La Da Vinci-Lorenzini ha ricordato le vittime innocenti delle mafie

Lodevole successo del convegno a distanza promosso dall’Istituto scolastico casertano.
I prestigiosi ospiti intervenuti -Luigi Ferraiuolo e Carmela De Lucia- hanno risposto alle interessanti domande del numeroso pubblico di studenti che hanno partecipato all’iniziativa. 
VIDEO 
https://www.youtube.com/watch?v=PM-cOs9F4Vo

Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”.

Ispirato da queste significative ed emblematiche parole che appartengono alla storia di Paolo Borsellino, si è svolta l’interessantissima iniziativa “Verso il 19/21 marzo” promossa dall’ Istituto Comprensivo Da Vinci Lorenzini di Caserta nell’ambito della XXVI “Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, che si celebra ogni anno il primo giorno di primavera.


Il giorno prescelto non a caso è stato il 19 marzo: in quel San Giuseppe di ventisette anni fa, infatti, nella sua chiesa di Casal di Principe dedicata a San Nicola di Bari, di cui era parroco da quattro anni, fu ucciso Don Peppe Diana, il sacerdote che visse per uccidere il silenzio (“Per amore del mio popolo non tacerò”), il nemico più subdolo della sua terra invasa e dominata dalla camorra.

Il convegno on line, coordinato in maniera eccellente dalla docente Prof.ssa Annalisa Cavaccini e presenziato da numerosi studenti della prestigiosa scuola casertana, si è aperto sulle note dell’Inno di Mameli, magistralmente eseguito (in un video preregistrato inserito nel programma) dai docenti di strumento Gerardina Rainone (violino), Michelina Carfora (flauto), Francesco Chiacchio (chitarra) e Giovanni Alvino (pianoforte). 

I saluti istituzionali sono stati affidati, naturalmente, al dirigente scolastico della Da Vinci Lorenzini.

Il vero eroe non è tanto chi viene ricordato -ha detto, tra l’altro, il prof. Mario Nocera- ma l’eroe quotidiano, come lo era Don Peppe Diana, salito alle cronache solo dopo l’efferata uccisione”.

Attenzione concentrata, quindi, sul primo atteso ospite dell’incontro, il giornalista e scrittore Luigi Ferraiuolo (introdotto da due trailers), autore del libro “Don Peppe Diana e la caduta di Gomorra”, in cui, come ha spiegato, c’è tutto il coraggio e l’impegno che animò la vita del parroco fino alla tragica morte.

C’è voluto l’omicidio di Don Diana per scuotere l’opinione pubblica su questo tema? Soprattutto noi che siamo a pochi passi dal luogo in cui si è consumato questo sacrificio?

Spinto dalla domanda della moderatrice, Ferraiuolo ha descritto con dovizia di particolari e di episodi la realtà sociale di quegli anni a Casal di Principe, un territorio sotto lo stretto controllo della camorra, nella piena assenza o impotenza dello stato e delle istituzioni e nell’imperversare di atti di violenza e di sangue.

Noi che vivevamo a Caserta, a pochi chilometri, -ha spiegato Ferraiuolo- non sapevamo nulla di quel mondo, completamente tenuto nascosto dai suoi controllori. In questo mondo il primo ad usare la parola camorra, pronunciandola nelle sue omelie, fu proprio Don Peppe Diana, diventato in quella terra un simbolo contro lo strapotere della camorra”.

Uccidere Don Peppe Diana sarebbe stato, così pensava la camorra, un modo per fermare la crescente reazione della gente. Partì, invece, proprio da quel momento l’onda per ricostruire i fondamenti per una nuova esistenza, con la magistratura che è finalmente riuscita a scompaginare i quadri organizzativi del clan dei casalesi.

A questo punto la parte più importante del convegno: le domande degli studenti, accuratamente introdotti dai relativi insegnanti. Tutte pertinenti, tutte formulate con intelligenza e sensibilità.

Non c’è stato, praticamente, argomento o aspetto della vita di Don Diana e della questione mafia in genere che sia stato dimenticato: coinvolgimento dei giovani, cosa è cambiato oggi a Casale, compito dell’informazione, stati corretti e stati corrotti, motivi dell’impotenza dello stato, confisca dei beni alle mafie, come fare affinché non si affievolisca tra i ragazzi il principio di legalità, eccetera eccetera.

