaglio: in quell’occasione, il gruppo di grandi esperti, architetti e ingegneri parlarono di rudere da abbattere, riferendosi al Castel dell’Ovo. Fortunatamente non furono ascoltati e la fortezza più antica di Napoli, meta di turisti da tutto il mondo, sta ancora là.
Non è andata proprio così a Giugliano.
Tutto è partito da un post su facebook di Claudia Procentese, la quale, pubblicando le foto del Villaggio Zaccaria, prima e dopo la cura, così commentava:
Oggi a Giugliano, in provincia di Napoli, è successo questo.
La demolizione di quello che chiamavano (ormai è da usare il tempo passato) "villaggio Zaccaria", un casale del Settecento ma ancora più antico perché costruito in epoca medievale sui resti di una villa rustica romana. Un feudo baronale con tanto di case a corte e chiesa, dedicata a san Francesco d'Assisi, di impianto cinquecentesco e decorazioni a stucco d’ispirazione barocca.
Giugliano è conosciuta come "Terra dei fuochi". Potrebbe essere conosciuta per altro.
Non so se esistesse un vincolo monumentale storico-artistico, non so a cosa sia adesso destinato lo spazio, parcheggio o palazzine di cemento o giardinetto pubblico.
So che sono stanca di commentare. 9 luglio 2020
Le foto hanno fatto il giro del web e la notizia ripresa da numerosi portali, come Greenme, finestresullarte, il Desk. Sulla rete, il popolo dei giuglianesi, ma anche quello degli amanti dell’arte e della storia, si è indignato e sono subito partiti esposti; probabilmente interverrà la Magistratura.
Non si sa se serviranno gli esposti; ormai, il danno è fatto; la demolizione, autorizzata dall’amministrazione di Giugliano, nel silenzio del sindaco di Napoli e delle associazioni ambientaliste (nessuno sapeva nulla?), della Soprintendenza ai beni culturali, del mondo ecologista e ambientalista, paradossalmente non è illegale.
Come riporta il desk.it, la masseria sarebbe stata acquistata dalla Cooperativa Risorgimento 2001, che il 18 luglio 2019 ha ottenuto il permesso per costruire un residence composto da 48 appartamenti, solare termico, colonnine per auto elettriche, piscina condominiale, custode e videosorveglianza. Per chi fosse interessato, in rete già da tempo circolano annunci di siti e agenzie immobiliari. L’esecuzione dei lavori è stata affidata alla Cooperativa Golden House e il progetto realizzato da Open Project, utilizzando il Piano casa previsto dalla legge regionale numero 19 del 2009, che legittima il recupero abitativo di volumi fatiscenti e la realizzazione di nuovi edifici moderni e l’ampliamento del 35% del volume preesistente. Se il bene non è sottoposto a nessun vincolo archeologico e paesaggistico da parte di Soprintendenza o Ministero dei Beni culturali, è molto probabile che arrivino esperti a etichettare un complesso baronale del Settencento, come rudere. (Gli stessi esperti che volevano abbattere Castel dell’Ovo forse? O i consulenti pagati profumatamente per dare pareri sull’emergenza Covid?)
La storia del Villaggio Zaccaria
Situato in via Grotta dell’Olmo tra Varcaturo e Licola, sulla fascia costiera, il palazzo di epoca romana faceva parte dell’antica Liternum, luogo di produzione della Campania Felix. Su tale insediamento, in epoca medievale, è sorto il primo nucleo del palazzo baronale con il pozzo, le case a corte e la chiesa di San Francesco su un impianto cinquecentesco. La proprietà era del Barone Giovan Battista Orineti, che in quella zona portò circa cento coloni, una nuova conformazione sociale per l’epoca (sistema delle masserie), avviata nei primi del ‘700. Nonostante l’abbandono, l’architettura ha resistito al tempo e i pilastri della cupola della chiesa sono affrescati con scene sacre e decorazioni di rara bellezza.
Una domanda insieme a tante perplessità: qualcuno ha avanzato ipotesi sulle responsabilità di una parte della politica, della Soprintendenza che non ha abbastanza soldi e abbastanza poteri del Comune che ha abbandonato il sito. Basta, però, fare un giro sui social, in particolare sulle bacheche di ex consiglieri, politici o sedicenti impegnati per il territorio (che dicono di amare Giugliano!) per vedere, anzi per non vedere una parola spesa su un tale scempio. Il silenzio parla e almeno risponde a qualche domanda. Troppo poco, purtroppo.
L’abbattimento fortunatamente non ha interessato la chiesa, le case dei coloni e il pozzo. Nelle prossime ore si attendono ulteriori sviluppi. Certamente, la polemica ha innescato un dibattito, che non può cadere nel vuoto.
Nel documento di Orientamento Strategico del comune di Giugliano si fa riferimento al sistema delle masserie. I cenni storici e le altre informazioni dimostrano come si conosceva bene l’importanza delle masserie dal punto di vista storico artistico. Le masserie a Giugliano sono 262 e nel documento, fra l’altro, si elencano le concause che hanno determinato l’abbandono di un patrimonio storico, sociale ed economico.
Giovanna Angelino
©Corriere di San Nicola
Documento Strategico Allegato http://portale.comune.giugliano.na.it/allegati/2524Documento_di_Orientamento_Strategico.pdf
Approfondimenti sul Documento strategico https://lifestyleslow.com/2020/07/13/masserie-a-giugliano-documento-di-orientamento-strategico/
https://www.facebook.com/gangelino1
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