Buon compleanno, Antonio Ilario

Avrebbe oggi compiuto 34 anni il ragazzino che amava il basket e che troppo presto volò via. Giocò con la Polisportiva Cedri, la società che portò la palla a spicchi a San Nicola la Strada.
Il 21 novembre 2007 gli fu intitolato il Palazzetto dello Sport.
Il ricordo del padre Giovanni, stesso sangue stessa passione, del suo presidente Mino Zappullo e di Alessandro Aita.

Nacque il 5 febbraio 1988. Riuscì a spegnere solo tredici candeline. Poi se ne volò in cielo, lasciando sgomento il mondo che gli stava intorno e che egli tanto amava.
Il 21 novembre 2007 la città di San Nicola la Strada, guidata all’epoca da Angelo Pascariello, gli intitolò il Palazzetto dello Sport di Via Quasimodo.

ANTONIO ILARIO era un giovane cestista della squadra di “propaganda” della storica Polisportiva Cedri.  

Vogliamo ricordarlo nel giorno in cui avrebbe festeggiato il suo 34° compleanno. Perché pensiamo che così è più bello. Perché è un giorno di sorrisi. E col sorriso spesso si riesce ad alleviare il dolore che sembra non andare mai via.

Ad Antonio Ilario dedicammo un articolo sul Corriere di San Nicola nell’aprile del 2018.
Il Palazzetto a lui dedicato undici anni prima stava per riaprire dopo l’ennesimo periodo di chiusura per guasti alla struttura.
Era il tempo, anche se non molto lontano, di una possibile promozione in serie B della Cedri, poi purtroppo sfumata.  
Ci piace ripubblicarne la parte che più ci interessa. Quella che parla di Antonio.

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Era nato con il pallone da basket tra le mani»: a raccontarcelo è il suo papà Giovanni, uno che il basket lo ha sempre avuto nel sangue, avendo percorso una vita sportiva, a livelli medio alti, come allenatore e direttore tecnico, prima di fare anche l’opinionista, il giornalista e il commentatore.

«Nel 1992 allenavo a Sorrento, serie B. Antonio aveva appena quattro anni, e la domenica, quando non si giocava in trasferta, egli era sempre presente sugli spalti a seguire le gare».

Ma poco tempo dopo ad Antonio non bastò più fare lo spettatore.
A sette anni egli manifestò chiaramente ai genitori il desiderio di giocare. Cominciò a frequentare i corsi di minibasket a Caserta, ma non è che gli piacesse tanto palleggiare su un campo dalle dimensioni molto ridotte, in partite disputate all’aperto…
Le sue erano esigenze già particolari. La voglia di cimentarsi in un palazzetto, come i più grandi, gli era troppo forte per non spingerlo a chiedere qualcosa di più.

Papà Giovanni, da buon intenditore, conosceva bene la Polisportiva Cedri di San Nicola la Strada, che, pur fondata solo da pochi anni, già era ben accreditata negli ambienti della pallacanestro casertana.

Una sera, Antonio si recò con la mamma presso il “vecchio” palazzetto di San Nicola per sondare l’ambiente e provare ad iscriversi alla Cedri.
L’impatto con quella nuova realtà fu molto positivo, grazie soprattutto ai contenuti umani che da subito lo caratterizzarono.

«Nell’occasione, il garbo, l’entusiasmo e la signorilità del dirigente Cosimo (Mino) Zappullo, che li accolse in segreteria, -ci dice, infatti, il Signor Giovanni- riuscirono a convincere anche mia moglie, all’inizio non molto entusiasta della cosa per via della distanza da casaRicordo che, qualche ora dopo, Antonio mi chiamò al telefono (all’epoca ero a Parma per lavoro) e mi disse testualmente, con la voce rotta dall’emozione, “Papà, questo é un campo vero, i canestri sono di vetro e c’è pure la tribuna. Sono molto contento e non vedo l’ora di conoscere i miei nuovi compagni».

Lunedi comincio!”: in quella frase finale, pronunciata con genuina determinazione, con tanto di punto esclamativo, incorniciata dalla brillantezza dei suoi occhi, gridata al telefono al suo papà, Antonio esprimeva tutto l’entusiasmo, tutta la gioia di un ragazzo che aveva finalmente trovato il modo più atteso per sfogare la sua voglia ardente di giocare a basket.

