Cosa sta accadendo in Sudafrica

Ce lo spiega il Consultore Estero per l’Emigrazione della Regione Campania, Cav. Donato Barecchia, sammarchese residente a Johannesburg: «Per gli emigrati che ormai hanno accettato questo paese come casa propria, questa situazione sta creando uno stato di ansia e paura indescrivibile, reso ancora più difficile da sostenere a causa del peggioramento della pandemia da Covid-19»

Per capire bene le cause dei recenti disordini ed attacchi contro le attività economiche del Sud Africa, è necessario valutare gli avvenimenti socio-politici successi al termine dell’apartheid, nel 1995, quando Nelson Mandela venne eletto Presidente.
Le difficilissime e repentine condizioni in cui é venuta a trovarsi in quest’ultima settimana la popolazione del Sudafrica a causa dell’esplosione della guerriglia sono riconducibili a varie ragioni di carattere storico, alto tasso di disoccupazione e tribalismo prevalente nel partito governante, l’ANC (African National Congress) fin dalla formazione del nuovo governo 27 anni fa.
Dopo il mandato di Mandela, una severa scissione é sorta nell’ambito del partito, peggiorando fino al 2018 quando, raggiunto il limite di tolleranza, il Direttivo del partito rimpiazzò l’allora presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, con Cyril Ramaphosa.
Durante il suo mandato, Zuma fu indagato per presunte frodi ed altri reati. Queste accuse svanirono misteriosamente e sono solo venute a galla recentemente. Zuma ha rifiutato di consegnarsi alle autorità dopo che una sentenza della Corte Costituzionale del 30 giugno scorso lo ha condannato a 15 mesi di reclusione per oltraggio alle corte (precedentemente non si era presentato davanti alla giustizia nell’ambito di un’inchiesta per corruzione a suo carico).
Dopo una settimana drammatica piena di nuovi appelli falliti alle corti e minacce velate di rendere il Sudafrica ingovernabile nel caso che egli fosse imprigionato, Zuma venne incarcerato il 7 luglio.
E’ da notare che Zuma è considerato come il leader politico dei Zulù, la tribù più numerosa del paese, presente maggiormente nella regione del KwaZulu-Natal, riscuotendo anche maggiore supporto del re vigente.
Conseguentemente, le minacce divennero realtà ed il giorno dopo l’arresto venne attivato un piano di guerriglia, ben orchestrato ed eseguito in due fasi.
Per primo, l’autostrada che unisce Durban a Johannesburg, la N3, un nodo principale del paese che permette il trasporto delle merci dal porto di Durban alle metropoli industrializzate dell’interno del paese, venne bloccata e molti autocarri vennero bruciati. La polizia intervenne in ritardo per mettere fine a questi attacchi.
La seconda fase venne attivata con saccheggi di centri commerciali, fattorie e negozi principalmente nei borghi e paesi abitati da africani nel KwaZulu-Natal. Ai residenti locali poi si aggregarono molti criminali e disoccupati peggiorando così la situazione. I saccheggi si spostarono poi nella regione del Gauteng e principalmente nei dintorni di Johannesburg. Di nuovo la polizia stentò ad intervenire in tempo.
Solo dopo tante polemiche sorte nella popolazione, il Presidente decise quindi di schierare l’esercito nei centri commerciali ed altri punti strategici. Questo ha aiutato a diminuire gli attacchi, ma non ad eliminarli completamente.
Ad oggi, circa cento persone sono morte ed oltre 1200 sono state arrestate. Si sospetta che la guerriglia sia stata pianificata ed istigata da un gruppo di 12 persone molto vicine a Zuma, tra queste anche tre dei suoi figli: si prevedono altri arresti fra qualche giorno.
Per gli emigrati che ormai hanno accettato il Sudafrica come casa propria, questa situazione sta creando uno stato di ansia e paura indescrivibile, reso ancora più difficile da sostenere dal peggioramento delle condizioni del Covid-19, in balia della sua terza ondata ancora in salita.
Tutti auspicano una fine a questo tormento.

Articolo di Donato Barecchia
Consultore Estero per l’Emigrazione della Regione Campania
per il ©Corriere di San Nicola
diretto da Nicola Ciaramella