Il fascino intramontabile della Lummenera

Si è svolta, in Piazza Parrocchia, l’edizione 2021 della tradizione più antica di San Nicola la Strada.
Simpatica proposta lanciata da Don Franco Catrame («Riscopriamo un “dolce di San Nicola” fatto in casa») per creare un ulteriore momento di socialità da vivere sul sagrato della chiesa. 
VIDEO
https://youtu.be/7Mq4Xq-oai4



A causa del maltempo, non c’è stata la prevista accensione della fiaccola alla Rotonda Est con conseguente trasferimento in Piazza Parrocchia grazie ai podisti dell’Atletica San Nicola.
Ma la “Lummenera di San Nicola”, la più antica tradizione popolare di San Nicola la Strada, ha vissuto ancora una volta, nonostante anche la più che mai persistente paura di quel subdolo nemico invisibile chiamato covid.
‘A lummenera ‘e Santu Nicola edizione 2021 si è dunque svolta, domenica 5 dicembre, vigilia di San Nicola, in tono praticamente simbolico, conservando però interamente il suo fascino indistruttibile.
La cerimonia, presenziata dagli assessori Alessia Tiscione e Maria Natale, ha visto l’accensione del falò in Piazza Parrocchia nello splendido scenario della facciata di Santa Maria degli Angeli.
Ad accendere la fiamma, Immersi nello splendore dell’unico punto della città in cui veramente sembra Natale, gli Accollatori San Nicola con il presidente Giuseppe Costantino, la Pro Loco con il rappresentante Alessandro Leone e la Protezione Civile con il coordinatore Ciro De Maio. A presidiare il traffico, la polizia locale con due suoi dipendenti.
Il momento più bello è stato, come sempre, la benedizione del fuoco impartita da Don Franco Catrame, subito dopo la conclusione della messa.

La lummenera di San Nicola oggi non è più certamente come una volta. Sono cambiati i tempi, la mentalità e si è praticamente ridotta a pochi nostalgici la partecipazione. Ma a riscaldare l’entusiasmo ci ha pensato proprio Don Franco Catrame, che ha lanciato una simpaticissima proposta per la prossima edizione: “Perché non riscopriamo il sapore di un dolce tipicamente sannicolese fatto in casa, come si usava tanti anni fa? Potrebbe essere l’occasione per organizzare l’anno prossimo un bel momento conviviale sul sagrato della chiesa, suggellando con ulteriore gioia la tradizionale vigilia di San Nicola”.
Idea subito raccolta, con convinzione, da Giuseppe Costantino ed altri accollatori. Con lui, altri amici a dichiararsi già pronti.
Da piccole idee, si sa, a volte possono nascere grandi spunti di socialità. Bello sperare che l’anno prossimo potrà accendersi un altro momento di gioia. Ne abbiamo tutti bisogno.

Ricordiamo che “ ’A lummenera ‘e Santu Nicola” è tramandata come antico rito propiziatorio della vigilia di San Nicola, messo in atto nella serata precedente alla ricorrenza del Santo Protettore della città di San Nicola la Strada, per far sì che il veneratissimo San Nicola portasse con sé prosperità e benessere. 
Quando, insomma, San Nicola la Strada era un piccolo borgo agricolo con pochi abitanti tutti dediti alla coltivazione della terra, il 5 dicembre sera la gente si riuniva in tutti gli angoli delle principali strade del paese intorno ad un grande falò per fare baldoria. 
A fare da colonna sonora i versi della filastrocca “Suonno si viene, viene alla buon’ora all’ora ca’nasceva Santu Nicola”. 
Come ci racconta nei suoi libri lo storico Franco Nigro e come un po’ ricordiamo anche noi, che negli ultimi anni della Lummenera eravamo bambini o poco meno che ragazzini, dopo la mattinata e il pomeriggio spesi per raccogliere il materiale da bruciare (fascine, paglia, legna), la sera si faceva a gara, soprattutto nei due quartieri storici della città, il “Tuorno” (la Rotonda) e il “Trivice” (la piazza) per allestire le “lummenere” più grandi, più luminose e più durevoli. 
“ ‘O tuorno”, ovvero la Rotonda, dalla forma del largo intorno ai due “emisferi” cittadini spezzati dal Vialone, detta anche i “pellicci” (i prati) per l’erba che ricopriva i suoi campi... 
“ ‘O trivece”, ovvero il “trivio”, dall’incrocio di Via XX Settembre (‘A via ‘a Maronna, detta così da quando esiste, perché era ed è la strada che conduce alla chiesa di Santa Maria della Pietà), Via Santa Croce (‘A via ‘a roce, detta così perché vi era una cappella della Santa Croce, patronato della settecentesca famiglia Santoro) e Via De Gasperi (‘A via ‘e pagliare, che conduceva al tenimento detto La Pagliara, ove nel 1813 la reale amministrazione acquistò del terreno per costruirci lo Stradone e i Passeggiatoi davanti alla reggia). 
Ma non solo al Tuorno o al Trivice. 
A fare la propria lummenera ci pensavano anche gli altri abitanti del paese, tutti rigorosamente individuati in base alla propria strada di provenienza. 
C’erano, così, oltre alla “lummenera di for ‘o tuorno”, della “Via ‘a Maronna”, della “Via ‘e pagliare” e della “Via ‘a roce”, anche le lummenere di “ ‘A ret Sant Cummar” (Via SS. Cosma e Damiano), “ ‘A via ‘e nunziatelle” o “ ‘Ncopp ‘e taglie” (Via Appia), “ ‘a via ‘e perruni” (Via Bronzetti), “ ‘a via ‘o turco” (Via Cairoli), ecc. 
Ogni strada aveva la sua Lummenera. Tutti, il giorno dopo, a vantarsi di aver fatto quella con la fiamma più alta. Tutti a sfottersi e a scherzare (ma a volte si faceva anche sul serio...) per prendersi il merito di essere i campioni della lummenera. 
Un po’ come un palio: dove per pochi batte il cuore del proprio quartiere e per tutti la gioia della propria città. 
Tutti, insomma, per vincere una gara il cui unico premio era la soddisfazione di poterlo raccontare a tutti gli altri. 
E poi, con il freddo imperante, la gente si riuniva intorno al fuoco e raccontava “i cunti” (chiacchiere, “fattarielli”, episodi realmente accaduti o personalmente vissuti e anche fantasie) nella speranza di trarre da essi insegnamenti, per se stessi e per chi ascoltava. 
A narrarli erano per lo più i vecchi, molto rispettati e dei quali si riconosceva la saggezza. 
E mentre le strade della città continuavano a non spegnersi della luce dei falò, intorno al fuoco anche giochi, scherzi, balli e tammurriate organizzate dai più giovani e, immancabili, assaggi di vino nuovo, di pettole e fagioli e abbuffate di dolci fatti in casa. 
Momenti di grande socializzazione per tutti, vissuti all’insegna della semplicità. 
C’era bisogno di calore e di allegria nella fredda serata invernale. Ed ecco, a questo punto, l'abilità dei giovani che si lanciavano a saltare nelle fiamme per raggiungere il lato opposto del falò. Era un gioco divertente, ma anche pericoloso, che suscitava meraviglia e ammirazione negli spettatori. Il giovane che attraversava il fuoco con un lungo salto sembrava un angelo che volava indenne, senza essere bruciato dalle alte fiamme.

Nicola Ciaramella
 ©Corriere di San Nicola