La “Lummenera di San Nicola” in tempo di covid

Si è svolta in tono ridotto, a causa della pandemia, la cerimonia dell’annuale ricordo della più antica tradizione popolare sannicolese. 
Suggestive riprese del droneman Michele Feola per il Corriere di San Nicola. 
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Tono ridotto, come previsto a causa del covid, per l’edizione 2020 della “Lummenera di San Nicola” (‘A lummenera ‘e Santu Nicola)
 
Sabato 5 dicembre, sera della vigilia di San Nicola, Santo Protettore di San Nicola la Strada.
La più vecchia tradizione popolare cittadina, brillantemente rivalorizzata negli ultimi anni grazie al presidente Carletto D’Andrea (assente per motivi di forza maggiore) e ai soci della Pro Loco, ha ancora una volta vissuto il suo momento magico.
Dopo la spettacolare edizione del 2019, l’emergenza sanitaria ha costretto l’organizzatore Comune a contenere il programma all’essenziale valore simbolico della manifestazione.
La Lummenera, come sappiamo, è un rito propiziatorio che i nostri avi hanno tramandato nei secoli, messo in atto nella serata precedente alla ricorrenza del Santo Protettore della città di San Nicola la Strada, per far sì che il veneratissimo San Nicola portasse con sé prosperità e benessere.
E mai come quest’anno di fiducia e di speranza c’è tanto bisogno.

Due piccoli falò accesi, sotto l’alta vigilanza della Protezione Civile e della Polizia locale e alla presenza del sindaco Marotta, degli assessori Tiscione e Natale e di altri rappresentanti dell’amministrazione.
Uno all’Est della Rotonda (l’Ovest è sempre più lontano, purtroppo...), benedetto da Don Filippo, ed un altro in Piazza Parrocchia, benedetto da Don Franco.
A portare la fiaccola dall’uno all’altro “quartiere” ci hanno pensato, come l’anno scorso, i podisti dell’Atletica San Nicola, guidati dal presidente Pietro Maienza.

E poi, ad arricchire e rendere unico uno spettacolo sostanzialmente povero per i motivi suddetti, le suggestive riprese del pioniere dei dronemen sannicolesi, Michele Feola, che ci pregiamo di pubblicare e di offrire in dono alla città in ricordo della Lummenera 2020.

©Corriere di San Nicola


LA LUMMENERA

’A lummenera ‘e Santu Nicola” (così si scrive correttamente, con gli apostrofi al posto giusto...) è tramandata come antico rito propiziatorio della vigilia di San Nicola, messo in atto nella serata precedente alla ricorrenza del Santo Protettore della città di San Nicola la Strada, per far sì che il veneratissimo San Nicola portasse con sé prosperità e benessere.
Quando, insomma, San Nicola la Strada era un piccolo borgo agricolo con pochi abitanti tutti dediti alla coltivazione della terra, il 5 dicembre sera la gente si riuniva in tutti gli angoli delle principali strade del paese intorno ad un grande falò per fare baldoria.
A fare da colonna sonora i versi della filastrocca “Suonno si viene, viene alla buon’ora all’ora ca’nasceva Santu Nicola”.
Come ci racconta nei suoi libri lo storico Franco Nigro e come un po’ ricordiamo anche noi, che negli ultimi anni della Lummenera eravamo bambini o poco meno che ragazzini, dopo la mattinata e il pomeriggio spesi per raccogliere il materiale da bruciare (fascine, paglia, legna), la sera si faceva a gara, soprattutto nei due quartieri storici della città, il “Tuorno” (la Rotonda) e il “Trivice” (la piazza) per allestire le “lummenere” più grandi, più luminose e più durevoli.

“ ‘O tuorno”, ovvero la Rotonda, dalla forma del largo intorno ai due “emisferi” cittadini spezzati dal Vialone, detta anche i “pellicci” (i prati) per l’erba che ricopriva i suoi campi...
“ ‘O trivece”, ovvero il “trivio”, dall’incrocio di Via XX Settembre (‘A via ‘a Maronna, detta così da quando esiste, perché era ed è la strada che conduce alla chiesa di Santa Maria della Pietà), Via Santa Croce (‘A via ‘a roce, detta così perché vi era una cappella della Santa Croce, patronato della settecentesca famiglia Santoro) e Via De Gasperi (‘A via ‘e pagliare, che conduceva al tenimento detto La Pagliara, ove nel 1813 la reale amministrazione acquistò del terreno per costruirci lo Stradone e i Passeggiatoi davanti alla reggia).
Ma non solo al Tuorno o al Trivice.
A fare la propria lummenera ci pensavano anche gli altri abitanti del paese, tutti rigorosamente individuati in base alla propria strada di provenienza.
C’erano, così, oltre alla “lummenera di for ‘o tuorno”, della “Via ‘a Maronna”, della “Via ‘e pagliare” e della “Via ‘a roce”, anche le lummenere di “ ‘A ret Sant Cummar” (Via SS. Cosma e Damiano), “ ‘A via ‘e nunziatelle” o “ ‘Ncopp ‘e taglie” (Via Appia), “ ‘a via ‘e perruni” (Via Bronzetti), “ ‘a via ‘o turco” (Via Cairoli), ecc.
Ogni strada aveva la sua Lummenera. Tutti, il giorno dopo, a vantarsi di aver fatto quella con la fiamma più alta. Tutti a sfottersi e a scherzare (ma a volte si faceva anche sul serio...) per prendersi il merito di essere i campioni della lummenera.
Un po’ come un palio: dove per pochi batte il cuore del proprio quartiere e per tutti la gioia della propria città.
Tutti, insomma, per vincere una gara il cui unico premio era la soddisfazione di poterlo raccontare a tutti gli altri.
E poi, con il freddo imperante, la gente si riuniva intorno al fuoco e raccontava “i cunti” (chiacchiere, “fattarielli”, episodi realmente accaduti o personalmente vissuti e anche fantasie) nella speranza di trarre da essi insegnamenti, per se stessi e per chi ascoltava.
A narrarli erano per lo più i vecchi, molto rispettati e dei quali si riconosceva la saggezza.
E mentre le strade della città continuavano a non spegnersi della luce dei falò, intorno al fuoco anche giochi, scherzi, balli e tammurriate organizzate dai più giovani e, immancabili, assaggi di vino nuovo, di pettole e fagioli e abbuffate di dolci fatti in casa.
Momenti di grande socializzazione per tutti, vissuti all’insegna della semplicità.
C’era bisogno di calore e di allegria nella fredda serata invernale. Ed ecco, a questo punto, l'abilità dei giovani che si lanciavano a saltare nelle fiamme per raggiungere il lato opposto del falò. Era un gioco divertente, ma anche pericoloso, che suscitava meraviglia e ammirazione negli spettatori. Il giovane che attraversava il fuoco con un lungo salto sembrava un angelo che volava indenne, senza essere bruciato dalle alte fiamme.

Nicola Ciaramella  
©Corriere di San Nicola