Prof. Angelo Pezzullo: «Ce la faremo nonostante tutto»

Covid19: riflessioni sulla quarantena...
Il presidente del Comitato Scientifico della Fondazione La Casa della Speranza spiega le tre fasi della malattia e ribadisce l’ “unico messaggio”: STATE A CASA.

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 Dopo ormai settimane di reclusione domiciliare bombardati da tutti i canali di informazione televisiva e da tutti i social, 24 ore su 24, sul tema, ancora non risulta chiara la prospettiva che ci attende.
Questo nonostante che siano stati coinvolti tutti gli esponenti in campo, dai politici (Governo, Governatori regionali, Sindaci, opposizione), alla Protezione civile.
Nel campo della Sanità sono stati intervistati a ripetizione, oltre al Ministro, tutti gli Infettivologi nazionali e internazionali, Pneumologi, Direttori generali e Direttori sanitari, Medici di base.
Viene fuori un unico messaggio: “State a casa”.
Tale messaggio richiamato costantemente dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Conte, dal Ministro della salute, Speranza, dal Commissario della Protezione civile, a conclusione dei bollettini giornalieri, ed in particolare dal Governatore della Campania De Luca, ha scatenato varie reazioni da parte dei cittadini alle misure restrittive ed una satira violenta.
Quello che meraviglia è che, la tanto invocata adesione alle risposte degli scienziati, non è stata perseguita.
E' possibile che questo sia dipeso dagli atavici mali della Sanità italiana, dal protagonismo e dal condizionamento di alcuni personaggi o “personaggetti” (come ama definirli Crozza nelle sue imitazioni di De Luca) che sono stati indotti a minimizzare la portata del fenomeno.
L'elevata incidenza di casi di polmonite nell'ultimo trimestre del 2019 non è stata presa nella dovuta considerazione neanche quando i primi di dicembre i Cinesi si sono decisi a rendere noto il contagio che si stava diffondendo nella Cina orientale.
Eppure in tutta questa confusione ed incertezza, la storia naturale delle epidemie avrebbe dovuta essere tenuta presente.
Nella fattispecie la Malattia da Covid19 è caratterizzata da tre fasi: la prima è quella del contagio virale, la seconda quella infiammatoria e la terza quella della iper infiammazione dovuta alla cosiddetta “tempesta delle citochine”.
Appare quindi sufficientemente evidente che la chiave di volta è quella di intervenire nella prima fase in cui sono efficaci gli antivirali già noti e disponibili.
Se viceversa si lasciano semplicemente a casa gli infettati, nel 50% dei casi si passa alla seconda fase dove sono necessari gli antiinfiammatori ed in particolare la comune clorochina.
La terza fase, che è un evento drammatico, richiede il ricovero ospedaliero con l'impiego delle terapie intensive.
E' a questa fase che non si dovrebbe arrivare per i noti problemi carenziali sia di strutture che di sanitari.
Ricordo che la carenza di anestesisti era già cruciale anni fa quando mi occupavo del Dipartimento di chirurgia, dell'allora SUN, e che si doveva sopperire ricorrendo a vari artifici anziché a provvedere a potenziare tale figura professionale.
Ricordo anche che all'epoca avevamo anche lamentato le carenze della medicina del territorio che sarebbe dovuta passare dal cosiddetto “ricettificio” ad una funzione fondamentale del sistema sanitario nazionale con il controllo ravvicinato ai pazienti ed alle loro esigenze.
In questo periodo di crisi, a maggior ragione, si sarebbero dovuti coinvolgere i Medici di base che conoscendo i propri pazienti potevano individuare sia pure telefonicamente quelli cosiddetti pauci-sintomatici ed invece di attendere la quarantena, intervenire precocemente onde evitare sia i contagi parentali, che, possibilmente, il passaggio alla fase due della malattia.
Volendo sintetizzare e fare tesoro delle esperienze orientali (cinese e Sud coreana) appare evidente che le misure messe in campo hanno solo parzialmente contrastato il fenomeno.
La misurazione della temperatura negli scali aeroportuali e ferroviari poteva solo filtrare persone già sintomatiche che peraltro non sarebbero dovute neanche stare in viaggio.
Ritengo pertanto che la battaglia ancora in corso vada combattuta in maniera capillare sul territorio isolando i pazienti positivi ai tamponi ed ai test rapidi, che quindi vanno fatti a tappeto e rapidamente, e curando tempestivamente quelli sintomatici a domicilio.
E' un impegno che va preso perché sono già evidenti le conseguenze preoccupanti legate al disagio sociale.
Si parla di “bomba sociale” che si rileva facilmente dalle notizie di cronaca.
Le lodevoli iniziative solidali che si stanno attuando non riescono purtroppo a ridurre questo urgente problema.
Conscio che vi è stato un martellamento assillante di video di ogni genere, non potevo però non raccogliere l'invito della Fondazione “La casa della speranza”, di cui faccio parte, per ricordare il valore della ricerca e l'impegno di tanti sanitari e dei tanti volontari che hanno il solo scopo del bene comune.
Tenendo conto che il 20 Aprile, come da previsione degli statistici, si dovrebbe avere l'azzeramento dei contagi in Campania, vi lascio con una parola di speranza.
Ce la faremo nonostante tutto.

Prof. Angelo Pezzullo
Presidente Comitato Scientifico
Fondazione La Casa della Speranza Onlus – Caserta

Pubblicato da ©Corriere di San Nicola
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