Giotto va in pensione

"Ecco come vedo oggi la vita che ho trascorso in azienda"...

-PENSIERI, PAROLE & MOUSE di un Esodato-

Ecco come vedo oggi la vita che ho trascorso in azienda, da un punto di osservazione più distaccato. In paroloni, attraverso una “prospettiva paradossale delle dinamiche di carriera su basi meritocratiche all’interno di organizzazioni gerarchiche” (cit. Laurence J. Peter).
Appena assunto, ricevo dei fogli e una penna per fare la O. Mi applico per anni che sembrano interminabili e alla fine mi esce un'ameba. Ma ho chiuso la linea: dunque vengo promosso capo reparto. Decidono che sono pronto: mi danno dei fogli più grandi e un bicchiere. 
Dopo qualche altro anno finalmente mi esce la O: giunge così l’agognata promozione a vice capo ufficio (col senno di poi non è un granchè, ma all’epoca mi sembra già tanto). Accetto il trasferimento in altra provincia - a mie spese - perché mi invitano a “disseminare le mie conoscenze oggettive” (cit. Karl Popper), cioè a trasmettere ai colleghi la mia capacità di fare una O quasi perfetta con gli strumenti tecnici forniti dall'azienda (anche se, tengono a sottolineare, ho ancora tanto da imparare e quindi non devo montarmi la testa).
Più in fretta rispetto agli altri avanzamenti, vengo promosso capo ufficio per aver raggiunto un elevato livello di competenza riguardo alla geometria piana circolare: in altri termini, padroneggio la O (col bicchiere).
Imbaldanzito, nei quattro anni successivi mi metto in aspettativa due volte di seguito e mi applico in uno “studio matto e disperatissimo” (cit. Giacomo Leopardi) per completare un percorso accademico sulle tematiche della O col bicchiere, che culmina – nientedimeno - in una ricerca all’estero. Lì fa molto freddo, ma la biblioteca del noto istituto scientifico “O & Glass” è ben riscaldata. Così completo la mia ricerca.
Al ritorno, vengo immediatamente promosso quadro perché - agli occhi dell'ufficio personale - devo essere diventato una sorta di guru in fatto di fogli, O e bicchieri. Che soddisfazione! Devo ammettere compiaciuto che pochi sanno chiudere la O bene come me: soprattutto adesso che ho fatto mie le migliori metodiche internazionali.  In particolare, sono iperspecializzato nei bicchieri eleganti (non quelli comuni) perché il lavoro per me non è solo sostanza, ma anche forma & bellezza, perciò mi piace. Anche l'azienda sembra tenerne conto.
Nel frattempo, giungo “nel mezzo del cammin” (cit. Dante Alighieri) del mio viaggio interiore: ho compiuto da poco il giro di boa dei 35 anni. Ma non mi curo dell’età, perché sono tutto concentrato sul mio principale obiettivo: la complessa relazione che intercorre tra i fogli, la O e l’insostituibile bicchiere.
E infatti, passa qualche altro anno e le mie (in)competenze vengono premiate: quadro super (dal greco ὑπέρ, oltre, al di sopra). Comincio ad inorgoglirmi. A questo punto sono di fronte ad una scelta: provare una lettera più difficile (la Q o addirittura la G) oppure diventare un accreditato esperto - e quindi formatore aziendale nazionale - sulle tematiche concernenti la lettera O (sempre col bicchiere)?  Facciamo la seconda, va', 'ché parto da una base empirica robusta.
Passano pochi anni e divento nientepopodimeno che funzionario (in sigla F5, che con il nuovo contratto si trasforma nel misterioso acronimo QD3). Indubitabilmente è un traguardo, ma adesso cos’altro mi tocca? Ho paura dell'ignoto e non mi sento pronto ad affrontare altre lettere: ammetto a me stesso che è comodo adagiarsi sugli allori dell'autostima di chi è consapevole di conoscere la O in ogni suo angolo (uno).
Per fortuna, passa qualche altro anno e ricevo un'offerta da un’azienda concorrente – così va questo mondo - che nel frattempo è venuta a sapere di me e della mia O. Mi viene conferita la promozione a funzionario apicale (in sigla QD4), con un trattamento economico da dirigente (in sigla TER), perché mi impegno a trasferire tutto il mio sapere in quel campo così specialistico. Ma il tempo scorre inesorabile, sebbene io continui a non curarmene perché la mia attenzione è tutta concentrata sui nuovi obiettivi, cioè gli stessi di prima ma da un’altra parte.
Dopo altri anni ancora, il bicchiere diventa ineluttabilmente obsoleto e ormai di O ne trovi quante ne vuoi nel Portale dell'azienda. Anzi, lì puoi trovarci tutto l'alfabeto. Proprio le O, che un tempo erano il prodotto di una rara perizia, ora sono alla portata di tutti i lavoratori con un semplice clic. E mo'? A chi potrebbe servire questa mia (s)misurata  competenza? Ormai la O col bicchiere la faccio quasi ad occhi chiusi. Eureka! Potrei accettare quel vecchio invito di passare dall'azienda al sindacato. Magari lì, dove sono più tradizionalisti ed apprezzano le doti umane, sapranno come utilizzare le mie skills in fatto di geometria piana circolare (sempre la O col bicchiere).
E allora divento sindacalista, passando negli anni dal ruolo aziendale a quello provinciale, dal ruolo regionale a quello nazionale, dal ruolo consiliare a quello europeo...un momento: pure qui la O col bicchiere comincia a non servire più! Anche il sindacato “si é evoluto perché ha adattato sé stesso al cambiamento” (cit. Charles Darwin) e solo io - forse con pochi altri convinti esperti come me – “resisto in un limbo esistenziale senza adeguarmi al mondo nuovo” (cit. Aldous Huxley).
E adesso? Vabbe', tanto è perfettamente inutile domandarselo. Tra una cosa e un' altra si é fatta ora di firmare per andare prima in esodo e poi in pensione. 
Conclusione: nei quattro decenni della mia vita lavorativa ho imparato ogni segreto della O col bicchiere. Sicuramente questo giustifica una certa progressione di carriera, che è “cosa proceduta bene” (cit. Niccolò Machiavelli). Ma il percorso, visto con la saggezza di chi è giunto alla stazione di arrivo, si è snodato brillantemente lungo i binari della più piatta normalità. Pare che la visione del ciclo lavorativo da un osservatorio di matura autocritica lasci a tutti lo stesso - più che normale - senso di incompiutezza. Dunque, presto me ne farò anch’io una ragione.
Nel frattempo, sapete per caso se da qualche altra parte serve uno che sappia fare la O col bicchiere?

Memorie di un Esodato

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