L'attesa di Dio oggi: fiducia e impegno

Il Messaggio di Avvento di Don Franco Catrame. 
"Non è il compito della Chiesa risolvere i vari problemi contingenti, ma dare il fondamento per affrontarli correttamente. Il servizio della Chiesa è di distogliere le persone dalla presunzione e dalla distrazione, dal cinismo e dall’ipocrisia".

Nella sua bimillenaria esperienza di accompagnamento spirituale dei credenti, la Chiesa ci offre una guida credibile e autorevole: Giovanni il Battezzatore.

La Chiesa ritrova la sua missione in questo profeta, che è l’uomo della svolta, al confine tra due epoche. Il suo abito richiama il profeta Elia, colui che doveva preparare i tempi messianici.
Giovanni contesta il presente: le sue prime parole, infatti, sono di denuncia «Razza di vipere».
Il suo annuncio però, come quello di tutti i profeti, anche propositivo: «Preparate la via al Signore».

Nell’attuale società, la missione più urgente della Chiesa è quella di richiamare i credenti e le persone di buona volontà al fondo di tutte le questioni e alla loro situazione reale, cioè all’autentico rapporto con Dio, senza il quale è menzogna ogni pretesa di soluzione.
È la domanda sul senso delle cose, sull’uso delle cose, sulle relazioni con gli altri. Non è il compito della Chiesa risolvere i vari problemi contingenti, ma dare il fondamento per affrontarli correttamente. Si tratta di verificare ciò che nella nostra vita è vero e va mantenuto e quando invece deve essere eliminato perché falso o inconsistente. Il servizio della Chiesa è di distogliere le persone dalla presunzione e dalla distrazione, dal cinismo   e dall’ipocrisia. Spesso il nostro modo di vivere equivale a uno sterile deserto. Si è ben provvisti, sazi, esteriormente soddisfatti, stracarichi di cianfrusaglie materiali, ma sulla nostra anima è sceso il freddo dell’individualismo e il gelo del relativismo. Senza il Signore si è in esilio, schiavi di noi stessi, degli altri e delle cose. L’indurimento e la pietrificazione del cuore consistono nel sentirsi a posto, nell’incapacità ad andare oltre l’immediatezza, nel rifiuto dell’Amore, nell’attenzione alla “lettera” piuttosto che allo spirito della Parola, nell’identificazione dell’essenziale col superfluo. Nella Storia le grandi guide dell’umanità hanno sempre sostato nel deserto, che è il terreno della verità, perché stimola alla decisione. Il Battista grida e annuncia nuove opportunità, contro l’accanimento dell’abitudine e la presunzione di essere già nel giusto, contro l’ottusa inflessibilità delle regole spesso disumane e la cocciutaggine delle tradizioni che nulla migliorano della vita, contro l’ostinazione della miseria spirituale che toglie intelligenza e bellezza. Con Cristo che si prende totalmente a cuore l’umanità di ognuno, è possibile cambiare la vita; questo dipende da ciascuno, non primariamente dagli altri o da condizioni esterne. Convertirsi non è un obbligo ma un dono: significa essere immessi dalla grazia nell’ opportunità di essere davvero se stessi e felici. Nel nostro intimo l’uomo vecchio convive ancora con l’uomo nuovo, il miscredente convive con il cristiano, per cui c’è sempre il rischio di vivere un cristianesimo “decorativo”, che incide poco sulle scelte di vita; perciò non c’è tempo da perdere. Solo il divino può “salvare” l’umano e permettergli di vivere in modo nuovo. In Gesù di Nazaret, il Cristo, Figlio di Dio è entrato da uomo nella Storia per salvare l’uomo di tutti i tempi, di tutte le razze, di tutte le culture, di ogni estrazione sociale.

Il Battista è e resta il “precursore” storico, ma non deve essere l’unico che prepara la via al Signore; occorre, anzi è urgente, che altri e noi stessi, si facciano “voce” risuonante nei luoghi deserti della Storia odierna, nelle periferie esistenziali, per annunciare con fede viva e operante che Dio in Cristo, è venuto e ancora viene, per rinnovare l’umanità.
Come singoli e come Comunità, ci stiamo incamminando in queste direzioni? 

Don Franco  

©Corriere di San Nicola