Molto esaurienti ed articolate le risposte di Ferraiuolo, che ha, tra l’altro, sottolineato l’importanza della cultura e della partecipazione nel processo di crescita di nuove comunità civili protese a sconfiggere le mafie.

Giunge, poi, il momento dell’altra importante ospite del convegno, Carmela De Lucia, coordinatrice provinciale dell’associazione di promozione sociale Libera, co-promotrice della “Giornata della Memoria e dell'Impegno”.

Le vittime innocenti delle mafie -ha detto- non sono eroi come Falcone e Borsellino, che sono morti mentre facevano il loro lavoro per il bene del paese. Esse hanno pagato con la loro vita la colpa di essere cittadini normali che vivono in questa terra”.

Poi, rispondendo ad altre domande degli studenti, “Lo stato siamo noi, tutti insieme, senza differenza tra nord e sud”, “Occorre alimentare la forza della denuncia”, “Il riscatto passa anche attraverso la cultura”.

Due ore sono passate in fretta. Tutti i partecipanti si sono promessi di incontrarsi di nuovo.

Non c’è stato tempo per far vedere i meravigliosi disegni sul tema inviati dagli studenti. Non c’è stato tempo per far ascoltare le altre tre meravigliose esecuzioni musicali preparate per l’occasione.

Le abbiamo raccolte in questo video che pubblichiamo sul nostro canale Youtube: 
https://www.youtube.com/watch?v=PM-cOs9F4Vo

C’è “Il mio canto libero” di Battisti, un inno alla libertà dal cancro della mafia; c’è “Il più grande spettacolo” di Jovanotti, metafora della bellezza di una vita senza la violenza della mafia; e c’è, a chiusura dell’evento, “L'Inno alla gioia” di Beethoven, che vuole essere un augurio.

Il contributo all’iniziativa da parte di Rainone, Carfora, Chiacchio e Alvino -eccelsi maestri dell’ “accademia musicale” della Da Vinci Lorenzini- assume particolare significato. La musica, ma tutta l’arte, è, come sempre, rappresentazione di desiderio, ma anche certezza di volontà. Perché ricordare può essere anche l’inizio di una nuova vita.

Il convegno, almeno per il momento, si chiude qui.
E’ stata una preziosissima lezione per tutti.
Si può essere eroi soprattutto nella quotidianità della presenza e della partecipazione.
La scuola Da Vinci Lorenzini ne è degna testimonianza.

Abbiamo raccolto, a fine lavori, il commento della prof.ssa Gerardina Rainone: «Questo evento organizzato dal nostro Istituto, a cura della collega Cavaccini, ha visto un coinvolgimento davvero grande e massiccio degli alunni, tanto da richiedere la programmazione di un ulteriore incontro per esaudire le numerose domande poste agli ospiti, relatori importanti e significativi, come il giornalista Luigi Ferraiuolo e la coordinatrice provinciale dell'Associazione Libera, Carmela De Lucia, che sono esempi vividi di un impegno fattivo di lotta alla mafia. Mi è doveroso anche sottolineare la partecipazione all'importante tematica da parte degli alunni, autori, peraltro, guidati dai loro insegnanti, di disegni e lavori grafici che saranno visibili sul sito della scuola.
Anche noi docenti del settore ad indirizzo musicale abbiamo voluto offrire un contributo con la registrazione di quattro brani particolarmente significativi: Inno di Mameli, Inno alla gioia, Il mio canto libero e il più grande spettacolo. È stato possibile ascoltarne solo uno, per esigenza di tempo, ma saranno reperibili, come i lavori pittorici, sul sito della scuola. Sono contenta di questa adesione all'incontro. Spero sia da stimolo e coinvolgimento per le altre scuole del territorio e che i giovani capiscano, come disse Don Peppe Diana, "Non c'è bisogno di essere eroi, basterebbe ritrovare il coraggio di aver paura, il coraggio di fare delle scelte, di denunciare
». 

E' proprio questo anche il senso dello slogan scelto quest'anno per la Giornata in memoria delle vittime innocenti: "A ricordar e riveder le stelle", una eloquente parafrasi dell'ultimo verso dell'Inferno della Divina Commedia. Come a dire che usciremo da questo inferno solo se tutti dimostriamo con i fatti di desiderare un mondo migliore. A partire dai giovani, nei quali sono riposte le più grandi speranze dell' "eroe" Borsellino.

Nicola Ciaramella 
©Corriere di San Nicola