La prima messa in Santa Maria degli Angeli dopo il lockdown

Lunedi 18 maggio 2020, ore 19: un momento importante per la comunità sannicolese.
Don Franco emozionatissimo.
Ripresa in piena sicurezza igienico-sanitaria la celebrazione dei riti liturgici con il popolo grazie alla perfetta organizzazione offerta dall’Associazione Accollatori.
Nessuno dell’amministrazione a presenziare la riapertura della nostra chiesa in un giorno dal grande significato non solo per la comunità cattolica...


Santa Maria degli Angeli, come tutte le chiese, ha riaperto al culto dopo settanta giorni di lockdown.
Un Don Franco Catrame così visibilmente emozionato, e contentissimo, non lo avevamo mai visto.
Anche se, grazie alle dirette e alle differite realizzate dal Corriere di San Nicola, la messa della domenica e delle altre festività non era mai mancata ai sannicolesi in questo periodo di forzata clausura per la pandemia, rivedere davanti agli occhi gli scanni occupati dai fedeli è stato toccante.
Quasi non voleva crederci.
Al fianco del parroco di Santa Maria degli Angeli, i diaconi Don Michele Tagliafierro e Don Raffaele Santamaria, il sacrestano Giorgio, il lettore Michele Pesce e l’organista Angelica Narducci.
Tutto organizzato con la massima perfezione, secondo le norme di contenimento introdotte per l’emergenza covid.
A dare man forte a Don Franco, gli Accollatori San Nicola con il presidente Giuseppe Costantino. Indispensabile la loro collaborazione per l'applicazione precisa e metodica di tutte le disposizioni governative previste, in primis per la sorveglianza attenta e meticolosa sul corretto distanziamento sociale tra le persone. Sia all’ingresso, che all’uscita, come durante la celebrazione, allo scambio della pace e alla comunione.
Bravissimi! Da inchinarsi alla loro preziosa partecipazione!

Lunedi 18 maggio è stato un grande giorno anche perché la chiesa ha ricordato il centesimo anniversario della nascita di San Giovanni Paolo II, il papa della resilienza.
Don Franco aveva raccontato in mattinata, attraverso un video pubblicato dal Corriere di San Nicola, gli anni ‘78/’81 in cui conobbe personalmente papa Wojtyla, incontrandolo spesso durante gli studi frequentati presso il Pontificio Seminario e spesso servendo la messa da egli celebrata.
L’omelia l’ha spesa interamente per tracciare l’esaltante significato della figura di Giovanni Paolo II, ripercorrendo le tappe di una vita difficile, vissuta tra enormi difficoltà e drammi di ogni genere su tutti i fronti, dalla quale esce il valore di un uomo che ha fatto della pace, dell’amore, della solidarietà i motivi trainanti della sua missione e della sua innata e spontanea capacità di trasmettere il messaggio cristiano della speranza in tutti gli angoli del mondo, a tutte le religioni, a tutti gli esseri umani.
Proprio quegli ideali, insomma, che oggi servono per animare ed ispirare la gente in un cammino di rinascita che appare ancora cosa difficilissima, ma possibile. Perché il papa dei giovani ha esortato tutti a non aver paura, a spalancare le porte a Cristo, alla vita. Quella vita che tutti vogliono riprendersi dopo lunghe sofferenze e sacrifici.

-Prima di chiudere la cronaca, mi sia permessa questa mia nota personalissima. La faccio da osservatore e, soprattutto, da chi ha dato l’anima, in questa lunga fase di chiusura, per permettere al popolo dei fedeli di continuare a seguire il cammino liturgico davanti al pc o sul telefonino.
E’ più forte di me, lo sottolineo con forza, non ci riesco proprio a frenarmi; che io sia perdonato, ma si comprenda la mia forte amarezza.
Da un Grande uomo fatto Santo a ...piccoli dettagli fatti di immensa delusione. O raccapriccio, se vogliamo.
Non c’era nessun amministratore (sindaco, consigliere o assessore), neanche a titolo personale, a presenziare la riapertura della nostra Madre Chiesa in un giorno dal grande significato non solo per la comunità cattolica.
La domanda mi viene spontanea: ma -salvo qualcuno che qualche volta a messa lo si vede- sono tutti atei in questa amministrazione, sia la maggioranza che l’opposizione? Ma nessuno di costoro crede in Dio in questa città cattolica con il nome di un santo, San Nicola, santo popolare, dedito ai poveri e ai bisogni della gente comune e che ...persino i protestanti tengono in considerazione? Ma vanno in chiesa solo quando “esce” San Nicola o quando devono scortare il Santissimo? Sono tutti maomettani, musulmani e induisti, o semplicemente ipocriti?
Che squallore. Non trovo altre parole. Vado a prendermi il solito plasil...
Ripeto, che io sia perdonato, ma sono molto amareggiato.
La mia idea sul pandevirus? Una guerra senza eroi. Una guerra che ha ulteriormente allungato le distanze...Una guerra che solo la gente potrà vincere. Da sola. Perchè la gente, la cosa più amata dal papa polacco, "non ha paura”.

Nicola Ciaramella
©Corriere di San Nicola