Terra dei fuochi: con i politici è sempre di più un disastro

…e qualcuno ha anche tentato di dare il colpo di grazia alla nostra economia 

Più volte abbiamo tentato di raccontare le vicende che ruotano intorno alla terra dei fuochi, l’esasperazione dei cittadini, l’indifferenza delle istituzioni, e per questo anche chi non segue da vicino la faccenda può comprendere molto bene come tutte le iniziative messe in campo in circa trent’anni non abbiano risolto mai fino in fondo la situazione. Il lasso di tempo è troppo ampio per chiamarla sempre emergenza e le misure prese in tanti anni si sono rivelate clamorosi flop, come i tantissimi milioni di euro spesi, per cui oggi la diffidenza verso tutte le attuali o future iniziative che riguardano la terra dei fuochi ha piena ragione d’essere.
Dalle pagine del Corriere di San Nicola a volte siamo andati a ritroso nel tempo e spesso un’attenta analisi ci ha rivelato i veri volti di alcuni politici, qualcuno di loro addirittura, in queste delicate ore, siede ai tavoli istituzionali per trovare soluzioni o compromessi. Parliamo di politici in carica, di quelli vecchi e quelli nuovi, di quelli che vorrebbero rientrare dalla finestra, di quelli che rilasciano interviste e che parlano in tv.

Partiamo da un passato più recente: poche settimane fa, fra le commissioni speciali istituite alla Regione Campania non è stata riconfermata quella dei rifiuti speciali e roghi nella terra dei fuochi. Questa è stata una decisione che avvalora l’idea del Governatore Vincenzo De Luca, il quale da anni ripete che la terra dei fuochi non esiste. Ma non è l’unico a voler nascondere e non è l’unico a minimizzare quello che da anni accade in questa terra.

Andiamo più indietro nel tempo, e qui, oltre a politici di una certa notorietà, troviamo un’ex Ministra della Salute, tale Beatrice Lorenzin, che dopo aver bloccato con un decreto interministeriale la vendita di prodotti agroalimentari provenienti dalla Campania, andava in giro dicendo che al sud i tumori erano provocati dal cattivo stile di vita (fumo e alcol). Grazie a lei, Findus e Orogel non acquistarono più prodotti campani, molte piccole aziende sane chiusero i battenti. Il provvedimento precisava che sui prodotti provenienti dalle aree a rischio era consentita la vendita alle seguenti condizioni: che le colture fossero già state oggetto di controlli ufficiali, che fossero effettuate indagini, su richiesta e con spese a carico dell’operatore, dall’Autorità competente. Correva l’anno 2014 quando iniziarono ad arrivare i primi risultati ufficiali o presunti tali. Sull’ortofrutta le analisi non evidenziarono presenza di diossina, metalli pesanti, PCB, IPA, la mozzarella di bufala proveniva da allevamenti lontani dalle zone a rischio, stesso discorso per patate e pomodori. Ormai il danno era fatto, tanto che alcuni mass media parlarono di paradosso: per i controlli, le analisi e l’attenzione cui sono sottoposti, i prodotti della Campania diventano più sicuri di tanti altri. Molti titoli di giornali denunciarono i danni all’agroalimentare sano. A distanza di anni la campagna mediatica di allora ha continuato a fare il suo dovere.
Non calarono i prezzi, ma crollarono; tutti sapevano che i prodotti campani non erano contaminati, però le indagini delle istituzioni spinsero molti a speculare, con un abbattimento dei prezzi del 75-80%. I clienti dei paesi europei, invece, inviarono loro tecnici, che analizzarono terreni, acque e prodotti, e dopo l’esito delle analisi confermarono gli ordini pagando il prezzo pieno. Il dossier ministeriale mostrò, secondo alcuni, dati troppo incoraggianti. Dopo un lavoro di indagini scientifiche approssimative, si giunse a una mappatura di 57 terreni a rischio, ovvero solo il 2%. Un inizio lavori (che avrebbe dovuto continuare) fu subito bollato come indagine conclusa, con l’intento, ancora una volta, di minimizzare, di far sembrare tutta la faccenda una grande bufala. Nel dossier ministeriale sono lasciati fuori dall’indagine i terreni vicini agli impianti di smaltimento rifiuti, oppure aree già contaminate come “Lo Uttaro”; inoltre, sono stati tralasciati i continui roghi nell’agroaversano.
Il documento finale presentato orgogliosamente dalle istituzioni come una medaglia sul petto, non aveva interpellato associazioni ambientaliste, comitati cittadini, medici, non aveva ascoltato Legambiente, che è in possesso di dati scientifici dettagliati e completi. Intere aree agricole non erano state coinvolte nell’indagine. Tutto questo è solo un altro pezzo della lunga storia della Terra dei fuochi.

In questi anni abbiamo scoperto, a causa di quest’emergenza, tante realtà (associazioni, comitati, medici, esperti, cittadinanza attiva), una delle quali è l’associazione Angeli Guerrieri della Terra dei fuochi, che seguiamo e sosteniamo. L’associazione aiuta i bambini affetti da tumore, i quali per la loro tenera età (fra i 4 e i 10 anni circa) non sono riusciti nemmeno a immaginarlo uno stile di vita. La pagina Social ci racconta le iniziative, le feste, le gare di solidarietà, ma ogni tanto un post celebra l’addio a un bimbo innocente.
Il Corriere di San Nicola, in questi giorni ha pubblicato la notizia di una nuova iniziativa, l’ennesima, che riguarda la firma della Carta di Carditello, e prevede l’istituzione di un Osservatorio ambientale della Terra dei Fuochi. Alla carta si è arrivati grazie allo sforzo di associazioni e istituzioni, come ci riferisce un esponente del comitato Stop al Biocidio. Tale documento, firmato dal Ministro all’Ambiente Sergio Costa, dovrebbe garantire una più fattiva collaborazione fra istituzioni e cittadini, come se il passato non ci avesse già insegnato abbastanza.

Giovanna Angelino
©Corriere di San Nicola

LifeStyleSlow.com

Fonte immagini: Stop Biocidio

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