Pasqua 2021, il messaggio di Don Franco

“Se ci lasciamo guidare dalla Parola di Gesù, cambia anzitutto il nostro modo di vivere, il rapporto con gli altri; acquistiamo una ricchezza interiore che ci fa apprezzare di più la dimensione spirituale della nostra esistenza”

 

Carissimi,

nel porgervi i miei più sinceri Auguri di Pasqua, desidero condividere con voi una riflessione sull’importanza della Fede, che S. Giovanni ci trasmette nel suo Vangelo. I racconti pasquali del Vangelo di Giovanni rivelano molteplici finalità. Tutti gli episodi delle apparizioni di Gesù risorto convergono verso l’affermazione di Gesù a Tommaso:

«Beati quelli che pur non avendo visto crederanno».

Tale affermazione, tuttavia, non nega affatto l’importanza dei testimoni, ma vuole indicare il senso ultimo verso cui si muove il “vedere della fede”. Giovanni, dopo aver visto il sepolcro vuoto, dopo aver visto le bende e il sudario di Gesù fa l’esperienza di una fede che inizia il suo cammino di maturazione. Il testo dice: « e vide e credette, non avevano ancora compreso la Scrittura». Cosa significa ciò? Si tratta di una fede che non è ancora matura per testimoniare come Maria di Magdala, la quale senza incertezza dichiara: « Ho visto il Signore!».

L’ascolto di questo testo ci obbliga a riflettere sul grado di maturità della nostra fede e a domandarci se il ben noto difetto di testimonianza sia legato ad un cammino ancora iniziale o non piuttosto al fatto che la nostra fede si è arenata a causa della superficialità della nostra vita cristiana, resa ancora più insidiosa da un clima culturale agnostico e relativistico; nonché oppresso da un affievolimento del senso ecclesiale, luogo necessario per formarsi alla testimonianza.

È necessario recuperare una dimensione di fraternità, per riaccendere in noi la voglia di “correre insieme” verso il Signore, come fanno Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro.

Ho l’ impressione che spesso la nostra fede è rimasta chiusa nel sepolcro, e quindi non può diventare l’annuncio gioioso della Risurrezione.

Diventa solo un tiepido desiderio di esorcizzare il lutto generato dalla morte che ci schiaccia e ci tramortisce.

Lo scrittore francese Bernanos, aveva ragione quando diceva che:

« Non si perde la fede, solo che essa non dà più forma alla vita, ecco tutto».

Ecco perché le nostre Liturgie, non sono celebrazioni di risurrezione, ma semplici commemorazioni, con le quali vorremmo trattenere i nostri cari in un ricordo che mai ci potrà appagare.

Allora cosa cambia se ci lasciamo guidare dalla Parola di Gesù? Anzitutto il nostro modo di vivere, il rapporto con gli altri; acquistiamo una ricchezza interiore che ci fa apprezzare di più la dimensione spirituale della nostra esistenza, ci rende più tenaci nel bene e più resistenti al male e alle offese. Infine ci aiuta a valutare con sapienza i beni della terra senza dimenticare quelli del cielo.

Ci dona, infine, la serenità necessaria nelle prove e nelle situazioni difficili, superando ogni forma di scoraggiamento, delusione, amarezze, cattiverie e ingratitudini, consapevoli dell’amore che Cristo riversa nei nostri cuori, donandoci la sua Pace.

In conclusione, vorrei dirvi cari fratelli che, per sperimentare già ora la speranza della risurrezione per noi e per i nostri cari che il Signore ha chiamato a sé, non basta una partecipazione generica e occasionale alla S. Messa, è necessario, invece, vivere l’Eucaristia, cioè permettere a Gesù di entrare totalmente nella nostra vita e far sì che diventi Sua.

Questo è il significato delle parole di Gesù quando diceva:« Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno e ancora: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me ed io in lui» (Gv 6, 54-57).

Vi auguro una Pasqua di Amore e di Pace!

Con sincero affetto Vi benedico 

d. Francesco 

(messaggio di Don Francesco Catrame, Parroco di Santa Maria degli Angeli in San Nicola la Strada) 

La Preghiera


 

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