RESCOP: c’è anche l'ing. Alessandro Parente

Un ingegnere chimico sannicolese nella Task Force internazionale che verificherà se c’è il Covid19 sul particolato atmosferico delle città più colpite.


Siamo contenti di comunicare che un altro sannicolese, oltre a Claudio De Maio di cui abbiamo parlato ieri, è tra i componenti della Task force internazionale di ricercatori denominata RESCOP (Research Group on COVID-19 and Particulate matter), nata, su proposta di SIMA (Società Italiana di Medicina Ambientale, con sedi internazionali a Bruxelles, Madrid e New York), con l’obiettivo di verificare se c’è presenza del coronavirus Covid 19 sul particolato atmosferico delle città più colpite dall’epidemia.
Si tratta dell’Ing. Alessandro Parente, Professore associato presso l'Università Libre di Bruxelles (Dipartimento di Aero-Thermo-Mechanical), noto per la conduzione del Progetto di ricerca ERC VADEMECOM, finanziato dal Consiglio Europeo della Ricerca, che si prefigge l’obiettivo di sviluppare nuove tecnologie di combustione usando approcci sperimentali e teorici e simulazioni digitali.
Alessandro Parente, 30 anni, ha conseguito il Dottorato in ingegneria chimica e dei materiali e il Master in ingegneria chimica presso l’Università di Pisa, nonché il Post-dottorato all'Università dello Utah e al Von Karman Institute. 
E’ vicepresidente della sezione belga dell'Istituto di combustione e presidente del gruppo di ricerca ULB-VUB «Combustione e ottimizzazione robusta». 
E’ stato, altresì, informato con il Fonds Renard per il sostegno alla ricerca (2011) e con prestigiose sovvenzioni e programmi nazionali e internazionali, in particolare: Consiglio europeo della ricerca, Marie Curie Innovative Training Network, EU Horizon 2020.

Tornando alla task force RESCOP, ricordiamo che essa, dall’Europa agli USA, passando per l’Asia, l’Oceania e il Sud America, proverà a seguire le tracce del coronavirus sul particolato di città, fino ad arrivare ad eseguire possibili prove di vitalità e virulenza da svolgersi in laboratori di virologia di massima sicurezza, condizione garantita dal centro di ricerca internazionale d’Ingegneria Genetica e Biotecnologia delle Nazioni Unite (ICGEB) di Trieste, diretto da Alessandro Marcello, e dal Centro di Biologia Molecolare Severo Ochoa di Madrid, guidato da Antonio Alcami.

Come riportato in un comunicato stampa diramato il 19 maggio, da Ufficio Stampa -Erika Letizia Ciancio, il Presidente SIMA e docente di Prevenzione Ambientale presso l’Università degli Studi di Milano, Alessandro Miani, ha così commentato: “Siamo soddisfatti perché con l’appello lanciato da SIMA – dopo la pubblicazione del primo ‘Position Paper’ sul possibile legame tra inquinamento-COVID-19 e l’annuncio del riscontro del genoma del nuovo coronavirus sul particolato atmosferico di Bergamo grazie alle analisi eseguite dal Prof. Pallavicini e dal collega Ruscio a Trieste - siamo evidentemente riusciti a stimolare le istituzioni ambientali e sanitarie nazionali a interessarsi al fenomeno. E siamo molto soddisfatti anche perché il nostro invito è stato accolto con entusiasmo da molti scienziati di ogni parte del mondo, disposti a verificare la nostra ipotesi di ricerca senza pregiudizi, in puro spirito di amore per la verità. Siamo di fronte a un esempio concreto di profonda comprensione di quella che è la mission etica della ricerca, sempre al servizio del bene comune e della salute delle persone”.

A SIMA è affidato il coordinamento e la facilitazione dei contatti tra i diversi Istituti, Laboratori e Università che aderiscono al gruppo di ricerca, che si caratterizza per l’interdisciplinarietà e include clinici, epidemiologi, infettivologi, virologi, genetisti, chimici dell’ambiente, biochimici, tossicologi, ingegneri ambientali, modellisti e statistici”, ha aggiunto Prisco Piscitelli, Vicepresidente SIMA.

Nella squadra dei “Guardiani dell’Ambiente e della Salute” (così sono stati definiti gli scienziati di questa task force) si trovano nomi famosi in tutto il mondo come l’epidemiologo John Ioannidis, Direttore del Meta-Research Innovation Center della Stanford University in California e Frank Kelly, a capo del Centro di Ricerca sull'inquinamento atmosferico dell’Imperial College di Londra e principale consulente in quest’ambito del Governo di Sua Maestà.

