NOI e il Covid19

Non potevo stare fermo e zitto, dopo aver visto un Uomo che da solo..."

-PENSIERI, PAROLE & MOUSE di Antonio Serino- 

Mi sono svegliato stamani proprio con questa intenzione. Ed è una cosa per me strana, perché chi mi conosce sa che sono sempre al lavoro dietro le quinte, perché non mi piace apparire e, tra l’altro, sono sempre stato restio a pubblicare i miei sentimenti e le mie concezioni.

Ma non potevo stare fermo e zitto, dopo aver visto un Uomo che da solo, in una città deserta, sotto la pioggia, e credo incurante dei suoi acciacchi, si avviava verso due simboli miracolosi, per implorare perdono dei peccati dell’umanità, che non si è resa ancora conto del tunnel senza fine che ha scavato con le proprie mani e nel quale si è infilata. Mi sono ritrovato al Suo fianco, quasi ad accompagnarlo, a sorreggerlo. Quanta fatica ho notato nei suoi passi. Eppure andava, incontro alla Verità.

Già qualche giorno prima, dopo che si era recato in pellegrinaggio alla Chiesa di San Marcello presso il Crocefisso che poi ha voluto in Piazza San Pietro, per invocare la protezione di Cristo, son piovute critiche per la “passeggiata” che aveva fatto per Roma, mentre per tutti i cittadini vi era un obbligo e restare chiusi a casa.

Un Uomo contrastato da diverse parti, ancora una volta, attorniato da critiche anche severe, bersagliato da giornalisti che, per un motivo o un altro, lo redarguiscono anche se compie un atto insignificante agli occhi di tanti milioni di fedeli.

Chi conosce la mia estrazione culturale, la mia partecipazione alla vita parrocchiale e sociale e la mia personale devozione alla Chiesa ed ai Suoi rappresentanti, sa che non posso non recriminare richiami e critiche che sono rivolti allo stesso Uomo di cui sto parlando.
In qualità anche di coordinatore del Gruppo Famiglie della locale parrocchia, fortemente voluto dal caro parroco Don Franco Catrame, sento il dovere di intervenire, per dare il personale contributo anche alla luce della notevole catechesi che Papa Francesco sta impartendo, da anni, alla famiglia, dove i valori -cristiani e sociali- hanno ceduto il passo a ben altri tipi di concetti.
Da tempo Egli ci sta raccomandando di far capire ai nostri figli che è necessaria una inversione di tendenza, inculcando loro i principi che da sempre regolano la vita quotidiana.
Oggi non sentiamo più parlare in famiglia di “cose di Chiesa”, divenute cose vecchie, non attuali alla via moderna, ma abbiamo tempo, invece, per parlare di gossip, di trasmissioni televisive, di speculazioni finanziarie o altre nefandezze. Al Papa viene contestato di fare o non fare, di dire o non dire: non zittire di fronte alle angherie, ai soprusi, ma aprire a certe forme di libertà, che tali non sono, di non prendere difesa di alcuni ceti sociali ma di intervenire a favore di altri. Allora mi pongo una domanda: ma oltre al Dio che abbiamo sostituito con altri nostri ideali, vogliamo crearci anche un Papa a misura? E confesso, a chi ospita questo mio pensiero, che il mio cruccio peggiora quando noto che tra i contestatori vi ritroviamo anche tanti cristiani che si professano tali ma che, in realtà, con il proprio atteggiamento risultano i più agguerriti, perché ne limita il proprio interesse. E non sono lontani da noi, sono molto vicini, li ritroviamo in Chiesa, nelle associazioni, nei gruppi. Ma sono lì figuratamente. Senza cuore.

E anche quell’Uomo, che può apparire solo ma solo non sarà mai, che si è preso il fardello di questa situazione, recandosi prima pellegrino a piedi per le strade di Roma e poi sotto la pioggia in Piazza San Pietro verso il Crocefisso e la Madonna, va insistentemente sollecitando un ritorno alle origini, perché il sentiero che abbiamo intrapreso è solo fatto di pericoli per noi stessi.

Nel particolare momento storico che stiamo vivendo, attanagliati da un invisibile nemico che, solamente al suo presentarsi, ha mietuto già migliaia di morti, penso che sia arrivato anche l’ora in cui dovremmo dedicarci di più alla nostra coscienza, alla riflessione intima.

Sul Covid 19 si sta dicendo di tutto: c’è chi dice che si sia trattato di un complotto; chi pensa che dietro a tutto ciò ci sia la mano di fantomatici servizi segreti che per affossare l’economia di un determinato Stato, chi ancora pensa alla manomissione di laboratori scientifici o, addirittura, prodotto questo agguerrito virus in scatola per avvantaggiarsi a livello finanziario; chi, infine, afferma che è opera di Satana.

