Terra dei Fuochi, il vero problema sono le istituzioni, il Governo, la Regione e gli enti preposti...

La lunga storia di una grande catastrofe ambientale

Entro tre anni al massimo la Campania sarà completamente liberata dalle ecoballe”: l'annuncio fu di Matteo Renzi che, prima di raggiungere lo stabilimento della Coca Cola, a Marcianise (Caserta), era stato in visita nella Terra dei fuochi e al sito di stoccaggio delle ecoballe di Taverna del Re a Giugliano (Napoli).
L’allora premier, come si legge in un articolo dell’11 giugno 2016 su Tgcom24, era in compagnia del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. 

Ricordate? Il Premier Renzi twittava anche “Via le ecoballe dalla Terra dei Fuochi. Via la camorra da gestione rifiuti. Finalmente si fa sul serio #lavoltabuona”.

Peccato che la volta buona non sia mai arrivata, anzi, le ecoballe, i roghi tossici, i malati e morti di cancro sono miracolosamente spariti da tv e giornali, come se non fossero mai esistiti.

“Terra dei fuochi libera dalle ecoballe entro due anni”: il Corriere del Mezzogiorno titolava, sempre nel 2016, dopo la visita di Renzi, come tanti altri mass media.

Qualche cenno di storia...

Sono gli anni ’80 quando prende avvio un sistema basato sullo smaltimento illegale di rifiuti tossici. Da allora la rete si radica profondamente fra connivenze delle istituzioni, corruzione, collusione, mancanza di siti di stoccaggio. Per anni, perfino i rifiuti urbani sono lasciati per strada, è emergenza. Le discariche abusive sono gestite dalla camorra che fiuta l’affare. Dal 2001 al 2009 si aggiungono all’emergenza tonnellate di ecoballe, rifiuti stoccati e mai smaltiti. La Commissione europea nel 2007 avvierà una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. In un’area di 3 milioni di metri quadri compresa fra Lo Uttaro, Regi Lagni e Giugliano vi è un’altissima concentrazione di rifiuti tossici, secondo i dati ARPA. La più grande discarica sotterranea di rifiuti tossici d’Europa si trova, invece, nel comune di Calvi Risorta, in provincia di Caserta.
In Campania in tutti questi anni sono arrivati fondi europei, stanziamenti regionali e contributi di Stato, ma l’emergenza roghi continua e nel 2018 il Governo firma il Patto per la terra dei fuochi che prevede:

-Un intervento sanitario con i medici di base;

-Pulizie straordinarie coordinate tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione (contemporaneamente il ministero è a lavoro per alleggerire la filiera e gli impianti);

-Un controllo straordinario delle fabbriche in nero della zona da cui arriva gran parte dei rifiuti bruciati illegalmente;

-Più militari a presidiare i siti.

Dopo un anno, per stessa ammissione del Ministro per l’Ambiente Sergio Costa, il patto per la terra dei fuochi non ha funzionato. Non ha funzionato per diverse ragioni; perché le responsabilità si sono rimbalzate, nessuno ha vigilato, nessuno dei punti fissati è stato portato a termine, chi doveva agire non l’ha fatto.
Paradossalmente chi non fa il suo dovere occupa ancora le stesse poltrone, come il Ministro per l’Ambiente e il Governatore De Luca, il quale terrorizza i campani che dimenticano la mascherina e voleva usare il lanciafiamme per i vecchietti che non rispettavano il lockdown. Questi personaggi stanno sempre là, come le ecoballe, come i roghi tossici e l’aria irrespirabile, come i tumori, che continuano, nel silenzio a mietere vittime anche fra giovanissimi.

Da qualche mese è iniziata l’estate di fuoco nella terra dei ciechi. Tutta questa storia è davvero incredibile. Nel 2018 l’Italia ha pagato 43,8 milioni di euro, la multa più salata alle condanne della corte europea di giustizia. Cinque milioni di ecoballe stanno ancora là, fin dai tempi di quando De Luca prometteva e Renzi stanziava.
Nel 2019 il non-operato di Vincenzo De Luca era criticato anche dall’ex presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, il quale affermava che le ecoballe sono ancora lì dove erano, che è uno sfregio enorme per questo territorio, che i soldi stanziati sono rimasti nei cassetti, che malgrado gli appalti siano in gran parte partiti, malgrado l’assistenza dell’Anac e l’impegno della Regione Campania, il risultato pratico non è in linea con le aspettative.
Il governo Renzi stanziò 250 milioni e allora, tre anni fa, si disse che nel giro di pochissimo tempo quel fiume che si vede dall’alto si sarebbe prosciugato.
Invece non è ancora accaduto. 
Un altro alibi e un’altra distrazione che prima o poi arriva; si sa che le buone intenzioni incontrano sempre qualche ostacolo.
In realtà si voleva fare questo e quello, si stava cercando di risolvere il problema dei roghi, ma poi è arrivato il Covid-19, il quale per molti è una preoccupazione, per altri una tragedia per la salute e per il lavoro, ma per alcuni (sempre i soliti) è una salvezza. Il coronavirus ha salvato la carriera di molti, ma non la faccia, però; tanto quella a che serve?


Giovanna Angelino


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Fonte della foto: il desk