Gianluca Feola, la musica è di casa

Incontro con il talentuoso violinista sannicolese, fratello della celebre soprano Rosa, che abbiamo recentemente visto in tv in una seguitissima fiction.


Mi trovo in compagnia del giovane violinista Gianluca Feola, che di recente abbiamo avuto modo di ammirare nel primo episodio della fiction di Rai 1 “Il Commissario Ricciardi” (era nell’orchestra).

Da premettere che lo conosco fin dalla nascita. Era un piccolo bambino e la notte di Natale gridava di gioia la nascita della Speranza. Crescendo, mi ha accompagnata al violino ogni 31 dicembre alla celebrazione del Te Deum nella nostra meravigliosa parrocchia. Oggi, però, vogliamo parlare del suo excursus musicale, dei suoi studi, della sua vita. 

-Ciao Gianluca, come hai scoperto la tua passione per la musica?

«Avevo sette anni e, nel giorno dell’Epifania, al posto della solita calza, chiesi un violino».

-Davvero? E come fu accolta la richiesta?

«Mio padre Giovanni, sempre attento e premuroso, non la interpretò come un semplice capriccio, e il 6 gennaio 2004 mi fece trovare un violino sul tavolo del salone. Così iniziai subito con un certo impegno prima a studiare all’Accademia Musicale della mia città fino a diplomarmi e poi laurearmi presso il Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli con il Maestro A. Colica, che mi ha consentito anche di fare esperienze sonore importanti presso l’Ambasciata Italiana a Mosca e a Londra».

-Attualmente cosa fai?

«Attualmente coniugo alla musica il diritto, essendo un laureando in giurisprudenza».

-Beh, sappiamo bene che le mura di casa tua sono impregnate di musica.

«Sì, sono cresciuto a pizza (il mio cibo preferito) e musica. Mia sorella Rosa Feola, soprano famoso nel mondo, mi ha insegnato ad apprezzare l’opera lirica (quante volte da bambino dicevo che il mio sogno era accompagnarla al violino mentre cantava l’Ave Maria), così come mio cognato Sergio Vitale e mio fratello Carlo Feola, basso baritono, che mi ha introdotto nella più ampia cultura musicale».

-Come si svolge la giornata di un violinista?

«Lo studio è lungo e perenne. Ricordo che da bambino lessi una frase di Niccolò Paganini: “Se non studio un giorno me ne accorgo io. Se non studio due giorni, se ne accorge il pubblico».

-A parte l’appoggio del papà intelligente e dei tuoi fratelli (cognato compreso), sicuramente puoi contare su altri punti di forza.

«Certamente, la cura e la premura della mia mamma Mena e l’amore prezioso della mia Maria, il cui affetto e stima sono fonte incommensurabile di sostegno».

-Cosa consiglieresti ad un ragazzino che volesse cimentarsi nello studio del violino?

«Di non lasciarsi scoraggiare da nulla. La musica consente di sviluppare un “modus operandi” che arricchisce la vita in ogni prospettiva e dona speranza, felicità e fuga da ogni problema. Non bisogna mai demordere. Certo, viviamo tempi difficili, a volte ci sentiamo privati della libertà, ma la musica consente al pensiero di non stare chiuso e ripiegarsi su se stesso».

A Gianluca, al termine di questa chiacchierata, non possiamo fare altro che augurare di continuare con sempre maggiore entusiasmo il suo percorso musicale, con la speranza di nuovi incontri professionali che possano arricchire ulteriormente il suo già prezioso bagaglio.

Angelica Narducci

©Corriere di San Nicola