Ex Palazzo De Piccolellis, un fiore all’occhiello della storia sannicolese in decadimento

Speriamo che chi deve intervenire (privato o ente pubblico) lo faccia subito per evitare che l’edificio faccia la brutta fine dell’ex Mulino Palomba.

Il marciapiedi davanti all’ingresso della cappella gentilizia (in Via XX Settembre) dell’ex Palazzo de Piccolellis è stato transennato (e poi messo in sicurezza) per caduta di calcinacci.
In dettaglio, parti del cornicione del timpano della chiesetta si sono staccate precipitando sul marciapiede. Una situazione di evidente pericolo. Infatti, per terra si notano calcinacci di dimensioni considerevoli provenienti da due punti distinti della parete. 

Un po’ di storia. Soprattutto per chi (privato o pubblico) non sa.
L’edificio (come riportato da Renato Ciaramella in TopGuida TuttoSannicola, 1990, edito da Il Ponte, diretto da Nicola Ciaramella) risale al XVIII secolo. Di origine napoletana, i De Piccolellis (nobile famiglia che ha avuto tra i suoi antenati un certo Ottavio, deputato del Parlamento Borbonico -fonte Luigi Cirillo) occupavano nello spessore sociale del nostro paese uno dei principali spazi.
Il palazzo, venduto nel 1940 ad un acquirente locale, presenta una facciata dall’architettura semplice. Sotto l’arco a tutto sesto dell’ampio portone di ingresso, alloggia lo stemma di famiglia scolpito nel marmo. L’arma è costituita da uno scudo di modello sannita diviso in quattro parti uguali e da due linee, una verticale ed una orizzontale.
Il primo quarto (superiore a destra) è occupato dall’arma gentilizia primitiva, tre rose bottonate in banda: emblema della bellezza, dell’onore incontaminato, della soavità dei costumi della nobiltà e del merito riconosciuto.
Nel secondo quarto (superiore a sinistra) sono scolpite cinque lune crescenti montanti disposte a croce.
Nei quarti inferiori campeggiano le figure araldiche di tre bande e di un leone rampante (bocca aperta, lingua sventolante, coda ripiegata verso la schiena, testa in profilo) simboleggiante la forza, la grandezza, il comando e la magnanimità.
Sovrasta lo scudo d’arme, a ricordo della cavalleria e delle imprese militari, un elmo di nobile: profilo pieno verso destra graticolato di nove pezzi e con la visiera alzata.

Questo edificio, insomma, dovrebbe essere un fiore all'occhiello tra i monumenti cittadini ed è per questo che -come giustamente ribadisce l’appassionato sannicolese Luigi Cirillo e con lui chi ama il nostro patrimonio storico/architettonico/culturale - bisogna assolutamente sollecitare chi di competenza, chiunque esso sia, privato o cosa pubblica, a non perderne di vista lo stato di conservazione evitando che finisca in uno stato di abbandono.
Guardando lo scempio del Mulino Palomba, insomma, le perplessità sono più che legittime.

©Corriere di San Nicola