Ancora oggi produciamo dietrologia.

Ma una cosa è certa: siamo impazienti ed agli “arresti domiciliari” solamente per colpa nostra. Qualunque sia stato l’origine di questa pandemia, il tutto sarà stato causato dalla via anormale che ci siamo costruiti. Abbiamo allontanato dal nostro cuore il vero motivo della nostra esistenza, quello dell’amore per Dio, sostituendolo con l’amore per noi stessi. Abbiamo voluto fare a meno dell’unica certezza della nostra vita, perché presi dalla nostra megalomania, dando sicurezza al nostro forte “io”, che nella società odierna vuol dire libertà, autonomia da tutto e da tutti, ivi compreso Dio. Ed adesso, al comparire di un minuscolo virus, ci sentiamo persi, siamo smarriti ed abbiamo fortemente paura. Ora non sappiamo più cosa fare. E non ci accorgiamo che Dio, rispetto a noi, è sempre lì, ancora lì, in attesa di una nostra conversione. Basterebbe rivolgergli una preghiera, unanime, che parta dal cuore, per far sì che in un attimo Dio copra il suo popolo di protezione.

Quante volte ha detto “Bussate e vi sarà aperto”, “Chiedete e vi sarà aperto”, “Quando tra due o più persone parlerete di me, io sarò lì”.

Ma, pare, che ancora oggi siamo talmente egoisti da farne a meno.

Rivolgo il mio pensiero a come potrebbe essere il “dopo” e rimango perplesso. Data l’apatia e l’indifferenza alle problematiche sociali ed umanitarie, mostrate fino al manifestarsi del virus, lo scenario che si potrebbe presentare potrebbe essere l’impazzire di gioia che sfoci in una immensa festa, fatta di esagerazioni e mega illusioni, che si frantumeranno al prossimo problema. Oppure, potrebbe esserci un ripensamento su come, nonostante la prigionia a casa, abbiamo realmente riscoperto un nuovo modo di fare “casa e famiglia”, dedicandoci ai nostri affetti più cari, magari aver riscoperto la validità di una preghiera. Allora ci sarà effettivamente consapevolezza di una realtà diversa, improntata al ritorno alla natura, agli affetti, alla pulsazione del cuore per tutto e non solo per noi.

Allora l’augurio che faccio è che al termine di questa pandemia l’uomo riscontri sé stesso. Rinasca a vita nuova. Ponga la vita su altre basi, costruite per lui ma non da lui.

Antonio Serino
©Corriere di San Nicola 


-Caro Tonino, condivido una per una tutte le parole e le riflessioni che hai voluto donare a chi leggerà questa lettera.
Io già l’ho letta mille volte. E’ semplicemente un capolavoro di verità e di sentimenti. Quelli genuini, quelli che appartengono a chi mastica amore e umiltà, virtù che certamente non appartengono a coloro che disprezzano e scendono squallidamente nella critica a causa della loro mediocrità e della pochezza del loro pensiero.

Tonino, ma lo sai che proprio qualche giorno fa ho pubblicato una grandiosa riflessione di Don Franco proprio sulle “critiche” a Papa Francesco? 
E lo sapevi che appena Papa Francesco fu eletto si accese nel mio animo un fuoco che tradussi nei versi di una poesia? 
https://www.corrieredisannicola.it/varie/notizie/varie/papa-francesco-padre-nostro
 
Colgo l’occasione che mi hai dato per ricordarlo con forza e speranza, certo della luce ulteriore che potrà arrecare, me lo auguro, a chi di cuore si alimenta.

Si, caro Tonino, perché il messaggio più eccelso che viene dall’esistenza di Papa Francesco è tutto nel suo nome meraviglioso.
Le “critiche” a Papa Francesco -contrariamente a quanto probabilmente si aspettano gli stessi denigratori- non fanno altro che accrescere il significato e la grandezza della sua figura, elevandone e facendone emergere in tutta la sua portata l’impegno riformatore e lo spessore profetico sulla linea di un ...certo Francesco d’Assisi...
Un’altra cosa voglio dire, caro Tonino. Leggo spesso, nella giungla diffamatoria dei social, critiche a Papa Francesco lanciate da fasulli soloni, da squallidi saputelli che credono di essere tenutari della verità.
Io credo che tutta questa gente meschina e senza rispetto per gli altri che critica Papa Francesco non è degna neanche di nominarlo.
Eppure è proprio la gente che forse Papa Francesco ama più degli altri. Come Gesù. Perché, forse, chissà, dentro questa gente c’è anche amore. E chi ama veramente cerca il dialogo soprattutto con i suoi “nemici”.

Nicola Ciaramella