Sono tantissimi i ricordi che, a partire da quel momento, si accavallano nella mente di papà Giovanni. Li apprendiamo con l’ansia irrefrenabile di riviverli e con la paura, subito fugata, di perdercene qualcuno. E' un turbinio di emozioni fortissime: per lui che parla, per noi che ascoltiamo.
Giovanni Ilario ci racconta dei 36 punti messi a segno da Antonio nella sua partita di esordio nella categoria allora chiamata Propaganda (under 12); della sua capacità di trascinare diverse volte sulle tribune persino il nonno paterno che mai aveva assistito ad una partita di pallacanestro; del clima gioioso e divertente con cui si vivevano le trasferte, insieme ai suoi amati compagni e ai loro genitori; della preoccupazione del risultato, da raggiungere sì, ma senza mai fare drammi per la sconfitta; delle feste post partita in pizzeria.
Il Signor Giovanni ci racconta poi che per Antonio era un punto fermo essere sempre presente agli allenamenti: «Quando non era possibile per nessuno accompagnarlo, Antonio si sottoponeva di buon grado a “galoppate” a piedi da Caserta a San Nicola; qualche volta lo faceva di nascosto, ma poi era solerte a rivelarlo per farsi perdonare».
Antonio era un ragazzo metodico, inappuntabile per la sua precisione, geloso della sua passione, ma desideroso di raccontarla a tutti. Come al suo caro diario, che un giorno, dopo la sua morte, il suo papà trovò per caso in un cassetto della sua scrivania.
Una tristezza ancora più profonda cala sul volto di Giovanni Ilario ed impregna le sue parole. In quel libricino gelosamente custodito, Antonio aveva registrato con puntualità e precisione numerosi dati e commenti relativi alle gare disputate con la Cedri nell’ultima stagione, quella che, purtroppo, non poté portare a termine.

La sua ultima partita Antonio la giocò ad Alife, pochi giorni prima della tragedia, con un gruppo di ragazzi più grandi. La sua squadra vinse con una buonissima prestazione di tutti gli atleti. Antonio visse, nell’occasione, uno dei momenti sportivi più belli.

Sono state tantissime le manifestazioni di affetto e di vicinanza che la Polisportiva Cedri (grazie all’impegno di Mino Zappullo, Enzo Santamaria, Nando Padula, Massimo Guida, Angelo De Felice e altri) ha voluto sempre dimostrare nei confronti del suo giovane cestista prematuramente scomparso.
Vari tornei in sua memoria sono stati promossi ed organizzati prima e dopo il 21 novembre 2007, giorno della intitolazione al suo nome del Palazzetto dello Sport di San Nicola la Strada.
Ricordiamo, su tutti, il “Memorial A. Ilario”, svoltosi dal 2006 al 2008 con il patrocinio del Comune. La speranza è che possa presto riprendere...

Di parlarci di Antonio Ilario abbiamo chiesto anche ad uno dei padri della pallacanestro sannicolese, Mino Zappullo, uno che alla pallacanestro sannicolese ha dato tutto se stesso e che della pallacanestro sannicolese è l’icona storicamente più rappresentativa.
«Nonostante la sua giovane età, -ci ha scritto rispondendo con entusiasmo, gioia e disponibilità alla nostra richiesta- si comportava come un uomo dalle tante esperienze. Ragazzo con una educazione sublime, accompagnata da un altruismo davvero non comune. Il senso di responsabilità era il suo punto di forza, che lo qualificava “leader” indiscusso della propria squadra. Si, Antonio Ilario è esattamente il figlio, il compagno, l'amico, l'atleta che ognuno vorrebbe incontrare nel proprio cammino: figlio splendido, compagno ineguagliabile, atleta speciale. A 13 anni dava lezioni di vita, non solo ai suoi compagni di squadra, dai quali riceveva continuamente stima, ma riscuotendo plausi anche dal proprio dirigente, dall'istruttore e persino dai suoi avversari. Si perché, per Antonio, in ordine di rispetto venivano sempre per prima i suoi compagni, la sua squadra. Anche nello studio era veramente un fenomeno, perché Antonio aveva requisiti non comuni. A tutti gli appuntamenti non poteva mancare; anche se abitava a Caserta, riusciva ad essere sempre puntuale, con il suo inseparabile zaino, sempre pronto agli allenamenti e a tutti gli impegni sportivi. Era un vero cestista, figlio d'arte. Nella mente e nei nostri cuori rimane sempre un ragazzo d'oro e talento naturale che la triste realtà ha voluto strappare ai suoi sogni. Un ragazzo straordinariamente eccezionale. Dico grazie per averlo conosciuto e di averlo avuto come migliore atleta».

Il ricordo di Alessandro Aita, addetto alla comunicazione del San Nicola Basket Cedri: «Ero molto piccolo quando Antonio ci lasciò. L’ho conosciuto attraverso i racconti e le testimonianze di chi è stato suo compagno di squadra e di vita. Quando successe la tragedia, ricordo che rimasi molto male, non credevo che un ragazzo potesse morire così presto. Disputai uno dei tornei a lui dedicati. Non mi ricordo il risultato, perché per me fu importante metterci tutto il mio impegno, tutto il mio ardore agonistico e tutta la mia passione per ricordarlo nel modo più bello».

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Nicola Ciaramella
©Corriere di San Nicola 


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