Sanità calabrese e alluvione, tragedia nella tragedia

La Calabria non merita la prima pagina dei Tg, gli impianti sciistici dove i vip non potranno andare a sciare invece sì...


In Calabria alla tragedia della sanità pubblica si aggiunge la devastante alluvione che ha colpito la fascia ionica il 21 novembre scorso; la situazione è davvero drammatica, specialmente in alcune zone, tanto che molti comuni chiedono aiuti per gli ingenti danni subiti. Le zone più critiche sono Crotone e Cirò Marina, un ponte è crollato a Melissa. Sono state mobilitate tutte le strutture tecniche del comune di Crotone, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, la protezione civile comunale e regionale, le associazioni di volontariato di protezione civile e le aree più a rischio sono state evacuate. Per i positivi al Covid sono previsti percorsi differenziati rispetto al resto della popolazione. Nei giorni scorsi sono arrivati aiuti anche dalle regioni vicine, che hanno inviato squadre di soccorritori. Nonostante la gravità della situazione, l’informazione, specialmente quella pubblica, continua a decidere le priorità. L’alluvione su Crotone è stata, in particolare, per il Tg1 e il Tg2, servizio pubblico, una notizia in coda alla coda del telegiornale dopo i disagi al turismo sciistico a Bolzano.

Sanità Calabrese e ‘Ndrangheta.

Sull’altro fronte la mala sanità calabrese fa parlare in queste ore tutta Italia, anche se i Tg non danno, ovviamente, il risalto che meriterebbe una vicenda dai contorni inquietanti. In dieci giorni sono saltati tre commissari, la patata bollente nessuno la vuole, e dà fastidio perfino parlarne. Prossimamente una nuova riunione del Consiglio dei Ministri porterà sul tavolo alcune proposte; intanto un incontro notturno ha visto sfumare due nomi, uno vicino al Pd, l’altro sostenuto dai 5 stelle. Ai vertici si continua a litigare, mentre i cittadini calabresi ne pagano le spese, come sempre. Ciò che sta accadendo in Calabria dovrebbe far riflettere, anzi è un segno evidente e chiaro che lo Stato deve intervenire e subito.
Cos’è e cosa è stata la sanità calabrese ci viene raccontato da una cittadina crotonese, da anni in cura per un cancro. Bastano poche parole per capire chi e cosa comanda questa regione. Se in Calabria hai un tumore, ti mandano a Cosenza o a Catanzaro, ma poi è necessario che fai i bagagli e voli in Lombardia. Qui, le diagnosi sono veloci ed è possibile fare anche la radioterapia (impossibile farla in Calabria fino a qualche anno fa). Lo stress psicologico per la malattia si unisce al disagio della partenza e in breve tempo si apre una guerra tra poveri, quando altri malati vengono a sapere che qualcuno arriva dal sud per curarsi. Per anni, molti calabresi e non solo sono stati visti come chi va a rubare la chemio o altre cure mediche. Bisogna ricordare che Crotone ha un alto tasso di malati di cancro a causa dei veleni sotterrati dalle fabbriche, che per anni hanno sversato indisturbate.

Facciamo paura alla ‘ndrangheta” dichiara Carlo Tansi, fondatore del movimento civico Tesoro Calabria e dalla sua pagina social rilancia: “L'accorata vicinanza della Calabria perbene che invoca la mia candidatura per spazzare tutto il marcio e l'incompetenza che avvolgono la nostra Terra, evidentemente fa paura ai poteri forti calabresi. Una mia affermazione alle prossime elezioni regionali sconvolgerebbe gli equilibri di una regione in mano alla ndrangheta e ai colletti bianchi, come hanno dimostrato gli arresti recenti. Tutto questo soprattutto in vista del recovery fund porterà miliardi e miliardi di euro che la Calabria non ha mai visto dal dopoguerra a oggi. Altro che torta! Qua pensano di spartirsi un'intera pasticceria. Ecco perché nel tentativo disperato di annullare la mia azione è partito un fuoco incrociato di calunnie contro la mia persona. Cari mafiosi, non l'avrete vinta!

Così si conclude il post di Carlo Tansi, Geologo Ricercatore CNR dal 1989 per 13 anni professore universitario incaricato presso l’Unical. Dal 2015 al 2018 è stato a capo della Protezione civile della Calabria.

Per ora i membri del governo hanno solo litigato e la sanità calabrese resta senza un commissario. I sindaci di tutti gli schieramenti politici, però, sono sul piede di guerra. Giovedì prossimo saranno a Roma per chiedere il coinvolgimento delle amministrazioni locali nella gestione della sanità calabrese. Il primo cittadino di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà dichiara che le istituzioni locali si stanno sostituendo alle attività che avrebbero dovuto fare i commissari e persino gli avvocati si sono messi al lavoro. Un pool coordinato dal legale crotonese Francesco Verri sta, infatti, lavorando a una class action da presentare alla Corte Europea dei diritti dell'uomo. Un’informazione pubblica seria dovrebbe gridare: Che vergogna! Avete sentite nulla?

Giovanna Angelino
©Corriere di San Nicola

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