La “normalità”

-PENSIERI, PAROLE & MOUSE
di Assunta Tammaro-



Sono ormai giorni che penso e ripenso a questo termine che normalmente usiamo nel lessico quotidiano.
Che cosa è la normalità. Cosa è normale e cosa non lo è. Chi è normale e chi non lo è.
Il termine normale indica tutto ciò che è nella norma, tutto ciò che è conforme alle regole.
Quando avevo le mie figlie piccole una cosa che ripetevo sempre era “le regole ci sono e vanno rispettate” e ancora sono convinta di questo. Rispettare le regole del codice stradale, rispettare gli orari scolastici e rispettare tutto ciò che è giuridicamente regolarizzato è fondamentale e doveroso per il viver civile.
Ma col termine normale noi andiamo a racchiudere tutta una serie di cose che normalmente non hanno regole scritte, ma che per convenzione vengono ritenute tali e che ci vengono “insegnate” in modo naturale e involontario, dalla nostra famiglia di origine. Così, crescendo, cambia il nostro modo di guardare il mondo e non ci rendiamo conto che la normalità, che non ha regole scritte, non è altro che un punto di vista. E quando usciamo fuori e ci guardiamo intorno siamo sempre pronti a giudicare.
Sicuramente capita a tutti di guardare qualcuno e dire “questo non è normale", ma è un giudizio relativamente al nostro modo di vedere e quindi dall’altro lato qualcuno dirà la stessa cosa di noi. Quindi potremmo dire che la normalità è regolata dalla nostra educazione scolastica, ma soprattutto familiare, perché è la famiglia che ha la responsabilità di formare le nuove generazioni educandole ad accogliere senza giudicare andando così a scardinare molti pregiudizi che si hanno, per convenzione, nei confronti del diverso che fin ora ci hanno insegnato a definire “non normale".
Così se io per ipotesi decidessi di tingermi i capelli di blu non sarei normale, ma se qualcuno mi vedesse usare il telefono mentre guido, sarebbe ritenuta una cosa normale.
Questo è solo un piccolo esempio per farci aprire gli occhi su cose che si danno per scontate, ma che invece non lo sono per niente e che potrebbe aprire un dibattito molto ampio per parlare di tutto ciò che viene definito “diverso”.
Tutto ciò che è diverso da me non è normale?
Tutto ciò che non è razionale non è normale?
Tutto ciò che non condivido non è normale?
E allora io non sono “normale” solo perché amo dipingere?
Io non sono “normale" solo perché dedico tempo per realizzare opere che non sempre è facile comprendere e in questo mio fare io mi sento viva e vivo in quel che faccio sapendo benissimo che molti diranno “questa non è normale” e forse hanno ragione perché la creatività non è razionale ma è sana follia, è amore, è vedere oltre le apparenze.
Ci vuole più coraggio a seguire il proprio istinto e la libertà di esseri definiti folli per la propria diversità, che rimanere nei ranghi della razionalità dove la vita è predefinita da regole spesso non scritte ma che rispettiamo per convenzione e non per convinzione.

Assunta Tammaro
©Corriere di San Nicola