Significativa la formale adesione della Facoltà di Medicina dell’Università Complutense di Madrid, guidata dal Preside Javier Arias, che vede impegnati biologi molecolari del calibro di Elena Vara e Lisa Rancan, in stretta collaborazione con il Centro di Ricerca su Energia, Ambiente e Clima diretto da Begona Artinano.

Dalla Harvard T.H. Chan School of Public Health partecipa Francesca Dominici, mentre per la Columbia University di New York aderiscono Darby Jack e Steven Chillrud, a cui si aggiungono Elena Colicino del Mount Sinai Hospital, sempre a New York, e M.Cristina Tirado von der Pahlen, direttrice dell’Istituto per l’Ambiente e Sostenibilità della UCLA di Los Angeles in California.

Oltre ad Alessandro Parente, dall’Università di Bruxelles partecipano anche Cyril Gueydan e Anne Botteaux, mentre dall’Università di Oxford Francesco Salustri e dall’Imperial College di Londra l’esperto di Sistemi Energetici, Antonio Marco Pantaleo.
Dall’Istituto di Global Health di Barcellona, infine, aderisce Xavier Rodo, grande esperto di rilevazioni ambientali e, sempre dalla Catalogna, Josè L. Domingo dell’Università di Reus.

Per la modellistica computazionale, dal Brasile Luiz Marcos e Igor Pereira dell’Università di Rio Grande Do Norte, insieme a Gian Luca Di Tanna dell’Australia's Global University di Sidney. Dal Giappone aderisce al gruppo NguyenTien Huy dell’Università di Nagasaki e Tomoko Kojima dall'Università di Kumamoto, mentre dall’Università di Dali - Yunnan in Cina partecipano Riccardo Pansini e Davide Fornacca, in rappresentanza anche dell’Università di Ginevra.

Numerosi i ricercatori italiani coinvolti, con l’obiettivo di sviluppare un protocollo analitico internazionale in base al quale poter confermare o escludere la presenza dell'RNA SARS-CoV-2 sul particolato in diverse città colpite da epidemie di COVID-19 e possibilmente avviare una valutazione specifica della vitalità e virulenza dei virus eventualmente riscontrati sulle polveri sottili. Ulteriore obiettivo è quello di individuare applicazioni in ambito preventivo, come l’uso dei test sul particolato quale indicatore precoce di future recidive epidemiche, oltre ad approfondire i modelli di diffusione del virus in relazione ai parametri meteo climatici e d’inquinamento”, sottolineano Leonardo Setti dell’Università Alma Mater di Bologna e Gianluigi De Gennaro dell’Università di Bari Aldo Moro.

Oltre a Setti, l’Alma Mater è rappresentata da Fabrizio Passarini, mentre Alberto Pallavicini e Pierluigi Barbieri provengono dall’Università di Trieste, nella cui Azienda Ospedaliera opera anche Maurizio Ruscio. L’Università Federico II di Napoli aderisce con l’infettivologo Ivan Gentile e con Annamaria Colao, titolare della Cattedra UNESCO per l’Educazione alla Salute e lo Sviluppo Sostenibile. Dall’Università di Torino partecipa Pierluigi Conzo (Collegio Carlo Alberto).

I campionamenti e le analisi nel nord Italia saranno svolti nel Laboratorio Mobile del Nucleo NBCR dei Vigili del Fuoco, diretto da Edoardo Cavalieri d’Oro, con la collaborazione di un altro sannicolese, il biologo Claudio De Maio, di cui parliamo in altro articolo (https://www.corrieredisannicola.it/dalla-provincia/notizie/dalla-provincia/coronavirus-nasce-task-force), e di Francesco Saladino (medico).

Per le valutazioni sui modelli partecipa Cosimo Distante del CNR-ISASI, mentre per quelle economiche Leonardo Becchetti e Gianluigi Conzo dell’Università di Roma “Tor Vergata”. Ed è proprio Leonardo Becchetti a precisare che “i dati quotidiani dei Comuni e delle province italiane mostrano che laddove persistono livelli elevati di particolato a lungo termine si riscontra una significativa correlazione con l’entità del contagio e decessi per COVID-19, anche tenendo conto di altri fattori concorrenti (come la densità della popolazione, i flussi di pendolari, la qualità dei servizi sanitari ed altro) e applicando diverse metodologie di analisi , siano essi modelli a sezione trasversale o per dati aggregati ovvero a effetto fisso e sintetici controfattuali. Il risultato sembra sempre propendere per un legame tra inquinamento e COVID”.

Da COMUNICATO STAMPA - Ufficio Stampa -Erika Letizia Ciancio

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