UNA MADRE, UN RICORDO

Si spegneva, venti anni fa, Adele Tranquillo, una vita spesa per condurre alla massima esaltazione l’ideale cristiano della famiglia

Venti anni fa, il 10 settembre 1986, si spegneva Adele Tranquillo, grande figura di donna e di madre, amata da tutti i sannicolesi che la conobbero e che oggi la rimpiangono.
Ispirata per tutta la sua vita all’amore cristiano e misericordioso, si prodigò nel portare alla massima esaltazione l’ideale della famiglia, cui dedicò se stessa per l’intera sua esistenza sin dalla tenera età di sedici anni, allorquando, per la prematura scomparsa della giovane madre, si trovò ad affrontare  il difficile e duro compito di educare e seguire nella crescita i suoi fratelli e sorelle minori.
Congiunta con Espedito Ciaramella, generò quattro figli, dopo una prima creatura che non vide mai la luce. Nelle vesti di madre la sua “pietas erga liberos et virum” divenne indistruttibile esempio per i suoi figli e per quanti lottano per difendere a denti stretti un ideale che va, forse, gradualmente e miseramente tramontando.
All’età di 65 anni, un atroce destino ne spense per sempre gli splendidi occhi azzurri.
Lì, in quell’inconsunto splendore, perennemente si specchiano e si ritrovano i volti ancora affranti dei suoi figli: uniti nell’amore e nella fede, rapiti da una sì eccelsa ed estasiante magìa che si chiama “mamma”.


Scritta il 9 settembre 1986, a notte fonda, nell’auto parcheggiata fuori della sala di rianimazione dell'Ospedale Civile di Caserta, mentre si erano ormai perse tutte le speranze di rivedere viva mia madre, giacente in stato di coma irreversibile. Ella sarebbe spirata a distanza di pochissime ore...

A MIA MADRE

«Se vi accarezzate, mi accarezzate;
se vi abbracciate, mi abbracciate;
se vi amate, mi amate;
se vi desiderate, mi desiderate.

Figli miei,
che importanza ha non vedere più il mio corpo?
Che importanza ha non sentire più la mia voce?
Voi mi vedete,
voi mi sentite
in ogni istante della vostra vita:
non vi ho abbandonato,
sono lì, accanto a voi, accanto al Signore.

Se non vi avessi creato, non sarei così felice!
Vi assicuro che Qui tutto è meraviglioso:
da Qui vi guiderò, con l'aiuto di Dio,
per tutta la vostra vita.
Vi guarderò, vi amerò, vi abbraccerò, vi sentirò:
vi dirò tutto quello che il Signore
mi dirà per voi
per farmi amare e per farvi amare
sempre di più».

Mamma,
quant'è dolce soffrire
nel ricordo della tua bontà!

Mamma,
ora che abbiamo finalmente capito
cos'è la sofferenza,
cos'era la tua sofferenza,
vogliamo vivere insieme ad essa,
perché solo così
potremo esserti più vicino.

E non ti preoccupare
se noi tutti siamo imbronciati:
passerà! Ma non passerà la nostra gioia
di saperti felice e beata
nel Regno Celeste.

Sappi che noi non aspettiamo altro
che rivederti,
ma lasciaci prima continuare a soffrire
per poterti amare ancora di più.

Tutto quello che volevi
lo stiamo realizzando.
Volevi la nostra felicità,
il nostro accordo, i nostri sorrisi,
le nostre carezze ai nostri figli,
la nostra serenità interiore,
il nostro futuro, la nostra fede:
ebbene, Mamma, tutto ciò
noi stiamo costruendo tra mille sofferenze,
perché solo così è e sarà più bello.

Mamma,
non ti preoccupare per le nostre lacrime.
Aspettaci ancora un po'!
Dacci ancora un po' di tempo
per continuare a soffrire
nel ricordo della tua dolcezza:
solo così potremo vestirci meglio
per raggiungerti e per portarti fin là
il frutto
dei tuoi indistruttibili insegnamenti.

Mamma,
la voglia che abbiamo di te
è la nostra sofferenza;
il tuo perenne sorriso
è la nostra speranza;
la tua beatitudine
è la nostra gioia.

(nc)