Miasmi nell’area Nord di Napoli: il buco normativo

Analisi del Comunicato Arpac sulle attività in corso e sulla pericolosità dei miasmi, verità e attendibilità.
Cosa prevede la legge?

 

È difficile spiegare un odore, ma da molte, anzi da troppe sere, nel giuglianese e nelle zone limitrofe, i cittadini vivono tappati in casa, a causa di forti miasmi, esalazioni che provocano nausea e vomito.

A poco sono servite le segnalazioni dei cittadini, molti dei quali si sono recati nell’area giuglianese dove si trovano gli impianti che trattano rifiuti: Taverna del Re, Stir e Biodigestore, Discariche MDP e Resit.

A poco è servito l’intervento del Sindaco di Giugliano, dott. Nicola Pirozzi, il quale ha portato la questione puzza in Procura. Sono tuttora in corso verifiche e controlli per individuare e combattere quel forte e cattivo odore.  

Il 14 settembre scorso viene divulgato un Comunicato stampa dall’Arpac Campania, nel quale la conclusione può essere sintetizzata nel modo seguente: i miasmi sono molesti ma non dannosi.

Il documento, fra le tante cose afferma:

Proseguono gli interventi messi in campo da Arpac in risposta alle segnalazioni di maleodoranze diffuse e persistenti, avvertite dalla popolazione soprattutto nelle ore serali e notturne, nel territorio di Giugliano in Campania e comuni vicini.

L’Agenzia ha potenziato il monitoraggio della qualità dell’aria, con l’invio di un laboratorio mobile entrato in funzione nel territorio di Qualiano (Napoli) lo scorso 9 settembre e con il posizionamento di campionatori passivi e di una centralina meteo nel territorio di Parete (Caserta), strumenti che si aggiungono alla stazione di monitoraggio stabilmente operativa presso l’impianto Stir di Giugliano

Arpac ha poi intensificato nei comuni interessati, in sinergia con le Forze dell’ordine, le ispezioni presso le aziende potenzialmente sorgenti di emissioni odorigene. Infine si è puntato a coinvolgere i cittadini nella descrizione e localizzazione dei fenomeni, con la distribuzione di schede di rilevazione alla popolazione di Parete, con la collaborazione della Polizia municipale.

«Gli inquinanti finora monitorati dal laboratorio mobile», spiega Piero Cau, dirigente UO Monitoraggio qualità dell’aria, «sono il benzene, il metano, gli idrocarburi non metanici e totali, l’ozono, il biossido di zolfo, l’idrogeno solforato, il toluene, lo xilene, il monossido di carbonio e il PM2.5. Al momento i parametri rilevanti nel caso in esame non hanno superato il limite di legge».

«Le cosiddette molestie olfattive», aggiunge il dott. Mirella, «non necessariamente indicano la presenza di inquinanti atmosferici nocivi per la salute. Non esiste, infatti, alcuna relazione diretta tra livello di fastidio per l’olfatto e tossicità per la salute umana: determinate emissioni odorigene risultano totalmente innocue, mentre sostanze volatili tossiche possono risultare completamente inodori. Non va sottovalutato, tuttavia, l’impatto psicologico delle maleodoranze, in grado di incidere negativamente sulla qualità della vita di intere popolazioni, pertanto l’impegno per rimuoverne le cause è massimo».

Dal documento emergono tre fattori importanti:

  • Coinvolgimento dei cittadini mediante la compilazione di schede di rilevazione;
  • Parametri di tossicità (da valutare il reale effetto sulla salute pubblica);
  • Ispezioni presso sorgenti di emissioni odorigene

Cosa dice la legge in merito ai cattivi odori?

Purtroppo, sulle emissioni odorigene esiste ancora un buco normativo, e i compiti di vigilanza non sono del tutto chiari. Industrie e impianti di varia natura ottengono dallo Stato, da Provincie o Regioni, l’autorizzazione a esercitare la loro attività. In tali autorizzazioni sono indicate le procedure, in caso di denunce o lamentele da parte dei cittadini. L’organo competente a vigilare in questi casi è l’ARPA. Inoltre, bisogna dire che l’individuazione di odori come stabilire quando questi ultimi oltrepassano il limite di tollerabilità è molto difficile, al di là dell’esistenza di organi preposti e di strumentazione idonea alla rilevazione.

Quando la normativa è ingarbugliata e carente, quando non vi è di fatto, un organo preposto e obbligato a vigilare su odori nauseabondi, cosa bisogna fare?

In questi casi, come prima cosa, è necessario segnalare la criticità a più organi e soprattutto ai sindaci dei comuni interessati, i quali valuteranno l’opportunità di coinvolgere ASL e ARPA, e di adottare altre misure.

In Italia vi sono molti casi riguardanti situazioni di odori persistenti e nauseabondi, e per i quali i cittadini si sono organizzati in comitati, hanno raccolto firme o hanno intrapreso altre iniziative simili.

Come è necessario agire?

Bisogna creare il caso, attraverso segnalazioni, denunce ai Carabinieri e alla Procura della Repubblica, come è stato fatto nel comune di Giugliano, nel quale molti cittadini sono stati accompagnati anche dal Sindaco. Il sollevamento della questione alza l’attenzione per la risoluzione di un problema ed è sicuramente il primo passo da fare. Le soluzioni da parte dei gestori degli impianti vanno pensate, prima di tutto come prevenzione.

Miasmi: i reali effetti sulla salute

Il direttore del Centro Regionale Aria di Arpa Puglia, il chimico Roberto Giua spiega che «L’inquinamento odorigeno è causato dalla presenza nell’aria di sostanze percepibili dall’olfatto in concentrazioni molto basse, di gran lunga inferiori alla loro soglia di tossicità, cioè al livello oltre il quale sono in grado di produrre effetti gravi e irreversibili sulla salute. E proprio per quest’ultimo motivo fino a pochi anni fa il problema è stato sottovalutato. Sbagliando. Perché in realtà tramite il senso dell’odore il nostro organismo costruisce una sua difesa contro quelle sostanze cui attribuisce un potenziale pericoloso (l’olezzo nauseabondo di un alimento putrefatto fa sì che non lo mangiamo, evitando tutte le conseguenze del caso)».

L’Arpac Campania ha rilevato sostanze nell’aria, in concentrazioni inferiori ai limiti di legge, ma ciò non significa che non possano esserci effetti anche gravi sulla salute.

I disturbi più frequenti dei miasmi sono nausea, vomito, mal di testa, bruciore agli occhi e irritazione delle via aeree, disturbi del sonno e dell’alimentazione.

Il presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) e professore aggregato di prevenzione ambientale all’Università degli Studi di Milano afferma che gli effetti di odori sgradevoli possono essere più gravi per chi soffre di asma e altre patologie polmonari, per coloro che soffrono di depressione e di ipersensibilità.

Esistono intere comunità che da anni combattono contro miasmi e odori nauseabondi provocati da impianti o industrie vicine ai centri abitati, e questo stato di cose prolungato provoca stress e un peggioramento della qualità di vita. Non bisogna dimenticare, infine, il danno economico, vale a dire il deprezzamento di appartamenti situati in prossimità di impianti maleodoranti, con la conseguenza di un radicale spopolamento del territorio interessato.

Oltre alle segnalazioni a vari organi e diverse iniziative, soprattutto con il coinvolgimento della popolazione, bisogna prestare molta attenzione alla manutenzione degli impianti responsabili delle emissioni e alla prevenzione da parte dei gestori.

Giovanna Angelino 
©Corriere di San Nicola